Dens dŏlens 392 – Il passato che riaffiora come una vergognosa verità

di MOWA

Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni.

[Cit. William Shakespeare, La dodicesima notte]

Nei dizionari l’etimologia di nascondere è avere “lo scopo di sottrarre qualche cosa alla vista o alle ricerche altrui, mettendola o tenendola in luogo opportuno” e…”di chi non ha la coscienza pulita; più genericamente, tacere ad altri, non rivelare, non comunicare, per motivi diversi, notizie o informazioni”, ecc. ecc.

In Italia, alcuni italiani (che sono o hanno ricoperto cariche più o meno importanti), nel recente passato hanno saputo dare una dimostrazione pratica “perfetta” di come sia sostanziale quella definizione dei dizionari.

Una categoria, quella dei “nasconditori” (di pascoliniana memoria), decisamente ampia che convive con complicate e intrecciate connivenze tra soggetti, da coloro che sono legati ad interessi sovranazionali a coloro, i cui interessi, sono, invece, più futili e banalmente personali ma che, comunque, sono di impedimento all’evolversi dell’unica strada percorribile: quella della verità.

Dimostrazione pratica di come i “nasconditori” siano entrati in azione la si può avere analizzando le varie vicende che hanno interessato intere generazioni e che riguardano il fenomeno delle stragi e del terrorismo (e che, per comodità descrittiva, ci si limita a recintare alla sola Italia negli anni che vanno dal 1969 al 1980) dove alcuni di “costoro” hanno compiuto gesti che, apparentemente, sembrano lontani o agli antipodi tra di essi ma che in realtà (e probabilmente) hanno viaggiato sullo stesso binario di quella strategia, che Aldo Moro aveva coniato con la sintetica formula: “convergenza parallela”.

Gesti, si diceva, apparentemente lontani tra loro come la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e l’uccisione del commissario Luigi Calabresi, quale “testimone” scomodo sia per la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, avvenuta nella Questura di Milano, o per le indagini sugli esplosivi e sulle armi rinvenute nei “nasco” (nascondigli) degli incostituzionali appartenenti all’organizzazione “Stay Behind” – Gladio – (organizzazione questa nata nel 1952, con un patto segreto stipulato tra la CIA e il capo del Servizio informazioni forze armate – Sifar).

Il commissario Luigi Calabresi venne ucciso il 17 maggio del 1972, dopo essere diventato vittima di una vergognosa campagna stampa diffamatoria sostenuta, prevalentemente, dal quotidiano pseudo-comunista “Lotta continua” che lo voleva responsabile della morte dell’anarchico Pinelli (accusato falsamente della strage provocata dalla bomba alla banca di Piazza Fontana) e “volato” giù dalla finestra della questura di Milano il 15 dicembre 1969. Nessuno dice, però, che il funzionario di polizia stava portando avanti una delicata inchiesta su un traffico di armi di grosse dimensioni tra la svizzera e il veneto.

Lascia, dunque, sconcertati che nessuno abbia dato il giusto rilievo ai rapporti scritti dal Commissario sulle indagini inerenti il traffico d’armi del quale non si è trovata più alcuna traccia.

Altra cosa raccapricciante è che tra i principali indiziati del traffico d’armi vi erano estremisti di una cellula veneta della destra. Nell’assassinio del Commissario venne coinvolto tal Gianni Nardi (più volte arrestato per detenzione e traffico di armi) presente nelle liste di Gladio con la sigla 0565.

L’indagine sull’omicidio del commissario Luigi Calabresi e quella sul traffico d’armi di Gianni Nardi verrà “bloccata” con la “morte” di quest’ultimo in un incidente d’auto avvenuto a Palma di Majorca 10 settembre 1976.

Un’indagine che vedeva coinvolta una persona legata a Gladio e che si è conclusa con la straordinaria coincidenza, della “morte” dell’indagato.

Alcuni attenti giornalisti, però, nel tentativo di dare una giusta collocazione cronostorica agli avvenimenti… responsabilità comprese, cercando tra le pieghe della Storia, e per rendere comprensibile e chiaro quanto accaduto, hanno inanellato alcune vicende che stridono con quanto accaduto realmente.

