Fare “manutenzione” ai cervelli dei ministri e dei manutengoli Quisling (collaborazionismo) sindacali, anziché all’articolo 18

 

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di Angelo Ruggeri

A corto di argomenti e di ragioni devono ricorrere addirittura a mistificazioni coperte da neologismi irrealistici (come nel ventennio: hanno persino detto “lavori socialmente utili” quelli extraproduttivi-inutili, come non fossero “socialmente utili” proprio quelli produttivi della ricchezza) e da ultimo, ma solo da ultimo, sono arrivati a coniare termini come “esodati” per chi la riforma delle pensioni “spostando” gli anni del pensionamento lascia senza lavoro e possibilità di andare in pensione o “manutenzione” per l’art.18, per coprire come sempre, in modo confuso e ideologico la realtà. Neologismo fuori da ogni realtà fattuale e concettuale di fronte alle rotture dell’ordine costituzionale dei rapporti sociali e dei rapporti istituzionali e politici fondanti delle democrazia e nati dalla Resistenza.

 

Da: rete28aprile.it

Articolo 18: basta con la confusione, anche in Cgil

di Giorgio Cremaschi

La grande manifestazione della Fiom ha dimostrato che la voglia di lottare c’è e che non ci si può nascondere dietro le difficoltà del movimento per coprire le incertezze e i pasticci dei gruppi dirigenti. Da quella piazza è venuto un messaggio chiaro che interviene direttamente sul confronto sul mercato del lavoro. Primo, quel confronto non ha nulla a che vedere con la crisi economica, con l’attacco ai diritti materiali delle persone, con la caduta dei salari e dei posti di lavoro. E’ una trattativa che serve solo al governo e alle imprese per depistare dai problemi veri. In secondo luogo è chiaro che quello che c’è su quel tavolo non va proprio bene.

La riforma degli ammortizzatori sociali è sostanzialmente un’operazione di tagli. Il governo dice di aver trovato due o tre miliardi di euro per finanziare quella riforma, ma la cassa integrazione straordinaria e in deroga e la mobilità, da sole, valgono otto-nove miliardi. Quindi sono sei-sette miliardi di tagli, soldi in meno e non soldi in più. La mobilità e la cassa integrazione per crisi vengono abolite e sostituite con l’indennità di disoccupazione. Alla fine i lavoratori sono coperti per la metà di prima e non c’è nessuna estensione dei diritti rispetto ad oggi, altro che reddito sociale.

A questo imbroglio si aggiunge poi la certezza che il governo colpirà l’articolo 18 nel suo elemento fondante, la reintegra nel posto di lavoro. Solo questo richiederebbe uno sciopero generale, una rottura del tavolo, una iniziativa vera del movimento sindacale per impedire l ripetersi del disastro delle pensioni. Invece Cisl e Uil hanno già firmato, al di là delle chiacchiere, e la Cgil continua a vivere nella confusione. Si dice no alla modifica dell’articolo 18 e però si fa finta di non sapere che quella modifica ci sarà. E che a quel punto non essersi mobilitati prima, non aver fatto il possibile e l’impossibile per fermare questo gravissimo attacco ai diritti dei lavoratori, sarà una colpa che non potrà essere alleviata da un dissenso di circostanza. Non ci siamo proprio.

La posizione della Cgil è confusa e pericolosa. Per questo dobbiamo farci sentire. Dobbiamo fermare il disastro, chi vuole fare la manutenzione dell’articolo 18 ha le stesse intenzioni di chi voleva sistemare la scala mobile. Quest’ultima è sparita e quell’altro lo si vuole un po’ alla volta cancellare.

Mobilitarsi, scendere in piazza, usare fin d’ora la manifestazione del 31 marzo come deterrente sull’articolo 18, far sapere ai sindacati e ai partiti favorevoli ai tagli che non lo dimenticheremo mai e che dovranno pagarne tutti i prezzi politici, questo dobbiamo cominciare a fare sin da ora. Dopo la piazza del 9 marzo abbiamo dei doveri in più.

PS: mi dispiace per Susanna Camusso, ma la gran parte di coloro che fischiavano erano proprio metalmeccanici.

 

Fare “manutenzione” ai cervelli dei ministri e dei manutengoli Quisling (collaborazionismo) sindacali, anziché all’articolo 18ultima modifica: 2012-04-10T08:41:00+02:00da iskra2010
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