Le nomine Asl di Nichi Vendola…

Dico da tempo e ormai con tantissimi altri compagni, che la spaccatura nel nostro Partito, prodotta dal duo Bertinotti-Vendola, è frutto di ricatti inconfessabili. Una divisione, in formato ridotto, eterodiretta come quella che avvenne nel PCI dopo la strana morte di Enrico Berlinguer.

Ora piano piano emergono i fatti politici che hanno innescato i ricatti.

La questione morale è ancora tutta in piedi, anche a sinistra.

Se Vendola, che è alla “asini-stra” del PD, fa le cose che sono descritte nei due articoli riportati qui sotto, vi lascio immaginare cosa fanno i dirigenti nazionali, regionali, provinciali o locali, del PD. Penati e soci non insegnano proprio nulla?

La politica e le alleanze non si possono fare con le fette di salame sugli occhi, cari compagni della maggioranza del PRC.

Ma qualcuno continua a produrre quelle fette di salame. Ci  sarà pure una ragione per tanto poco lodevole lavoro?

La ragione di tanto lavoro è che occorre mantenere nella testa dei compagni una visione romantica e falsa del PD. Coloro che oggi difendono il PD, senza farci vedere la mutazione genetica avvenuta e la sua trasformazione in un vero partito liberale, sono gli stessi politici che affermavano in anni passati il tradimento di Berlinguer e dei comunisti.

Tutti coloro che in passato hanno lavorato contro il PCI, dall’interno e dall’esterno di quel Partito, vedono i risultati del loro lavoro: la disgregazione della nostra classe sociale, il proletariato.

Oggi occorre analizzare correttamente gli elementi di linea politica e i soggetti politici che hanno avuto un’azione convergente contro i comunisti nel nostro Paese: dall’asse Craxi-Napolitano-miglioristi, ai vari operaisti-spontaneisti alla Negri-Rossanda-Sofri. Perché occorre rompere quella cultura masochistico-nichilista imperante ancora oggi nelle nostre scelte ideologiche e politiche, che ci porta a imboccare molte strade sbagliate.

Per questa ragione la lotta per trasformare il PRC in un Partito Comunista non è un fatto nominalistico, ma uno sforzo vero e sincero per capire quali errori abbiamo commesso in questo Paese, che grazie all’abbandono del marxismo è passato dalla stagione delle vittorie dei primi settanta anni del Novecento alla situazione attuale.

E nessuno della maggioranza si degna di farsi una seria autocritica. Di organizzare una riflessione sul nesso che esiste tra certe nostre errate visioni del comunismo, della società borghese, della sua dittatura e di come essa esercita il controllo dello Stato e i nostri insuccessi politici.

Maggioranze che nascono su un corpo politico che fa della cieca fiducia il suo dogma. Maggioranze che non leggono le mozioni come è capitato nella maggior parte dei congressi locali e che votano per un atto di fede.

Non abbiamo molto tempo a disposizione per passare da atti di fede a scientifica consapevolezza.

Chi lavora oggi contro la ricostruzione del Partito Comunista, di Marx, Lenin, Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer si trova oggettivamente e soggettivamente in accordo con i piani della P2 e del grande capitale, sta facendo lo stesso lavoro di quei soggetti, interni ed esterni al PCI, contro il proletariato, usando solo parole diverse.

Infatti costoro negli anni Settanta, quando c’era un Partito Comunista, lavoravano contro i comunisti. Oggi che il Partito comunista non c’è e occorre ricostruirlo, si oppongono.

Ma chi si avvantaggerà dall’assenza di un Partito Comunista? La grande borghesia che sta lavorando alacremente per la costruzione di una vastissima area di pensiero antipartito. Un pensiero che si innesta però su atti concreti fatti da tutti gli schieramenti, anche di coloro che non sono in Parlamento ma sono nelle Regioni e nelle giunte dei vari enti locali: quello di sostenere le politiche antipopolari del governo della Trilateral-Monti.

In questo modo non essendoci di fatto una vera opposizione sociale e parlamentare dilagherà il qualunquismo del “son tutti uguali, è tutto un magna magna”.

