La rabbia popolare manderà in frantumi il governo di coalizione PASOK-ND

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Centinaia di migliaia di manifestanti hanno gridato in tutto il paese: “Il governo con la linea di politica criminale deve andare via adesso, insieme alla troika. Nessun memorandum deve essere firmato. Nessun nuovo accordo. La plutocrazia deve pagare“.

La dimostrazione del PAME ad Atene era sensazionale. Dimostrazioni di grandi dimensioni in tutto il paese. I lavoratori senza paura hanno affrontato il piano organizzato dello Stato per reprimere la dimostrazione.

Con magnifici cortei ad Atene e in decine di città greche, la classe operaia, gli altri strati popolari e giovanili hanno chiesto che il nuovo protocollo non sia approvato dal Parlamento dando una risposta decisiva alla linea politica anti-popolare e al ricatto del governo. Questa è stata la più grande manifestazione degli ultimi decenni, caratterizzata dalla grande mobilitazione di massa del PAME e dei sindacati di classe con le richieste contro l’accordo sul prestito, per il rovesciamento della linea politica anti-popolare, l’uscita dall’Unione europea, per la cancellazione unilaterale del debito, per il potere popolare in modo che la ricchezza del paese possa essere utilizzata per fornire la prosperità per il popolo.

L’oratore della manifestazione del PAME, C. Katsiotis ha detto nel suo discorso: “Il popolo non deve farsi intimidire, né restare passivo per lasciarsi scorticare vivo. E non ha importanza se questo avviene dentro o fuori l’euro, con un fallimento controllato o incontrollato. Ciò che è di vitale importanza è che il popolo decida che non farà nessun ulteriore sacrificio per la plutocrazia, per riempire le sale del tesoro dei capitalisti, mentre viene sommerso con i propri figli nella povertà assoluta e nella miseria“.

Va notato che le nuove misure tolgono tre mesi di salario annualmente ai lavoratori (22% di riduzione) e 4 mesi ai lavoratori neo-assunti (32% di riduzione), a parte altre misure e le tasse pesanti che sottraggono quel che è rimasto del reddito dei lavoratori.

I manifestanti sono rimasti per oltre 6 ore in strada, organizzati, nelle formazioni dei loro enormi contingenti con le braccia serrate insieme, senza paura, nonostante l’orgia della repressione e l’attività dei provocatori che hanno bruciato gli edifici nel centro della città. Si è trattato di un piano di repressione di Stato, scoperto e selvaggio, che ha utilizzato gli incappucciati. L’apparato di repressione di Stato, senza provocazione alcuna, ha attaccato con tonnellate di gas lacrimogeni (è significativo che all’inizio della serata le forniture di gas lacrimogeni delle forze di repressione fossero esaurite) e granate assordanti centinaia di migliaia di manifestanti che avevano invaso il centro della città, ieri, quando il nuovo protocollo era in discussione in Parlamento.

Il piano del governo era evidente: che la gente non dovesse raggiungere Piazza Sintagma, per rompere la dimostrazione. Un ulteriore obiettivo di questo piano, che comprendeva decine di incendi e distruzioni materiali nel centro della capitale, mirava a far cedere i lavoratori di Atene alle nuove misure antipopolari, a nascondere alle telecamere le decine di migliaia di lavoratori che hanno dimostrato nei contingenti del PAME, a disperdere la manifestazione di massa, e a far passare i dilemmi intimidatori che contrappongono la “salvezza del paese” alla “distruzione” e al “caos” di un possibile fallimento.

Nella sua dichiarazione il KKE ha condannato un “piano statale per reprimere e intimidire il popolo. Nel momento in cui i partiti della plutocrazia e dell’alleanza predatoria della UE, estorcono e minacciano il popolo con la votazione di un memorandum che condanna alla bancarotta popolare, bruciano gli edifici, creando lo sfondo della catastrofe che stanno preparano al popolo (… ) La polizia antisommossa e gli incappucciati hanno operato in modo coordinato contro le immense manifestazioni popolari per disperderle. (…) Utilizzano menzogne, ricatti, repressione e provocazioni, intendono soggiogare le persone. Ma sono impotenti, se si trovano faccia a faccia con un popolo che è determinato e organizzato per affrontarli, a combattere e vincere la sua giusta causa.

Il KKE invita la classe operaia, gli strati popolari, i giovani ad uno stato di allerta e vigilanza per impedire qualsiasi tentativo di adottare misure autoritarie”. 

