Dens dŏlens 217 – Potere e immoralità

di MOWA

Niente da fare, chi entra, o gravita, nelle stanze del potere perde la ragione e diventa predatore e “abusatore” di diritti facendo propria la massima che recita: “tutto mi è concesso!

Innumerevoli, infatti, sono le storie (che non fanno bene a nessuno), che si leggono quotidianamente sui giornali, riguardanti tizio o caio, pizzicati per aver infranto il bon ton della loro funzione pubblica, colpevoli doppiamente in quanto avrebbero dovuto, invece, con tutte le loro forze ed eticamente, difendere il bene della collettività (anche, perché, magari, lo hai pure votato). Vedere sulle pagine dei giornali, costoro, in quanto indagati (o, addirittura, incarcerati) per i loro comportamenti, dimostra che si sono totalmente dimenticati della loro primaria funzione di tutela del patrimonio collettivo, e che in ragione di ciò, non possono permettersi di creare corsie preferenziali perché dannose a sé stessi e agli altri.

La citazione etica della reciprocità “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, in questo caso, ci sembra azzeccatissima.

Tutto ciò, purtroppo, diventa normalità quando uno (o più) dei tre poteri dello Stato (di montesquieuiana memoria) è fortemente compromesso con il malaffare scatenando l’inevitabile e mettendo in moto una delle funzioni equilibratrici che intervengono nel tentativo di ripararlo per il buon andamento della cosa pubblica e per ridare giustizia sociale.

Ma le responsabilità devono essere attribuite, solo, al sistema che genera, con i suoi meccanismi, “mostri” di questa natura? Oppure un po’ di responsabilità l’abbiamo anche noi che non ci siamo presi la briga di essere più attivi sia nel controllare che nell’analizzare se quella procedura è funzionale agli interessi della collettività?

Il fatto di essersi fatti infinocchiare, negli anni passati, da quei cantastorie che ci avevano raccontato della giustezza del cambiamento del sistema elettorale proponendoci, prima, il “mattarellum” e, poi, il “porcellum” non ci giustifica davanti allo scempio a cui ci troviamo di fronte. Anzi, l’aver imboccato questa strada ci ha trascinato nel disastro dell’esclusione dal controllo dei candidati da eleggere e, purtroppo, se non si ritornerà a come era originariamente, non se ne verrà fuori e non si riuscirà a riprendere parte della gestione della cosa pubblica.

Responsabilità l’hanno avuta, sicuramente, quei governanti che hanno fatto, negli ultimi 20/30 anni, le varie riforme scolastiche, non ne abbiamo compreso, fino in fondo, la portata storica, non abbiamo capito che svuotando di contenuti, l’insegnamento ci hanno “regalato” il frutto dell’incapacità di scernimento di ciò che è buono da ciò che è cattivo. Siamo diventati vittime di un analfabetismo funzionale al potere perché non siamo in grado di capire il senso delle cose che ci circondano.

Abbiamo progressivamente subito, senza reagire adeguatamente, una compressione della conoscenza, cadendo vittime di chi ci ha svuotato i programmi di contenuti, quando, invece, avremmo dovuto democratizzare il sapere con elaborazioni ed analisi. Gli effetti di questa compressione, via via, sono stati l’espulsione della libertà di informazione tanto che “ci ritroviamo” in una democrazia recitativa che, pian piano, ci sta trascinando verso un’ignoranza endemica.

Un’ignoranza che, ahimé, la storia insegna, ha regalato diversi natali a dittature come quelle nazi-fasciste.

E’ proprio come sostiene lo storico, Emilio Gentile, che afferma che la tendenza attuale è quella di trasformare il ‘governo del popolo, dal popolo, per il popolo’ in una democrazia recitativa, ma che, in realtà, in questo modo, la politica diventa l’arte di governo di un capo.

Ad agevolare, ulteriormente, queste dinamiche sono state le varie progressioni recitative che i diversi leader si sono voluti dare attraverso i mezzi tecnologici che il tempo metteva loro a disposizione come la radio (prima) per Mussolini ed Hitler, la televisione (poi) per i vari Kennedy, Bush, Belusconi, Obama e i twitter (oggi) per le Hillary Clinton, Renzi… Mezzi tecnici che hanno dato modo agli esperti di marketing di dare una valenza in più al portato recitativo dei capi-politici con l’origine dei suffissi degli ismi (berlusconismo, renzismo…) che, in questo caso, non sono riferiti a un portato di difetti morali o di abitudini nocive ma sono distorti e fatti passare (ingannando) positivamente come nuova dottrina, movimento sociale, filosofia, letteraria e, persino, artistica.

Dens dŏlens 217 – Potere e immoralitàultima modifica: 2016-05-12T01:30:05+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento