Valdesi e massoni…CEI e FMI: Religione e politica. Pirola su Agostino responsabile del violento e coercitivo potere imperiale dei 2 millenni

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di Angelo Ruggeri

Religione e politica. Se la CEI o religioni e Valdesi si occupano di politica non possono pensare di non venire criticate politicamente.

Mentre il FMI dice che gli uomini vivono troppo a lungo, ricordandoci come e chi ha scommesso sulla morte per fame dei poveri e sta vincendo, vale a dire la Goldman Sachs che governa con Ms “Bilderberg” Monti sostenuto dalla CEI di Bagnasco erede della “linea nera” del Cardinale Siri

ANCORA A PROPOSITO DEI VERTICI APOSTATI DELLA CEI E DEGLI PSEUDO DEMOCRATICI CATTOLICI DI PD-UDC E DI FRA DOLCINO, AVEVAMO ACCENNATO AI VALDESI CHE SONO QUASI TUTTI NEL PD E “MANCANO DI AUTONOMIA CULURALE RISPETTO ALLE CLASSI DIRIGENTI COME ANCHE IL NON COMUNISTA E VALDESE FERRERO DI RC”,chestanno demolendo la Costituzione nata dalla Resistenza a cui hanno grandemente contribuito tanti valdesi e cattolici che ora tacciono anche se in tal modo vengono essi stessi TRADITI dai loro vertici.

PERO’, IN QUESTA MAIL ED ARTICOLO DI AUGUSTO COMBA, CHE ABBIAMO CASUALMENTE RITROVATO NEL MARE DI MAIL DEL NOSTRO COMPUTER, QUI C’E’ QUALCHE COSA DI PIU’, ANCHE A PROPOSITO DI AGOSTINO DEL QUALE PADRE PIROLA HA DIMOSTRATO CHE NON ESISTE UNA LINEA TEOLOGICA DI AGOSTINO, ESSENDOCI ALMENO 3 SUE LINEE, ESPRESSE CAMBIANDO E PERSINO ROVESCIANDO LE SUE POSIZIONI RISPETTO AL POTERE TEMPORALE: PRIMA RIFIUTAVA CHE GLI SCISMATICI FOSSERO COSTRETTI ALLA COMUNIONE DALLA FORZA DEL POTERE SECOLARE; POI ALL’OPPOSTO INVOCA IL POTERE COERCITIVO DELL’IMPERATORE E DEI RE CONTRO I CRISTIANI SCISMATICI E INFEDELI, “PER REPRIMERE CIO’ CHE E’ CONTRARIO A QUEL “BENE COMUNE” CHE E’ LA VERA E UNICA FEDE E PER CONVERTIRE I PECCATORI COL TIMORE DELLE PENE.  

Imparagonabile al molto meglio, sappiamo, ovviamente, San Tommaso.

DIXIT: Il papa (Ratzinger)giustamente dice solo che tocca ai laici cristiani, in quanto cittadini, occuparsi di politica, non ai vescovi o ai preti o all’istituzione religiosa, come invece Ruini (ed oggi la CEI di Bagnasco, passato dalla “linea nera” del Cardinale Siri – da cui fu ordinato – e di Baget Bozzo a capo della CEI) che morta la DC disse: la politica italiana la gestiamo da soli senza DC e vinse un referendum predicando l’astensione, anziché il Vangelo (Padre Giuseppe Pirola, Epistolario)    

Il rapporto tra religione  e politica è stato riportato oggi al centro dell’attenzione degli studiosi dai processi di globalizzazione e migrazione a livello planetario, che conducono etnie, culture, religioni diverse a convivere, ma acuiscono anziché spegnere il problema della comunicazione tra le rispettive differenti identità, emandanoIN CRISI IL MODELLO OCCIDENTALE CHE REGOLAVA IL RPPORTO RELIGIONE-POLITICA.

Il regime di separazione tra religione e politica, Chiesa e Stato, a tutela della universale libertà religiosa, cede il passo all’incidenza sempre più crescente della religione sulla sfera politica; lo “stato di diritto” laico, il dio mortale, il sovrano antiprofetico ed extrateologico per eccellenza, si rivela sempre meno commisurato alle nuove istanze attuali; e la secolarizzazione appare semprepiù come un fenomeno occidentale tutt’altro che universale o carico di futuro.

