Il “18” e 28 brumaio della mission compiuta di Monti, la superfetazione della statolatria e Gramsci sullo stato inteso come governo (anche dal vendolismo)

 

Monti Mario 2.jpg foto MOWA


 

da Angelo Ruggeri

 

Mattinale. Il “18” e il 28 Brumaio della mission di Monti, la superfetazione italica ed europea della statolatria liberista e “più le crisi sono gravi MEGLIO E’”

 

“solo con uno Stato che non sia inteso come governo, quindi di funzionari e apparato” (quale l’Europa UE, n.d.r,) “si rende possibile superare la “statolatria” propria di tutta la società politica” ( di destra e sinistra) che “nel linguaggio comune è la forma di vita statale a cui si dà il nome di stato e che volgarmente è intesa come   tutto lo stato (Gramsci Q6, pag. 801): notazione decisiva se tuttora persino i gruppi dirigenti di oggi che  si dicono comunisti o della Federazione di sinistra o del vendolismo,  tendono ad identificare lo stato con il governo e quindi con la burocrazia e con gli intellettuali disorganici, ed anzi, addirittura, come esemplifica il  caso del governatore delRegno delle Puglie“, tendono a farsi e ad essere in prima persona e con la propria persona di “capo” e di  governatore, funzionari del governo-apparato.


L’affermazione di
Monti (che abbiamo citato e trasmesso col suo integrale discorso) secondo il quale,  e come Friedman, “LE CRISI PIU’ SONO GRAVI E MEGLIO E'”, aiuta anche a capire e a spiegare perché ha preteso di presentarsi all’incontro sull’Euro, con già in tasca l’approvazione della Legge sul c.d. “mercato del lavoro” e che “espugna” dallo “Statuto dei lavoratori” la “casamatta” di potere sociale dell’articolo 18. Ovvero col completamento del “mandato” del Gruppo Bilderberg e della Trilateral di Kissinger (ecc.) di cui é il presidente europeo (a proposito che ci faceva il mio ex “amico” e “compagno” Umberto Ranieri – già “uomo” del Chiaromonte (antiberlingueriano e della destra PCI)  ed ora “sottopancia” di Napoletano – alla riunione della sezione italiana della Trilateral?) onde poter rendere loro conto il 28 della sua “missione compiuta”: dalla più grave “botta” data in Europa alle pensioni (e salari) alla rimozione del potere sociale di reintegro dei lavoratori che – come ha detto “faccia di bronzo” Fornero – ostacolava la libertà di compra vendita  delle impreseitaliane e relativi licenziamenti (lei ha detto di investimenti- sic!) da parte dei liberalizzati e internazionali capitalismi finanziari “forti”, a cui il governo pensa di “aggiungere” l’offerta di svendite del patrimonio collettivo. La prima parte del lavoro sporco è compiuta e dopo il 28, dice Monti “potrei anche andarmene se…” perché comunque, in ogni caso, anche quando, un domani e temporaneamente “una crisi sparisce, rimane un sedimento, perché si sono messi in opera istituzioni, leggi etc., per cui non è pienamente reversibile” tutto quel che si è fatto su pensioni, lavoro, impoverimento dei ceti medi e lavoratori e col pieno sostegno del PD e la finta opposizione della CGIL di Camusso e dei camussioni collaboratori, rimane e non è reversibile. Fatto questo e con tale titolo di merito, andiamo a vedere “cosa butta” in Europa.

