L’antipartitocrazia maschera un Regime di partiti della peggior specie (Gramsci) – 1^ parte

 

 

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di Angelo Ruggeri *

A proposito della democrazia perduta, della “scomparsa dei partiti democratici” e del degrado della politica nella “forma di governo” maggioritaria – bipolare e nella “forma di stato” della endiadi anticostituzionale “federalismo-presidenzialismo”.

Centro/sinistra e centro/destra conviventi nell’attaccare “valori” sociali e principi della Prima Parte della Costituzione demolendo l’organizzazione istituzionale,

politica-economica- sociale della Seconda Parte con l’ausilio determinante dell’ideologia giuridica, bene analizzata e “smascherata” da Gramsci, di per sé conservatrice e reazionaria. Per ciò pochissimi giuristi pongono, con oneri, la loro scienza al servizio del popolo; gli altri, anche tra quelli che si autodefiniscono “giuristi democratici”, preferiscono gli onori della corporazione, e, restando interni a tale ideologia, restano al servizio del Principe con la c.d. “democrazia costituzionale”

anziché del popolo con la “democrazia sociale” propria della Costituzione italiana del 1948 che risulta tanto più “avanzata” proprio perché non fatta coi giuristi e con l’ingegneria “tecnica” dell’ideologia giuridica ma con i movimenti e le teorie politico-sociali, a partire dai “valori” sanciti dalla Prima Parte che danno forma e attuazione coerente nell’organizzazione dello Stato della Seconda Parte che invece i “sinistri” giuristi “democratici” scindono, intaccando anche i “valori” della Prima Parte.

Dalla denuncia della Trilateralcapitalistica sulla “insopportabilità” della democrazia nel tornante di lotte di classe degli anni ‘70;

al Piano P2 di “riforme istituzionali” nel ‘75;

alla “Mission: Italy” (Mondadori) per “arrestare la marcia di Berlinguer” dell’ambasciatore Usa Gardner nel ’77;

all’obbiettivo di ridurre la conflittualità della fine anni ‘70;

al lancio del logo “riforme istituzionali” di Spadolini nell’80;

al “loro avvio” con Craxi nell’83;

all’abolizione della scala mobile nell’84;

alla “concertazione” per controllare l‘autonomia sociale delle masse;

al “colpo” maggioritario della prima metà anni ‘90;

alla nuova “apartheid” delle istituzioni UE 10 anni dopo;

alla devolution del centrosinistra nel 2001;

all ‘“unità nazionale”nazionalsocialista (germanica, anni ’20/’30);

da Fini a Bertinotti, alle decine di emendamenti concordati sulla devolution federalista del “Polo”;

al nuovo “compromesso di classe”, proposto a Capri dalla Confindustria del “marrannello” della Fiat di Luca Montezemolo (già “referente” e, chissà, forse in futuro anche candidato premier del centro-sinistra) e del padrone, amico del centrosinistra Tronchetti Provera (sponsor di regate, ville, gioielli della moglie, ecc.) grazie al PROFITTO,quella cosa che, una volta, in sede di riunione dell’organismo dirigente, Bertinotti definì essere “ideologico” anche solo parlarne, che ricavava anche dalle più care tariffe d’Europa, tali da quando il “governo D’Alema” “regalò” la Telecom a Colaninno come Prodi aveva regalato l’Alfa Romeo alla Fiat, per macerarla nel 2004.

Il fatto alla sua data, senza altro sussidio che quello dell’obiettività, è sereno come la scienza e la verità”

Confronto e riflessione. Un articolo in tre parti. Cogliendo l’occasione offerta da un intervento di un ex DC su La Prealpina

La crisi della modernità e la libertà religiosa.

Dalle osservazioni del cattolico ed ex collega di Consiglio provinciale, Camillo Fiori (“Alla ricerca del centro perduto”), si ricavano auspici che testimoniano del fatto che non c’è politica senza partiti; un po’ meno che non ci sono partiti senza identità sociale e che i “valori”che sono “caduti” sono quelli dei partiti “di massa”, che Fiori non ammette sia per colpa del “maggioritario” che però ha proprio il significato di quel che descrive, compreso il “fascino personale” e l’etica privata scambiati per etica pubblica.

