Dens dŏlens 241 – Filologicamente…

di MOWA

L’avevamo detto tempo fa che nel PD c’è decisamente molta confusione così come nei sostenitori del sì al referendum del 4 dicembre.

In proposito proviamo a fare una velocissima disamina su alcune dichiarazioni pubbliche sostenute dal Governo e su quali siano le contraddizioni.

Scrivono le agenzie di stampa che Renzi (attuale Presidente del Consiglio) avrebbe affermato ad un’iniziativa per il Sì a Savona:

“Non si può rischiare il salto nel vuoto. Bisogna andare avanti, non tornare nella palude” … “Se vince il Sì saremo il Paese più forte, l’Italia avrà grandi responsabilità in Europa” … “Se vince il No è certo che non ci staremo a vivacchiare in un sistema di veti e controveti. Vogliono bloccare il Paese, io voglio che vada avanti. Gente che ci ha dimostrato come sono le sabbie mobili ne abbiamo vista fin troppa. Noi vogliamo strappare il Paese dall’immobilismo“.

Quindi, Renzi vorrebbe dire che sino ad ora abbiamo vissuto nell’incertezza politica?

Vuol dire Renzi, in sintesi, che i politici (sia in parlamento che altrove) non hanno saputo espletare il loro dovere di mandato?

Questo implicherebbe, perciò, la riflessione che, dall’uscita di scena del voto con le preferenze, gli attuali politici abbiano artatamente bloccato la possibilità di far esprimere il popolo sovrano attraverso il nuovo sistema elettorale?

Sembra che tutto ciò che desiderino i detrattori della Costituzione del 1948 sia avere più potere infatti dicono che, anche in caso di perdita del referendum, si ripropongono di continuare ad amministrare il Paese.

Renzi, infatti, dichiara:

… non ci dovrebbero essere conseguenze sul Governo per un motivo molto semplice: il referendum è una delle cose importanti che ha fatto questo Governo, ma non il tutto”.

Quest’ultima affermazione ma non il tutto è la contraddizione, infatti l’attuale Costituzione, non ha impedito di fare cose importanti ma, ciò che non è stato realizzato è solo, per questione di volontà politica…

Quindi, che c’entra la Costituzione?

Sarebbe stato auspicabile, invece, che dicesse che il problema sia quello di una questione di buona politica e di seri politici visto che da quando si è modificato il sistema elettorale ci sono stati continui ribaltoni e cambiamenti di casacca dei parlamentari tanto che sembrava di essere in una stazione ferroviaria.

Perché non applicare, prima, quello che la Corte Costituzionale ha imposto e cioè cambiare il sistema elettorale ridando la sovranità (art. 1 Costituzione) al popolo, che delega il suo esercizio ai propri rappresentati, scelti secondo le forme costituzionali del voto eguale, diretto, libero e personale?

Poiché“, ribadisce la Corte Costituzionale, “i cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto, personale, eguale, libero e diretto, secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento

La Ministra Maria Elena Boschi, invece di eseguire il mandato della Corte Costituzionale, cosa osa dire (?):

“…sarebbe un errore tornare al proporzionale come nella Prima Repubblica dove decidevano i partiti…”.

La Ministra, probabilmente, non ha mai letto cosa viene scritto dalla Corte Costituzionale che dice ben altro:

In questo quadro, le disposizioni censurate, nello stabilire che il voto espresso dall’elettore, destinato a determinare per intero la composizione della Camera e del Senato, è un voto per la scelta della lista, escludono ogni facoltà dell’elettore di incidere sull’elezione dei propri rappresentanti, la quale dipende, oltre che, ovviamente, dal numero dei seggi ottenuti dalla lista di appartenenza, dall’ordine di presentazione dei candidati nella stessa, ordine di presentazione che è sostanzialmente deciso dai partiti. La scelta dell’elettore, in altri termini, si traduce in un voto di preferenza esclusivamente per la lista, che – in quanto presentata in circoscrizoni elettorali molto ampie, come si è rilevato – contiene un numero assai elevato di candidati, che può corrispondere all’intero numero dei seggi assegnati alla circoscrizione, e li rende, di conseguenza, difficilmente conoscibili dall’elettore stesso. Una simile disciplina priva l’elettore di ogni margine di scelta dei propri rappresentanti, scelta che è totalmente rimessa ai partiti. A tal proposito, questa Corte ha chiarito che «le funzioni attribuite ai partiti politici dalla legge ordinaria al fine di eleggere le assemblee – quali la “presentazione di alternative elettorali” e la “selezione dei candidati alle cariche elettive pubbliche” – non consentono di desumere l’esistenza di attribuzioni costituzionali, ma costituiscono il modo in cui il legislatore ordinario ha ritenuto di raccordare il diritto, costituzionalmente riconosciuto ai cittadini, di associarsi in una pluralità di partiti con la rappresentanza politica, necessaria per concorrere nell’ambito del procedimento elettorale, e trovano solo un fondamento nello stesso art. 49 Cost.» (ordinanza n. 79 del 2006). Simili funzioni devono, quindi, essere preordinate ad agevolare la partecipazione alla vita politica dei cittadini ed alla realizzazione di linee programmatiche che le formazioni politiche sottopongono al corpo elettorale, al fine di consentire una scelta più chiara e consapevole anche in riferimento ai candidati.”

La Ministra, forse dovuto alla giovane età ed inesperienza, non può attribuire responsabilità alla prima (?) Repubblica, ma dovrebbe dire che tutto ciò si è modificato con l’avvento del sistema maggioritario, non prima. Prima c’erano, anche, le coalizioni di partito.

Ricordo che da che esiste la Repubblica, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, sino all’anno 1993 (quindi, parliamo dell’attuale Costituzione), tutti i governi sono stati formati attraverso un sistema di elezione con il proporzionale puro, e determinava il partito che aveva ottenuto più voti senza che ci fosse stata la calamità delle cavallette (come miseramente proclamano i sostenitori della deforma costituzionale) e con una crescita del paese che ci aveva portato ai primi posti nel mondo. Cosa ben diversa è accaduta da quando si sono voluti copiare, stupidamente, modelli anglofoni.

Quindi, per farvore non facciamoci altro male… votiamo NO il 4 dicembre.

Dens dŏlens 241 – Filologicamente…ultima modifica: 2016-11-28T09:45:02+01:00da iskra2010
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