Nella statolatria dello Stato senza Stato della UE, superfetazione dello stato inteso come governo e quindi apparato, burocrazia e anche gendarmeria internazionale e nazionale che non ha cancellato gli Stati ma i Parlamenti , tutti si aspettano che dall’incontro per “salvare l’Euro”,  dopo aver chiuso la sovranità popolare nel forziere della BCE,  per comporre i conflitti d’interesse intercapitalistico  tra gli stati volti a mantenere l’egemonia derivante dalla “primogenitura” (coperta dalla critica alla Merkel come se l’Europa UE-BCE  fosse opera della sola Germania)  e gli stati “satellite” come specialmente quelli Mediterranei –  a loro volta divisi tra la la cupidigia di dipendenza dalla UE e dell’Europa dagli USA  e l’accettazione di una “integrazione europea” di basso profilo  – cioè che si profila come quello che i “grilli parlanti” del giornalismo borghese e della sinistra-centro dicono dovrebbe diventare una “diversa UE” per rendere possibile continuare, anziché cambiare e il massimo dell’alternativa (sic!) è il proseguo della strada intrapresa dall’Europa voluta ed imposta dal Presidente USA Truman ad oggi, cercando di riattrezzare la CUPOLA di potere del capitalismo burocratico della UE imperniato sul potere tecnocratico di governo di uno Stato senza Stato ancor più ed esclusivamente “apparato”, burocrazia, gendarmeria e controllo “poliziesco” economico, e politico degli Stati, e/o alla bisogna anche militare, sull’area mediterranea, specialmente del Nord e Sud Sahariano africani.

In tal guisa e con Gramsci critico dello stato inteso come governo ma assunto in proprio da tutta una “sinistra-centro” e ben simboleggiato dal vendoliano governatorato-governativista del Regno delle Puglie,  forse vale la pena di rammemorare le conseguenze prodotte da una società politica dedita alla statolatriadel privato liberale-liberista di anodina democrazia, che – con Monti-Napolitano e le “sinistre” in testa  vorrebbero – in incontri come quello del 28 c.m. – ancor più affermare potenziando il centralismo autoritario-burocratico nel “governament europeisticosovranazionale di uno stato senza stato come la UE.

From:Giuseppe PirolaTo:Sent:Angelo Ruggeri Wednesday, March 02, 2005 Per la Memoria:di chi fa politica

Caro Angelo ci risiamo. Vendola è per l’uomo astratto ( ideologia!), Marx è per l’uomo concreto l’uomo che non è uomo per cause storiche precise da indagare e rivoluzionare. L’hanno capito da tempo i teologi della liberazione sudamericani. Sarebbe comica che toccasse a noi gesuiti spiegare Marx ai marxisti(?) di..oggi. Mah! Buona giornata e cari saluti. Giuseppe Pirola

From:Angelo RuggeriTo:Giuseppe PirolaSent: Saturday, March 02, 2005 L’Uomo:da Marx a Vendola.

NEL FESTIVAL PERMANENTE DELL’INITELLIGENZA DELLA “SINISTRA” RADICALE, NICHI VENDOLA SCOPRI’ DI ESSERE PER L’UOMO, CONTRO MARX

From:Giuseppe Pirola To:  Angelo Ruggeri Sent: Friday, April 08, 2005 11:24 PM Subject: Re: Quando c’era la democrazia

Caro Angelo,

sono del tutto d’accordo con te e ti sono amico per questa tua fedeltà alle idee di fondo che qualificano una vita e fanno sana una politica. La battuta di Fassino fa capire che passiamo da Farinacci a Ciano. E la vittoria di Vendola (D’Alema?) è peggio di una sconfitta, è un pateracchio.. Mi permetto di aggiungere, da compagno tuo ..e di Gesù ( per non diventare eretico io che sono tomista) che la politica fredda è la migliore.

Con l’amicizia e la stima di sempre. Giuseppe Pirola

 

From:Angelo Ruggeri  To:   Giuseppe Pirola Sent: Friday, April 08, 2005 11:24 PM Subject:Quando c’era la democrazia

 

http://iskra.myblog.it/archive/2012/01/15/quando-c-era-la-democrazia.html

Gramsci contro il vendolismo, la “sinistra” federalee la statolatria governativista

di Angelo Ruggeri (Reprint, con qualche annotazione aggiunta)

Collegare l’ieri all’oggi, la teoria e la prassi, la filosofia politica e generale alla storia, il particolare e il generale, il materiale e lo spirituale, la scienza e la coscienza, ed ogni problema e contenuto alla questione del potere e alle sue forme,  è sempre stato e rimane il tratto distintivo dei comunisti e che manca del tutto alla sedicente “sinistra” che, passata dall’utopia al nulla, non sa collegare niente di niente.

