Bat-Letizia e la storia rivista a fumetti – Ghedini i Nar e la strage di Bologna

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13 maggio 2011

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Bat-Letizia e la storia rivista a fumetti

C’è qualcosa di grottesco e anche in qualche modo osceno, nell’attacco di Letizia-Crudelia Moratti a Giuliano Pisapia, in questo tentativo di riesumare frammenti di sentenze (lette male) e singoli episodi (scontornati da qualsiasi contesto storico) per trasformarli in strumenti contundenti da bruciare – in un disinvolto salto di epoca fra il Novecento e il Duemila – nel fragore di una campagna elettorale. 
Se questo giornale volesse cedere alle semplificazioni trogloditiche di Bat-Letizia, infatti, tutta la classe dirigente italiana – da destra a sinistra – sarebbe destinataria di avvisi di garanzia postumi per i fatti (stiamo solo a quelli inconfutabilmente accertati) degli anni Settanta. Ricordavate che Massimo D’Alema ha – in altri tempi – raccontato con orgoglio di aver tirato una molotov nei giorni roventi del ‘68 pisano? 
Lo sapevate che nel 1977 Gianfranco Fini era stato ferito da un candelotto al ginocchio durante gli scontri con le forze dell’ordine? Il ragazzo con cui parlava fino a pochi secondi prima, accendendosi con lui una sigaretta, era diventato cadavere solo da pochi istanti. 
Sapevate che Fabrizio Cicchitto ha detto, solo tre anni fa, “io sono uno di quelli che si vanta di aver fatto a botte con i fascisti”
Ricordavate che il futuro sindaco di Roma si è fatto qualche giorno di carcere con un suo camerata (Paolo Di Nella) che poi è stato barbaramente assassinato dagli autonomi. Che la celtica al collo di Gianni Alemanno, ancora oggi, è quella di Paolo? Che lo hanno arrestato anche per aver fermato la macchina di George Bush (quello meno scemo). 
Sapevate che il professor Toni Negri, oggi stimato saggista (non da noi) tesseva l’elogio della P38 impugnata da chi si camuffava con il passamontagna per sparare? 
Che Pierpaolo Cento picchiava come un fabbro? 
Che Ignazio La Russa girava per San Babila con il cane lupo? 
Vi pare possibile che lo stimato avvocato Gaetano Pecorella (oggi deputato pidiellino) tenesse arringhe accorate in cui diceva in un’aula giudiziaria (testuale) che un pestaggio a colpi di Hazet 37 “era la legittima applicazione di un principio costituzionale”? (lo diceva nel 1987, non nel 1968). 
Sapevate che – se si ragionasse come Bat-Letizia, nel disperato tentativo di trattenere voti in fuga – il gruppo di cui suo marito è proprietario ha sulla coscienza i cadaveri degli operai morti nelle cisterne di Sarroch? 
Lo sa Crudelia Moratti che il suo alleato Giorgio Stracquadanio si è vantato di essere stato amico – negli anni Settanta – degli uomini dei servizi d’ordine che sprangavano il giovane missino Sergio Ramelli fino a spargere frammenti di materia cerebrale sul marciapiede? Mercoledì Stracquadanio (persona peraltro squisita) inveiva dal salotto di Exit contro Pisapia, evidentemente a insaputa di se stesso, dimenticando, cioè, di essere stato compagno di Pisapia nel gruppo parlamentare di Rifondazione (peraltro arrivandoci due anni prima di lui, e su posizioni più estreme). 
Neodirettore del Secolo d’Italia, Marcello De Angelis, è stato latitante a Londra e in passato animatore di un gruppo musicale che si chiamava 270bis in omaggio all’articolo del codice che persegue l’associazione sovversiva. 
Ci sono molti ex ragazzi del servizio d’ordine di Capanna che hanno incarichi di massima responsabilità a Mediaset, e Gad Lerner mi raccontò commosso di quel carissimo amico che un bel giorno infilò la testa in un forno stroncato dai sensi di colpa per aver aiutato gli assassini di Ramelli. Uno dei più stimati editorialisti di Repubblica, Adriano Sofri, ha sulla testa una sentenza definitiva per l’omicidio di Luigi Calabresi. 
Franco Frattini se l’è vista brutta quando diffondeva Il ManifestoLino Micciché ha fatto a botte per difendere Lotta Continua. Ma siccome la storia è anche complessità, e non può essere scritta come una Bat sceneggiatura, io non mi scordo che nel 2005 Ignazio La Russa, ricostruendo quella madre di tutte le battaglie che è stato proprio il processo Ramelli (lui difendeva la famiglia), mi diceva che in quella sede Pisapia (che difendeva alcuni degli imputati) era stato un gentiluomo impeccabile con cui lui aveva collaborato per una sentenza equa (“Condanna severissima, pena meno severa”), mentre Pecorella (che difendeva altri imputati esperti nell’uso delle chiavi inglesi) “perseguiva l’obiettivo opposto”
Gli anni di piombo sono avvolti ancora oggi nella nebbia, perché sono la vera scatola nera della generazione che – a destra e a sinistra – governa l’ltalia. Per questo se si vuole aprire questo intrico di storia e sangue, serve la severità con cui si può scrivere un libro di storia, e non la cialtronesca demagogia con cui si giustifica un abuso edilizio nel nome di un eroe dei fumetti.
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13 maggio 2011

Ghedini i Nar e la strage di Bologna

 

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Se il metro di giudizio è quello che usa il Pdl nella sua chiassosa campagna elettorale milanese, allora si può dire tutto. Se anche con sentenze che ne garantiscono l’innocenza passate in giudicato, il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia deve essere additato come un nemico della democrazia cresciuto in un brodo di cultura di estremismo rosso, allora si può anche dire che l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, onorevole al di sopra di ogni sospetto, visse la sua gioventù nel brodo di cultura dell’estremismo neroInterrogato in questura, a Bologna, il 27 settembre 1980, il ventunenne che pochi anni dopo sarebbe diventato il cavallo di razza dello studio legale di Piero Longo, era uno degli iscritti del Fronte della Gioventù nella tumultuosa sede del Movimento Sociale del quartiere Arcella di Padova.
Dall’autunno ‘76 al dicembre ‘77 il segretario di sezione era Roberto Rinani soprannominato “Ammiraglio”, più volte denunciato per atti di violenza politica e sospettato, anni dopo, di aver avuto un ruolo anche nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980
Proprio per questo, poco più di un mese dopo quella deflagrazione, lo studente in Legge Ghedini fu chiamato dalla polizia a raccontare le sue frequentazioni. Quelle parole le confermò in aula il primo febbraio del 1988, testimone nel primo processo sulla bomba alla stazione. Parlò del gruppo di Rinani che esercitava violenza politica (“era personaggio di spicco tra quelli che conoscevo”), ma non aveva contezza che detenesse esplosivi. E parlò di Franco Giomo (“siamo usciti assieme un paio di volte”) vicino ai Nar. Vatti a fidare degli anni ‘70.

Bat-Letizia e la storia rivista a fumetti – Ghedini i Nar e la strage di Bolognaultima modifica: 2011-05-17T02:13:00+02:00da iskra2010
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