Dens dŏlens 246 – Killer in poltrona

di MOWA

Quando Karl Marx parlava di una società progredita dove le tecnologie sarebbero andate a vantaggio del genere umano perché avrebbero dato agli uomini più spazio e tempo libero da dedicarsi, non immaginava, forse, che i capitalisti le avrebbero, invece, usate contro chi gli si opponeva. O, meglio, aveva avvisato il proletariato che se questa progressione tecnologica si fosse sviluppata in un sistema capitalistico i padroni non si sarebbero fatti scrupoli ad usarla contro i lavoratori licenziandoli o non assumendoli perché sostituiti da macchine e che, quindi, diventava indispensabile aumentare il consenso alle teorie comuniste per arrivare a beneficiare collettivamente delle innovazioni.

Ora,i capitalisti, non avendo quasi più un antagonista di classe organizzato che li contrasti, si sono spinti oltre con le tecnologie (costruite da scienziati accondiscendenti e prezzolati), dotando le forze militari di vere e proprie macchine da guerra comandate da una comoda poltrona situata a migliaia di chilometri dall’obiettivo da eliminare che uccidono impunemente.

Questi marchingegni si chiamano: droni.

Tecnologia, quella dei droni, che, ingenuamente, evoca, un pochino, la nostra infanzia quando usavamo quei piccoli modellini di elicotteri o aereoplani che si libravano nell’aria regalandoci tanta felicità nel vederli piroettare in un volo controllato da una banale scatola dei comandi che tenevamo saldamente in mano; modellini che, probabilmente, liberavano il nostro più antico desiderio di libertà a 360 gradi. Una libertà cercata e desiderata, anche, attraverso un semplice giochino.

L’evoluzione di questi modelli ha voluto, invece, trasformarli in una triste storia fatta di tecnologia e morte.

Tanta, tantissima, morte.

Non si contano le migliaia di persone uccise da queste infernali macchine e, ancora, non ci sono politici o società civile che si siano ribellati a sufficienza per esigere di vietarne l’uso come si è fatto, invece, per molte altre armi letali. Probabilmente la sensibilità del genere umano non è ancora in grado di recepire la pericolosità dei droni e cosa, l’insidioso oggetto, può sviluppare nella mente di una classe sociale bacata come quella capitalistica.

Se non ci sono state, sino ad ora,“sollevazioni” popolari per vietarne l’uso non ci sarà comprensione sugli usi futuri dei sistemi di controllo a distanza per liberarsi delle persone “scomode” o magari avversari che contrastano il modello capitalistico.

Esagerazioni?

No, per nulla. Anzi!

Negli USA, paese tra i più implicati nella fabbricazione ed uso di dette macchine di morte, qualcuno ha osato sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi e l’arbitrarietà di chi comanda certi mezzi ma, purtroppo, con scarso successo.

Infatti, nel solo,

“…2012, durante l’amministrazione Obama, sono stati uccisi dei cittadini sospettati, senza prove concrete, di essere legati ad Al Qaeda e pronti a un attacco imminente contro gli Stati Uniti.

La gestione ed il comando di queste macchine di morte o dei sistemi di puntamento che avvengono con la trasmissione dei dati via satellite non sono cose da poco e non devono essere trascurate perché stiamo parlando di una oligarchica classe sociale pericolosa che non si fa scrupoli ad annientare (sopprimere) le persone. Tanto più se ritenute persone pericolose per i loro affari. Perché, nonostante, questa élite di potere, sia una minuta parte del pianeta, è assolutamente indifferente alle leggi internazionali concordate tra gli Stati.

Ecco allora doveroso porsi una serie di domande su cosa si pensi di dover fare per arrestare questo modo di rendere insicuro il nostro futuro visto che, oggi, qualcuno vuole fabbricare su larga scala, persino, automobili che si guidano da sole, senza autista. Veicoli che sono in totale balia della tecnologia che, dovrebbe (dicono!) dare sicurezza contro eventuali sinistri mortali.

Ma come potrebbe stare tranquillo uno su un’auto del genere?

Come potrebbe stare tranquillo un buon sindacalista, un valido politico, o chiunque altro, lotti contro la società capitalistica, sapendo che dall’altro capo ci sono persone che hanno interessi completamente diversi da tutelare e che non si arrestano di fronte a nulla e nessuno?

Inoltre, se poi è vero tutto ciò che è stato detto o scritto sul neo presidente degli USA (dipinto molto peggio del precedente “democraticoObama che aveva abusato dei droni e fatto guerre in tutto il globo) che ha designato sia il fondatore di Uber che il Ceo di Tesla a diventare due dei suoi consiglieri, e a fronte della notizia delle ultime ore che non può essere remota l’ipotesi di trovarsi spiati da qualcuno ed altro ancora, capite che non si può dormire tranquilli.

Chi ci garantirà che queste nuove tecnologie non si sostituiscano e/o si aggiungano ad altri mezzi più raffinati e iper-selettivi atti ad eliminare i rivali?

Perché una volta simulato un incidente ed eliminati i rivali (che siano sul veicolo o investite a terra), chi ci garantirà, invece, che non addossino la colpa alla tecnologia difettosa, sostenendo quello che si dice su alcune riviste specializzate:

L’auto di Google non può

Portarti in montagna: i sensori non funzionano in presenza di condizioni meteo avverse. Nebbia, pioggia e neve impediscono all’auto di mantenere gli standard di sicurezza, oscurando spesso la vista a sensori e telecamere. Sono in corso test per fronteggiare le avversità climatiche.
– Perdere la linea: esattamente come un ventenne di oggi, l’auto di Google
non può sopravvivere offline. Se perde la connessione al web, la vettura non è in grado di seguire le mappe precaricate, né di riportare il passeggero a casa. […] – Rilevare le forze di polizia: sarà anche smart, ma l’auto di Big G non è abbastanza intelligente da segnalare con precisione la presenza di controlli lungo le strade. Al limite, la vettura rileva la presenza di persone che agitano le mani in strada, invitando così alla precauzione.
– Segnalare uno scoiattolo: potranno anche essere già in strada, ma i sensori montati sulla Google car
non rileveranno quei minuscoli esemplari di scoiattoli instradati verso una fine leggermente nefasta…” ?

Prima che si costruisca l’ipotesi del delitto perfetto e impunito, lasciamoci, come genere umano, l’arbitrio di decidere se andare dritto, girare a destra o sinistra e frenare quando serve… Come, probabilmente, in questo caso.

Dens dŏlens 246 – Killer in poltronaultima modifica: 2016-12-19T09:13:02+01:00da iskra2010
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