Anniversario di Togliatti e dei “10 giorni che sconvolsero l’Italia” (2)

 

Togliatti Palmiro in TV b.jpg

da Angelo Ruggeri

Appena giunto in Spagna Togliatti vede che il pericolo per la Repubblica viene dalla fragilità delle democrazia

“Togliatti addirittura profetico: altro che missus dominicus” (Giuseppe Pirola)

 

FARE STORIA NON E’ STENDERE REQUISITORIE.

“Alziamo un attimo la testa dal verminaio quotidiano con cui c.d. politici e vertici istituzionali ed economici, giornalisti e c.d. intellettuali  alimentano l’oblio della stessa nostra storia con cui il nostro stesso senso si forma, sì che tutto si disgrega nella desolata solitudine di un presente senza passato e senza futuro, ricordando il percorso diacronico del nostro presente tramite l’anticipatoria concezione della democrazia della nostra Costituzione che traspare nel rapporto di Togliatti sulla Spagna in cui era appena giunto durante il golpe di Franco.

Il pensiero, come la filosofia, non cresce su se stesso altrimenti é quel che Hegel definì “pensare astratto” – ricordato nel testo precedente anniversario di Togliatti.

“Non esiste la filosofia in generale ma solo la filosofia di un’epoca storica” (Gramsci), per cui non si poteva e non si può non tenere conto della grande rottura del 1917 o fare come se l’esperienza comunista fosse solo l’URSS e come se l’URSS fosse solo Stalin. Ci sono le grandi esperienze  di ogni parte del mondo e, allora, ci fu quella di Dimitrov che fa l’esperienza del processo di Lipsia (dove con grande e intemerato coraggio da accusato diventa accusatore) cioè di un modo di leggere e combattere il fascismo e l’esperienza ordinovista del gruppo torinese di Gramsci, Togliatti, Terracini, ecc..

Per cui Togliatti e Greco nel ’29 cedettero alla svolta settaria del ’29, ma Togliatti, comunque, aveva in testa  un suo modo di ragionare sul  fascismo a cui non rinuncia e che lo porta poi a fare quelle lezioni famose del ’35 da radio Mosca in cui il fascismo é letto in modo ben diverso da ciò che impose Stalin nel ’29. Sì che Togliatti e Greco, subirono l’obbligo di accettare la svolta del ’29, ma non erano convinti e dissero: “dite che si deve fare così?”, va bé. “ma noi continueremo a pensare in un altro modo”.

Perché cedettero ? Solo per soggezione o per paura? NO!. Solo perché sentirono che in quel momento non c’erano spazi per una dialettica effettiva dentro il movimento comunista. Perché in quel momento la posizione di Stalin era vincente.. Appena però all’orizzonte  vennero fuori le esperienze di altri partiti e quella di Dimitrov, il PCI uscì dallo stato di accusa in cui l’aveva posto Stalin e ritornò fuori la diversa riflessione di Togliatti che trovò spazio anche nel partito comunista tedesco; tornò fuori la nuova concezione della democrazia di Togliatti, per capire la quale occorre risalire all’ispirazione originaria, al momento della formazione di quel gruppo di giovani intellettuali e operai dell’Ordine Nuovo, alla peculiarità dell’analisi di Togliatti sul fascismo e sulla sconfitta subita in Italia e in Germania da cui  muoverà Gramsci per la sua idea della Costituente che poi  Togliatti portò avanti con la rivalorizzazione della democrazia in quanto tale e l’idea medesima di RIVOLUZIONE DEMOCRATICA” (termine Rivoluzione completamente scomparso e di cui oggi nessuno parla !!!) E IL RAPPORTO TRA “DEMOCRAZIA E SOCIALISMO”

 

From:Giuseppe PirolaTo:Angelo Ruggeri June 14, 2008 Chi controlla il passato controlla il presente e il futuro

 

Il primo articolo già visto è buono. Il secondo è addirittura profetico: Togliatti, altro che missus dominicus. Appena giunto in Spagna, annota e informa Mosca, che “la vita politica del paese si svolge fuori dal controllo delle masse..” masse di berlingueriana memoria.. Ma non è questo il motivo per cui la sinistra ha perso le ultime elezioni? Dirigere dall’alto ecc. anziché attivare le masse facendo leva e coinvolgendole nella soluzione dei problemi nazionali che toccano puntualmente la loro vita quotidiana sul loro territorio (Globalizzazione/Glocalizzazione).Ed è anche vero che chi controlla il passato controlla il futuroe cioè non solo tramanda un cadavere ma anche l’ostacolo che si dovrebbe togliere di mezzo per eliminare il cadavere. Ma ormai siamo tutti veltrusconiani (sic!): vogliamoci e facciamoci del bene, con la benedizione papale…Buon lavoro e W l’Irlanda.

Giuseppe Pirola s.j.

