BISIGNANI, SALINI, TODINI, ALFANO, GIANNINI E IL CASO MORO. DELINQUENTI, MAFIOSI E POLITICI A BRACCETTO SOTTO L’OMBRA DELLA P2

Licio Gelli venerabile della loggia P2 e Luigi Bisignani P2 tessera n° 1689

Luigi Bisignani e il Gruppo Salini

La Cassazione ha condannato in via definitiva a tre anni di reclusione Stefania Tucci, consulente finanziaria, per aver riciclato a favore di Luigi Bisignani 4 miliardi di lire provenienti dai fondi neri della maxitangente Enimont. In primo grado la consulente era stata condannata anche per il reato di associazione a delinquere, ma poi è intervenuta la prescrizione. Per quanto riguarda invece la condanna definitiva a tre anni, la Tucci non farà nemmeno un giorno di galera, perché il reato è coperto da indulto. Del resto Luigi Bisignani (tessera P2 n. 1689, Fascicolo 0203), per il quale la Tucci lavorava, esportatore di somme ingentissime attraverso lo IOR, corruttore di ministri socialisti e democristiani con i fondi neri Enimont, dopo una lunga latitanza protetta da alte complicità istituzionali si costituì nel 1994 al pool di Mani Pulite, ma dopo la condanna non ha mai scontato un giorno di galera. L’impunità è garantita ai delinquenti che intrallazzano con i Servizi e con il potere.

I miliardi che Bisignani aveva messo al sicuro all’estero erano stati fatti rientrare per acquistare una società immobiliare di proprietà del Gruppo Salini. Le quote di quella immobiliare erano poi state vendute a una società belga e poi ricomprate per poter acquistare un complesso immobiliare a Milano. Anche la società Salini ha a che fare con i Servizi e con il potere. E i complessi immobiliari a Milano hanno una brutta storia di banche e di riciclaggio di soldi mafiosi.

Salini e Todini: i padroni delle Poste

I padroni di Poste Italiane SpA hanno distrutto il servizio pubblico e causato danni ingentissimi ai quotidiani, che non vengono più recapitati giornalmente agli abbonati. Con i milioni di euro guadagnati grazie alla mancata distribuzione, l’anno scorso si sono spartiti un dividendo pari all’80% dell’utile netto conseguito. Nelle loro mani sono finiti anche il patrimonio immobiliare delle Poste e una grande rendita di posizione, dovuta al fatto che alla grande maggioranza degli italiani la pensione viene accreditata in posta. L’Amministratore delegato Luisa Todini, ex deputata di Berlusconi, ex amministratrice della Rai con l’incarico di affossare la RAI come servizio pubblico, è presidente di una serie lunghissima di società di costruzioni ed è stata nominata da Renzi presidentessa di Poste Italiane. È figlia d’arte, erede di una famiglia importante di palazzinari le cui principali società sono controllate dal Gruppo Salini Impregilo. Questo è una multinazionale specializzata in Grandi Opere realizzate in tutto il mondo, ed è molto amata dai Servizi.

Il Gruppo Salini e il caso Shalabayeva

Alcune società del Gruppo Salini sono state recentemente vendute per 50 milioni di euro a una società del Kazakistan, la Prime System, del miliardario Zhol Zhondeushi, specializzato in Grandi Appalti internazionali. Per aprire la lunga trattativa che avrebbe portato al contratto miliardario, lo Stato italiano ha dato in ostaggio al governo kazako la signora Alma Shalabayeva, profuga a Roma, rapita dalla nostra polizia con la bambina di sei anni, caricata su un aereo noleggiato dai kazaki e messa nelle mani del governo kazako. Il rapimento, compiuto quando era ministro degli Interni Alfano, servì a ingraziarsi i kazaki per concludere una serie di affari petroliferi e per vendere la Todini Costruzioni e la Salini Impregilo ai kazaki. A trattativa conclusa, la signora Shalabayeva venne liberata e rispedita in Italia. A chi ha giovato questo mega accordo commerciale con il governo kazako? Agli italiani forse no, ma a Salini e Todini sì, visto che hanno intascato 50 milioni di euro.

