Dens dŏlens 379 – Quando la pace costa fatica…

di MOWA

Gli avari non credono a una vita futura, il presente è tutto per loro.” [Honoré de Balzac ]

Si è appena consumata in Europa la “MOTION FOR A RESOLUTION” (ovvero: equiparazione tra nazismo e comunismo) e, giustamente, si sollevano da esponenti storici, associazioni, politici, ecc., di diversi Stati, le inevitabili contrarietà per la grossolana panzana che viene portata avanti da soggetti che di conoscenza storica ne hanno proprio pochina ma sono guidati da una contrarietà al comunismo determinata da una palese stupidità (ignoranza) e asservimento al potere.

Grossolane e stupide prese di posizione da parte di esponenti politici europei (con qualche tardivo ripensamento) che non tengono conto, come s’era già scritto nel nostro precedente post delle revisioni/deformazioni di avvenimenti storici ancorché culturali e della persistenza, in buona parte nelle persone, di pregiudizi causati da una campagna denigratoria martellante di un potere che farebbe (e fa) di tutto per evitare che le proposte di giustizia sociale sostenute dai comunisti fossero adeguate ai bisogni della popolazione mondiale.

Non casuali, quindi, sono le proteste di persone speciali come Antonio Pizzinato (per citarne uno) che ha un curriculum personale non indifferente e ancora fieramente comunista ed iscritto al P.C.I., dal 1948 al 1991, come dichiarato nell’intervista su la Repubblica, il 24/9, a Matteo Pucciarelli in cui sostiene che:

I comunisti hanno fatto la nostra storia della Repubblica alla Costituzione dal voto alle donne alla parità di salario rispettando sempre la democrazia.”

[…] “Mi domando senza l’URSS come sarebbe finita la guerra? Come sarebbe stata l’Italia senza l’impegno dei partigiani e dei comunisti’? Cancellare così la storia non aiuta a formare le nuove generazioni.”

Domande, quelle di Pizzinato, che fanno riflettere, visto che oggi il P.C.I. a cui lui era iscritto (quello di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer e Natta), non esiste più e intorno ci troviamo formazioni politiche che sono il frutto di posizioni anche filo-naziste come quelle di matrice evoliana portatrici di una sottospecie di etno-tradizionalismo attraverso l’etno-federalismo, e che ha preso spunto dall’etno-regionalismo, portato avanti in origine dai vari Umberto Bossi con prima Roberto Gremmo e poi Giuseppe “Gipo” Farassino, uno con la Lega Lombarda per la Padania e, l’altro, prima con l’Union piemontèisa indi la Piemont autonomista. 

Un etno-tradizionalismo (in prevalenza nella Lega Lombarda, ora di Salvini) che ha radici profonde nella cultura dei vari sostenitori delle tesi naziste o negazioniste dei vari Guénon, Jean Thiriart, Alain De Benoist, Robert Steuckers, Mario Borghezio, Stefano delle Chiaie, Maurizio Murelli, Alessandra Colla, Alberto Sciandra, Claudio Mutti, Franco Freda, Roberto Fiore, Carlo Terracciano, Marco Battarra, Aleksandr Dugin… quasi tutti accomunati dalla cultura e tecnica evoliana dell’infiltrazione nei vari partiti per “egemonizzarne” le posizioni politiche. Cosa, tra l’altro, riscontrabile in vari periodici paranazisti che vanno da Quex ad Orion e che hanno visto, anche, come collaboratori, alcuni dei personaggi sopra citati, che, hanno proposto, proprio su Orion, di

superare quelle che erano questioni ideologiche legate ai partiti, quindi legate alle vecchie opposizioni fascismo/antifascismo, comunismo/anticomunismo, per cercare di avere un respiro più ampio

Quindi non deve meravigliare, visto che non ci si è attrezzati ad evitare lo sfacelo culturale, la presenza, nelle feste del popolo fiammingo dell’estrema destra belga della Vlaams Blok, i vari Borghezio, Terracciano, Steuckers pronti a rinfrancare un’ipotesi di etno-tradizionalismo che, decisamente, non è anti-europeo visti i finanziamenti di dubbia origine (grande capitale?) come sta emergendo nel caso Savoini dell’associazione Lombardia-Russia. Finanziamenti funzionali a quel potere che ha sempre usato i reazionari per squassare le porte della democrazia e instaurare sistemi poco concilianti con le libertà civili e sociali come avvenuto, ad es. in Ucraina, dove si scoprono, in queste ore, le intercorse telefonate di richiesta di aiuto dell’attuale presidente degli USA di cui è stato chiesto l’impeachment da parte del partito democratico. Proprio un colpo basso verso il repubblicano, Donald Trump, che lo potrebbe mettere da parte per far fare la strada ai denuncianti (che di democratico hanno solo il nome ma non la prassi) verso nuove guerre come è nella loro metodica.

Ecco, quindi, la necessità di ripristinare quel valore storico annullando l’assurda risoluzione, dell’unico Continente che ha saputo salvaguardare la pace per oltre 70anni, prima che l’Europa cada vittima di interessi che portano alla guerra.

Dens dŏlens 379 – Quando la pace costa fatica…ultima modifica: 2019-09-27T05:43:55+02:00da iskra2010
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