Pirola intellettuale organico

 

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Anniversario. La lezione di Padre Pirola, maestro di vita e di filosofia, franco e leale, scevro e contrario ad ogni ipocrisia e chiave per capire la realtà

di Angelo Ruggeri e Salvatore d’Albergo

A due anni dalla scomparsa di Padre Giuseppe Pirola, le circostanze di crisi universale delle classi dirigenti dentro la crisi della democrazia in cui lo ricordiamo, sono tali da mettere ancor più in luce il suo pensiero destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia religiosa, civile, politica e sociale del Paese. La sua umana pienezza, franca e del tutto scevra e contraria ad ogni ipocrisia. La sua figura retta, lucida, di grande maestro di filosofia e di vita, intransigente con la mediocrità, ma sempre comprensivo, disponibile e informato sulle vicende che ci circondano. La sua personalità eccelsa di “intellettuale organico” al “terzo”, per cui, diceva, restiamo fermi sulla critica da esercitarsi quotidianamente. E che, come per Marx, non è uno sfogo di un intellettuale arrabbiato e impotente, pertinace o stanco, ma – tra “destra”, “centro” e “sinistra” – è la scelta di essere “organico” al “terzo”, per dare voce a chi non ha voce, non perché non ce l’ha di natura ma perché gliel’hanno tolta.

La più grave e acuta situazione di crisi culturale e morale, politica e sociale di oggi, è tale da far riemergere, ancor più, le sue doti così complesse ed acute, come possono testimoniare tutti quelli che hanno saputo capirlo. E soprattutto chi, dal 1977, data di fondazione della rivista “Fenomenologia e società” (di cui oggi sarebbero 45 anni), può richiamare le cose che ha detto. Il suo irrecusabile impegno e i contributi critici con cui ha saputo mettere a fuoco i temi collegabili al Suo apostolato e alla storia sociale, di comunità oltre che di singoli credenti.

Oggi hanno e troverebbero ancor più corrispondenza i suoi ininterrotti interventi nei dibattiti politico-culturali anche del mondo “laico”. Gli apporti teorici, frutto della sua immensa cultura, su tutti i temi e tutti collegabili tra loro, nel solco della storia sociale. Dalle questioni delle radici del cristianesimo a quelle del pluralismo, con particolare riguardo ai rapporti tra teologia ed eresia, alle alternative tra tolleranza e libertà.

E’ nel contesto di tale approccio che Padre Pirola ha preso posizione sugli aspetti anche più immediati del riverbero delle questioni teoriche sui rapporti tra potere religioso e civile. Come a proposito di identità e cultura nel rapporto tra Cristianesimo ed Europa; e sulle confluenze con il marxismo nell’analisi del processo storico di liberazione degli uomini, col dialogo “serio”- come ha ricordato Lui – tra cattolici e marxisti, chiarito che “la critica di Marx non era ateismo”. Dialogo oggi difficile “perché i marxisti o meglio marxiani con cui ho lavorato una vita, figure esemplari di uomini onesti quanto poveri per sobrietà di vita, sono spariti”. E gli ex comunisti sono diventati tutti…cardinali…sostituendo le sedie alle idee proprie e alla critica: “che Compagnia, né di Gesù né di Marx”.

Per capire e omaggiare padre Pirola, occorre rifarsi al ruolo da lui assegnato all’analisi “storica”. Dai suoi studi sull’origine della modernità e sul confronto tra “l’umanesimo” di Erasmo e il “liberalismo” di Lutero, agli studi su Tommaso, su Agostino, sul Bloch, sul marxismo, il tomista Pirola ha spiegato i nessi tra l’uomo e la comunità. E con ciò la necessità di interpretare per “viverlo”, il rinnovamento anche della Chiesa e della vita cristiana, nel senso indicato dal Concilio Vaticano II. Cioè della razionalità di un’analisi del processo storico di cui, da storico della teologia, si è dimostrato capace anche Benedetto XVI, e per la quale è utile ripercorrere la trama sviluppata da Pirola su Fenomenologia e società.

* (Comunità di ricerca di padre Pirola)

 

Pirola intellettuale organicoultima modifica: 2012-02-20T09:14:00+01:00da iskra2010
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