Tra art. 81 e art. 18 la Ue esaltata dalle “sinistre” realizza le regressioni democratiche e sociali per cui è nata

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di Angelo Ruggeri

Dalla cancellazione non già degli stati ma dei Parlamenti alla cancellazione dell’originario art. 81 della nostra Carta costituzionale del ’48.

L’Unione Europea, contrariamente alle “litanie” di chi pensa che vada completata sovrapponendo una c.d. “Europa politica” alla reale “Europa-economica”, è esattamente quella che i centri di potere del “blocco storico” transnazionale del capitalismo finanziario ad egida USA hanno voluto che fosse. Per perseguire e raggiungere, come sta avvenendo sia in campo economico che delle forme di potere, gli scopi per cui è stata fondata.

La UE (per chi ancora non capisce) é nata per aggirare le Costituzioni più progredite che vanno verso una democrazia sociale e trascinare le istituzioni nel gorgo dell’autoritarismo sociale, economico e politico, spostando l’asse del potere fuori dall’orbita delle sovranità popolari, come progressivamente é avvenuto dai Trattati di Roma in poi e come oggi ben si vede e si conferma.

Le nebbie prodotte dalla perdita del cervello sociale, causata dai gruppi dirigenti della “ex sinistra”, ha permesso l’uso ideologico e combinato dello specialismo sia economico che giuridico. Gli intellettuali, come ceto e come frazione dei gruppi dirigenti politici e sindacali, specie della c.d. “sinistra”, vanno additati come i principali responsabili della subalternità politica e della subordinazione culturale alla c.d. cultura “europeista” dell’Europadei “liberisti” e dei “riformisti”, assolutamente indistinguibili e complici tra loro, e, con questo, responsabili principali dell’attuale demolizione della democrazia-sociale della nostra Costituzione, a cui si sta procedendo a tappe forzate, senza che da parte loro e delle forze sociali, politiche e sindacali si sollevi alcuna obiezione e persino senza un’attenzione e tantomeno una discussione pubblica.

Ad essi, e a tale loro cultura, è addebitabile anche il silenzio assordante che circonda il sovvertimento della nostra Costituzione, che si sta operando sotto la spinta di UE-BCE-FMI e per il tramite dell’asse Germania-Francia su cui, sin dalle origini, si fonda la “comunità europea”.

Il rovesciamento costituzionale (non più solo di fatto ma de jure) è in atto con la “triparstisan”, iscrizione (come in quella tedesca nata in presenza delle truppe anglo-americane) del c.d. “pareggio di bilancio”, con cui si cancella tutto il sociale democratico e la democrazia sociale dalla nostra “Carta” democratica. La modificazione va in senso opposto al testo originario sia dell’articolo 81 che di tutti quelli ad esso più direttamente correlati (97-117-119). Tali articoli vengono svuotati di significato o cancellati (come l’art.3, l’art.4) in particolare quelli sociali della Prima Parte, inerenti i rapporti etico-sociali ed economici, dall’art.1 all’articolo 49, e quelli della Seconda Parte, appunto fino al 119.

A questo punto, di fronte al silenzio su un tale scempio, c’è da chiedersi se l’art. 18 (di cui per altro i sindacati per primi non sembrano ignorare “il vero significato”) non sia usato come specchietto per le allodole, o non sia il dito a cui guarda l’imbecille quando il dito indica la Luna. E quand’anche “formalmente” restasse, facendo tabula rasa intorno ad esso, sarebbe come una “torre” in piedi tra le macerie belliche, utile al massimo per essere mistificata come “vittoria” per salvare la faccia al “partito” del centrosinistra di nome CGIL. Utile, quindi, alla CGIL della Camusso che si schiera col PD anche sulla Tav e a sindacati che non hanno mosso un dito nemmeno di fronte alla riforma delle pensioni ben più grave di quella di Berlusconi che fece scendere in piazza, e in più occasioni, milioni e milioni di lavoratori, pensionati e cittadini.