Per impedire il diffondersi del virus del qualunquismo occorre un’opposizione forte e trasparente, nella società e nelle istituzioni, senza andare a governare con i padroni. Dobbiamo costruire un soggetto politico, non opportunista, capace di indicare il percorso della trasformazione – in senso comunista – della società.

Un Partito che sappia liberare i lavoratori dalla loro condizione di essere una merce particolare, la merce forza lavoro. Che sappia progettare, grazie alla conoscenza, una società che produca e scambi senza usare le regole e i meccanismi del sistema capitalistico. Insomma che lotti per costruire quelle forme di potere sociale comunista da contrapporre al potere sociale borghese.

Saluti comunisti

Andrea

http://www.antennasud.com/sezioni/news/cronaca/nomine-asl-vendola-e-tedesco-applicavano-il-manuale-cencelli/

 

Antenna Sud

21 dicembre 2011

Cronaca

Nomine Asl, “Vendola e Tedesco applicavano il manuale Cencelli”

 

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Prima che scoppiasse l’inchiesta sulla sanità pugliese, il governatore Nichi Vendola e l’assessore alla Sanità Alberto Tedesco erano una coppia molto affiatata. In particolare nello scegliere e nominare direttori di aziende sanitarie e primari. E’ quanto rivela Lea Cosentino, ex direttora generale della Asl di Bari in un’audizione davanti ai pm Digeronimo Bretone e Quercia l’8 aprile scorso. E’ tutto contenuto in un verbale senza omissis della ex manager che svela i meccanismi ben collaudati attraverso i quali la politica controllava la Sanità in Puglia. In realtà il verbale era pieno di omissis della procura di Bari, ma ora è arrivato a Lecce perchè risulterebbero coinvolti alcuni giudici in inchieste che riguardano Giampaolo Tarantini.

Il manuale cencelli si applicava fin dal 2005 in questo modo – dice: quando una Asl andava in quota Ds con il direttore generale, poi il direttore sanitario e amministrativo dovevano essere di area o della margherita o socialista o di rifondazione e viceversa. E poi continua: Vendola e Tedesco ci chiamavano e ci dicevano chi nominare. Lady Asl afferma anche che non conosceva coloro che avrebbe nominato e la loro professionalità. “Prima veniva il partito, poi la professionalità”. E poi l’affondo: “Se non obbedivo era implicito che mi avrebbero fatta fuori”.

Affermazioni queste che faranno tremare il governatore, ma che sono ancora più esplosive nella parte che riguarda le fughe di notizie della procura. Lea Cosentino parla di una perquisizione subita nel suo appartamento il 26 giugno 2009 al termine della quale chiamò l’assessore Tommaso Fiore già succeduto ad Alberto Tedesco, per informarlo. “Ma rimasi turbata – continua – dal fatto che lui era già a conoscenza di tutto”. Inoltre Lea Cosentino nel verbale si meraviglia anche che Fiore sia stato messo al corrente delle intercettazioni riguardanti il famoso incontro romano al De Russie, quello in cui Tarantini, proponeva ad Intini e Catalano di Finmeccanica la spartizione in parti uguali di un appalto per le pulizie di 55 milioni di euro. L’ex manager della Asl si chiede cosa c’entrasse Fiore con quella vicenda tanto da doverne essere messo al corrente.

E poi va oltre facendo nomi e cognomi di politici e imprenditori che influenzavano le scelte dei manager sanitari in tutta la regione. Una vicenda questa destinata inevitabilmente ad avere ripercussioni politiche e chissà forse anche elettorali.

 

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Le nomine Asl di Nichi Vendola

“Quello non è idoneo? Cambiamo la legge”

Il colloquio fra il governatore e l’ex assessore Tedesco. Emiliano: “Nichi vuole impadronirsi del sistema” 

di MARA CHIARELLI e GIULIANO FOSCHINI 

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BARI – “L’invasività della politica non era una cosa sporadica o una prassi che riguardasse soltanto le nomine dei primariucci. Ma, purtroppo, tutte le decisioni e gli indirizzi di politica sanitaria erano orientati quasi esclusivamente in una prospettiva clientelare”. Non usa mezzi termini il giudice Giuseppe De Bendictis nelle 316 pagine di ordinanza di custodia cautelare. Non c’è la cupola, dice, ma come testimonierebbero le intercettazioni telefoniche tanto malaffare. 

