Dens dŏlens 99 – “Si vis pacem, para bellum!”

di MOWA

Si poterbbe sostenere che gli attuali governanti italiani (e non solo) non hanno mai smesso di applicare la locuzione latina del funzionario-scrittore romano Publio Flavio Vegezio Renato: “Si vis pacem, para bellum” [Se vuoi la pace, prepara la guerra]… ripetuta, con una piccola variante, da Cornelio Nepote nel raccontare la vita del condottiero Epaminonda: “Paritur pax bello” [La pace si ottiene con la guerra] venendo, poi, ripresa da Marco Tullio Cicerone nella Filippica: “Si pace frui volutum, bellum gerendum est” [Se vogliamo godere della pace, la guerra dobbiamo fare].

Potremmo, inoltre, affermare che, mai come allora, per molti governanti di oggi, tale regola sia di forte attualità ma che costoro, però, l’abbiano raccontata ai propri sostenitori ed al grande pubblico, solo, come verità parziale… Infatti, nessuno dei sostenitori dell’attuale e probabilissimo intervento in Siria (o nei vari paesi del mondo) a mai dichiarato che la guerra sia solo un mezzo per far fare soldi alle varie lobbies produttrici di armi e che la pace e la democrazia non c’entrano nulla, che le aziende “produttrici di morte”, non fanno, certamente, aumentare la ricchezza degli Stati produttori di materiale bellico. Anzi!

I dati Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) ci dicono, infatti, che il ritorno economico annuale del traffico internazionale di armi da fuoco è fra 170 – 320 milioni di dollari mentre (ad es. per il solo anno 2011) le spese militari complessive degli Stati hanno superato i 1700 miliardi di dollari.

Il rapporto è di 1:5000.

Da altri dati ricavati dalla Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) vediamo che dei 1738 miliardi di dollari spesi in armamenti nel 2011 (con un aumento del 50 % nell’ultimo decennio) i maggior paesi interessati, come produttori mondiali (anche se non direttamente nel proprio Stato) sono gli USA (40 %), la Gb (che ha dovuto ridurre del 20 % – corrispondente a oltre 9 miliardi di euro), la Germania (che ha previsto in 3 anni la riduzione di oltre 9 miliardi di euro), la Russia (circa 72 miliardi di dollari), la Cina (143 miliardi di dollari), l’Italia (con la dicitura “Funzione difesa” – esercito, marina, aeronautica – prevede circa 15 miliardi con una crescita di 630 milioni di euro – pari al 4,4 %), ecc. mentre le aree geografiche di acquisto di materiale bellico sono l’Asia, l’Africa ed il Medio Oriente. Exploit dell’Asia e dell’Oceania.

L’Italia nel 2010 si è “distinta” nelle vendite sul versante militare all’India, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Algeria e Libia e nel 2011 all’Algeria, Singapore, India, Turchia e Arabia Saudita.

Queste sono le maggori società produttrici nell’ambito militare (e, dove possibile, anche con quale percentuale del loro fatturato totale):

  1. Lockeed Martin, 78 % (USA);
  2. Boeing, 50 % (USA);
  3. Honeywell, 16 % (USA);
  4. Bae Systems, 90 %, (Gb);
  5. Raytheon, 90 % (USA);
  6. Northrop Grumman, 81 % (USA);
  7. General Dynamics (USA);
  8. United Technologies Corporation (USA) – Sikorsky;
  9. L-3 Communications, 83 % (USA);
  10. Eads (nata dalla fusione tra la francese Aerospatiale-Matra, la tedesca DaymlerChrysler Aerospace e la spagnola Construcciones Aeronautica), 27 % (UE);
  11. Cassidian;
  12. Mbda;
  13. Thales Group (F);
  14. Dassault (F);
  15. Finmeccanica, 58 % (I):
  16. Fincantieri, 25 % (I)

Bisogna precisare che nel 2010 le 44 aziende statunitensi del settore bellico erano in grado di garantire, da sole, il 60 % del valore complessivo. Si potrebbe dire in pieno monopsonio.

