Marxismo, terrorismo e guerre (4)

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Da Angelo Ruggeri

 

Il potere capitalistico predatorio delle multinazionali imprese finanziarie e industriali

6) La figura del talebano sui cieli di New York ci offre quindi molto più alla semplice rappresentazione di un uomo del “premoderno”, capace di usare la tecnica del “post-moderno”. Rappresenta una immagine dell’uomo, di un uomo occidentale completamente integrato nei grandi apparati tecnico-militari del “modernismo”, che si impegna per il trionfo della causa e della tecnica.

Si potrebbe dire che è una nemesi o dire che “chi di tecnica colpisce di tecnica perisce”.

La luce viene dall’occidente, e socialismo e comunismo sono Occidente, il quale, però, è diventato reazionario e alcune delle idee dell’occidente hanno attecchito in Oriente che le rivolge contro l’Occidente”. E’ una frase di Lenin a proposito di chi diceva che il bolscevismo era una reazione orientale all’occidentalismo, quando Lenin afferma anche che la reazione dell’orienteè dovuta alla penetrazione delle idee dell’occidente che però appoggia i governi coloniali per perpetrare le sue ambizioni di dominio sul mondo. Una fase che, sia in un senso che nell’altro, sembra descrivere nelle condizioni mutate anche ciò che oggi accade, con l’emergere del “medioevo” talebano evocato dall’Occidente in funzione anticomunista e ora rivoltatosi anche contro di esso e le “medioevali” monarchie e le teocrazie neo-coloniali.

Hanno talmente attecchito certe idee dell’occidente nelle autocrazie e monarchie medioevali orientali, che non solo la maggioranza di essa risultano alleate e fanno affari con l’occidente, ma che il fondamentalismo usa le armi occidentali della tecnica e del capitalismo speculativo e finanziario per colpire, per finanziare e finanziarsi, facendo, insomma, quel che i capitalisti fanno ogni giorno per finanziarsi e finanziare il proprio dominio: la speculazione a danno della produzione e degli investimenti che deperiscono e fanno deperire l’occupazione e il benessere sociale, favorendo i pochi e danneggiando i molti che mancano di lavoro o vivono solo di esso, ma colpendo anche i tanti piccoli risparmiatori e famiglie che oggi ne escono tutti più poveri con i loro soldi alla cui caccia si pone il capitalismo fondamentalista, da cui il nome stesso di “fondamentalismo” origina e cresce all’ombra dello stato “laico” americano e sulla c.d. “religione civile” e inserita nella Costituzione da Lincoln.

Tutti ed entrambi sguinzagliati e lasciati liberi di agire nella loro caccia dall’ignavia e dalla mancanza di volontà politica di governi e stati che, in nome della libertà dei capitali, del privato e del mercato regolatore “libero” e “saggio”, non solo non hanno esercitato né un controllo politico né tanto meno un controllo sociale sull’economia, ma neppure chiesto una contropartita su imprese multinazionali che continuano ad essere e ad avere solidi radici nazionali e che sono direttamente sostenute non solo dalle politiche commerciali, ma da quelle economiche e militari della propria nazione di origine. Pur potendolo fare oggi più di ieri, essendo gli stati e i governi direttamente in campo a sostegno dell’espansione mondializzata della forza e del potere capitalistico predatorio delle grandi imprese multinazionali e del grande capitale finanziario.

7) E’ possibile che postmoderno e modernismo occidentali abbiano punti di contatto e di somiglianza con il premoderno medioevale. Gli avvenimenti di questi anni e degli ultimi giorni, con la strage di New York e tutto ciò che vi è stato attorno legittimano una parallelismo tra cosiddetto post-moderno e premoderno, rispetto a cui la tecnologia è una differenza che non fa la differenza. Hobbes sembra il più adatto a spiegare quello che si insiste nel chiamare post-moderno, ma è modernità reazionaria, nell’accezione di uno scontro tra poteri dall’alto che si distinguono e vogliono distinguersi non in rapporto ai valori superiori di una propria civiltà, ma in rapporto alla maggiore o minore forza di ciascuno.

Uno scontro tra prepotenti che, in nome dei popoli che credono nei valori e nei principi che tali poteri autoritari proclamano, in cui tutti i poteri autoritari e i fautori dei poteri dall’alto e di vertice vengono rilanciati (nel nostro piccolo, non a caso D’Alema, fautore nella Bicamerale di nuovi poteri cesaristici e di un potere personalistico nel partito, è tornato a parlare proprio ora, affermando anche, in buona sostanza, a Reggio E.: il partito sono io).