VENDOLA E TEDESCO

Il 20 novembre del 2008 il presidente della Regione parla con il suo assessore alla Salute di una nomina per un direttore generale. “Pur di sostenere il suo protetto il Governatore – scrive il gip – pretende il cambiamento della legge per superare, con una nuova ad usum delphini, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina.

Tedesco: “Quello non ha i requisiti sta come direttore generale, quello che vuoi nominare!”.

Vendola: “O Madonna santa, porca miseria la legge non la possiamo modificare? Non possiamo modificare la legge in una delle prossime… “. 

I “RICOTTARI”

È il 18 novembre 2008 quando Paolo Albanese, il poliziotto della scorta di Vendola, chiama Mario Malcangi, il segretario di Tedesco, avvisandolo che la cognata Roselli, finalmente, è stata preavvisata del trasferimento a Terlizzi dalla dirigente del personale come lui aveva più volta richieste.

Malcangi: “Allora la mandiamo a Terlizzi in oculistica (…) Digli… digli al tuo Presidente che diciamo stanno le persone che sanno… sanno fare i ricottari”.

A. “Ma lo so! Mario io lo so… “.

M.: “Tu puoi fare una cosa, se non ti fa schifo…, vai da Marrone, tu lo minacci, tanto tu sei il capo della scorta… “.

A.: “Eh… eh!”.

M.: “Tanto tu lo puoi minacciare, la pistola c’è l’hai… Gli dici che questa operazione l’abbiamo fatta io e te in due minuti (…) Poi quando mi arrestano mi porti le arance”.

A.: “Mario, e che problema c’è!”. 

I SANTI IN PARADISO

Tedesco è al telefono con l’allora direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino e parlano di una nomina, accennando alla “cabina di regia” che l’assessore vorrebbe costruire per gestire tutte le scelte. C’è da scegliere un direttore generale in fretta, perché sta per cambiare la legge.

Tedesco: “Enzo lo sistemiamo non ti preoccupare!”.

Cosentino: “Ma ce la fate per venerdì?”.

Tedesco: “Senti, io gli proporrò di convocare la Giunta per domani!”:

Cosentino: “C’è San Nicola, facciamo una bella cosa!”:

Tedesco: “San Nicola aiuta! Aiuta San Nicola!

Cosentino: “Guarda Alberto per come stiamo combinati soltanto un santo di quella portata!”.

Tedesco: “Solo un santo può aiutarci!”. 

EMILIANO E IL PD

Tedesco è al telefono, nella primavera del 2008, con il sindaco e segretario del Pd, Michele Emiliano.

Tedesco: “Questa cosa lui (ndr, Vendola) se la è completamente rimangiata, nel senso che ha detto… ha detto che non e… che non ci sono novità dal punto di vista diciamo dall’interesse diverso da quello politico, solo che… “.

Emiliano: “Dice che è spezzato un filo ma… dice lui a noi… di fiducia… personale… “.

Tedesco: “E se mi dice su che cosa si è spezzato poi!…”.

Emiliano: “Ma niente!… secondo me, questa è una operazione tutta politica, perché lui dice: “Io, in questa maniera, mi impadronisco del sottosistema e, ovviamente nelle prossime elezioni, l’Assessorato anziché stare in mano al Pd sta in mano a me”, questo è tutto il discorso… o quanto meno sta in mano ad una logica che è diversa da questa…”.

Il 5 febbraio del 2008 Tedesco parla con l’attuale assessore Dario Stefano.

Tedesco: “Il problema è arrivare a settembre, bisogna ridiscutere tutta una serie di cose perché a me sto fatto di questa invadenza di Frisullo, Loizzo e va beh ragazzi non è possibile che qua ci sia sia… C’è chi mette le mani addosso a tutti, non è possibile”.

Stefano: “Alla Asl di Bari c’è uno di Loizzo?”.

Tedesco: “La Asl di Bari sta tutta in mano a Loizzo”.

Le nomine Asl di Nichi Vendola…ultima modifica: 2011-12-27T08:50:00+01:00da iskra2010
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