Sfruttati e gabbati…

Ogni singola persona può liberarsi tranquillamente dalla cultura capitalista se prende consapevolezza che questa visione del mondo porta ad un imbarbarimento tale perché rigetta indietro ogni condizione migliorativa e di buon senso per il genere umano. La dimostrazione di come la cultura capitalista si sviluppi in tutti i meandri del sistema Paese l’abbiano descritto in questi due articoli sottostanti dove, nel primo, si arriva a spremere ulteriormente una persona già sfruttata e, nel secondo, dove si viene a promettere generi alimentari in cambio di un voto per far eleggere un candidato di fiducia del padrone.

Due aspetti che hanno molto in comune e che sono consequenziali ad una cultura incivile, antisociale e disonesta.

Un Paese, veramente, civile si dimostra tale quando tutti stanno bene sia sotto il profilo economico-sociale che intellettuale. Hanno ragione in uno dei due articoli nel sostenere che “l’illegalità diffusa alimenta la piccola e la grande criminalità e la politica personale sporca. Ribellatevi, liberatevi!

Candidati alle elezioni che, poi, si dimostrano quello che sono in realtà e che predicano bene ma razzolano malissimo alimentando, invece di sopprimere, aspetti di illegalità e come ben dimostrato dal buon giornalismo investigativo nel fenomeno del “Paradise Papers” di questi mesi.

MOWA

 

Pacchi viveri in cambio di voti, assemblea a Casteldaccia

Pacchi viveri agli indigenti in cambio di voti a Casteldaccia. Lo denuncia il Centro Pio La Torre in una lettera aperta inviata al sindaco Fabio Spatafora, al Prefetto di Palermo, alla Procura di Palermo, alla Procura di Termini Imerese e al Questore di Palermo. Durante le scorse elezioni, un’associazione che si occupa di consegnare il pacco viveri alle famiglie indigenti avrebbe accompagnato tale servizio con una specifica richiesta di voto per un particolare candidato, si legge nella lettera. Sul tema venerdì 1 dicembre, dalle ore 16 alle ore 18, il Presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco incontrerà i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria “Casteldaccia”, il dirigente scolastico Giuseppina Seidita, la referente alla legalità, Gisella Farina e gli altri docenti dell’istituto del comune omonimo in provincia di Palermo. “E’ estremamente offensivo, colpisce la dignità umana, è un grave reato penale che va denunciato – scrive Lo Monaco nella lettera -. Il Centro Studi Pio La Torre chiede formalmente al Sindaco: di stipulare una nuova convenzione con enti che supportano, senza oneri e condizionamenti, gli aiuti alimentari ai poveri; di assicurare una trasparente consegna dei pacchi alimentari (integri e non spacchettati) tramite l’onesto personale del comune”. “Il voto di scambio va denunciato – è la conclusione della missiva – e non si è “sbirri” come mafiosamente affermato da qualche politicante; l’illegalità diffusa alimenta la piccola e la grande criminalità e la politica personale sporca. Ribellatevi, liberatevi!”.

23 novembre 2017

 

 

La diffusa estorsione sulle buste paga dei siciliani

Il caso La Gaipa, il primo dei non eletti nella lista M5S dei Agrigento ristretto agli arresti domiciliari per un tentativo di estorsione verso due suoi dipendenti, ha un risvolto importante che non appartiene alle polemiche post elettorali. Il procuratore della Repubblica della città dei Templi Luigi Patronaggio, intervistato da un quotidiano palermitano, ha denunciato l’esistenza in quel territorio di un sistema diffuso di taglieggiamento delle buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori che sta venendo alla luce soprattutto grazie all’impegno delle forze dell’ordine e dell’Ispettorato del Lavoro.

I tre segretari generali di Cgil-Cisl-UIl su un altro giornale hanno onestamente convenuto, pur con accenti lievemente diversi, che il problema è assai grave, i lavoratori restano sostanzialmente indifesi davanti al ricatto perché gli strumenti a disposizione del sindacato sono inadeguati ed hanno chiesto all’unisono il rafforzamento degli uffici regionali competenti a garantire la regolarità delle condizioni dei lavoratori dipendenti. Non credo che il fenomeno sia solo agrigentino, anche se le particolari condizioni fanno di quel territori un luogo di diffusa illegalità. I diritti delle lavoratrici dei lavoratori nel corso dell’ultimo quindicennio si sono fortemente indeboliti non solo come conseguenze della lunghissima crisi ma anche per le modificazioni intervenute in profondità nella struttura produttiva della nostra isola.