Sì che, mentre Landini (usato come esempio di assenza di cultura democratica e di inintelligenza del sindacato) dice di voler riportare dentro la Fiat la Costituzione, neanche si accorge che col nuovo art. 81 stanno togliendo ogni base e sostegno giuridico anche alla Fiom ed a quanto e a tutti coloro che si battono con la rivendicazione di poteri sociali e conseguenti dirittisino ad ora legittimati dal DIRITTO democratico-sociale della nostra Costituzione ma che, con l’entrata in vigore del nuovo articolo 81, non ci sarà più. Ma Landini e la Fiom come pensano di poter trovare sostegno portando in fabbrica la Costituzione, se questa, da democratico-sociale, viene trasformata in “liberale”, senza che loro muovano un dito, anzi, nemmeno la lingua per difenderla?

L’Unione Europea è esattamente quella che i centri di potere del “blocco storico” transnazionale del capitalismo finanziario ad egida USA hanno voluto che fosse.

In questo momento particolare della continua crisi del sistema di accumulazione capitalistica e di guerra interimperialistica la UE dimostra tutta la sua efficacia e validità conformemente agli scopi desiderati e intesi con la sua fondazione.

Purtroppo in troppo pochi hanno saputo identificare la natura e la ragione della nascita della UE, solo i gruppi gramsciani americani che ben l’hanno identificata col “blocco storico” transnazionale guidato dagli Stati Uniti (mentre telletual-in e politici in Italia favoleggiavano su un’Europa indipendente dagli USA- sic!). Chi ha saputo analizzare, come Salvatore D’Albergo e nella sua scia anche noi e ad es. Gaetano Bucci (sulla Rivista italiana di diritto comunistario), che anche la stessa iscrizione dei c.d. “diritti sociali” nella tanto celebrata “carta” di Nizza e nel “catalogo dei diritti fondamentali”, beotamente salutata con enfasi da rifondaroli, sindacalisti e “tellettuali” della “sinistra” anche dalle colonne dei loro giornali (anche sul Manifesto o come Bronzini in un famigerato testo, in Manifestolibri del 2003), erano semplicemente posti come appendice del “potere” dei titolari della libertà economicache è il pilastro della Comunità europea.

Difetto culturale e di analisi, a causa del persistente equivoco sul c.d. “stato sociale” con cui ancora si continua ad ignorare che altro è la “questione sociale”, la quale, per essere inserita nelle agende delle politiche governative implica una scelta decisiva sul superamento o – viceversa – sul sostegno statale del liberismo,ALTRO ESSENDO LA DIMENSIONE EFFETTIVA DEI “DIRITI SOCIALI” IN UN SISTEMA NEL QUALE IL “DIRITTO AL LAVORO” SIA L’ARCHETIPO DI UNA STRATEGIA DI TRASFORMAZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE, E ALTRO ancora E’ CHE IN NOME DEL “LIBERISMO” E DI UN MISTIFICATORIO “DIRITTO DI LAVORARE” (vedi Trattato-costituzione UE) si punti ancora ad una mera politica “redistributiva” (che infatti regolarmente fallisce come in questi 20 anni) NELLA QUALE I DIRITTI SOCIALI SIANO COMPATIBILI CON I CRITERI DI ECONOMICITA’ POSTI A SALVAGUARDIA DEL PROFITTOASSUNTO COME PARADIGMA DELLA STABILITA’ ECONOMICA E DI UNA “DIPENDENTE” COESIONE SOCIALE. ED E’ APPUNTO QUELLO CHE, PER TROVARE IL “COME FARE” QUESTO, SOSTENGONO FORNERO ED IL GOVERNO MONTI E PER CUI E DI CUI SI STA DISCUTENDO NELLA TRATTATIVA ATTUALE TRA GOVERNO E PARTI SOCIALI MA CHE I SINDACATI ACCETTANO. Ed è anche quello il motivo PER CUI, con LA PARITA’ DI BILANCIO NELL’ARTICOLO 81, SI MODIFICA IN SENSO LIBERALE TUTTA LA COSTITUZIONE E TUTTA LA LEGISLAZIONE.