Altri affari del Gruppo Salini

Oltre a detenere il 45% della Eurolink, la società interessata a costruire il Ponte di Messina, Grande Opera concepita decine di anni fa da imprese di matrice mafiosa, Salini Impregilo ha costruito una tratta della metropolitana di Roma – linea B1 – e, grazie ai buoni uffici di Renzi, ha ottenuto commesse in Arabia Saudita e negli Emirati arabi per la costruzione di autostrade e di tratte di metrò. In passato la società ha costruito numerose Grandi Opere nei paesi arabi e nei paesi dell’Est europeo. Di recente ha realizzato, su incarico di Renzi, la cosiddetta Variante di Valico nella tratta autostradale Firenze-Bologna, per la bella cifra di 4,1 miliardi di euro. I lavori, i cui costi raddoppiavano ad ogni chilometro, sono durati 11 anni.

Cosa c’entrano questi palazzinari d’alto bordo con le Poste? Sulla base di quali criteri lo Stato gli ha affidato un servizio pubblico che questi stanno distruggendo? C’entra forse il fatto che Salini Simonpietro aveva la tessera P2 n. 1704, fascicolo 0531?

Il dottor Giannini, il caso Shalabayeva e la Commissione Moro

Torniamo al caso Shalabayeva. Alma Shalabayeva è moglie di Mukhtar Ablyazov, principale oppositore politico del regime kazako. Il rapimento suo e della figlia da parte della polizia italiana, che le consegna ai kazaki, permette al governo kazako, che ha in ostaggio i familiari di Ablyazov, di ricattare l’oppositore.

In cambio di questo favore, i kazaki riaprono le trattative con le ditte italiane, e stipulano diversi accordi commerciali, fra i quali quello dell’acquisizione di alcune società del Gruppo Todini-Salini per 50 milioni di euro.

Gestiscono operativamente il sequestro di Alma Shalabayeva il capo della DIGOS romana, Lamberto Giannini, il dirigente della Squadra Mobile, Renato Cortese, e il responsabile dell’Ufficio Stranieri, Maurizio Improta. Fanno tutti carriera: Improta viene nominato questore di Rimini; Cortese diventa il capo dello SCO (Servizio Centrale Operativo) della Polizia, e Giannini è scelto come direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo. In questa veste è il referente della Commissione Moro 3 che, in teoria, si propone di fare qualche passo avanti sul caso Moro. In realtà la CM, sotto l’accorta regia di Giuseppe Fioroni, sta elaborando una nuova versione ufficiale, perché la vecchia verità, basata sulle menzogne dei Br e sul Memoriale Cavedon-Morucci, fa acqua da tutte le parti ed è ormai indifendibile. E il dr. Giannini può aiutare questa CM a non scoprire la verità vera, perché è un funzionario affidabile.

Il fratello del ministro Alfano, Alessandro, funzionario alle Poste Italiane SpA

Le Poste (cioè Salini-Todini) sono grate al ministro dell’Interno che ha favorito la trattativa con i kazaki, e forse per questo scelgono suo fratello come dirigente del Polo Immobiliare; in questa sua veste di dirigente gestisce il patrimonio immobiliare delle Poste ed ha continui rapporti con i palazzinari per le vendite, le svendite e gli acquisti di palazzi e di quote di società immobiliari. Il fratello di Alfano prende più di 200.000 euro l’anno (più i benefit) per questo suo delicato incarico. Chissà se anche lui ha acquistato, come il piduista Luigi Bisignani, un po’ di palazzi dai palazzinari piduisti che sono anche i suoi datori di lavoro?

Luigi Bisignani e il rapimento di Aldo Moro

Tra via Trionfale e via Marcello Casale De Bustis a Roma si estende un vasto parco, in parte edificato e in parte pieno di boschi e di campi coltivati, dove probabilmente i brigatisti la mattina del 16 marzo 1978 cedettero Moro al gruppo che lo prese in consegna. L’area, che è in gran parte di proprietà di Luigi Bisignani, dei Caltagirone e della società SPIGA, legata ai Servizi, confina con il parco della Loyola University Chicago Rome Center e con il Policlinico Gemelli.

Nessuno in Commissione Moro ha sentito il dovere di fare indagini serie sul parco Bisignani. I carabinieri, incaricati di scoprire se c’erano edifici nel 1978, hanno concluso la loro ricerca con una relazione ridicola: “Non c’era niente”, affermano, “perché gli immobili sono stati accatastati solo nel 1982”.

