Dens dŏlens 251 – Diseconomie…

di MOWA

In un paese “normale”, tramite le proprie Istituzioni, il Presidente del Consiglio (o della Repubblica) dovrebbe dedicarsi al benessere dei propri concittadini… Dovrebbe spendersi perché il senso di disagio di alcuni diventi elemento di riflessione per migliorare ed indirizzare la politica affinchè tutti vivano in una condizione di prosperità diffusa.

Tutto diventa più complicato quando le decisioni dei vari rappresentanti degli Stati (tramite i Presidenti del Consiglio o della Repubblica) confliggono tra loro creando delle perverse e immotivate concorrenze tra popoli che portano una, o più parti, ad entrare in crisi e/o soccombere e creando, nei fatti, delle diseconomie sia interne che esterne.

Gli effetti delle diseconomie (interne/esterne) si manifestano con lo scaricare su altri, sull’intera comunità, il proprio egoismo d’espansione. Il desiderio di fare impresa, in una logica di produzione scevra dai vincoli del contesto in cui si opera ed indifferente alle ricadute sul territorio nazionale o internazionale, ha prodotto, nel tempo, danni, spesso, irreparabili ad intere generazioni.

Le diseconomie hanno creato, spesso ed inevitabilmente, delle esternalità che sono un’ulteriore conseguenza al già grave disagio ambientale, occupazionale, relazionale, salutare… di dove si vive.

La necessità di una politica comunista a livello planetario è determinata dal fatto che non è possibile conciliare le logiche individualistiche dei capitalisti (e, men che meno, imperialisti) con quelli che sono i bisogni di benessere degli individui e che si devono guardare a 360 gradi i costi e i benefici per le popolazioni.

Le culture comuniste hanno tentato (là dov’è stato possibile), di superare lo scoglio della concorrenza rivolgendosi al genere umano ed asserendo che il bene primario è quello comune, che il bisogno collettivo di fronte a quello individuale non ha eguali.

Facciamo un esempio -ed alcuni effetti – di un’economia, in senso lato, eccessivamente dispendiosa e sbagliata.

Se un capitalista apre un’industria chimica che inquina le acque marine della costa riducendo, indirettamente, il flusso dei turisti nella zona costringe, per attenuarne il calo, gli operatori turistici della zona ad aumentare i costi di produzione come pubblicità, parchi divertimenti, animazioni… Quest’esternalità, provocata dall’industria chimica, ha causato, conseguentemente, prezzi turistici maggiori; senza contare i costi (dove possibile) del ripristino dei luoghi come erano in precedenza e le, immancabili, cure dovute a malattie da inquinamento agli auctotoni, che li costringerà a spendere di più in farmaci e visite mediche per la propria salute.

Questo forzoso e negativo “indotto” in realtà genera involontarie vittime dovute ad un guadagno, che va solo, ad una manciata di persone che una volta sfruttato il momento favorevole abbandonano il sito per impiantarlo altrove e rifare tutto l’iter di sfruttamento.

Gli Stati, spesso, sono costretti, visto il degrado di quanto lasciato, a stanziare fondi della collettività per ribonificare.

Esiste, pertanto, una notevole divergenza tra costo sociale e costo privato.

Infatti, nel costo privato dell’industria inquinante non vengono inclusi i danni provocati dall’inquinamento mentre, invece, nel costo sociale, vengono compresi i danni provocati dall’inquinamento, che si scaricano sugli altri.

Non sono, quindi, sufficienti le politiche di molte organizzazioni, movimenti, formazioni politiche… che si muovono chiedendo risposte all’inoccupazione ed alla dilagante disoccupazione, bisogna pretendere, anche, di affrontare alla radice il malessere di un sistema che si innerva su fondamenta fragili.

Le richieste di “Lavorare meno, lavorare tutti” possono essere, buone ricette contro il disagio ma solo temporanee, dei palliativi per sopperire alla mancanza di lavoro di una persona alla ricerca di un’occupazione e in pieno possesso dei requisiti per essere un individuo attivo ma che si scontra con le regole di un mercato, costruito ad arte, proprio per aumentare il disagio, le ingiustizie e la concorrenza tra gli individui, i Comuni, le Regioni, gli Stati e questo è il difetto originario da cui liberarsi per non soccombere come inconsapevoli schiavi.

Dens dŏlens 251 – Diseconomie…ultima modifica: 2017-01-07T08:38:12+01:00da iskra2010
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