All’interno del Parlamento durante la discussione sulle misure barbare dell’accordo sul prestito, il gruppo parlamentare del KKE, con la sua superiorità ideologica e politica, ha messo a nudo i dilemmi ricattatori utilizzati dal governo, PASOK e ND, e dai mass-media, sull’inevitabilità dell’accordo, per scongiurare che le persone già sul lastrico vadano in bancarotta. Attraverso i loro interventi i parlamentari comunisti, hanno dimostrato che nessuno dei deputati ha il diritto di approvare le misure draconiane che azzerano il reddito della classe operaia e popolare, hanno esercitato pressione e acuito ampiamente le contraddizioni, manifestate nei partiti borghesi ed espresse dalle loro gravi defezioni nella votazione. 22 deputati del PASOK e 21 deputati di ND si sono opposti e sono stati espulsi (compresi attuali ed ex ministri). Il partito nazionalista LAOS, che aveva dichiarato il no al voto sull’accordo del prestito non ha partecipato alla votazione, tranne due dei suoi parlamentari che hanno votato a favore. È significativo che, nel complesso, 199 dei 278 parlamentari abbiamo votato in favore all’accordo e 74 parlamentari abbiano votato contro.

La pressione esercitata dal KKE, ha scatenato l’anticomunismo e la miseria dei partiti borghesi, marcando tra l’altro il discorso provocatorio di E. Venizelos, vice-presidente del governo ed esponente del PASOK, e suscitando una forte reazione di tutto il gruppo parlamentare del KKE.

I deputati del KKE si sono alzati in piedi e hanno protestato, rispondendo energicamente ai ricatti, mentre il testo del disegno di legge veniva scagliato simbolicamente dai banchi del Gruppo parlamentare del KKE sui banchi dei ministri.

Il Segretario Generale del CC del KKE, Aleka Papariga, ha preso la parola e detto tra le altre cose:

Voi state letteralmente cercando di soggiogare le menti delle persone che soffrono, dei poveri per mezzo di una intimidazione ideologica senza precedenti. Mi scusi, io non la identifico, ma Goebbels sarebbe invidioso di lei. Si approssima un grande fallimento! A chi sta parlando? Alle persone che sono già state mandate in bancarotta? No, non siamo interessati a una Grecia salvata, in cui il popolo sia sul lastrico. […] Sin dalla mattina lei ha parlato continuamente di distruzioni, perfino di guerra civile […] Anche la televisione di Stato ha ricordato improvvisamente la guerra civile […] Vi risponderemo al momento opportuno. Ma voi siete responsabili quando ponete tali questioni al popolo. Avete le scadenze della Troika e della Commissione. Ebbene vi dico che ultimatum di questo genere non furono posti neanche alla vigilia delle guerre mondiali. […] Voi ci state provocando.

Vi abbiamo ascoltato tutto il giorno parlare di guerra, ci dice che non avremo le pensioni, che riceveranno dei buoni, o non so cosa e alla fine si parla di guerra civile. Ora chi sta esacerbando la situazione? Abbiamo i nostri limiti: siamo educati ma non siamo stupidi. […] Per questo diciamo al popolo: il fallimento profondo verrà, anche se non sappiamo prevedere se con l’euro o la dracma. 

In secondo luogo, anche se la Grecia eleva il grado di competitività, altri paesi si svilupperanno ancora di più. Nel migliore dei casi potrebbe salire di 2-3 posizioni. Ma questa competitività costerà ben cara ai lavoratori. La Grecia sarà sovra-indebitata per 150 anni, come è avvenuto con i prestiti di “indipendenza” (…) in ogni caso, chi è in basso non deve temere nessuna caduta. Il popolo non eviterà il fallimento, non importa quel che farà, accettasse anche di lavorare gratis per un anno, due o tre. La nostra posizione è: le lotte potrebbero impedire il peggio. Ma per fare questo il movimento popolare deve essere orientato verso la sostituzione di questo sistema politico con il sistema del potere operaio-popolare. Il disimpegno e la cancellazione unilaterale del debito, non c’è altra soluzione per il popolo“.

Il gruppo parlamentare del KKE ha anche confutato in modo sostanziale i ricatti del governo:

Oggi i parlamentari hanno una grave responsabilità, poiché approverete una legge per cui i lavoratori dovranno far quadrare un bilancio con un salario di 489 euro a fronte dell’alto costo della vita e i giovani dovranno vivere con un salario di 440 euro, mentre solo una piccola fetta dei disoccupati riceverà 330 euro. […] Nessuno ha il diritto di condannare i lavoratori a uno stipendio di 400 euro. State forse dicendo che ci seppellite vivi per il nostro bene? (…) Il sistema ha esaurito i suoi limiti storici. Non può fornire neanche un pezzo di pane per comprare le coscienze. […] La ricchezza sociale di oggi è incredibilmente alta e voi chiedete al popolo di vivere come nel Medioevo. Stiamo dicendo a tutti di alzare la testa: non hanno nulla da perdere se non le loro catene.

La rabbia popolare manderà in frantumi il governo di coalizione PASOK-NDultima modifica: 2012-02-18T09:12:00+01:00da iskra2010
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