Nel 2011 le 10 aziende produttrici di armi più grandi (la classifica completa degli anni 2010 e 2011 la trovate in calce) sono state:

Azienda
(Paese)
Vendita di armi
($ M.)
Profitto
($ M.)
1 Lockheed Martin

36 270

2 655

2 Boeing

31 830

4 018

3 BAE Systems (UK)

29 150

2 349

4 General Dynamics

23 760

2 526

5 Raytheon

22 470

1 896

6 Northrop Grumman

21 390

2 118

7 EADS (trans-Europa)

16 390

1 422

8 Finmeccanica (Italia)

14 560

-3 206

9 L-3 Communications

12 520

956

10 United Technologies

11 640

5 347

Le aziende, se non diversamente indicato, sono statunitensi. Le cifre di profitto sono di tutte le attività aziendali, comprese le vendite non militari. (dati Stockholm International Peace Research Institute) [1]

Nel 2012 la spesa militare mondiale è stata:


Regione

Spendere
($ B.)

Modifica
(%)

Africa

39.2

1.2

Nord Africa

16.4

7.8

L’Africa sub-sahariana

22.7

-3.2

Americhe

782

-4.7

America Centrale e Caraibi

8.6

8.1

Nord America

708

-5.5

Sud America

65.9

3.8

Asia e Oceania

390

3.3

Asia centrale e meridionale

59.8

-1.6

Est Asiatico

268

5.0

Oceania

28,2

-3.7

Sud-est asiatico

33.7

6.0

Europa

407

2.0

Europa dell’Est

100

15

Occidentale e centrale

307

-1.6

Medio Oriente

138

8.3

Totale mondiale

1756

-0.4

I dati di spesa sono in corso (2012) dollari. (dati Stockholm International Peace Research Institute) [1]

Nel 2012 gli Stati con la spesa militare più alta sono stati:

(più dei quattro quinti di tutte le spese militari nel 2012 sono state fatte da 15 Stati)

Stato

%

USA

39

altri

18

Cina

9,5

Russia

5,2

Uk

3,5

Giappone

3,4

Francia

3,4

Arabia Saudita

3,2

India

2,6

Germania

2,6

Italia

1,9

Brasile

1,9

Corea Sud

1,8

Australia

1,5

Canada

1,3

Turchia

1

(dati Stockholm International Peace Research Institute) [1]

In ambito militare ci sono paradossi nella logica capitalistica che, nel 2012, hanno portato la Grecia a ridurre di ¼ pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici e ad avere più di 400.000 bambini in età scolare che soffrono di malnutrizione (dato Unicef) ma ad aumentare, comunque, di oltre 7 miliardi (= 3 % Pil) i propri armamenti. C’è da dire che i greci sono stati “costretti” ad importare il 15 % delle commesse militari tedesche dalle pressioni, anche per via europarlamentare, del rappresentante della Germania.

Le aziende produttrici di armamentario bellico non si fanno scrupoli a corrompere o ad aggirare le leggi nazionali dei vari paesi.

Infatti, come si possono dimenticare gli episodi che hanno coinvolto la statunitense Lockeed [2], l’inglese Bae [3] o l’italiana Finmeccanica negli anni scorsi (2011)? I magistrati italiani hanno accertato che i vertici della società Finmeccanica (allora guidata dalla moglie di Guarguaglini, Marina Grossi) [4] erano a conoscenza di finanziamenti ai partiti e appalti truccati da parte del cosiddetto “gruppo Mokbel” (guidato da Gennaro Mokbel [5] e dalla complicità del senatore Pdl Nicola Di Girolamo) [6]… Tanto da arrivare ad arrestare Guido Pugliesi (amministratore delegato Enav – ente che controlla il traffico aereo), Manlio Fiore (direttore tecnico di Selex Sistemi Integrati) e il commercialista del suddetto “gruppo” Marco Iannilli.