Gramsci, che come ogni teorico marxista genuinonon può essere classificato solo come appartenente ad una delle tradizionali partizioni del sapere (filosofico, storico, politologico, giurista, economista)  e per la “sinistra” in defaillance cronica e per la borghesia di destra e sinistra del Paese in guerra, vale il monito e la previsione fatta da Gramsci (nel processo voluto da Mussolini perché “bisogna impedire a questo cervello di funzionare“):
 
“VOI PORTERETE L’ITALIA ALLA ROVINA E ALLORA SAREMO NOI COMUNISTI A SALVARLA”

ANTONIO GRAMSCI, IL DIRIGENTE COMUNISTA CARCERATO CONSIDERATO NEL MONDO “IL PIU’ GRANDE STUDIOSO DEL POTERE DAI TEMPI DEL MACCHIAVELLI, DENUNCIA L’INQUIETANTE SOSTANZA “ANTIPARTICA” E “L’INDIVIDUALISMO ANIMALESCO” DEL VENDOLISMO E DELLA “SINISTRA” FEDERALE.

In tal modo, dice Gramsci,SI E’ PASSATI DA UNA FASE DI DISGREGAZIONE PARLAMENTARE ALLA SOLUZIONE “BUROCRATICA” DEL COMPITO DEI PARTITI DEL “CAPO” CHE DI FATTO “MASCHERA” UN REGIME DI PARTITI “DELLA PEGGIOR SPECIE IN QUANTO OPERANO NASCOSTAMENTE, SENZA CONTROLLO E SONO SOSTIUITI ‘DA CAMARILLE’ E INFLUSSI ‘PERSONALI’ NON CONFESSABILI” (Q 15, pag. 1809)

Una visione lapidaria, quella di Gramsci, che condanna, oggi, le culture tradizionali delle forze più conservatrici, sopravanzate in una disdicevole gara alla distruzione della democrazia da parte dei gruppi che hanno gettato alle ortiche la cultura marxista della trasformazione della società e dello stato, diventati neofiti sfrenati ed ebbri di “innovazione”, di “cambiamento”, di “modernizzazione” e di “governabilità” che vanno cercando “capi” e “soluzioni antipartitiche” e antiparlamentari ai problemi di una complessità della società e del mondo moderno che in quanto tale richiedeva e richiede accrescimento e non la riduzione della democrazia a cui si è dato corso col maggioritario, e quindi ad una antiproporzionalista “Seconda Repubblica” ispirata dalla P2 e a capo della quale, e non per caso,  abbiamo un Napolitano mentre nemmeno è mai stata candidata una grande donna della Repubblica democratica e antifascista come Tina Anselmi, Presidente della Commissione d’inchiesta sul palese ed occulto “sistema” di potere d’impresa. emarginata per aver combattuto sul serio la P2, subendo minacce, attentanti e ostracismi trasversali di “sinistra” e “destra”.

Parole e pagine, dense di significato quelle di Gramsci, che mai avrebbero potuto immaginarsi così appropriate – oltre che alla fase storica in cui Gramsci osservava l’affermarsi del fascismo –  alla specifica congiuntura politica odierna in cui è maturata con il concorso della CGIL e della “sinistra” che (oltre alla perdita della memoria storica e ben prima della “crisi del soviettismo”) hanno deciso (deciso!) di abbandonare l’opzione “antisistema” e diventare forze sindacali e politiche “di sistema” in forza della cultura delle cosiddette “riforme istituzionali” ( e Costituzionali) nel segno della critica alla “partitocrazia” – che deriva da teorie contrarie al pluralismo e favorevoli all’unità tra borghesia di destra e  di “sinistra” – e quindi all’autoritarismo– presidenzialiste, maggioritarie-uninominali e subalternazione del sociale ai vertici istituzionali e a quelli d’impresa– proprie delle forme di potere d’impresa e di  Stato liberale se non addirittura al totalitarismo (nel nesso storico tra autoritarismo e totalitarismo), non prospettabile se, e fino a quando, hanno una sufficiente tenuta i principi della democrazia sociale.
 
