Dens dŏlens 227 – Brigate Rosse al servizio…

di MOWA



“L’ironia della storia mondiale capovolge ogni cosa. Noi i ‘rivoluzionari’, i ‘sovversivi’, noi caviamo ben maggior profitto dai mezzi legali che dagli illegali e dalle vie di fatto. I partiti dell’ordine, com’essi si chiamano, trovano il loro abisso in quello stesso ordinamento legale, che si son dati. Ridotti alla disperazione, gridano con Odilon Barrot: La legalité nous tue, la legalità è la nostra morte; la legalità, che invece a noi tende i muscoli e ravviva il sangue, quasi promettitrice di vita eterna. E se noi non commetteremo l’insigne follia di lasciarci trascinare in una guerra nelle strade per dar loro piacere, non rimarrà ad essi da ultimo che spezzare colle proprie mani questa legalità loro così fatale”.

Dalla prefazione del 1894 di Friedrich Engels al libro di Karl Marx Le Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, – ristampa dalla NUE RHEINISCHE ZEITUNG – Amburgo 1850 – Feltrinelli Reprint

Si è parlato, in diverse occasioni, delle Brigate Rosse e delle loro implicazioni in turpi vicende italiane, mai chiarite, sia da parte degli stessi componenti brigatisti che dalle loro, ormai evidenti, coperture.

Una struttura militare, quella delle Brigate Rosse, nata in piena espansione delle lotte sociali e dell’avanzamento del consenso elettorale del PCI, che si è mantenuta, parzialmente, in vita anche grazie alla parte avuta dai fiancheggiatori che non si sono quasi mai resi pubblicamente riconoscibili ma per cui, oggi, si apre qualche spiraglio di verità.

Parte di questo lavoro lo si deve alla insostituibile tenacia di Sergio Flamigni che ha saputo ricostruire la verità e chiudere le falle (balle) sostenute dai brigatisti , anche, “costringendoli” (in alcuni casi) a rivedere proprie posizioni.

Contraddizioni che i brigatisti non riescono più a reggere.

Contraddizioni che evidenziano la distanza dei brigatisti dal comunismo come ben spiegato da Friedrich Engels nell’introduzione a questo post. E come è chiaro dalla comparsa, nelle loro azioni, di figure che con il comunismo (con questa scienza), da loro contrabbandato come obbligatoriamente violento, nulla hanno a che fare.

Rientrano tra queste contraddizioni gli esempi di quelle figure come il ‘ndranghetista della cosca di San Luca, Antonio Nirta o il responsabile di un reparto speciale d’assalto, il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, comparse durante il sequestro Moro in via Fani a Roma il 16 marzo 1978. Una via, quella scelta dai brigatisti per fare il sequestro Moro, che aveva un sacco di implicazioni “esterne” alle Brigate Rosse come il “gladiatore della Decima Mas, Tullio Moscardi, e il cognato di un gladiatore di Capo Marrargiu, Bruno Barbaro e, a pochi passi, in via Stresa, c’è anche il cognato, Ferdinando Pastore Stocchi, addestratore di gladiatori a Capo Marrargiu,…”.

Dovremmo parlare, anche, dell’intesa, sulle finalità dei brigatisti, con quella del Mossad.

E ci fermiamo qui sulle molteplici discrepanze dei brigatisti per sottoporre, invece, all’attenzione, in particolare, una di quelle contraddizioni sulla straordinaria sinergia tra i vari soggetti destabilizzanti.

Ci riferiamo ad un articolo comparso su L’Europeo, il 25 ottobre 1993, a firma Enzo di Frenna, che parlava di un documento del 1964 in cui si riferiva di un piano segreto il cui obiettivo era uccidere uno degli artefici del centrosinistra: Aldo Moro.

Documento scritto in un articolo (e senza firma), il 19 novembre 1967, da Mino Pecorelli su Il Nuovo Mondo d’Oggi dove venivano descritte con minuzia di particolari i termini del sequestro e dell’uccisione dell’onorevole Moro .

Quello che fa specie sono le circostanze identiche, di cui si parla in questo documento del 1964, con quanto accaduto successivamente, nel 1978 all’onorevole Moro, e dei soggetti coinvolti che fanno dubitare del background dei brigatisti (ingenui e/o stupidi compresi) facendo pensare a quelle che sono le operazioni sporche svolte dalle formazioni come Gladio tramite questi illegali “ranger italiani”. Formazione formata – dice l’informatissimo documento riportato da Pecorelli – da ben 3650 soggetti rimasti sconosciuti alle autorità del nostro paese (più o meno come avviene con i fiancheggiatori delle Brigate Rosse) che avevano lo scopo di neutralizzare, screditando, la politica comunista iniziando dai sostenitori del centro-sinistra e “facendo in modo che la colpa ricadesse su elementi di sinistra”. Sino ad arrivare all’eliminazione fisica. Moro in primis.

Dens dŏlens 227 – Brigate Rosse al servizio…ultima modifica: 2016-07-21T10:39:59+02:00da iskra2010
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