Dens dŏlens 137 – “ Tra le pieghe di Hong Kong”

di MOWA
La stampa mondiale si è lanciata (come tante corazzate in guerra) con articoli su articoli (come bombe) a commentare le manifestazioni di Hong Kong ed a osannare il 17enne Joshua Wong come portatore di verità e democrazia in un paese (la Cina) che, dicono i media, offusca i diritti civili delle persone.

In questo “civettare” insistente dei giornalisti non c’è nessuno che osi dire che in quel paese, Hong Kong, esistono situazioni di degrado di vita da terzo mondo e che, sono frutto del dominio ereditato dai britannici.

Nessuno dei commentatori internazionali si sogna di descrivere Hong Kong come la realtà orientale a più alto tasso di criminalità e corruzione al mondo e che tutto ciò è stato, sempre, un’eredità lasciata dall’impero britannico.

Quasi nessuna delle testate “blasonate” occidentali (e chissà chi sono i proprietari?), commenta che l’iper-liberismo ha portato Hong Kong ad essere un paradiso fiscale di super-ricchi, anche per effetto del capitalismo lasciato in eredità dalla monarchia britannica.

Le contraddizioni di quell’area geografica orientale (Hong Kong) sono notevoli e, si fanno interessanti, a fronte di una “nuova” svolta imperialista dell’Occidente che, giusto in questi giorni, qualcuno osserva, sia il vero obiettivo di conquista degli USA per sanare le proprie difficoltà economiche internazionali.

Si deve tenere presente che l’imperialismo occidentale non ha mai smesso, neanche per un secondo, la voglia di espandersi (il più delle volte con pretestuose situazioni) verso quell’area geografica:

a) Tibet gli imperialisti finanziano il Dalai Lama.

Il Tibet è un’area geografica appetibile per gli interessi occidentali perché ricca di litio, oro, borace, ferro, piombo, mercurio, ecc…;

b) Xinjiang Uiguristan regione a nord del Tibet, ricca di gas, petrolio, giacimenti minerali, dove ci sono, guarda caso, separatisti islamici che rilanciano pretestuosamente (o su suggerimento) la questione religioso/etnica;

c) L’attuale Taiwan chiamata da alcuni giornalisti “isola ribelle.

Taiwan è il risultato della sconfitta dei nazionalisti cinesi, raccolti nel partito Kuomintang, contro i comunisti di Mao. Si rifugiarono così nell’isola di Formosa dove hanno creato una dittatura poi trasformata in sistema democratico così come lo conosciamo ora”.

Taiwan, in realtà, è stata molto peggio sul fronte delle libertà e della democrazia dei cinesi e, con la scusa della “guerra dell’oppio”, diede modo alla volontà politica espansionistica coloniale, prima dei britannici e, poi, congiuntamente dei francesi, per la conquista e la dominazione dei territori per decenni;

d) Macao ex-colonia portoghese tornata anch’essa da poco ai cinesi.

Ora, riteniamo veramente singolare che i “figli” dello Sun Yee On (la triade cinese che aveva nel 1993 ben 60.000 adepti nella sola Hong Kong- dati Eurispes, molto attiva nel Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Belgio e Olanda) facciano manifestazioni e chiedano “democrazia” e non si accorgano di quanta ingiustizia vi fosse prima, invece di solidarizzare con il quadro dirigente cinese che sta cercando di eliminare le diseguaglianze economico-sociali in quell’area.

Ma, allora, quale “democrazia” intende applicare il movimento degli “ombrelli” (strano, anche, il richiamo simbolico britannico dell’ombrello) viste le precedenti regole anglofone che avevano privato gli abitanti oppressi di Hong Kong della corretta rappresentanza e gli effetti li vediamo, purtroppo, ancor oggi, con la sperequazione nella ricchezza dei suoi abitanti?

Una riflessione (per i compagni e non solo) su come intendano molti “agenti involontari” dell’imperialismo la libertà e la democrazia bisognerà pur farsela perché sembra molto bizzarro che i movimenti autonomisti/separatisti, nel mondo, abbiano, spessissimo, coincidenze incredibili con gli interessi del capitalismo; in Italia, ad esempio, a cavallo e dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbiamo visto, addirittura, la mafia siciliana fare accordi con l’“élite” anglofona (che aveva provocato la guerra) pur di staccarsi dallo Stato e distruggere i movimenti popolari che chiedevano maggior socializzazione dei beni.

Il caso italiano non sembra essere stato l’unico nel mondo su come gli imperialisti abbiamo “usato” le attività criminali per penetrare nei vari luoghi.

Coincidenze?

Non possiamo crederlo.

Qui in Italia, purtroppo, negli anni ’70 ne abbiamo avuti di “cattivi maestri”, e una bella fetta veniva attinta, dall’“élite”, nelle scuole, dove si gridava di voler più democrazia, in un paese che aveva una Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, poi, costoro, sono finiti (o meglio ricollocati) tra le maglie del potere capitalista che “dicevano” di rifiutare, quindi, non ci meraviglia vedere un 17enne ad Hong Kong, che esorta la piazza, fare le stesse richieste senza che la stampa (guarda caso borghese) spieghi come fosse la situazione precedente e cosa effettivamente vorrebbero dal governo centrale.

Possiamo, quindi, sostenere che nelle manifestazioni con gli ombrelli di Hong Kong non sempre, questi, ci riparino dalla pioggia ma, invece, anche, dalla dura verità di chi si è “figli” veramente e il motivo del perché non si vuole l’imminente giustizia sociale pretesa dal quadro dirigente cinese che non ha fatto picchiare nessun manifestante.

Ora ci si aspetta, nello schema provocatorio dell’“élite” imperialista occidentale, che avvenga una “disgrazia” ai manifestanti per aumentare la dose di menzogne sulla Repubblica Popolare Cinese come fecero già con Tienanmen e che i fatti autentici di come andarono veramente le cose, invece, non vennero mai descritti dai media.

Un film”, di produzione occidentale, purtroppo, già visto in molti paesi che verrà ripetutamente proiettato dall’“élite” se non ci organizziamo con un corale “Basta! Non vogliamo più essere carne da cannone dei vostri sporchi interessi”.

Dens dŏlens 137 – “ Tra le pieghe di Hong Kong”ultima modifica: 2014-10-06T01:37:44+02:00da iskra2010
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