L’ex-PCI Polillo, Revelli e ALBA della snaturata ex-sinistra

100_2571+logoMOWA.jpg foto MOWA


daAngelo Ruggeri

Mattinale (del 29/4/012). Il “chi è” Gianfranco Polillo, “finto tecnico cresciuto nella politica”(Luca Telese) della corruzione del ruolo  della politica dei partiti, e “omonimo” di Marco Revelli uno dei tellettual-in del “ventennio” e della c.d. “ALBA” mondialista del governativismo sopranazionale dei non eletti.

Gianfranco Polillo sottosegretario del governo Monti-Napolitano,oggi intervistato, perla serie “il governo delle facce di tolla“, dichiara, come la Fornero: “gli italiani e in Italia si lavora poco”; mentre, si badi bene, tutte le statistiche internazionali dicono che gli italiani, per ore giornaliere e per giorni all’anno sono quelli che lavorano di più di tutti quelli dei Paesi OCSE (e aggiungiamo noi, con i salari più bassi e i principi cosituzionali piu violati nel mondo).

Abbiamo guardato varie biografie e giornali, e stranamente, dalla data di nascita e dagli studi si salta al Polillo vice segretario PRI e di oggi, lasciando un vuoto di decenni. Sicché le sue biografie non dicono e nascondo, e molti non sanno o non lo ricordano, che Gianfranco Polillo era del Partito Comunista Italiano, e scriveva persino su Politica ed Economia, rivista economica del Cespe, centro studi economici del PCI, quindi non si “nascondeva” come invece oggi, e proprio, fanno gli ex”sinistri” ed ex garibalidini comunistidell’ANPI e del PD che ora si mascherano da garibaldini risorgimentali per nascondere di essere stati comunisti e per la Rivoluzione. Proprio come l’attuale sottosegretario Gianfranco Polillo che nel 1978 disse ad uno di noi “Caro…ci hanno ingannato! Ci hanno ingannato dicendoci che per -cambiare- le cose bisognava essere comunisti e per la Rivoluzione. Invece basta fare come dice Craxi”.

Ecco, questo è Polillo, che a Luca Telese è venuta la voglia discoprire quanto sia tecnico” nel godibile e opportuno articolo qui sotto. Aggiungiamo soltanto che la “crescita nella politica” del “finto tecnico”, data a molto prima della “collaborazione di Polillo col centrodestra. Brecht giustamente diceva che lacritica non deve essere spersonalizzata,mava “personalizzata” indicando alcuni esempi – noi ultimamente e tra gli altri abbiamo indicato Corradino Mineo, come adesso Polillo,per poter rimuovere le cause di ciò che si critica: come ad es. l’antipolitica e la corruzionedelruolo della politica e del ruolo dei partitiche solo dopo, conseguentemente può diventare anche corruzione penalmente perseguibile come, ma non solo, nel caso di Craxi.

Quello che Polillo disse ad uno di noi quando apparve sulla scena Craxi, è quanto di più utile per capire che le sue DICHIARAZIONI DI OGGI: esempio delleconseguenze traumatiche di unosnaturamentodovutoalle insane ambizioni di certo professionismo politico e intellettuale, enon già imposto da una presunta (ed ormai dimostratasi falsa), natura della c.d “post-modernità”,teorizzata ed enfatizzata specialmente da quelli come Marco REVELLI che ha segnato il “ventennio” di defaillance cronicadelle forze politiche della c.d. “sinistra”, vanamente protese ad una fallimentare strategia di superamento del comunismo democratico italiano con una di anticomunismo pseudo-democratico. Portando alla ventennale deriva della politica e dei partiti della democrazia e della Costituzione, proprio per l’opera dei vari Pollillo e variREVELLI che hannodilatatotrasversalmentecon intellettuali di destra o fascisti come Tarchie i telletual-in di “sinistra”l’offensiva ideologica economicistica del capitalismo, ovattandone il tradizionale “liberismo” e “statalismo” dietro i fantasmi liberisti del “post-moderno”, della “fine dello stato”, “fine del lavoro fordista” e addirittura della “fine della storia”e di “tutto il ‘900”, di “tutte” le idee e cultura e le sue significative lotte di classe e per la democrazia sostanziale, non solo formalee specialmente delle “vincenti” strategie politiche e sociali degli anni ’60-’70.

