La Nota di Alice
Nella classifica dei 25 manager più pagati d’Italia, Paolo Scaroni occupa il quinto posto: è preceduto da Alessandro Profumo, Luca Cordero di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera e Cesare Geronzi ed è seguito da Pier Francesco Guarguaglini, Fedele Confalonieri, Sergio Balbinot e Sergio Marchionne. Scegliamo Paolo Scaroni ai fini di una nostra valutazione perché il suo compenso è il primo nella classifica di quelli non gravati da importi di altra natura o provenienza. Paolo Scaroni – com’è noto – è amministratore delegato dell’ENI. Nel 2010 ha guadagnato 4.420.000 euro, cioè 1.210 euro al giorno – ogni giorno dei 365 che compongono l’anno. Posto che la sua giornata di lavoro sia di 8 ore – abbiamo concesso che lavori anche nei giorni di festa e che non si conceda alcuna tregua nel corso dell’anno -, egli guadagna 151 euro ogni ora. Ogni minuto entrano nelle sue tasche 2,50 euro. Ogni secondo, 4 centesimi. Anche quando va a fare la pipì – posto che debba sbottonarsi, riabbottonarsi e lavarsi le mani -, intasca 2,50 euro. Se la pipì è stata trattenuta a lungo ed è di lunga durata, naturalmente gli introiti sono maggiori. Ora è vero che già Adam Smith ammetteva che il compenso percepito dall’imprenditore nelle sue funzioni di organizzatore e coordinatore della produzione – il famoso “profitto” – tende a essere maggiore rispetto a quello calcolabile per il lavoro effettivamente svolto, ma – di grazia! – il tempo della pipì o di altre simili necessità dovrebbe essere, secondo giustizia, defalcato dai compensi di fine anno! Calcolati in tre minuti i tempi quotidiani della pipì, in un anno sarebbe pari a poco più di 2.000 euro la quota di compenso non dovuta a Scaroni e che resterebbe nelle casse dell’ENI destinabile ad ogni buon fine. Per questa via i processi di accumulazione di capitale da parte dell’ENI sarebbero – in parte – facilitati e i prodotti petroliferi potrebbero – in parte – costare meno, con beneficio per i consumatori e con danno per la concorrenza. Qualcuno osserverà che questi calcoli non servono a nulla. Non è vero! Sarebbe giusto – e sarebbe ora – che i “tempi di pipì”, cronometrati per gli operai di Pomigliano, entrino anche nel calcolo dei compensi degli Scaroni e dei Marchionne.
Sabato, 2 aprile 2011