La mancanza di consapevolezza ed il silenzio su tutto questo e quanto sopra, non può non spiegarsi con gli errori di analisi e quindi di valutazione delle ragioni stesse della nascita dell’Unione Europea e del suo svolgersi – dal Mec allo SME ed al singolare testo di “trattato-costituzione” -, che portano e trovano un riflesso anche nelle litanie imbelli e mistificatorie sulla mancata “sovrapposizione” di una c.d. “Europa politica” ad una “Europa economica”. Ed anche a ritenere che questa UE sia “sbilenca” perché all’unione monetaria non si è affiancata una politica economica comune.

Quasi a desiderare che questo avvenisse e che sia dovuto ad un “errore” di calcolo, ad “una mancanza” a cui si potrebbe porre rimedio, e non invece ad una scelta pienamente voluta e consapevole da parte dei centri di potere del capitalismo finanziario del “blocco storico” atlantico per traslare il potere politico degli stati-nazione in un luogo creato appositamente ed in cui coniugare i problemi decisionali di natura sia economica che militare con le esigenze di un capitalismo dominato dagli USA, per alimentare il sistema di accumulazione capitalistico pur nell’ambito di uno scontro intercapitalistico, imperniando l’integrazione economica europea entro una strategia di “liberalizzazioni”, da articolare tramite gli stati entro i rapporti di una c.d. “comunità” prima e “unione europea”, poi, innestata sull’asse Francia-Germania, con un controllo dall’esterno da parte della Gran Bretagna, che da sempre (e non da oggi come mostrano di credere chi ancora senza più averne diritto sembra meravigliarsi dell’Asse Berlino-Parigi e del ruolo esterno inglese) è contraria a farsi controllare dalle burocratiche autorità europee e contemporaneamente fedele al compito di “relazioni speciali” con gli USA essendo Londra anche la Capitale del capitale.

L’Unione Europea è nata per cancellare non già gli Stati ma i Parlamenti, per aggirare e trascinare le istituzioni e le Costituzioni più progredite verso la democrazia sociale (come l’Italia) nel gorgo dell’involuzione autoritaria dei vari Trattati, spostando l’asse del potere fuori dall’orbita delle sovranità popolari.

Da questo deriva, conseguentemente, che parlamenti e governi diventino le cinghie di trasmissione delle misure economiche e costituzionali decise a Berlino per conto della triade BCE-FMI-Commissione-UE, dove le modifiche costituzionali dell’art.81 e la modifica della forma di governo, restaurano la concezione pre-fascista dello “stato” inteso come governo e quindi apparato, burocrazia e anche polizia nazionale e internazionale, come propongono i “tre segretari tre” di PD-PDL-UDC e “dai tre soloni tre” di Violante, con lo scopo di organizzare lo scavalcamento della democrazia nata sull’onda dell’antifascismo. Operazione necessaria per assicurare (come hanno chiesto a gran voce) i titolari della libertà economica su cui si regge la UE sul proseguimento e il perseguimento, non solo per il presente ma per il futuro, dei dettami della “costituzione economica” europea e di Maastricht, culminata nei poteri della BCE relativi alla moneta unica, tramite un ritorno ad una sovranità di apparati e di poteri non elettivi, concentrati in un circuito di “governamento” mondiale, atlantico ed europeistico, del capitalismo finanziario concentrato nelle “corporazioni governanti” delle imprese industriali e finanziarie, sotto l’egida del sistema delle banche centrali, guidate da FMI e Banca Mondiale e dalla BCE che, non per caso, stampa moneta e senza alcun vincolo finanzia, a tasso quasi zero, con centinaia di milioni di Euro le banche, le quali, ovviamente, anziché finanziare gli investimenti, speculano e guadagnano acquistando titoli di stato, con ciò – come UE-BCE vogliono – facendo scendere lo splead quel tanto che basta per legittimare il loro nuovo governo “tecnico” e le sue politiche di liberalizzazioni nel campo del lavoro, dell’economia e delle istituzioni trasformandole da democratiche in istituzioni “liberali”.

Tra art. 81 e art. 18 la Ue esaltata dalle “sinistre” realizza le regressioni democratiche e sociali per cui è nataultima modifica: 2012-04-04T08:10:00+02:00da iskra2010
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