In parte il fenomeno è collegato anche ai flussi migratori: una serie di lavori, per esempio quelli assai faticosi delle campagne di raccolta in agricoltura, sono diventati occasione per esercitare lo sfruttamento feroce di giovani donne e giovani uomini di provenienza extra comunitaria, con salari pari a meno di un terzo di quelli contrattuali (e taglieggiati dall’intermediazione parassitaria dei “caporali”) e condizioni di vita ai limiti dell’umana sostenibilità, come hanno mostrato i servizi televisivi da Rosarno in Calabria o – da noi- da Campobello di Mazzara. Va a merito delle organizzazioni sindacali agricole avere costruito importanti momenti di mobilitazione e di denuncia che hanno portato all’approvazione della legge contro il caporalato, L’Arma dei Carabinieri ha costituito un apposito Gruppo per il controllo del Lavoro che ha effettuato una serie di importanti operazioni di verifica del rispetto delle norme di legge e di repressione dei comportamenti illeciti dei datori di lavoro. Nel settore agricolo, insomma, si è prodotta una svolta a differenza che negli altri comparti produttivi. I motivi sono vari ma hanno tutti a che fare con la attuale realtà dei mondi dell’impresa e del lavoro in Sicilia.

In un recente articolo sul Corriere della Sera (purtroppo passato in Sicilia quasi sotto silenzio, noi lo abbiamo pubblicato integralmente) l’economista Lucrezia Reichlin, pur incentrando il suo ragionamento sulle conseguenze del depauperamento del capitale umano che l’isola sta subendo, ha fornito chiavi di lettura interessanti per il ragionamento sul lavoro. L’isola dice la studiosa “come il resto del Mezzogiorno , anche se in misura minore, sta vivendo una modesta ripresa…”ma ha subito dal 2000 al 2016 un calo del 21% degli occupati nell’industria contro un dato italiano del 11%…Si vede invece un aumento dell’occupazione nei servizi a basso contenuto di specializzazione e quindi un calo della produttività del lavoro che nel periodo 2000-2016 è stato del ben 9,6% , quasi il doppio del dato italiano.” Siamo al cuore del problema: tale andamento dell’economia ha portato alla creazione (il fenomeno non è solo siciliano) di due mercati del lavoro divaricando la forbice tra gli insiders e gli outsiders (qui il cronista confessa di aver cancellato l’originario termine “garantiti” per non creare equivoci). Insiders sono coloro che, nel pubblico e nel privato, si vedono applicati i contratti nazionali e le norme delle leggi sul lavoro. Outsiders sono quanti si trovano a fare i conti- in specie nel terziario ma non solo- con condizioni di lavoro ai limiti dell’illegalità. Finte partite IVA e falsi contratti di collaborazione, contratti con start up multinazionali che tentano di applicare in Italia i contratti peggiorativi dei paesi di provenienze, truffe sulle buste paga come quelle venute alla ribalta ad Agrigento e di cui purtroppo si sarebbe parlato meno se non avessero riguardato un candidato alle elezioni regionali.

Precisiamo, neanche per gli insiders sono rose e fiori: crisi aziendali, minacciate riduzione del personale e così via elencando guai: ma la differenza è che in quei settori il sindacato riesce ad esercitare la sua azione e rivendicativa e di tutela. Cosa che invece non avviene nei settori a bassa specializzazione. E’ questo il nodo principale cui deve far fronte il sindacato : la riunificazione del mondo del lavoro con il superamento della divisione oggi esistente tra lavoratori per i quali è possibile esercitare la tutela e gli altri abbandonati all’arbitrio dei padroni. Ci sta tentando la Cgil con la “Carta dei diritti” una ponderosa proposta di riforma dello Statuto dei lavoratori fondata sulla filosofia di estendere dal luogo di lavoro alla persona la titolarità dei diritti. Ciò consentirebbe per esempio di superare la differenza di tutela tra lavoratori di aziende sotto e sopra i quindici dipendenti che qualche dirigente sindacale usa talvolta come giustificazione all’incapacità di intervento nei settori più esposti del lavoro dipendente. Un progetto realmente innovativo, ma il cui percorso sarà lungo. Cisl ed Uil, dal loro punto di vista, lavorano per soluzioni che considerano sindacalmente valide. Ma il tema del che fare si pone qui ed oggi: non si può lasciare senza difese la parte ormai maggioritaria del mondo del lavoro siciliano. Da vecchio ex sindacalista (semel sacerdos semper sacerdos) mi permetto di avanzare una modestissima proposta all’attuale gruppo dirigente del sindacato unitario confederale regionale: costituire ad ogni livello territoriale task-forces unitarie che realizzino un censimento dei luoghi di lavoro dove è ipotizzabile la presenza di lavoro nero, grigio ecc, e -sul modello dell’iniziativa che ha prodotto la legge sul caporalato- lanciare campagne di denuncia, momenti di presenza ed interventi rivendicativi. Inoltre va posto con estrema forza al nuovo governo regionale il tema dell’ammodernamento e dell’efficientamento degli Ispettorati del Lavoro, anche in rapporto con Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza. Infine è necessaria una coerente iniziativa culturale, in rapporto con le Università siciliane, sul diritto del lavoro. Siamo di fronte a torsioni pericolose anche in campo giudiziario come la sentenze di quel giudice del lavoro di Catania che qualche mese fa, ha dichiarato legittimo il licenziamento intimato via whatsup. Non so quanti passi avanti faranno così i lavoratori siciliano, ma certo molti di essi sentiranno il sindacato assai più vicino di come possano sentirlo oggi.

di Franco Garufi

20 novembre 2017

 

Sfruttati e gabbati…ultima modifica: 2017-11-24T18:34:39+01:00da iskra2010
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