Tra questi, il giornalista Gianni Barbacetto non si è fatto sfuggire l’opportunità di incalzare le responsabilità di taluni personaggi di quel passato per le cui colpe, ancor oggi, le generazioni pagano lo scotto di distorsioni e revisioni di quanto accaduto e che ha modificato la visione d’insieme della Storia e che è causa di ciò ci ha “regalato” l’Italia odierna e che non meritiamo.

Un giornalista a cui dobbiamo molto (come diversi altri) che si distingue per impagabile serietà e impegno professionale e che non si ferma davanti a chi è “potente” o “nasconditore”. Anzi…

Nasconditori” di verità che lo fanno di mestiere come nel caso del fascista Stefano Delle Chiaie che, sentito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (XIII Legislatura – dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001seduta di mercoledì 16 Luglio 1997 – pag.1030), tra una negazione, reticenza e parziali verità, rifiutò quanto sostenuto e, ormai, accertato dal componente CORSINI:

Per quanto riguarda i suoi rapporti con Licio Gelli, il giu-dice istruttore di Bologna nella sentenza-ordinanza del giugno 1986 af-ferma: «Può considerarsi provato il rapporto certamente esistente negli anni 1976-’78 tra Licio Gelli e Delle Chiaie. È provato dalla impressio-nante quantità di riscontri testimoniali (…) dunque Delle Chiaie e Gelli negli anni indicati erano in rapporti telefonici ed anzi il primo chiama-va il capo della P2 sulla sua linea riservata all’Hotel Excelsior (…). Infi-ne, nelle liste di Castiglion Fibocchi figura il nome di Mario Tilgher, pa-dre di Adriano (…) responsabile insieme al figlio della serie italiana di Confìdentiel di via Alessandria 29 a Roma, nei cui scantinati vennero trovate le armi dei Nar-Terza posizione».

Quello stesso Stefano Delle Chiaie di cui il Presidente della menzionata Commissione, Giovanni Pellegrino, annunciava nella sua premessa

Inoltre possiamo dare per noto ed acquisito alla Commissione quel-la sua lunga ed appassionata autodifesa sia della sua persona, sia del movimento di Avanguardia nazionale. Lei non contraddice, anzi sottoli-nea, la natura nazional-rivoluzionaria nella sua figura del movimento di Avanguardia nazionale, l’ha rivendicata.Quando parla di autodifesa, lo fa soprattutto in riferimento ad una accusa ricorrente di rapporti fra lei, Avanguardia nazionale ed apparati istituzionali; in particolare con l’ufficio Affari riservati del Ministero dell’interno. Gli atti acquisiti dalla Commissione ridondano di questa va-lutazione di una sua contiguità con l’ufficio Affari riservati del Ministero dell’interno sia con riferimento ad atti remoti (penso all’inchiesta sulla P2), sia in riferimento ad atti recentissimi ricevuti dal dottor Mastelloni all’interno dell’inchiesta Argo 16.

Incidente d’aereo, quest’ultimo, che uccise persona legata a Gladio che voleva spiegare ai magistrati i reroscena dei trasporti delle armi e dei depositi segreti (nasco) dei gladiatori.

Una cosa si deve notare, e che si riscontra sempre in molti equivoci episodi accaduti dal dopoguerra sino ai giorni nostri, persino nelle indagini con i recenti arresti in diverse località italiane eseguiti dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, esiste, sempre, una costante che non viene assolutamente messa nel dovuto risalto dai media (anch’essi impregnati di grembiulini e cappucci) ed è il ruolo principe della massoneria che, con disinvoltura, palesa quel respiro pesante sulle torbide vicende accadute in Italia come stragi, omicidi, malaffare, tentati golpe… e di come ha saputo creare un ventre molle nelle Istituzioni tanto da far dire al citato procuratore, nella conferenza stampa, di come sia impressionante “la facilità con la quale la famiglia Mancuso aveva contatti con i quadri della pubblica amministrazione” e che riportano le cronache “qualche anno fa Luigi Mancuso, in un’intercettazione telefonica, ha detto ‘ma di che parlate oramai comanda la Massoneria, la ‘ndrangherta dei vecchi riti non c’è più’. Nella sua ottica aveva ragione e oggi con questa operazione diamo una riposta a Luigi Mancuso. I massoni deviati si erano messi a disposizione della ‘ndragheta”.

Dens dŏlens 392 – Il passato che riaffiora come una vergognosa veritàultima modifica: 2019-12-30T07:00:41+01:00da iskra2010
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