Oltre ad avere parte del parco, Luigi Bisignani possiede unità immobliari in via Bertoloni 31. È bene sapere che nell’agenda di Licio Gelli, delinquente capo della P2, agente americano e mandante dell’assassinio di Moro, all’indirizzo di via Bertoloni 31 è annotata Bisignani Vincenza (tel. 809548). L’utenza è intestata ufficialmente a Bisignani ing. Roberto, al quale risponde anche il numero 878149. Fra il 1980 e il 1981 dall’Hotel Excelsior Gelli chiamò frequentemente il numero 809548, segno di una consuetudine di rapporti con i Bisignani mai interrotta [Commissione Anselmi, Vol 2-4 quater 7 tomo 12].

La Fondazione Italia-USA e Luisa Todini

Giuseppe Fioroni, presidente della CM3, è stato a lungo vice della Fondazione Italia-USA, un’associazione ultra-atlantica che assegna premi ad agenti CIA, segretari Nato, economisti ultra-liberisti e Piduisti. In collaborazione con la Loyola University Chicago e l’Ambasciata degli Stati Uniti periodicamente presenta presso la Biblioteca del Senato a Palazzo Minerva qualche conferenza per promuovere le idee di Monti e della Fornero e propagandare l’economia da Far West dei padroni statunitensi.

La Fondazione attribuisce ogni anno presso la Camera dei Deputati il “Premio America”; premiati, fra gli altri, Gianni Letta, Alessandro Benetton, Edward Luttwak (il consigliere di Kissinger esperto in colpi di stato), Peter Secchia, ambasciatore statunitense, Anders Fogh Rasmussen, segretario della NATO, Luca Cordero di Montezemolo, Lapo Elkann, Walter Veltroni, Paolo Mieli e una serie di ministri filo Usa (Bonino, Frattini, Boschi, Monti, Fornero, Pinotti, Fedeli, Giannini e Franceschini). Fra i premiati quest’anno c’è anche Luisa Todini, la presidente delle Poste, forse per l’efficienza dimostrata nella distruzione del servizio pubblico.

L’Associazione Italia-Usa è fra i finanziatori della Fondazione Open, nata nel 2012, nel cui consiglio direttivo, oltre ad Alberto Bianchi (presidente) ci sono Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti. La Fondazione Open (in liquidazione), dice il sito ufficiale, fornisce il suo “contributo finanziario, organizzativo e di idee ad attività di rinnovamento della politica italiana, e in particolare finanzia le iniziative di Matteo Renzi (come la Leopolda).

Conclusioni

Tutto quadra: il Piduista Bisignani, intimo di Gelli, implicato nel caso Moro, fa affari con il gruppo Salini, il cui boss è un piduista. Salini e Todini, intrallazzati con i Servizi, si impadroniscono del servizio postale. Giannini, ex capo della DIGOS romana che coordinò per Alfano il rapimento della Shalabayeva, è oggi il dirigente dell’Antiterrorismo. La Commissione Moro non disturba Luigi Bisignani e le indagini sul suo parco sono ridicole. Il presidente della CM è un uomo degli statunitensi e pilota intelligentemente i lavori della commissione lontano dalla Nato e dagli USA. Negli stessi salotti delinquenza, mafia e Servizi sono a braccetto.

In quei salotti dove i palazzinari sono di casa, si svende la sovranità nazionale, importando non solo la corruzione legata alle spese militari (gli F35), ma anche una cultura becera e anticostituzionale. La corruzione è un sistema organico di relazioni gerarchiche fra gli USA e la colonia Italia, e serve a fidelizzare generali, politici e imprenditori, a far decollare imprese e ad arricchire i clan.

Chi sta al gioco fa carriera, chi è onesto viene eliminato. Questa è la “democrazia” di importazione.

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Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer

per la ricostruzione del P.C.I.

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iskrae.eu/

BISIGNANI, SALINI, TODINI, ALFANO, GIANNINI E IL CASO MORO. DELINQUENTI, MAFIOSI E POLITICI A BRACCETTO SOTTO L’OMBRA DELLA P2ultima modifica: 2018-04-29T07:00:05+02:00da iskra2010
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