Anche la teologia politica schmittiana (quella che critica la “tirannia dei valori” in nome della tirannia della “decisione” esaltando il dispotismo del potere di vertice di pochi sui molti, il pensiero reazionario da Junger a Smith che l’esaltato Saviano assume come sui maestri) con l’intenso e ricco dibattito che ne è seguito tra politologi e teologi, sembra sempre più unilateralmente occidentale.In generale essaé infatti una categoria politologica, che per di più è strettamente connessa e per ciò limitata all’ambito della religione cristiana. Essa, secondo Jan Assmann, é una teoria politica normativa e non descrittiva;è una teoria unilaterale perché esamina solo il caso della politicizzazione dei concetti religiosi e non il caso contrario della teologizzazione dei concetti politici“.

(Padre G. Pirola, “Mutazioni interne alla teologia politica di Agostino”, F&Società, 2008 Rosenberg & Sellier

http://iskra.myblog.it/archive/2011/10/01/la-massoneria-il-vero-e-unico-partito-della-borghesia.html

 

http://www.zen-it.com/letture/recensioni/comba.htm

Le Recensioni


di Maurizio Paladini

Augusto Comba : Valdesi e massoneria. Due minoranze a confronto

Torino, Claudiana, 2000

Secondo René Guénon i pastori protestanti Anderson e Desaguliers furono “i primi responsabili” della degenerazione della moderna massoneria. L’esoterista francese non perdonava loro di avere fatto scomparire tutti gli antichi documenti recanti i “segni incontestabili” dell’origine cattolica dell’Arte. 
È opinione comune che la nascita della Gran Loggia di Londra, nel giugno 1717, venne quantomeno propiziata dalla giovane monarchia orangista. È certo invece che tra i liberi muratori londinesi prevalesse la fedeltà alla dinastia di Hannover ed alla Chiesa anglicana.
La stessa cosa si verificò più o meno in Italia nel 1859 quando il Conte di Cavour e la sua Società nazionale promossero la nascita di un nucleo massonico, fedele ai Savoia ed autonomo dalle potenze scozzesiste straniere, intorno alla loggia torinese Ausonia.
La nostra penisola, anche se i libri scolastici non ne parlano, non rimase estranea al movimento di rinnovamento religioso al quale diede inizio il FEROCE monaco agostiniano Martin Lutero nel 1517. Il fenomeno non poté radicarsi per vari motivi, il più importante dei quali fu la feroce repressione scatenata dalla Controriforma. Molte famiglie italiane che avevano abbracciato la fede evangelica furono così costrette a cercare asilo in Svizzera e in Germania.

A partire dal 1300 si erano tuttavia stabiliti in Italia, e segnatamente nelle valli e convalli del Pinerolese,

gli eredi di una delle tante correnti ereticali medievali, i cosiddetti “poveri di Lione”.

  Erano i seguaci di un tale Pietro Valdo, o Valdesio, un ricco mercante lionese che abbandonò tutti beni per vivere come Francesco d’Assisi secondo i precetti dei Vangeli.

Nel 1215 giunge la condanna per eresia e inizia per i valdesi una lunga storia di persecuzioni.
Nel 1532 a Chanforan, in Val d’Angrogna, i capi famiglia valdesi decidono di aderire alla riforma protestante e stabiliscono un legame indissolubile con  la sua corrente calvinista e presbiteriana.
Persecuzioni e periodi di relativa tranquillità si alternarono fino al 1686, anno in cui a causa dell’intervenuta revoca dell’editto di Nantes anche nei territori sabaudi, i valdesi sopravvissuti allo sterminio sono costretti a emigrare nei paesi protestanti più vicini e sicuri. 
 Tre anni dopo, grazie all’appoggio delle potenze amiche e soprattutto a quello di Guglielmo d’Orange, le famiglie valdesi torneranno ad abitare le loro valli dopo un’incredibile impresa militare guidata dal pastore Enrico Arnaud. L’evento verrà poi ricordato come il “Glorioso rimpatrio”.
Fino al 1848, fatta eccezione per la parentesi del dominio francese, i valdesi non godranno di libertà civili. In quell’anno Re Carlo Alberto concede a loro e agli ebrei la libertà di culto. Dopo l’unità d’Italia il Comitato di evangelizzazione valdese, presieduto dal massone Matteo Prochet, diffonderà in tutta la penisola la religione della Parola in concomitanza con le altre denominazioni protestanti, soprattutto metodiste e battiste, che dal 1861 avevano inviato le loro missioni dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti.

