Dens dŏlens 330 – Italia dei roghi…

di MOWA

La Lombardia ed altre regioni italiane, negli ultimi periodi, sempre più spesso vanno a fuoco e le fiamme divorano il territorio. Ogni volta, gli argomenti in ballo sono quasi sempre soldi e criminalità.

Un dato significativo dei reati contro l’ambiente arriva dall’ISTAT che registra, sul solo versante della gestione dei rifiuti, su un totale di 10.320 procedimenti penali, nel 2016, la maggior parte delle violazioni contestate riguarda la gestione dei rifiuti” 8.792, al Sud e nelle Isole ci sono il 47,7% dei procedimenti, mentre nel Nord sono pari al 30%.

Un 30%, però, che assume un peso significativo in relazione alla densità della popolazione che vi abita che respirerà, berrà e mangerà le schifezze emanate dai roghi dei rifiuti, che vanno ad aggiungersi alle emissioni degli incendi boschivi oltre a quelli industriali (policlorobifenili – PCB – accumulati nel corso degli anni) o naturali.

Schifezze che hanno in testa alla lista, nonostante le dichiarazioni pubbliche dei vari improvvisati assessori di turno o degli stessi organismi di controllo, come nell’ultimo incendio avvenuto a Milano, diossina e furani (PCDD-DF) nonostante venga dichiarata solo la “conferma di una parziale alterazione della qualità dell’aria” (sic) mentre sappiamo da studi specifici che molti composti chimiciche si propagano in aria, acqua e nel terreno, non sono degradabili e permangono nell’ambiente per lungo tempo.

L’ISS (Istituto Superiore di Sanità), infatti, sostiene che:

…poiché le diossine, appartenenti alla classe degli inquinanti organici persistenti (noti come POP dall’inglese persistent organic pollutants), hanno un’elevata stabilità chimica (vale a dire che difficilmente si degradano), poca facilità di sciogliersi nell’acqua e, avendo caratteristiche simili alle sostanze grasse, riescono a rimanere per tempi piuttosto lunghi sia nell’ambiente che all’interno degli organismi, compreso il corpo umano, dove si localizzano principalmente nel tessuto grasso (adiposo): per eliminare il 50% di una dose di diossine ci vogliono più di 10 anni. Queste sostanze chimiche, inoltre, sono in grado di diffondersi facilmente nell’ambiente, raggiungendo distanze anche molto lontane rispetto al luogo di rilascio. Sono quindi presenti ovunque sulla Terra, anche in zone estreme ed isolate del nostro pianeta, come i poli…”

Nonostante l’ISS abbia informato che

Già da alcuni decenni sono state attuate efficaci misure di prevenzione, controllo e riduzione dell’esposizione umana alle diossine” e “A seguito dell’incidente italiano del 1976 a Seveso, la Comunità Europea nel 1982 approvò la cosiddetta “Direttiva Seveso”, oggi giunta alla sua terza revisione, che prevedeva tra l’altro la registrazione degli stabilimenti industriali a rischio, l’identificazione delle sostanze pericolose trattate e la preparazione di specifici piani di prevenzione ed emergenza

In realtà, non vi devono essere stati molti controlli sul versante del territorio per evitare che tutto ciò accadesse con la frequenza degli ultimi mesi, e a fronte della raccomandazione del citato Istituto che informava della persistente pericolosità di dette sostanze

Dato che la trasmissione per via alimentare è responsabile di più del 90% dell’esposizione generale, in Europa i limiti di concentrazione di diossine presenti negli alimenti sono sia regolati per legge che periodicamente controllati attraverso specifici programmi ufficiali di sorveglianza.

Ci si dovrebbe chiedere come mai le varie amministrazioni locali o nazionali, non si siano attrezzate per potenziare organismi capaci di fare adeguate indagini che esaminino o mappino la situazione per contrastare i fenomeni criminosi che si sono manifestati in modo eclatante e sotto gli occhi di tutti in questi ultimi mesi.

Una risposta parziale l’abbiamo dal procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco (che fu uno dei protagonisti delle indagini su tangentopoli) che, intervenendo al convegno su “Evasione fiscale, corruzione e riciclaggio” il 30 marzo a Napoli, ha sostenuto che Stiamo peggio che nel ’92 […] i livelli della corruzione sono cresciuti. Ma non ho avvertito” aggiungendo “l’urgenza dell’emergenza. C’é un’ emergenza nazionale su evasione fiscale e corruzione e se c’é significa che occorrono norme emergenziali”.

L’altra risposta dovremmo averla sul versante culturale dai politici che avrebbero il compito di sanare la situazione promulgando leggi ma che, invece, è stato ben detto nella stessa occasione di cui sopra dal PM della sezione criminalità economica della procura di Napoli, Vincenzo Piscitelli, “Per il livello di corruzione l’Italia è più vicina ai paesi in via di sviluppo che a quelli industrializzati” dimostrando la bassezza a cui siamo arrivati e invece ci si dovrebbe impegnare in prima persona in modo organizzato e con un soggetto politico adeguato e che non sia la pagliacciata delle finte contese come quelle attuali dove vengono dette le stesse identiche cose anche se indossano casacche diverse (verdi, stellate, azzurre, tricolori…).

Un partito politico che sappia organizzare movimenti mono/pluritematici su questioni serie nell’ottica di avere un Paese migliore anche sul versante ambientale e che non dica eresie sulla questione della salute pubblica oppure che dica ma, poi, non mantenga.

Dens dŏlens 330 – Italia dei roghi…ultima modifica: 2018-11-03T06:05:23+01:00da iskra2010
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