REVELLI E’ L’UOMO DI UN NUOVO “VENTENNIO”, DELL’APPIATTIMENTO CONGIUTURALISTA DELLA FILOSOFIA POLITICA, racchiuso tra la politica universalistica dell’identità risalente alla trascendenzialità dell’etica kantiana e la politica risalente ai “communitarians” nordamericani ed etnopolitiche di impronta “leghista”, cioè di una filosofia politica che rimane entro i limiti del relativismo liberale di una “morale provvisoria”, anziché di una soluzione per l’universalismo delle differenze che superi la logica dell’identità (a confronto) e quindi superi non solo il confronto tra le visioni della vita e del mondo proposto dal liberalismo politico ma anche la logica di puro confronto tra procedure logiche e i modelli argomentativi di ascendenza habermasiana (revisionista e pseudo marxista).

Di fronte agli esiti di una riflessione insistita di REVELLI in un trasversalismo filosofico di destra e sinistra,all’opposto dell’ “ALBA” (del liberalismo) che propongono quelli come i Revelliche partono dalla premessasecondo cui nel multiverso interculturale del globale o meglio del glo-cale, la filosofia politica e la stessa filosofia sarebbe ormai destituita dalla tradizionale universalità e sia pertanto universalizzata, – occorre ritrovare il bandolo della matassa a partire dalla denuncia del sociologismo politologico che rifluendo anche sul piano della filosofia e della cultura generale l’ha portata ad adeguarsi al neo-conformismo sociologico incapace di cogliere che “la filosofia di un’epoca storica” e il presente diacronico e storico dei processi, che si esprime nella indeterminatezza palesamente dimostratasi infondata idea, con cui si è fatto credere nel ventennio e come si vorrebbe ancora fare con “ALBA”, che questa congiuntura sarebbe sospesa in un vuoto, perché non avrebbe più nulla a che fare col tradizionale “ordine statale interstatale” senza che si veda ancora l’ALBA” (ecco da dove deriva l’ennesimo nome privo di contenuto – “ALBA” appunto – che propongono per una politica) di un nuovo ordine sopranazionale: che però, come sappiamo dai progetti mondialistidei potenti gruppi capitalistici e dalla realtà quotidiana, tale nuovo ordine mondiale sopranazionale intende e dimostra esserefunzionale almondialismo governantedei non eletti e dei capitalismi finanziari occulti e palesemente dei suoi “tecnici”.

Tale tipo di atteggiamento,dimostratosi nefasto e chetrova in REVELLI e in quelli della c.d.ALBA” i fautori piu impegnati, è volto a legittimare l’esistente recidendo le connessioni col passato anche più recente: negando ilruolo del ‘900, ma soprattutto volendo censurare la fase socio-culturale degli anni ’60-’70 particolarmente in Italia (Revelli), traducendo lo snaturamento e strategia dell’anticomunismo antidemocratico del “ventennio” di cronica defaillance della sinistra in una c.d. “ALBA”di snaturati alla Polillo e di tellettual.in alla Revelli..

Polillo, il finto tecnico cresciuto nella politica

http://www.lucatelese.it/?p=5806

di LUCA TELESE

Che meraviglia l’ultimo tecnico approdato alla gloria del piccolo schermo e alla vanità della sobria esternazione neo-governativa. Che spettacolo la neolingua io-non-centrista del neo sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, quel sublime dire e non dire, una risorsa per il paese. Vedendolo martedì sera esternare sul nulla a Servizio pubblico, il sottosegretario Polillo, si veniva presi da un moto di irresistibile nostalgia per i vecchi politiconi democristiani, che almeno erano esperti di tutto e di niente, ma che sapevano sempre di cosa parlavano (e quindi anche di cosa non dovevano parlare, che non è poco).

Vedendo la sfumatura alta e argentea del sottosegretario, ascoltando il suo vocione romafono, e il suo splendido eloquio da bar sport ti veniva un forte senso di rimpianto per quei campioni della prima repubblica che ci mettevano sempre la faccia (anche quando non era bella), e si beccavano sempre gli insulti (anche quando non erano meritati), perché quelle erano le regole del gioco e loro sapevano stare al mondo. Mentre invece, quando si assiste allo spettacolo nullista del sottosegretario Polillo, viene da pensare che al confronto lo sfuggente Arnaldo Forlani era un filosofo zen, colto, erudito ed essenziale, conciso solo di fronte all’indicibile. Sta di fatto che da Santoro il sottosegretario Polillo da Floris è stato davvero spettacolare, nelle sue gincane per dribblare qualsiasi domanda: Le gare sulle frequenze televisive? “Ehhh, ci sono dei vincoli…”. E il suo sfidante, Antonio Di Pietro: “Non la fate perché c’è il veto del Pdl”. E Polillo: “Scusi, scusi, scusi…”. E quello: “Lo stai ammettendo!”. E lui: “Scusi…”. E ancora: “Ma perché non l’avete fatta la gara?”. E il sottosegretario: “Non l’abbiamo fatta perché abbiamo fatto una scelta diversa!”. Elementare Watson. Anzi, di più, il sottosegretario ci ripensa e raddoppia: “Ci sono dei vincoli! Ci sono dei vincoli, come per tutte le maggioranze”. E Di Pietro, trionfante: “Appunto! Non fate la gara perché sennò il Pdl non vi vota”. Anche perché, quando poi è in difficoltà, il super-tecnico si arrabbia e ricorre all’eloquio forbito: “Di Pietro, a Roma si dice: ‘Non la vorrei buttare in caciara!’”. Oppure. “Di Pietro, non essere populista!”. E il leader dell’Italia dei valori, sempre più arrabbiato: “Ma come, io ti faccio le domande e tu mi dici sempre che la butto in caciara e mi dici che sono populista!?”. E l’Ici sui beni della Chiesa va pagata o no? “Ehhh…… è un problema…”. E le tasse sui capitali scudati? “Ehhh….. Forse non si possono imporre…”.