L’auspicio è un desiderio, un moto della coscienza, una fiammella che scalda i cuori e rischiara le menti. Ma i 6 anni invano trascorsi da quando lui stesso evocava il rischio di un “fascismo pulito” (“La crisi dei partiti…”), dicono che, con la coscienza serve la scienza, una prassi e una teoria, tanto meglio se teoria della prassi, insieme alla storia, la quale è lì a documentare che lo “snaturamento” dei partiti, che è invalso chiamare “famiglie politiche” (sic), non dipende dai “cambiamenti” avvenuti nella società, ma dall’incoerenza con cui gli eredi dei partiti “di massa” hanno optato, col maggioritario, per metodi di selezione verticistica e incontrollata della classe dirigente. Attuando, essi stessi, quella separazione dai militanti che induce ad anarchismo e a “manifestazioni nelle piazze” da parte di un “movimentismo” neo-riformistico e massimalistico insieme, idoneo solo a resistenze meramente passive sulla pace.

Non torna niente se non sappiamo a cosa tornare. Ai valori (della politica) e a partiti di “identità sociale” la quale è “vitale per la sopravvivenza politico/sociale”. Tanto che, la “crisi della modernità” è segnata dal ruolo sempre più sociale delle religioni sempre più portatrici di una visione del mondo che supera la visione religiosa “privata” per una “pubblica”, ponendosi come risorsa che crea risorse, sostitutive della stessa politica, proprio perché portatrice di valori, mentre la politica non lo è più.

Si che Taubes (Escatologia occidentale, 1997), per quella lettura di Marx sul salto dal regno della “necessità” al regno della “libertà”, identifica il proletariato con le comunità messianiche dell’Apocalisse, per dire che il soggetto della storia è sempre molto in basso.

Fuori, quindi, dal difensivismo delle “radici”, di quando, per definire gli “europei”, era pertinente il termine “cristianità” (Le Goff, Il cielo sceso in terra), che si vuole, nel Trattato tra 25 Stati, detto falsamente, “Costituzione europea”. Guardando, più che alla tradizione di un cristianesimo che in 2000 anni “non è mai stato uguale a se stesso” (Cristianità o Europa, M.A.Manacorda), alla prospettiva della rinnovata predicazione “conciliare” che condanna “ogni guerra”, anche quella c.d. “difensiva” (ben oltre quindi la c.d. “Costituzione europea” che limita i principi della Costituzione italiana). Per assecondare la liberazione degli uomini divisi tra “dominati” e “dominanti”, a misura di religione che Taubes intende come “scandalo che scuote il mondo”, per dire che la libertà religiosa, intesa non come individuale ma come libertà sociale, ha dato e dà spazio alla forma “pubblica” e del diritto, contro il “dogmatismo” e il relativo “monismo” del potere.

Ora, é questo “partire dai valori” come tali e non separabili dai “rapporti sociali”, che rese possibile un incontro “alto” sulla Costituzione italiana del 1948, democratica-sociale e non liberale, dove l’etica diventa, non più scissa dal diritto, e in cui, con un rilancio del “giusnaturalismo”, si “giuridicizza” l’etica e i valori. Donde che, per dare concretezza ai “valori” di libertà e uguaglianza, pace e giustizia sociale della 1° Parte della C., nella convergenza politico-culturale di Dossetti e Togliatti, si è stabilito il “controllo sociale dell’economia” proprio nella 2° Parte che il “centrosinistra” dice “modificabile”, e ha modificato, con la sua devolution federalista del Titolo V, il premierato, ecc., incidendo, così, anche sulla 1° Parte. “Controllo sociale” che, sempre nella 2° Parte, è connesso alruolo dei partiti di massa, dei movimenti sociali e della “partecipazione popolare…e di baseinnervati sul “principio di proporzionalità”, insito in tutta la C. (riconosciuto dalla Corte costituzionale), di cui pochi denunciammo il vulnus operato dai “referendum antiproporzionale”, promossi col decisivo apporto di chi, come “centrosinistra”, ha avuto l’ardire (o la faccia di bronzo) di rimproverarne la violazione al “centrodestra” durante il dibattito alle Camere sulla “costituzionalità” della “devolution federalista” a guida leghista.

Donde che “il popolo” non può “esprimere la sua volontà senza delegarla” ad una “fuggevole simpatia che si esaurisce” con una “scheda nell’urna” ogni 5 anni, come scrive Fiori, questo proprio a causa del maggioritario (ancora difeso dall’Ulivo). Va detto “chi” e “cosa” è “colpevole” del fatto “che i partiti democratici non esistono più”(Fiori). Altrimenti si spersonalizzano le circostanze, al punto da lasciarle prive di contatto con le persone e la realtà e da non essere più trattate come “cosa” che si può accusare e modificare. (continua)

 *(Centro Naz. Il Lavoratore)

L’antipartitocrazia maschera un Regime di partiti della peggior specie (Gramsci) – 1^ parteultima modifica: 2012-02-04T08:25:00+01:00da iskra2010
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