E come si possono dimenticare le “simpatie” e le scelte negative, per Finmeccanica, verso società statunitensi come la Drs Technologies dell’ex presidente e amministratore delegato del colosso italiano, Pier Francesco Guarguaglini?

Questo a dimostrazione che lo stile “capitalism-yenkee” di molti dirigenti di aziende statali (e/o affini) o di lacchè politici nella produzione bellica ha pregiudicato gli indirizzi civili e ha posto nella comunità internazionale anche il nostro paese fra quegli Stati “killer” venditori di armi innalzando, contemporaneamente, l’asticella di pericolosità dovute a possibili ritorsioni per i propri abitanti. [7]

Forse è il caso di riflettere su ciò a cui stiamo assistendo sul versante bellico/militare in questi giorni o in queste ore ed agire pubblicamente contro tali scelte ripristinando il significato dell’articolo 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Dovremmo, forse, rivalutare il discorso che Dwight Eisenhower, nel gennaio 1961, fece. Egli infatti affermava: “Dobbiamo guardarci dall’influenza indiscriminata che sia o meno richiesta, esercitata dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di un potere traviato esisterà e persisterà sempre. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questi poteri congiunti metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dobbiamo dare per scontato nessun diritto. Soltanto un popolo di cittadini attenti e consapevoli può pretendere un adeguato compromesso tra l’enorme complesso militare-industriale della difesa e i metodi e gli obiettivi pacifici, in modo che la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme”.

Dopo tutto un popolo veramente libero lo si vede, anche, dalla capacità di mettere in discussione scelte sbagliate fatte da politici che lo hanno gonernato precedentemente, tanto più, se costoro hanno siglato accordi che hanno portato, anziché alla pace, alla proliferazione di armi (e, a maggior ragione, se) a distruzione di massa come quelle depositate e conservate dalla Nato nelle proprie basi situate nel nostro paese.

Un popolo che ha il libero arbitrio sul suo futuro non deve mai temere le minacce di ritorsione da parte dei potenti in quanto la storia ci insegna che i “deboli” sono capaci di fare unione.

Note:

[1] dati attinti da Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI): www.sipri.org

[2] Tangenti per commesse militari: un affare non nuovo (dallo scandalo Lockheed in poi)

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-23/tangenti-commesse-militari-affare-165515.shtml?uuid=AboZl3vG ;

L’Italia ai piedi della Lockheed http://espresso.repubblica.it/dettaglio/litalia-ai-piedi-della-lockheed/2210737 ;

http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Lockheed ;

[3] Le implicazioni dello scandalo della BAE http://www.movisol.org/07news107.htm

[4] Affari americani di Finmeccanica http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-04-14/affari-americani-finmeccanica-064444_PRN.shtml

[5] Mokbel, l’imprenditore con un passato eversivo http://www.corriereadriatico.it/attualita/mokbel_limprenditorecon_un_passato_eversivo/appr/26786.shtml ;

Mokbel: le soffiate sull’inchiesta, i poliziotti come autisti e la massoneria http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/03/08/mokbel-agenti-autisti-massoneria-12345.html

[6] Di Girolamo patteggia: cinque anni http://www.corriere.it/politica/11_luglio_15/di-girolamo-patteggia-cinque-anni_7ae1b61e-aed9-11e0-82fd-68e04dbc5f96.shtml

[7] Aerei spia di Sigonella impiegati per il primo colpo in Siria http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/54150/aerei-spia-di-sigonella-impiegati-per-il-primo-colpo-in-siria

Le cifre e la vendita di armi, le vendite e i profitti totali sono espressi in milioni di dollari USA.

 

 

 

 

 

Dati attinti da Stockholm International Peace Research Institute: http://www.sipri.org/research/armaments/production/Top100

Dens dŏlens 99 – “Si vis pacem, para bellum!”ultima modifica: 2013-09-18T09:53:02+02:00da iskra2010
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