 Il metodismo, presente nei suoi due rami wesleyano ed episcopale, è da collocare nell’ambito dei movimenti di risveglio formatisi nell’Inghilterra del XVIII secolo. Il suo fondatore, il pastore anglicano John Wesley, nel 1738 iniziò a predicare l’evangelo ai ceti sociali resi più deboli dalla rivoluzione industriale. Costoro venivano invitati alla conversione individuale e alla santificazione, ininterrotto processo di crescita spirituale.

In Italia numerosi pastori metodisti, soprattutto quelli appartenenti alla missione episcopale (in quanto la direzione della Chiesa negli Stati Uniti era affidata ai vescovi), trovarono ospitalità nei templi massonici.

Anche i Battisti, discendenti degli anabattisti del ’500 che propugnavano il battesimo dei credenti, parteciparono all’evangelizzazione della penisola soprattutto con missioni americane.
Nei cinquant’anni a cavallo tra i due secoli rapporti tra liberi muratori e protestanti furono abbastanza frequenti. Numerose opere sociali poterono essere realizzate dagli evangelici grazie ai collegamenti con la massoneria d’oltre oceano. Nelle chiese era allora dominante la teologia liberale, aperta alla ragione e alla scienza. Tra le colonne trovò posto Ugo Janni, uno dei più raffinati teologi ecumenici, prima cattolico poi valdese.

Tito Signorelli, Giorgio Tron e Giordano Gamberini, hanno ricoperto incarichi al vertice di obbedienze e di corpi rituali. Nei templi troviamo qualche laico in più ma pochissimi pastori tra i quali i valdesi Ernesto Ayassot e Enrico Meynier, il metodista Giuseppe La Scala e il battista Bruno Saccomani.
Molte sono state le ragioni dell’incomprensione. I protestanti italiani, e in particolare quelli “storici” ossia i valdesi, hanno guardato con sufficienza e distacco a un mondo massonico ancora troppo “segreto” e dominato da correnti di pensiero positiviste e deiste. Inoltre era mutata la prospettiva teologica delle chiese evangeliche che, a partire dagli anni ’30, sarebbe stata dominata dal pensiero di Karl Barth, il quale recupera il patrimonio dottrinale della Riforma ed indirizza la sua critica nei confronti dell’illuminismo e di tutto ciò che ne deriva.

 Negli ultimi anni questa situazione è andata gradualmente mutando. La massoneria italiana, soprattutto quella parte rappresentata dal Grande Oriente d’Italia ha parzialmente recuperato il senso della propria tradizione esoterica, privilegiando la crescita spirituale dei fratelli e dando impulso a una notevole opera di trasparenza e di presenza sul piano della cultura e dell’informazione. 
Nell’ambito evangelico si è fatto strada un atteggiamento più aperto sotto il profilo della dottrina, con il recupero proprio da parte dei barthiani di alcuni schemi della teologia liberale. Ciò con il palese fino di dare impulso all’ecumenismo cristiano ed al dialogo fra religioni, a partire da quelle del Libro.
 In questa nuova prospettiva si colloca il lavoro di Augusto Comba. L’autore, valdese, già componente della Giunta del GOI e direttore della sua rivista, è stato tra i promotori del “risveglio” spirituale della massoneria italiana negli anni ’50 e ’60. I luoghi furono quelli della loggia “Hiram” di Torino e della rivista “L’ipotenusa”, realtà di cui fu protagonista anche il compianto Carlo Gentile, egli pure valdese.

Comba si dichiara esistenzialista sul piano lato-mistico e barthiano su quello teologico. È un’ostentazione abbastanza curiosa, forse leggermente provocatoria, ma tutto sommato comprensibile alla luce della lunga militanza muratoria dell’autore e anche della sua profonda e partecipata fede evangelica.
Il volume, pubblicato dalla editrice protestante Claudiana, raccoglie saggi e interventi in parte pubblicati in parte inediti.

