Pubblichiamo, con vero imbarazzo, perché vorremmo aprire (oltre gli occhi) a chi del sindacato CGIL sta facendo brandelli di diritti … e chissà che altro ancora!
MOWA
CALABRIA
Martedì, 9 ottobre 2012 – 12:11:00
Il sindacato dovrebbe difendere i lavoratori, ma quello che è successo alla Cgil di Cosenza ha dell’incredibile. Il giudice del lavoro Alessandro Vaccarella, infatti, ha condannato il sindacato a pagare un risarcimento di 30 mila euro ad un ex dipendente che per circa due anni ha lavorato proprio presso la Cgil a tempo pieno percependo uno stipendio di appena 250 euro al mese, per di più senza un regolare contratto.
Paolo Ferraro, questo il nome del lavoratore, aveva svolto in maniera non continuativa, dal 2003 al 2007, varie funzioni tra cui quella di centralinista, autista e archivista.
La Cgil ha negato che esistesse con Ferraro un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato, ma le testimonianze prodotte nel corso del processo, hanno smontato la tesi del sindacato. Il giudice ha così stabilito, con una sentenza di martedì scorso, il diritto del lavoratore a uno stipendio adeguato al contratto nazionale, tredicesima e quattordicesima oltre al trattamento di fine rapporto e all’indennità per i permessi non goduti.
Ad inchiodare i responsabili della Cgil, nel corso del procedimento durato quasi cinque anni, sono state le tesimonianze di sindacalisti e volontari che hanno confermato di aver visto il ragazzo lavorare in sede e addirittura di aver assistito al pagamento in contanti con 200/300 euro.
“Sono soddisfatto del risultato – commenta l’avvocato dell’accusa Aldo Filicetti – La sentenza, che è frutto di anni di battaglia legale, mi fa ben sperare in un migliore futuro per i giovani che devono rivendicare il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione. E devono farlo anche nei confronti di chi quel diritto dovrebbe garantirlo”.