Antonio Gramsci,  è l’unico grande pensatore della storia dell’umanità che seppe fare di semplici quaderni – scritti in carcere in condizioni proibitive e malsane e di una durezza difficile persino da immaginare – un’opera di almeno pari livello di quelle che gli Hegel, i Kant e tutti i maggiori pensatori della storia, scrissero in condizioni agiate, di benessere abitativo e con la piena disponibilità di biblioteche pubbliche e private.

Un’opera senza precedenti e senza paragoni,  un patrimonio dell’umanità e dell’Italia, dei comunisti e di tutti gli uomini di buona volontà, che non può non suscitare INDIGNAZIONE per la dimenticanza in cui l’ha gettato una “sinistra” di varia specie che nella sua somma inintelligenzamancanza totale di cultura e di teoria politica l’ha abbandonato e persino maramaldeggia la sua lezione e il suo pensiero.

A tal punto che oggi essa, “sinistra,  si organizza ed esprime forme e posizioni politiche che sono quelle stesse che Antonio Gramsci, con dovizia di analisi della storia specie d’Italia e quindi con l’analisi effettuale della realtà, ha sommamente identificato e denunciato come “malaffare politico, cricca,conventicole, notabilato e forme autoritarie del potere che dall’antipartitismo portano alla degenerazione della politica” pervenendo al fascismo e al totalitarismo nel nome della teoria giuridica del nazismo e del fascismo non ebbero bisogno di cambiare la costituzione formale ma semplicemente la “adeguarono” (come oggi si dice di adeguare la nostra Carta al maggioritario e alla governabilità dei partiti omologhi che si alternano al governo) alla pratica della politica e del governo vigenti sulla base giuridicistica della c.d.  “costituzione materiale” che sovverte quella “formale e sostanziale” col potere di indirizzo dei governi, come tale usata dai governi di partito unico così come dai governi pluripartiti e di coalizione di centrosinistra e centrodestra, eche, per l’appunto, Gramsci denunciò “come” vero e proprio colpo di stato.

Un “golpe” che, solo ed unico dopo Gramsci, Berlinguer denunciò come tale,  negli anni del craxismo col Fez, quindi dai governi, dagli anni ’80 in poi, che, in nome appunto della “costituzione materiale” (teorizzata e trasposta in Italia da Mortati giurista prima del fascismo e poi della DC), perseguirono e perseguono tuttora la “grande riforma” delle istituzioni, con CGIL-PD e la copertura del nazional-socialista Violante e dei c.d. “giuristi democratici” della sinistra-centro (compreso il Ferrara, i Ferraioli, ecc.) e gli RC e PdCI fautori del sistema presidenzialista e antiparlamantare tedesco.

Il pensiero di Gramsci è talmente concentrato che  ogni rigo dei suoi Quaderni é praticamente un libro (che in tal senso intendeva sviluppare uscendo dal carcere) con cui Gramsci (se non viene visto – come invece si fa spesso – solo come politologo) fornisce gli strumenti acconci all’analisi del passaggio di fase rapportabile alla nascita dei partiti organizzati, e in cui già allora – Gramsci – parlava del “male corrosivo” che attaglia il vendolismo, “del vero e proprio cancro che distrugge dall’interno” tutti quelli che sono tornati a ricostituirsi come  “sinistra”  e forze “del tipo di quella liberale e individualista ottocentesca e del pre-fascismo (che portò appunto al fascismo).

