Un FRA DOLCINO per i vertici CEI e cattolici pseudo democratici di PD e UDC

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Da Angelo Ruggeri

Proprio perché apostolici, i dolciniani possedevano una carica sociale che traevano dalla lettura del Vangelo (“puri cristiani”, vedi Labriola più sotto), una spinta rivoluzionaria che non ebbero i Valdesi che li abbandonarono e che oggi, infatti, nella maggior parte sono nel PD e sono privi di autonomia culturale rispetto alle classi dominanti come anche il non comunista e valdese Ferrero di RC.

UN FRA DOLCINO PER I VERTICI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E DEI CATTOLICI PSEUDO DEMOCRATICI DEL PD E UDC CHE TRADISCOCONO I POSTULATI E I PRINCIPI E VALORI SOCIALI DELLE ENCILCICHE PAPALI “SPE SALVI” E “CARITAS IN VERITATE” DANDO PIENO E DETERMINATE SOSTEGNO AL GOVERNO PATRIZIO di Ms “Bilderberg” Monti DEI “CAPITALISMI FINANZIARI ANONIMICHE PRIMA, ANCHE DEL TERRORISMO, SONO IL MAGGIOR PERICOLO PER IL MONDO E PER L’UMANITA“: parola di Papa Ratzinger Benedetto XVI .

Per “giusta causa” la Fornero andrebbe licenziata e i vertici cattolici della CEI e di PD-UDC-PDL, che sostengono il falso, andrebbero scomunicati per apostasia (in primis Casini per apostasia forlaniana).

A furia di dividere e di separare le questioni si è perso il nesso tra di esse.

Contro le stesse Encicliche, dando sostegno all’ ateismo capitalisticodel patriziato economico, del governo di Ms “Bilderberg” Monti, del capitalismo finanziario anonimo,verso cui si prostrano (mentre il secondo reale comandamento della Bibbiadice: “non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai“) icattolici pseudo democratici di PD-UDC e la CEI i cui vertici intervengono direttamente in politica anzichè predicare il Vangelo (come disse Padre Pirola anche a proposito della CEI di Ruini), rovesciano l’art. 81 della Costituzione (si dovrà ricorrere contro tale modifica per incostituzionalità).

E cancellano l’art. 18 e il suo significatodi attuazione del controllo politico e sociale dello Stato e del sindacato sull’impresa volto ad impedire che l”‘attività d’impresa privata si svolga in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umanasanciti dall’articolo 41 della Costituzione ma anche dalla “Cairtas in veritate”che ha indicato il “fine d’interesse sociale” che deve avere l’attività economica.

E anche qui, contro l’accordo Monti-UDC-PD-PDL, si dovrà ricorrere per incostituzionalità non solo con l’articolo 1 della Costituzione ma anche con l’articolo 41 della C., come ben afferma il Documento di Magistratura democratica che, ovviamente, sa che l’articolo 18 si riferisce all’art. 41, come abbiamo ricordato in “IL VERO SIGNIFICATO DELL’ART.18” ai cigiellini e gli antidemocratici cattolici di PD-UDC-PDL sostenuti dalla CEI, i quali con l’apostasia dell’inganno occultano che l’articolo 18 serve per avere un potere senza il quale non si hanno i “diritti”, che per ciò restano solo chiacchiere di sindacalisti impotenti: cosa che ben si vede da tutta la vicenda ma che sfugge anche alla stessa FIOM impegnata in una difesa impotente dei “diritti” dei lavoratori che è resa vana proprio dal non saper riconoscere e rivendicare cioè che viene prima e sta a monte della possibilità di ottenere e garantire i “diritti”: cioè un potere che in questo caso, tramite il 18, è un potere combinato tra il diritto del lavoro giurisdizionale e il diritto sindacale, per garantire i FINI sociali e di libertà e dignità umana DELL’ARTICOLO 41 DELLA Costituzione col “CONTROLLO POLITICO E SOCIALE DEI POTERI DELLO STATO E DEI POTERI DEL SINDACATO SUL POTERE D’IMPRESA,per piegare il mercato a favore dei lavoratori come corpo sociale e nei diritti che ne derivano, mediante il riconoscimento istituzionale dei poteri democratici sia dello Stato sia del sindacato. (in “Il vero significato dell’art. 18”).

“…la dottrina, per la quale, e con la quale, Dolcino tenne ferma la compagine dei suoi seguaci, tenacissimi ed impavidi nel combattere fino all’ultimo da eroi, DA MARTIRI e da precursori di un nuovo ordine di cose nella vita dell’umanità (…) é anch’essa uno dei tanti ritorni al cristianesimo puramente evangelico delle origini – é, ossia, la negazione di tutto ciò che la gerarchia ha stabilito o fatto da papa Silvestro (da quello almeno della leggenda) in poi; negazione rinforzata dall’ardore apostolico, che il sentimento della lotta trasmuta in dovere di combattimento (…) il moto dolciniano è uno dei momenti della gran catena della SOLLEVAZIONE DELLE PLEBI CRISTIANE che con varia fortuna e con varia complicazione, si ribellarono alla gerarchia, e nei momenti più acuti furono portate alla inevitabile conseguenza dell’aspettazione del comunismo.

Il caso classico, la forma strepitosa, per le circostanze di tempo e per la estensione e per la durata del moto, é di certo la sollevazione degli anabattisti (termine coniato dai loro nemici con intento mistificante). Ma non fu di poco conto la rivolta dolciniana: specie per le condizioni di precoce modernità economica in cui si trovava la Valle del Po, in principio del secolo XIV.

Ora, l’istinto dell’affinità portava le menti dei rappresentanti e dei condottieri delle plebi in rivolta a tornare verso l’immagine, o verso il confuso ricordo, o verso l’approssimativa riproduzione fantastica di quel cristianesimo primitivo, che fu tutto di un minuto popolo, di gente afflitta e sofferente, aspettante la redenzione dalle miserie di questo reo mondo. (…)

Il cristianesimo primitivo, “mutatis mutandis”, fu nel tipo, nell’insieme, nella fisionomia e nei movimenti, più affine a ciò che Montano, o Dolcino, o Tommaso Munzer vollero, in tempi a ciò non adatti, ristabilire, che non a tutti i dogmi, liturgie, gradi gerarchici, dominii e demanii, lotte politiche, supremazie, inquisizioni ed altre simili miserie, in cui si aggira la storia umanamente terrena della chiesa.

Nei tentativi di codesti ribelli, si rivede, cosa debba essere stata la figura originaria del cristianesimo come setta di perfetti santi, ossia di assolutamente eguali, senza differenze di clero e di laici, tutti parimenti capaci dello spirito divino, sanculotti e devoti, al tempo stesso, tutti ad un modo”.

Antonio Labriola. Filosofo e uomo politico. Professore di filosofia morale all’Università di Roma. Tra i maggiori studiosi del marxismo in Italia. Esercitò un’influenza, con diversi esiti, su Croce e su Gramsci del quale, senza nominarlo, si notano più di una decina di citazioni del suo pensiero nell’Enciclica Spe Salvi di Papa Ratzingher.

Un FRA DOLCINO per i vertici CEI e cattolici pseudo democratici di PD e UDCultima modifica: 2012-05-02T08:36:00+02:00da iskra2010
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