Beni comuni pro Monti

 

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di Angelo Ruggeri

Nel nome dei “BENI COMUNI”. OLTRE AL “RISPARMIO FORZOSO” DEI FONDI PENSIONI, AVREMO ANCHE GLI “INVESTIMENTI FORZOSI” (a cui pensa il governo Monti-Passera) PER LA GESTIONE dei “BENI COMUNI” DELLE AZIONI DI SOCIETA’ PUBBLICHE, ANCH’ESSE SOTTOPOSTE AL GIOCO DELL’INTERMEDIAZIONE CAPITALISTICA BANCARIA.

Pagate e “crepate”. Nessuna comprensione per il popolo di “Talian” della mistificante “sinistra” ( e del centro e della destra) che si sono beati come beoti delle privatizzazioni. Per riscattarvi prendetevela ad uno ad uno con chi vi ha fatto credere che il “pubblico” tutto ( dalla Usl-Asl alle poste, ecc.) avrebbe funzionato meglio, invece che peggio e con le tariffe piu care d’Europa come in realtà accade.

All’attenzione, soprattutto, di chi pensava, e pensa, che le modifiche del nostro sistema istituzionale, sia costituzionali che del sistema elettorale antiproporzionale non comportassero conseguenze e costi per gli aspetti della vita di ciascuno di noi.

Le cronache di questi ultimi 10 anni sono state spesso “piene” dell vie crucis dei passeggeri dei trasporti in genere e di TreniItalia in particolare.

Il disastroso stato in cui versa il trasporto lo si vede dai tagli di linee, di 7 mila dipendenti, dalla caduta verticale di passeggeri e di bilancio della nuova società Alitalia– per cui ogni “Talian” ha pagato migliaia di euro – di Colannino, Passera, ecc., cioè i furbetti che d’Alema “capitani coraggiosi” assieme ai vari Consorte (ecc.), all’ennesima ed ultima via crucis dei passeggeri delle linee ferroviarie, ad es. di quella dei passeggeri “sequestrati” al freddo e senza notizie per oltre 48 ore sul Treno bloccato, inspiegabilmente a Tivoli, e di altri per 36 ore o per 24 e così via, “salvati” solo dall’intervento dall’amministrazione comunale. Tutto ciò sta a dimostrare quanto veritiera fosse la “facile” previsione che facemmo (potremmo allegare e seppellire i “beoti” con centinaia e centinaiadi articoli scritti negli ultimi 10 anni sulle conseguenze diprivatizzazioni, modifiche costituzionali e della legge elettorale in senso uninominale-maggioritario, Ue, presidenzialismo comunale e regionale, ecc.) dopo le aziendalizzazioni-privatizzazioni degli anni ’90. D’esempio è un articolo che ci ha pubblicato La Prealpina subito dopo l’approvazione delle modifiche “federalistiche” all’Articolo quinto della Costituzione, che sanciva e costituzionalizzava le privatizzazione e aziendalizzazione (cioè: soldi pubblici per i servizi gestiti con i criteri aziendalistici del privato ,ovvero in base alle logiche di profitto dell’economicità privata contro il primato dei fini dell’economicità pubblica) con la “sussidiarietà” dello stato rispetto alle imprese private che il fascismo, con la Carta del lavoro aveva già introdotto nel 1927, però, solo per le attività economiche. Mentre ora facendo peggio del fascismo, con la riforma costituzionale del 2001 si é dato alle imprese anche la gestione delle funzioni tipicamente pubbliche, come le prestazioni di servizi di “stato sociale”, quali sanità, scuola, giustizia, ecc.

“Con ciò ribadendo quanto già previsto nel testo elaborato dalla affossata Commissione D’Alema (bicamerale), con una scelta che chiariscel’inseparabilità del presidenzialismo – già introdotto per le regioni con precedente legge costituzionale non sottoposta a referendum – dalla sussidiarietà dello stato, non solo rispetto alle attività economico-sociali a suo tempo introdotta dal fascismo con la “Carta del lavoro”, ma addirittura peggiorando tal principio introdotto dal fascismo nel senso di dare ai privati, e quindi alle imprese, un ruolo preferenziale per l’esercizio delle stesse funzioni pubbliche, che, per tradizione, sono tipicamente “pubbliche” come quelle concernenti la prestazione di servizi e non solo la produzione di beni”.

Per cui oggi siamo invasi da aziende private che gestiscono ad es. anche l’assistenza domiciliare sanitaria o agli anziani, subordinando ai propri interessi privati e di profitto quelli sociali degli ammalati, degli anziani e di tutti. All’opposto della Costituzione che esige che persino le imprese economiche private che producono beni, rispondano a fini di utilità sociale (art.41)per non arrecare danno – anche in fabbrica e nel territorio – alla dignità umana, che invece ora viene spesso calpestata anche nelle funzioni pubbliche sanitarie e di assistenza: perché i privati lucrano per fare profitti e i propri interessi privati prima di quelli sociali e collettivi di tutti. Donde che dalla sanità ai treni, costi, disservizi e insicurezza sono aumentati tutti e per tutti, e ad es. sui treni sono decuplicati gli incidenti e pure le pulci, perché al privato non frega dell’interesse sociale e lucra risparmiando persino sulla manutenzione e la pulizia (Scrivemmo nel Giugno 2006. E ribadiamo oggi). 

Il gioco dell’Oca del debito pubblico: si ricomincia daccapo, coi “beni comuni”

Il punto, infatti, è che dopo tutto quello e questo che è stato fatto in nome della riduzione del debito pubblico, con la crisi del 2008 (a cui tali politiche ci hanno portato) i SACRIFICI FATTI IN VENTI ANNI SONO ANDATI IN FUMO. Il debito ha creato altro debito, a causa dei tassi d’interesse crecenti. COSI SIAMO TORNATI AL 120 % DEL PIL, COME NEL GIOCO DELL’OCA. ED ORA CI SI CHIEDE DI RICOMINCIARE DA CAPO: rifacendo le stesse cose per altri vent’anni che- dicono- serviranno per dimezzarlo. Impresa insostenibile come si è visto negli ultimi 20 anni, se si continua sulla stessa strada e come si intende fare. Con in più e in peggio costringendo gli italiani ad investire nel “Fondo di gestione patrimoniale immobili e azioni di società pubbliche (che fa eco ai famigerati c.d. “beni comuni”) GRAZIE ANCHE ALLA FAMIGERATA IDEA DEI C.D. “BENI COMUNI” di “sinistri” “movimenti”. Così che dopo il risparmio forzoso di Fondi privati e collettivi (pensioni, sanità, TFR, ecc.) affidati all’intemediazione capitalistica bancariain nome dei “BENI COMUNI” AVREMO ANCHE GLI “INVESTIMENTI FORZOSI”PER GESTIRE i “BENI COMUNI” DEL “FONDO AZIONI DI SOCIETA’ PUBBLICHE”, ANCH’ESSE SOTTOPOSTE AL GIOCO DEGLI INTERSCAMBI MERCANTILI CAPITALISTICI.

INVECE DI RIVENDICARE I C.D. “BENI COMUNI” PENSATI DA CHI CREDE COSì DI SEPARARE I SERVIZI E IL SOCIALE DALL’ECONOMICO DELL’ECONOMIA CAPITALISTICA E D’IMPRESA, E DI NON DOVER, NECESSARIAMENTE, FARE “LOTTA DI CLASSE” CONTRO IL CAPITALE PRIVATO E IL POTERE D’IMPRESA, SERVE: – RIVENDICARE LA SOCIALIZZAZIONE E DEMOCRATIZZAZIONE DELLO STATO E DELL’IMPRESA; – LA LOTTA DI CASSE CONTRO IL POTERE D’IMPRESA E I CRITERI DELLA ECONOMICITà PRIVATA: – PER RESTAURARE I CRITERI DI ECONOMICITA’ PUBBLICA, LE PARTECIPAZIONI STATALI E IL CONTROLLO SOCIALE E STATALESULL’IMPRESA PRIVATA.

Beni comuni pro Montiultima modifica: 2012-02-22T08:37:00+01:00da iskra2010
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