In particolare – come abbiamo già ricordato di recente -, ma non solo, laddove Gramsci   sottolinea che lo “spirito statale” si può reperire in ogni movimento serio che non sia l’espressione arbitraria di “individualismi“, contrapponendo perciò lo “spirito di partito” – quale elemento fondamentale dello spirito statale – all’individualismo che diventa, e viene inteso, come “apoliticismoanimalesco“, che assume le forme sia del “settarismo” che è una forma di “clientela personale“, sia dell’ “antipartito” o della “negazione dei partiti“, ad opera di quando si è uomini di partito ma si vorrebbe essere “capi-partito per grazia di dio o dell’imbecillità di chi li segue” (Q 15, pagg.1752-1755).
 
Lucidamente critico dello stato inteso come governo (come appunto lo si intende anche oggi) denuncia lo stato-governo dei funzionari, quindi burocrazia e anche “polizia” nazionale e internazionale, stato gendarme, guardiano notturno, carabiniere-poliziotto, cogliendo anche una, apparentemente sottile e in verità macroscopica, differenza tra stato “liberale” e stato “democratico” nel quale, lungi dall’affermarsi un nuovo “liberalismo”, potrebbe darsi l’inizio di un’era di “libertà organica” (Q 6, pagg. 763-4; Q 26,pag. 2302).
 
La cultura del leader comunista carcerato rivela non solo la grande raffinatezza ma anche il grande acume giuridico scarsamente utilizzato oltre che da una cultura giuridica (anche dei c.d. giuristi democratici della “sinistra”) che viene separata dalla filosofia e dalla storia, da una CGIL (!) di sistema” e da sinistre-centro che, proprio sul campo dello stato, delle istituzioni e del diritto, subiscono da oltre un “ventennio” e come, ancora oggi da ultimo, sull’art. 18 e il lavoro (nonostante abbiano a loro disposizione un pensiero avanzato come quello di Gramsci) mancano di cultura e di teoria e quindi di una prassi autonoma e non subalterna quale, viceversa, risulta proprio per l’inabilità nella materia dell’unità delle scienze sociali e tecniche e quindi anche giuridiche dello stato e del diritto pubblico economico (completamente assente dalla scena politica e sindacale).

Sì che Gramsci dimostra quanto fosse ed è apodittica la tesi, ispirata da Bobbio, di cui è pervasa la “sinistra” di bobbiani o bobbisti (come li direbbe Padre Pirola assieme al quale abbiamo tanto avuto a che fare con Bobbio spesso in quel dell’Aloisianum di Gallarate, specialmente quando con l’apporto decisivo di d’Albergo nel confronto col quale Bobbio uscì – si può dire per sintesi – crocefisso e “distrutto”, tanto che si oppose alla pubblicazione degli atti di quel Seminario residenziale di 3 giorni su “Kelsen e il potere”, di 12 persone, vero seminario, quindi, come del resto quelli mensili che tenevamo come comitato scientifico della rivista Fenomenologia§società, presente anche Natoli Miglio che, “distrutto”, scappò dopo la prima mezza giornata e non si presentò più).

Bobbismo secondo cui non esisterebbe  una teoria marxista dello stato, quando viceversa il contributo essenziale sul “moderno principe” non è solo una teoria del partito ma una vera e propria teoria del potere e dello stato in cui Gramsci ha saputo collocare – come deve essere e non fanno oggi i “sinistri” e gli stessi che si dicono “marxisti” solo per la critica dell’economia – le questioni istituzionali in una connessione intima e coerente con l’elaborazione teorica relativa ai rapporti tra le forze sociali oltre e non solo che tra le forze politiche. Proprio quello che manca e non sanno fare un Landini e vertice FIOM (ad es) per non dire non solo della Camusso ma di tutti quelli che “lavorano” con lei e per lei, di cui neanche vale la pena parlare
 
