Dens dŏlens 245 – Il ’68 che fa male…

di MOWA

Il referendum sulla Costituzione, che è appena passato, ha messo in mostra (e, forse, è stato un bene) quali siano stati i soggetti che hanno lavorato nel corso di tutti questi anni per depredare (contrariamente a quello che facevano credere) diritti e civiltà.

Come si evidenzia dal titolo c’è stato un corpo politico dei ’68ottini che ha fatto molto male le sue valutazioni su cosa fosse da tutelare e cosa, invece, andava rimodernato se non, addirittura, scartato evitando, però, di tirare in ballo l’unica “cosa” che andava protetta e cioè la Costituzione.

Nel gioco delle parti (tanto sostenuto dai poteri reali del nostro paese, onde evitare che le persone perbene si organizzino per cambiare in meglio le cose), entrano in soccorso del potere e nei parametri del consentito dalla borghesia, tutti coloro che iniziarono, in giovane età (i ’68ottini, appunto – salvo eccezioni), a mantenere e fomentare una certa instabilità culturale nelle formazioni partitiche (e non solo).

’68ottini che i poteri forti si sono coccolati per anni premiandoli con “carriere” e privilegi da casta (stipendi e protezioni sociali da, quasi, nababbi) con la clausula, però, di poterli riutilizzare (e come si fa con i cani quando si mette un guinzaglio estensibile che si può richiamare in ogni momento) e di far togliere da loro tutto ciò che è stato di migliorativo per la popolazione.

Infatti, questo genere di ’68ottini, che si sono infilati ovunque, in partiti, sindacati, associazioni, ong…. non ha saputo dar indicazioni precise per tutelare, sanità e istruzione pubbliche, articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 300/70)… sino ad arrivare al “premio” più grande per la borghesia: la modifica della Costituzione.

Se prima la massoborghesia aveva usato la destra politica per creare momenti gravissimi come la strategia della tensione per far passare leggi limitative dei diritti, in seconda battuta, poi, aveva (ha) finanziato (anche economicamente) alcuni elementi della “sinistra” con la stessa identica e precedente finalità di conservare il potere.

Soggetti politici che, in diversa misura, si sono accasati in modo, più o meno, lecito in posti chiave dell’establishment.

Emblematico l’esempio del cartello a sostegno del sì al cambio della Costituzione affisso e reclamizzato dai media.

Nomi che, troppo spesso, si sono ingigantiti d’importanza grazie all’allora ingenua generosità di una generazione che li aveva (ha) appoggiati e che aveva altre aspettative dagli slogan lanciati in quegli anni e ai quali, invece, era stata carpita l’onestà nei propositi di miglioramento.

Nomi, si diceva, refrattari a mettersi in discussione perché nella loro veste di arrampicatori sociali hanno saputo, subdolamente, intervenire e metter la museruola (inventando malelingue) a chi, giustamente, li sbugiardava pubblicamente, facendoli, addirittura, licenziare tramite le loro, sempre attive (o ricattabili), conoscenze.

Una catena di Sant’Antonio di nomi che si protegge reciprocamente e si odia, nel contempo, quest’ultimo sentimento, in particolare, verrebbe manifestato se si dovessero trovare in lizza per qualche posto premiante. Un esempio? Costoro, inseriti in un contesto sindacale si diedero una mano, vicendevolmente, durante tutta la fase dei congressi per, poi, rivendicare un posto di segreteria ottenuto, invece, da altri. Immaginatevi il parapiglia in quella corrente sindacale e, soprattutto, dov’erano finite le parole spese nelle assemblee con i lavoratori come onestà, discontinuità, etica, giustizia?…

Persone, si dice nei detti popolari, che predicano bene ma razzolano male.

Soggetti che hanno seminato, nel tempo, instabilità politico-culturale nel paese e che hanno e traggono profitto dalle incertezze delle altre persone.

Soggetti che hanno distrutto e costruito partiti a proprio modello e somiglianza che oggi sono diventati un gene che produce altri loro simili con l’avvertenza di propugnare individualità ed egoismo e lasciare ad altri che loro considerano sfigati il compito di insegnare il valore e l’importanza della collettivizzazione come bene indispensabile che ha dato lustro a formazioni che hanno fatto progredire e civilizzare la nostra società nel suo insieme.

Soggetti (riguardando il predetto cartello dei sì) che si sono accasati in istituzioni dove la Costituzione sociale (che hanno cercato di stravolgere, per non dire distruggere e, nonostante tutto, gli ha dato, oggi, 3 anni e 275 giorni come parlamentare e/o ministro) ha dato loro, tra l’altro, natali felici e ricchi premi come stipendi inimmaginabili per la gente comune senza che avessero meriti particolari, anzi…

Soggetti che sputano sentenze nei talk-show contro il comunismo sapendo benissimo che se dovesse ricomporsi una forza tale (su valori e insegnamenti del P.C.I. -con i puntini) i bugiardi di seconda scelta, come loro, dovrebbero tornare a lavorare sul serio. Una seconda scelta perché non gli spetta, neppure, l’onore di essere annoverati al primo posto che spetta, solo, ai loro mandanti/padroni.

Ma i comunisti, storicamente, sono sempre stati molto pazienti…

Dens dŏlens 245 – Il ’68 che fa male…ultima modifica: 2016-12-15T09:19:30+01:00da iskra2010
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