La crisi della CGIL e il mondo di X Factor

 

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di Giorgio Cremaschi 

16 novembre 2012

 

L’ultima riunione del direttivo della CGIL ha testimoniato lo stato di crisi, confusione e paura che domina il gruppo dirigente del più grande sindacato italiano.
L’unico documento finale su cui si è votato e’ stato quello della minoranza rete 28 aprile, che ovviamente è stato respinto, ma ad esso non è stato contrapposto nulla, perché tutte le altre componenti si erano accordate di non votare per non acuire i dissensi. Così il direttivo dopo lo sciopero europeo non è stato in grado di produrre alcuna decisione.
Sono emersi invece gli stati d’animo del gruppo dirigente e in essi non c’è’ granché di positivo.
Prima di tutto una posizione ottusa verso le lotte e le manifestazioni e i giovani.
Invece che essere contenti del fatto che la mobilitazione degli studenti aveva dato significato e forza ad una giornata caratterizzata da uno sciopero con molti limiti di riuscita, gran parte del gruppo dirigente si è lanciato negli allarmi e nelle condanne della violenza dei manifestanti. La solidarietà agli studenti colpiti dalla repressione e la condanna delle brutalità della  polizia e stata rifiutata e anche Landini e Rinaldini che avevano balbettato qualche distinguo, hanno rinunciato a far valere la loro posizione. Così il gruppo dirigente della CGIL si è trovata su una posizione più a destra di Repubblica o della stessa Cancellieri.
Ma il settarismo burocratico ha raggiunto il suo massimo sulla lotta all’ Ikea di Piacenza. Un normalissimo ordine del giorno di solidarietà presentato dalla rete 28 aprile è stato respinto con una doppia motivazione. Che la lotta di quei lavoratori in gran parte migranti è contro accordi sottoscritti da CGIL CISL UIL e UGL ed è guidata dal Sincobas. Che la CGIL non può coprire tutte le forme di lotta. Così si è rigettato un elementare dovere di solidarietà.
Ma tutto questo è frutto di una crisi complessiva della linea politica che guida l’organizzazione, crisi di cui la discussione generale ha dato ampia  visione.
Susanna Camusso ha presentato un giudizio molto critico sul governo Monti e ancor di più sulla prospettiva di un Monti bis, considerata la più avversa alla CGIL e per questo sostenuta dalla CISL . Così pure sulla trattativa sulla produttività i giudizi sono stati brutalmente negativi. Tuttavia alla fine di queste valutazioni è stato proposto che la CGIL firmasse il patto sulla produttività per presa d’atto formalizzando le proprie critiche.
E nel direttivo c’ e’ stato il big bang. Due paure contrapposte si sono scontrate. Da un lato quella di chi temeva soprattutto l’accordo separato  e per questo chiedeva di firmare. Dall’altro quella di chi temeva la rinuncia a tutte le posizioni della CGIL e un nuovo isolamento della FIOM. Entrambe queste posizioni partivano dalla difesa dell’accordo del 28 giugno e non si misuravano con una stagione contrattuale già disastrosa anche negli accordi firmati dalla CGIL.
Si discuteva tra diverse tattiche difensive senza proporre nessuna analisi critica di una linea sindacale che nonostante disponibilità e accordi al ribasso, aveva portato di nuovo la CGIL nell’angolo. E soprattutto non si proponeva alcuna prospettiva diversa. Solo la rete 28 aprile ha denunciato la crisi e chiesto un cambiamento di linea e soprattutto ribadito che l’accordo del 28 giugno non è la soluzione, ma una delle cause delle difficoltà della FIOM e della CGIL, perché si è ceduto sulle deroghe e sulla democrazia e non si è neppure ottenuto la partecipazione della FIOM al tavolo del contratto. 
Alla fine la proposta della firma critica e’ stata ritirata e probabilmente la CGIL non aderirà al patto sulla produttività, ma con quale prospettiva per il futuro? Qui c e’ la crisi di fondo. Perché Susanna Camusso alla fine ha    sostenuto che senza una sponda politica la CGIL non ce la fa e per questo bisogna che vinca  il centro sinistra e non il Monti  bis. 
E il fiscal compact e i patti di stabilità che tutto il centro sinistra a si impegna a sostenere? E la scelta del super sfruttamento del lavoro  che è alla base di tutte le strategie padronali e del governo? Il centro sinistra non solo non è alternativo a queste politi che ma in molti casi ne è e ne sarà l ‘architrave. Scegliendo di affidarsi ad esso il gruppo dirigente della CGIL accentua la crisi di impotenza del più grande sindacato italiano.
Proprio quando sarebbe necessaria la massima indipendenza della CGIL il suo gruppo dirigente da Landini a Camusso si affida ai diversi leader del centro sinistra, che hanno mostrato ad x Factor tutto il loro vuoto e la reale continuità con la politica di Monti.
Contro Monti nello sciopero europeo, con chi sostiene Monti alle elezioni, questa è l’essenza della crisi della CGIL.

La crisi della CGIL e il mondo di X Factorultima modifica: 2012-11-21T10:10:00+01:00da iskra2010
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