Gramsci, in modo profetico rispetto a ciò che vediamo e abbiamo oggi sotto gli occhi, con dovizia di analisi dimostra che il diritto ha la funzione di rendere omogeneo il gruppo dominante e tende a creare un conformismo sociale che sia utile allo sviluppo del gruppo dirigente di vertice di partito e di stato (e sindacato).Per cui “IL GRUPPO DIRIGENTE NON ESPRIME TUTTA LA SOCIETA’ MA LA CLASSE DIRIGENTE CHE “IMPONE A TUTTA LA SOCIETA’ QUELLE NORME DI CONDOTTA CHE SONO PIU’ LEGATE ALLA SUA RAGION D’ESSERE E AL SUO SVILUPPO” (Q 6, PAG.773)…


Il  realismo conservatore

Sì che – per brevità stringendo e saltando alcuni passaggi – solo con uno stato che non sia inteso come governo-dei funzionari e quindi apparato, si rende possibile superare la “statolatria” propria di tutta la società politica di destra e sinistra che “nel linguaggio comune è la forma di vita statale a cui si dà il nome di stato e che volgarmente è intesa come tutto lo stato” (Q6, pag.801); notazione decisiva se, tuttora, persino i gruppi dirigenti di oggi, che si dicono
comunisti o della Federazione di sinistra o del vendolismo, tendono ad identificare lo stato con il governo e quindi con la burocrazia e con gli intellettuali disorganici, ed anzi, addirittura, come esemplifica il  caso del governatore del “Regno delle Puglie”, tendono a farsi e ad essere in prima persona e con la propria persona di “capo” e di governatore, funzionari del governo-apparato.
Insomma da parte di coloro che per “sinistra” intendono il sedersi “alla sinistra” degli scranni delle assemblee elettive, una volta che hanno perso l’autonomia culturale che gli derivava da una propria teoria critica del diritto dello stato e dell’economia capitalista, hanno introiettato un
realismo conservatore che ha fatto breccia persino nella cultura di  chi dice di richiamarsi al “marxismo” e che in realtà forgiano nel migliore dei casi solo un “semi-marxismo” o un marxismo agnostico.

 

(07/05/2011)  “Vendola rottama il vendolismo(parte di un articolo -con qualche nostra n.d.r  – apparso su rivoluzione democratica, e con n.d.r.- in fondo)


(…) Se Sallusti (su Il Giornale, ndr) ha mostrato il corpo di Vendola come madre natura l’ha fatto,
La Repubblica del 16 febbraio ha fatto di peggio, ha messo a nudo il corpo politico del vendolismo, lasciando scoprire, in una botta sola, di che inquietante sostanza esso sia fatto. Colpisce l’analogia tra l’istantanea del Vendola giovane e l’intervista da egli concessa a La Repubblica. Se nella prima egli esibisce il suo corpo nudo ad uno scatto amico, nella seconda ostenta, senza pudore alcuno, la sua idea che occorra «una coalizione d’emergenza» che comprenda, oltre al Pd, Casini, Fini, e i rottami della destra, e che a capo debba esservi Rosy Bindi (vedi nota sotto).

 
Il manifesto” ha espresso stupore e stizza per quella che chiama, con eufemismo, “mossa del cavallo” di Vendola, e non si esime dal criticare la sua proposta come… d’alemiana.

 

Conoscendo un poco come vanno le cose dalla parti de “il manifesto”, si capisce che si è data voce ai malumori di quell’area vasta di “sinistrati che negli ultimi mesi aveva considerato Vendola il proprio ultimo Messia.  Un’area che si era esaltata con americanate del tipo «Obama bianco», «Primarie sempre» e altre amenità. E che adesso si scopre essere stata infinocchiata, abbindolata, tradita; che aveva creduto non solo al feticcio vendoliano sulle «primarie» — questo mezzo d’importazione scambiato per fine in sé, come massima tecnologia democratica —; che aveva creduto che Vendola facesse sul serio quando contrastava, chiedendo elezioni anticipate, la tendenza del Pd all’ inciucio con Casini e Fini.