In nome dei principi e dei valori che si proclamano – laici o religiosi, della democrazia o del Corano – quei valori e quei principi vengono messi in causa proprio da coloro che li proclamano. Credere che il fondamentalismo “medioevale” islamico non abbia niente a che fare con la natura della civiltà occidentale è una di quelle cose che stanno a dimostrare una certa barbaria culturale in cui l’occidente stesso è caduto, a causa anche della mercificazione stessa della cultura, anche se non può essere dimostrabile, ma è deducibile, il rapporto di causa ed effetto tra cultura massmediologica stupida e violenta e disprezzo per valori, principi e senso della vita.

8) Il regno della tecnica contiene effettivamente una ambivalenza (e qui bisognerebbe fare a latere anche un discorso sulla riforma della scuola promossa dal centro sinistra incentrata sull’autonomia di una tecnica senza storia e senza pensiero)

Una ambivalenza che si risolve sempre in reazionaria quando con il “modernismo”, per non ostacolare il funzionamento ottimale dello strumento tecnologico, lo scopo diventa il potenziamento indefinito dello strumento che si sostituisce ai fini e alle ideologie, mettendo in pericolo i fondamenti della civiltà fondata sul diritto e sulla sovranità democratica. Volendo fare un parallelo a latere è come quando si scopre che il potenziamento e il funzionamento al meglio della governabilità è ostacolato dai lacci e laccioli della democrazia, da cui è partita la Commissione Trilateral di Kissinger, Huntington, Rochefeller, Agnelli e Ruggero, tra gli altri, per abolire i limiti che la democrazia pone alla governabilità, e in primo luogo quelli del “caso italiano” considerato una caso di arretratezza (sic!) rispetto agli altri paesi europei e occidentali, perché attestato su una Costituzione democratica che limita la possibilità di esprimere pienamente una “moderna” potenza del “mezzo”, la moderna “volontà di potenza” della “governabilità”.

Profondo “medioevo” talebano e tecnica ed economia capitalistica possono integrarsi e coniugarsi sotto il segno del “modernismo”, perché la natura di questo si manifesta nella storia non solo come base fondante del nazismo, ma sempre come intrinsecamente reazionaria. Cosa questa che dovrebbe mettere in guardia anche chi a sinistra fa sfoggio di parole in libertà, prima da parte di settori di DP e ora da parte di settori di Rifondazione e dintorni, quando parlano di “comunismo moderno”, segno evidente dell’egemonia culturale che subiscono. 

Polemizzando con lo storicismo idealistico crociano a cui pure riconosceva di aver contribuito a superare le interpretazioni economicistiche, positivistiche ed evoluzionistiche del marxismo, Gramsci notava come il modernismo è sempre reazionario perché se si riconosce l’uomo come protagonista della storia non lo si può subito dopo ricollocarle, con lo storicismo crociano, fuori dalla storia concependolo come entità metafisica, che concepisce l’uomo universale non come uomo sociale, ma come spirito e idea di una dimensione che rimane teologica-speculativa. Cosa che succede quando, appunto, si riduce lo svolgimento storico alla sola dialettica conservazione-innovazione, una concezione questa che nel linguaggio moderno, dice Gramsci, si chiama riformismo, che non è altro che il riflesso ideologico della pratica politica di reazionari e conservatrice tipico anche dell’atteggiamento parassitario socialdemocratico che attende la morte del capitalismo per ricevere l’eredità assegnatagli dal destino senza ritenere neanche di dovere affrettare la fine del testatore, che pretende di inquadrare “a priori” una cosa complessa come “tutto il passato” nella “conservazione”.

Un atto quindi arbitrario e unilaterale che non può per ciò dare fondamento a una scienza, dice Gramsci, ma solo ad una ideologia politica immediata, che vorrebbe dettare a priori le regole del processo dialettico, stabilendo prima ciò che la sintesi deve conservare della tesi (passato) superato dall’antitesi (movimento innovatore). In tal modo murando il processo dialettico dentro la forma liberale dello Stato, che è ciò che in un certo senso, fa anche Bobbio, occupando lui, mutatis mutandis, il ruolo e la funzione che fu di Croce.

Riducendo tutto lo svolgimento storico alla sola dialettica conservazione-innovazione l’uomo da protagonista della storia finisce nuovamente fuori dalla storia e si distruggono tutti i grandi valori del passato, che non sono solo quelli cristiani ma sono le forme della civiltà, democrazia e socialismo compresi. (continua)

 

Marxismo, terrorismo e guerre (4)ultima modifica: 2012-11-16T08:20:00+01:00da iskra2010
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