From:Angelo RuggeriTo:Giuseppe Pirola June 13, 2008 Chi controlla il passato controlla il presente e il futuro

Nel giorno di un altro grande No, dell’Irlanda, al Trattato intergovernativo europeo ti mando per conoscenza il testo ultimato su Togliatti e la democrazia progressiva, che non è fatto per rispondere solo a Liberazione ma all’insieme e a cose più gravi ancora – come quelle del vice di Vacca al Gramsci, Silvio Pons della Harvard University di Kissinger e Robert Service che risulta essere un grande esperto ma di cui risulta un solo libro e non si trova alcuna biografia come se non volesse far sapere chi è, o forse è addirittura uno pseudonimocomunque da scoprire (Montella continua le ricerche). Per conoscenza anche il documento qui sotto. Chi controlla il passato controlla il presente e il futuro, ha detto Orwell quando negli ultimi anni della sua vita si è “pentito” di aver fatto la spia per tutta la vita e ha scritto il libro sul “grande fratello”. Donde che Case editrici, Feltrinelli in testa, sindacati e Cisl in particolare (tanto che io prendevo quello che loro buttavano), Comuni come Milano con Albertini o Bologna e la sua Università con Roversi, hanno per prima cosa mandato al macero tutti i titoli degli anni ’60 e ’70, cosa per cui sono andato direttamente da Carlo Feltrinelli a dirgli allora di darli a noi CGIL. Ma non ce li ha dati e ha scritto il grande “service” su suo padre. Ma comunque si sbagliano se credono che noi molliamo. Intanto in Irlanda è andata… a .r.

Appena giunto in Spagna Togliatti vede che il pericolo per la Repubblica viene dalla fragilità delle democrazia:

“La cosa che più di tutte salta agli occhi e l’assenza di quelle forme democratiche che permettono alle vaste masse di partecipare alla vita politica del Paese e alla politica. Nella Spagna attuale il Parlamento non rappresenta quasi nessuno, …i consigli provinciali sono stati formati dall’alto, dai GOVERNATORI CHE DISTRIBUISCONO I POSTI FRA I VARI PARTITI,, d’accordo con gli organi direttivi locali di questi (sembra l’Italia di oggi, n.d.r.). I comitati di fronte popolare…non sono eletti dalle masse… i consigli di fabbrica è difficile stabilire se sono stati effettivamente eletti o nominati dall’alto. Nei sindacati c’è pochissima democrazia…I partiti politici fanno un’attività politica molto debole fra i loro iscritti. La vita politica del paese si svolge al di fuori del controllo delle masse. Le questioni politiche sono decise in sedute, discussioni, macchinazioni, nella lotta tra i differenti “comitati” dei partiti e dei sindacati”(Dal rapporto di Togliatti al Comintern, sulla situazione che trova in Spagna).

Questa ci pare una sintesi che è più indicativa di ogni affermazione teorica (ancor più perché svolta in una sede non fatta per la pubblicità), della riflessione di Togliatti non solo sulla Spagna ma dei motivi di fondo della sconfitta che vi era stata in Italia.

La democrazia ha da essere per Togliatti l’esistenza di istituzioni effettivamente rappresentative e partecipazione di massa attraverso un articolato tessuto organizzato, attraverso i partiti. E i cardini su cui si è retta la Repubblica democratica sono stati quelli che Togliatti ha pensato come determinanti: i partiti e i movimenti democratici di massa come forma di organizzazione delle democrazia; il patto antifascista anche dopo la sua rottura per la peculiare analisi togliattiana del fascismo e della società italiana che storicamente e sempre anche oggi per la maggior parte è “reazionaria” nel fondo e profondo (come oggi forse si accorge anche chi non sa o ha dimenticato le analisi di Togliatti); il patto costituzionale per una democrazia sociale tra le componenti socialiste e cattolico sociali.

Un disegno, quello di una rivoluzione democratica da compiere, ispirato dalla esperienza dei soviet e dalla tematica consigliare ordinovista – che ritroveremo anche nel famoso discorso di Bergamo “I DESTINI DELL’UOMO” in risposta e in dialogo con Papa Giovanni – una tematica di democrazia diretta in base alle quali si è formato lui e il PCI.

Ribadita in Spagna, a Salerno, alla Costituente e in tutti gli anni a seguire. Ma anche e molto prima, in polemica con il Pcus di Stalin, nell’intervento al VI congresso del Komintern di cui auspica maggiore democrazia reale e dove Togliatti rivendica con forza la lezione del partito italiano che ha proceduto sempre con una lotta politica aperta evitando gelosamente (come si fece con Bordiga e con Longo in quel momento) di mettersi sulla strada delle misure disciplinari, delle scomuniche e delle espulsioni (a cui si procede ancora oggi dentro i partiti di “sinistra”) nonostante le minacce palesi espresse nei confronti suoi e del gruppo dirigenti del Pci dell’epoca.

Gruppo dirigente che rifiuta di lasciare andare Togliatti a lavorare nell’Internazionale come questa voleva (il che dimostra anche che non è l’uomo che l’Internazionale sceglie come missus dominicus in testa al Pci), per ragioni di unità, per la virtù e la capacità di Togliatti, di procedere per sintesi – piuttosto che per “eliminazione” – tra le diverse posizioni: come del resto farà anche negli anni ’60, quando “il dissenso fra le due tendenze” rispetto al centro-sinistra, “non portò finché fu vivo Togliatti, a uno scontro particolarmente aspro fra le due anime del partito (Chiarante, Con Togliatti e Berlinguer), come quello che invece si verificò dopo la sua morte tra sinistra e destra “migliorista” che, sconfitta al XII congresso del PCI – che portò ad eleggere Berlinguer anziché Napolitano -, si prenderà la “rivincita” con il totale rovesciamento culturale e arretramento storico che ha portato al Pds-Ds.  

 

 

Anniversario di Togliatti e dei “10 giorni che sconvolsero l’Italia” (2)ultima modifica: 2012-10-06T08:14:00+02:00da iskra2010
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