Fantastico. Ancora più bello il duello in due fasi con Di Pietro. Fase uno: il super-tecnico attacca il leader dell’Italia dei valori con motivazioni squisitamente politiche: “Non ha perso la forma mentis del magistrato!” (come se parlasse di un ex ufficiale delle SS). Oppure, lanciandosi in una citazione cinematografica: “E’ come il dottor Stranamore che gli sfugge il braccio e gli parte il saluto”. Gli chiedono se la manovra sia equa, e di nuovo il sottosegretario tecnico con vocazione per l’invettiva politica torna subito vago. Allora Di Pietro gli fa: “Per me l’evasione è un reato punto”. E Polillo scuote la testa, come dire: vedete, è un manettaro. Si parla poi di trasporti e di ferrovie, cioè della materia di Polillo al ministero, e – soprattutto – del tema della puntata: “Diamo un sacco di soldi alle ferrovie, adesso non mi ricordo quanti gliene davamo esattamente”. Allora in studio chiedono: “Quanti?”. Polillo, molto tecnicamente non ricorda. E allora a chi si rivolge? Nientemeno che a quello con la forma mentis da magistrato: “Ma forse Di Pietro che è preparato sa quanti sono esattamente”. Meravigliosa la perfidia dell’ex ministro delle infrastrutture, che a quel punto inalbera il suo sorriso da Aristogatto e si sottrae alla richiesta di soccorso del sottosegretario: “Parla, parla… che io ti ascolto”. Il sindaco di Tombolo gli chiede se lo Stato si impegna a ripianare i buchi di bilancio che ci creano con l’Imu. Il sottosegretario Polillo, eroicamente, non risponde nemmeno questa volta. Altra domanda: “Il governo si impegna ad aprire un tavolo con le ferrovie? Il sottosegretario Polillo tira fuori la giustificazione per non essere pronto all’ interrogazione. “Siamo stati chiamati all’improvviso….”. E allora Di Pietro, come il gatto che acchiappa il topo maramaldeggia: “Ma tu ci sei sempre stato al governo…Eh eh…”. E allora  ti viene voglia di scoprire quanto sia tecnico Polillo. Intanto bisogna ricordare che il sottosegretario, ex funzionario della Camera, è stato l’uomo del “buco”. Ovvero l’inventore della meravigliosa campagna contro il presunto deficit del governo Prodi (non ci sono notizie di suoi studi sul baratro del governo Berlusconi). Ex consulente di Giulio Tremonti, quindi molto tecnico, grande giocatore di tennis al circolo Montecitorio, quindi molto tecnico (soprattutto sul rovescio) già membro della fondazione Free ispirata da Renato Brunetta, quindi molto, molto  tecnico, diciamo. Quindi uomo ovunque di Stefano Caldoro ai tempi in cui era ministro, quindi molto tecnico, tecnico di famiglia socialista. Ed ex guru di Fabrizio Cicchitto, secondo qualcuno l’ispiratore – nei panni del ghost writer dei suoi discorsi più ispirati. Quindi molto, molto, decisamente super-tecnico. Dopo aver svolazzato nel sottobosco di tutti i ministeri di centrodestra, dunque, il nostro mitico Polillo, scende ora nell’agone della politica e nell’ epifania del governo Monti. Nulla di male. Ma se vuole fare il tecnico, la prossima volta, assuma qualche lato positivo della forma mentis da magistrato. E perlomeno si prepari.

L’ex-PCI Polillo, Revelli e ALBA della snaturata ex-sinistraultima modifica: 2012-05-18T08:39:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo