Dens dŏlens 462 – Anomia…

di MOWA

La burocrazia è un meccanismo gigante mosso da pigmei.

(Honoré De Balzac)

Un paese che sempre più somiglia, nei comportamenti di alcune categorie di persone, a quello d’oltreoceano e che dimentica, con estrema disinvoltura, il proprio percorso di liberazione da un bieco totalitarismo come quello fascista.
Una cultura del totalitarismo che si manifesta, oggigiorno, anche, in gesti, ormai diventati quotidiani, come quello accaduto il 10 agosto in piazza Castello a Vicenza, dove, come documentato dalle cronache e dalle riprese video, un agente blocca, con una stretta al collo, una persona, un ragazzo che, stante ad alcuni testimoni, sembra essere estraneo ad una rissa accaduta in precedenza.

Un paese che, per ritornare alla ribalta della cronaca, non ha avuto nemmeno il tempo di metabolizzare l’altra recentissima vicenda degli agenti dei carabinieri di Piacenza con episodi che fanno rabbrividire il diritto come viene sottolineato dalle parole di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi ucciso a botte in una caserma dei Carabinieri:

Tutti possono vedere le immagini, chiare e nitide di quel video. Le ricostruzioni giornalistiche dei fatti non possono certo fare i processi, ma i video sì. I video sono spietati nella durezza di quelle immagini, non danno scampo, non cedono alle versioni delle cosiddette ‘fonti ufficiali’ che si sono soffermate a fornire spiegazioni e giustificazioni giuridicamente e civilmente inaccettabili. Potranno forse essere ignorati o diversamente interpretati nelle aule giudiziarie come spesso purtroppo accade. Vicenza mi ricorda quel ragazzo che finì in coma con la testa rotta mentre correva a fianco di un cellulare della polizia fuggendo dai luoghi dove si stavano verificando alcuni disordini dopo la partita di calcio Vicenza-Sanbenedettese…”

Lasciano un pessimo gusto in bocca, invece, le argomentazioni del Questore come ci conferma Ilaria Cucchi nell’intervista:

Ma qui abbiamo un video, abbiamo anche le parole preziose e illuminanti del questore…[…]

Cito: “non c’è assolutamente atto di razzismo, nessuno dei miei uomini ha comportamenti razzisti, è una questione di educazione alla legalità. C’è l’uso della forza, ma non della violenza gratuita. La stessa cosa sarebbe potuta accadere a un italiano”

Non dimentichiamo che Ilaria Cucchi ha dovuto “lottare”, per avere giustizia nelle aule di Tribunale, contro la catena di menzogne, depistaggi, rifiuti… offese, dei vari agenti che si erano schierati con chi aveva ucciso il fratello Stefano e quindi, purtroppo, conosce molto bene cosa voglia dire percorrere il calvario per arrivare alla verità contro chi dovrebbe averla nel “DNA” perché rappresenta istituzionalmente la comunità.

Si può dire che alcuni studi sociologici abbiano provato a sensibilizzare quelle che sono le responsabilità dei vari attori in campo cercando di impedire derive securitarie e che alcune funzioni di Polizia debbano, quindi, ritornare più rassicuranti e assertive alle direttive della Carta costituzionale e meno instabili come viene scritto da alcune testate online con titoli inequivocaboli, Forze non sempre dell’ordine e che si riporta in parte:

Nel Parlamento italiano c’è un clima diverso. Dall’inizio della corrente legislatura, Salvatore Palidda, professore associato di Sociologia all’Università di Genova e studioso di questioni militari (autore tra gli altri di “Polizia postmoderna” per Feltrinelli), ha inoltrato una comunicazione scritta a tutti i membri della commissione Affari costituzionale e Interni della Camera, che in un passaggio chiedeva conto di un “monitoraggio e un’analisi attenta dei casi di corruzione, abusi, devianze e condanne di personale delle polizie e quindi un’eventuale studio per la prevenzione e l’eventuale reinserimento di questo personale”. La richiesta non ha ricevuto alcuna risposta. Esito identico lo hanno avuto anche i tentativi di chi scrive, che, riprendendo l’iniziativa di Palidda, ha nuovamente inoltrato una richiesta analoga anche ai membri delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, all’Osservatorio Repressione coordinato da Italo Di Sabato (www.osservatoriorepressione.info) e ad Amnesty International (www.amnesty.it). Riccardo Noury chiarisce l’attività di quest’ultima: “La nostra ricerca si è limitata a casi di violazioni di diritti umani: il fermo di polizia nel senso più ampio e l’uso eccessivo della forza nella gestione dell’ordine pubblico. Dati relativi a questi due filoni -spiega Noury- non li abbiamo mai ottenuti. La parola trasparenza è l’architrave del sistema di impunità che si è sviluppato negli ultimi 14-15 anni. Questa idea per cui per difendere la polizia non si debbano avere strumenti di trasparenza ha fatto sì che l’iter legislativo per l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento si bloccasse sempre. È incomprensibile -conclude- che il tentativo di scalfirne l’impunità suoni come un attacco alla polizia”.

Si può essere in accordo con quei sociologi, come Salvatore Palidda, che adduce diverse responsabilità alla cultura liberista che ha prodotto “destrutturazione e la disgregazione sociale, ossia l’indebolimento o la scomparsa della coesione sociale” a questo si innesca un controllo sociale “endogeno ed esogeno che erano propri dell’assetto precedente. Le caratteristiche principali dell’assetto liberista: segmentazione eterogenea e discontinua, “atomizzazione, crisi o scomparsa della socialità e della convivialità, quindi anomia”. Lo stesso sociologo si pone le seguenti domande: “Incertezze, paure … Insicurezze … quali ? Per che cosa?

E le relative risposte.

La distrazione di massa e la distrazione delle istituzioni internazionali, nazionali e locali. L’obiettivo delle lobby: occultare che le vere cause delle insicurezze sono le scelte liberiste e occultare le vere insicurezze agitando altre reali o immaginarie ma spesso meno gravi però utili alla distrazione di massa e a creare consenso contro un nemico facile e a favore del business di una sicurezza parziale o falsa e soprattutto occultare i reati dei “colletti bianchi””. [1]

Derive securitarie utilizzate, arbitrariamente, da poche persone nelle forze dell’ordine che rovinano l’ottimo lavoro di tutti gli altri loro colleghi e che se, non riprese duramente dall’interno degli stessi corpi, potrebbero alimentare quella cultura nichilista, figlia delle peggiori realtà mondiali che ha, in passato, dato luce alle peggiori dittature come quelle nazi-fasciste.

E ciò non deve, assolutamente, accadere.

Foto di copertina: Daniel Lincoln

Dens dŏlens 462 – Anomia…ultima modifica: 2020-08-13T06:50:16+02:00da iskra2010
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