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare le motivazioni dell’autore non sono apologetiche. Il lavoro è essenzialmente quello dello storico ed è chiaramente ispirato alle più autorevoli correnti storiografiche della ricerca massonica contemporanea.
Comba esamina essenzialmente le interazioni tra la storia valdese e quella della massoneria italiana verificatesi nel corso di tre periodi storici di essenziale importanza per le due comunità: quello napoleonico, quello lato sensu risorgimentale e quello del secondo dopoguerra. 
Quello centrale è senza dubbio il più ricco e significativo. La Chiesa valdese assume la struttura che a grandi linee mantiene ancora oggi. La massoneria italiana ricompone poco a poco le sue sparse membra e diventa una delle principali correnti politiche del Risorgimento occupando uno spazio che le sarà sottratto a cavallo del ’900 dai partiti.br>

La vocazione politica del Grande Oriente d’Italia condurrà nel 1908 alla scissione della propria componente spiritualista al cui vertice troveremo i pastori evangelici Saverio Fera, William Burgess e Teofilo Gay.

All’interessante figura di quest’ultimo, valdese ma inizialmente ministro di culto metodista episcopale, l’autore dedica un saggio approfondito e documentato.

Un’altra personalità della vita politica e culturale valdese che Comba ha il merito di illuminare è quella del libero muratore Augusto Armand Hugon, docente nel Collegio di Torre Pellice e apprezzato sindaco di questa città, oltre che storico di valore.

Interessanti sono poi le pagine dedicate alla loggia “Excelsior” di Torre Pellice, presenza storica del Grande Oriente d’Italia nell’unica zona a maggioranza protestante del nostro paese.
Quali sono le prospettive future di dialogo tra evangelici e massoni? Certamente uno dei temi ai quali non ci si potrà sottrarre è quello delle libertà vecchie e nuove, della loro difesa e della loro affermazione nella società della globalizzazione.

I liberi muratori delle comunioni più importanti (Palazzo Giustiniani e Palazzo Vitelleschi) da tempo sono impegnati in un’opera di sensibilizzazione e di promozione finalizzata all’approvazione di una legge sulle associazioni in attuazione del dettato costituzionale dell’art. 21 e sull’esempio di quella francese risalente al 1901. 

Comba ricorda con commozione quando, insieme al compianto fratello Paolo Ungari, fece adottare un ordine del giorno in questo senso da parte del congresso del Partito repubblicano del novembre 1992. Iniziava allora la tempesta giudiziaria, conclusasi per altro in una bolla di sapone, avviata dal procuratore di Palmi Cordova.

A far tempo dalla metà degli anni ’80 un serio impegno storiografico, contributi occasionali e convegni specifici (tra i quali in particolare quello promosso nel 1997, a Torino, dal valdese Pier Carlo Longo, attuale Gran maestro aggiunto della Gran Loggia d’Italia) vanno svolgendo tra i liberi muratori una meritoria opera di informazione intorno ad una realtà, quella protestante, per la quale la massoneria nutre simpatia ma non coltiva attenzione.

Nel nostro paese esiste oggi il protestantesimo “storico” (Valdesi, Metodisti, Battisti, Esercito della salvezza e Luterani), per lo più riunito nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia. I Valdesi in particolare formano una chiesa unica con i Metodisti, i quali avevano ricomposto i loro due rami nell’immediato secondo dopoguerra.

Tuttavia la maggior parte degli evangelici italiani è raggruppato dalle chiese di ispirazione pentecostale o evangelica (Assemblee di Dio, Apostolici etc.), caratterizzate da un approccio letteralista del testo biblico. Queste chiese sono per lo più diffidenti all’ecumenismo ed al dialogo inter religioso e a maggior ragione sono ostili verso associazioni reputate elitarie o addirittura settarie come la massoneria. In ambito evangelico “classico” assistiamo a frequenti pronunciamenti, sia favorevoli che critici ma pur sempre interessati, da parte dei più autorevoli pastori e intellettuali, tutti di solida formazione barthiana o neo ortodossa.
In coda al volume di Comba sono riportati gli interventi tenuti al citato convegno di Torino da Giorgio Bouchard, moderatore della Tavola valdese all’epoca della firma della prima intesa con lo Stato italiano e poi presidente della Federazione, da Domenico Maselli, pastore della Chiesa libera, storico e deputato cristiano sociale e da Paolo Ricca, professore di Storia del cristianesimo, studioso di ecumenismo e già decano della Facoltà valdese di teologia.

I massoni possono oggi sperare in tempi di confronto, comprensione e crescita spirituale.

 

 

 

Valdesi e massoni…CEI e FMI: Religione e politica. Pirola su Agostino responsabile del violento e coercitivo potere imperiale dei 2 millenniultima modifica: 2012-05-07T08:54:00+02:00da iskra2010
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