 
A nessuno infatti è sfuggito che con la sua intervista, in poche righe,
Vendola ha rottamato il “vendolismo” (di coloro che lo interpretavano come di “più a sinistra” n.d.r.) . Egli ha infatti, in un colpo solo, cancellato la sua opposizione alle “larghe intese”, ritirato la richiesta di elezioni anticipate ed infine, candidando Rosy Bindi alla guida del grande inciucio, seppellito le «primarie».
 
Ad essere sinceri non ci viene alcun sentimento di pietà verso gli infinocchiati. Più che altro ci pare inutile. Come è inutile spiegare la musica ai sordi … Vendola infatti non è l’ultimo arrivato della politica italiana. Ha sfidato il PD e, non senza sfrontata presunzione, si è candidato a premier di un centro-sinistra che più padronale non si può, dopo aver voluto l’operazione Arcobaleno che ha affossato la sinistra. Dopo aver deliberatamente spaccato e quindi distrutto ciò che restava del Prc. Dopo essere stato, ed è ancora, Presidente presidenzialista di una Regione come la Puglia, ammorbata dalla corruzione, infiltrata da concussori e ladruncoli ed egli stesso patrocinatore di affari “loschi, non solo con la Marcegaglia”.

 
Solo degli stolti potevano aver scambiato Vendola per il Messia della nuova sinistra. Solo dei disperatipotevano scambiare la sua retorica, più o meno forbita, per una linea politica,per quanto neanche lontanamente antagonistica né sinceramente democratica.

 
Adesso essi scoprono che Vendola bluffava, che era un demagogo, che è un uomo senza principi, che non diceva la verità. Essi sono orfani per l’ultima volta.

 Rivoluzione Democratica


Nota nostra. Vendola accetta cioè quella che è una delle  figure politicamente spregevoli del PD e del centrosinistra, non solo perché la Bindi ha sostenuto la “cesaristica” revisione autoritaria della forma di governo, forma di stato e forma della magistratura della Costituzione elaborata dalla Bicamerale d’Alema ma ancora oggi è la più ardente sostenitrice del revisionismo costituzionale tanto convinta da arrivare a polemizzare e a “rompere” col gruppo dei c.d. giuristi democratici ex dossettiani che, bontà loro, hanno avuto un ripensamento sulla validità e utilità di proseguire sulla strada di un modifica della Costituzione e della sua Seconda Parte che inevitabilmente diventa una revisione autoritaria e che favorisce la destra, qualunque sia lo schieramento elettorale in cui si colloca. Un personaggio opposto a quella che avrebbe, Lei sì, dovuto essere eletta a capo dello stato per tutto quello che ha dimostrato nella vita e non con le chiacchiere alla Rosy Bindi, di essere garante vero della Costituzione, e alla quale invece si è permesso che fosse attaccata e sabotata dai piduisti e dagli amici di destra e sinistra della P2 contro cui lei seppe condurrà una Commissione d’inchiesta senza cedere ai continui ricatti e minacce a cui fu già allora sottoposto. Lei grande donna della Resistenza e della Repubblica, prima donna a diventare ministro e già Presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare della p2 sovversiva della Repubblica democratica nata dalla Resistenza: LEI, LA ONOREVOLE VERAMENTE ONOREVOLETINA ANSELMI, fatta dimenticare e lasciata nel dimenticatoio dai partito che dall’arco costituzionale sono passati TUTTI all’arco anticostituzionale.

Il “18” e 28 brumaio della mission compiuta di Monti, la superfetazione della statolatria e Gramsci sullo stato inteso come governo (anche dal vendolismo)ultima modifica: 2012-08-08T08:20:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo