Revisionismo costituzionale di PD-Sel. Primarie/baccanali contro il ruolo del Parlamento e la Costituzione.

 

IMG_3375+logoMOWA.jpg foto MOWA

Da Angelo Ruggeri

In un Paese dove per Costituzione è escluso l’istituto del premier, il governo è collegiale e il presidente del consiglio è inter pares, dove, per ciò, non c’è e mai il Parlamento ha votato una legge che preveda il “candidato premier” indicato su scheda elettorale. Nell’antica Grecia il capo del governo cambiava ogni giorno, per impedire ogni forma di “mono” potere personale e di premierato, proprie dei dictator e comunealla tirannide, cioè alla oligarchia in opposizione alla quale nasce e come suo opposto viene chiamata democrazia

Bloccare il revisionismo costituzionale dei PD-Sel e “a sinistre”delle primarie di chi vuole essere “capo-partitoper l’imbecillità di chi li segue”(Gramsci) e rilanciare la democrazia sociale che – come riconosce e scrive persino il Mortati – non è una delle possibili forme della democrazia bensì la sua forma necessaria, in quanto l’aggettivo sociale assume la funzione di rendere evidente quella parte di contenuto che è coessenziale a qualsiasi regime democratico” (Istituzioni di diritto pubblico, Vol. I)

Spunta e rispunta sempre e ripetutamente il revisionismo di PD-Sel e “a sinistre”, e il codismo dei loro elettori votati a votare per il cesaristico “primario”, “premier” e “preside” della politica a cui vogliono accodarsi.

Nonché confondersi si pongono contro la stessa volontà popolare espressa clamorosamente nel referendum del 2006 che ha saputo respingere le smanie neo-autoritarie del centrodestra e del centrosinistra a favore dell’anticostituzionale premierato (istituto introdotto dal fascismo mussoliniano nel suo momento più arrembante )

A tal segno mettendosi in coda durante le settimane di saturnaliedelle primarie presidenzialiste e codiste, dei codini servi“dell’ individualismo come apoliticismoanimalesco, …che è una forma di clientela personale, di uomini di partito che vorrebbe essere capi-partito per grazia di dio e della imbecillità di chi li segue” (Q 15, pagg.1752-1755): li segue, nevvero, nel  “baccanale”(del 25 novembre) di degradazione della democrazia in ubriacante populismo del capo, del prefissato giorno “per la compravendita delle coscienze nella borsa politica”, di saturnalia nel vecchio senso romano della parola” in cui per un solo giorno “il padrone diventa servo e il servo padrone”, “e, come nella vecchia Roma, quando per un giorno il servo diventa padrone , la brutalità regna sovrana” (Marx)

Dopo che il popolo nel referendum del 2006 ha respinto le smanie neoautoritarie del centrodestra e del centrosinistra favorevoli all’anticostituzionale premierato (istituto introdotto nel 1925 dal fascismo mussoliniano nel suo momento più arrembante ) a tal segno si persevera nel favorire e sostenere il premierato presidenzialistico indicando un “premier” con le primarie presidenzialiste e codiste.

Anziché mettere la testa a far bene per difendere la democrazia e rilanciare la Costituzione ri-legittimata dal voto del popolo.

Popolo sovrano che nel 2006 ha respinto il “revisionismo costituzionale” volto a sconvolgere in senso autoritario il sistema sociale e non solo politico nato con la Resistenza e il patto costituzionale tra i grandi partiti di massa e i movimenti sociali che hanno avviato un processo di democratizzazione delle istituzioni e dei poteri di stato, società e imprese.

Dunque. Primarie di premierato presidenzialista contro la Costituzionee contro il ruolo del Parlamento, costituzionalmente sovraordinato rispetto al governo e al presidente del consiglio inter pares, e non eletto né direttamente né con indicazioni extra-legge (nessuna legge lo prevede) sulla scheda elettorale

La Costituzione – contrariamente a quanto si vuole con le primarie – sancisce che il governo e il suo presidente siano eletti dal Parlamento e rispondano quindi ad esso: eletti e responsabili di fronte all’assemblea parlamentare degli eletti del popolo per principio di democrazia e di sovranità popolare

Per escludere ogni forma di confisca da parte di qualsiasi cesaristico“mono” potere del premier – o del capo di stato – del potere e del ruolo preminente dell’Assemblea e con essa sia la collegialità del governo parlamentare che – non per un solo giorno, dei baccanali elettorali e saturnalie delle primarie – da continuità alla volontà popolare tramite i suoi eletti, sia la collegialità del governo: quella cosa per cui la “sinistra” e “a sinistra” che da tempo sappiamo e diciamo che non sa cosa sia la “democrazia, e chi si riempie la bocca della parola democrazia e addirittura l’attribuisce persino alla monarchia repubblicana americana, dovrebbe sapere che nella Grecia patria originaria della democrazia del suo significato il governo era costituito da 1/12 dell’assemblea eletta dal popolo, stava in carica un solo mese all’anno (nel quale si avvicendavano ogni altro dodicesimo) e soprattutto IL PRESIDENTE DEL GOVERNO STAVA IN CARICA UN SOLO GIORNO PERCHE’ IL GOVERNO CAMBIAVA E SCEGLIEVA AL SUO INTERNO IL SUO CAPO OGNI GIORNO.

Proprio perché temevano qualsiasi forma di “mono” potere e forma di potere personale propri dei dictator e comuni alla tirannide e alla oligarchia in opposizione alla quale nasce quella che si definisce democrazia

In merito e a testimonianze DI QUANTO SOPRA ritroviamo e trasmettiamo questa mail…

 

da Angelo Ruggeri

L’antifascismo è anticapitalista

Rispunta da sinistra il revisionismo costituzionale 25 aprile: bloccare il revisionismo costituzionale rilanciando la democrazia sociale
Dedicato alle mistificazioni ipocrite di chi tra revisionismo storico, revisionismo teorico in esso annidato e revisionismo costituzionale, usa la storia per operazioni tattiche e ideologiche riducendo il 25 aprile a rito commemorativo nel mentre stesso che lo tradisce, tradendo il modello di democrazia a cui ha dato vita, codificato dalla  Costituzione che ha dato una versione istituzionale alla strategia sociale dell’antifascismo anticapitalista, volto non ad un generico sviluppo ma a soddisfare le esigenze delle classi popolare e medie (oggi le più colpite dalla diade Destra/Sinistra), senza quelle gerarchizzazione   (riproposte dalla c.d. sinistra) che una dittatura di classe – con le “società anonime” dette SpA –  può convertire in strumento di ristagno anziché di trasformazione dei rapporti economici e sociali. Per ciò la Repubblica è fondata sul lavoro e sulla sovranità popolare: punti chiave dei caratteri nuovi della “democrazia organizzata” tramite il ruolo dei partiti di massa (e non dei gruppi di potere di vertice attuali) e dei sindacati di classe (e non come
oggi concertativi e supini agli interessi e poteri d’impresa). Una democrazia vera perché, come persino un Mortati ha riconosciuto, “la formula democrazia sociale non è una delle possibili forme della democrazia bensì la sua forma necessaria, in quanto l’aggettivo sociale assume la funzione di rendere evidente quella parte di contenuto che è coessenziale a qualsiasi regime democratico” (Istituzioni di diritto
pubblico Vol. I). Altrimenti è oligarchia non democrazia. Democrazia vera di una Costituzione che è fuori dagli schemi dell’autoritarismo liberale della c.d. liberal-democrazia su cui si reggono i sistemi istituzionali e economici occidentali a cui la sinistra, prima e dopo Berlusconi, vuole omologarci. di cui la sinistra si fa promotrice non democrazia
Centro Il Lavoratore: bloccare il revisionismo costituzionale rilanciando la democrazia sociale
Rispunta da “sinistra” il “revisionismo costituzionale” figlio del “revisionismo teorico” annidato in quello “storiografico”. Sbolliti gli ardori dell’antiberlusconismo e l’enfasi contro l’attacco alla Costituzione del centrodestra, appare in tutta la sua ambiguità il silenzio a sinistra sul ripudio popolare del “premierato” e della “devolution federalistica” minacciato da Fini-Bossi-Berlusconi. Sono bastati pochi mesi, dal voto referendario, per dare la stura alle iniziative dell’attuale maggioranza governativa contro il cuore dell’assetto istituzionale della Repubblica democratica, puntando ancora (come già negli anni 90), a stravolgere la forma di governo parlamentare.
Intaccando cioè i suoi due poli, il potere esecutivo e quello legislativo: da un lato, per trasformare il ruolo del presidente del consiglio dei ministri” in quello di “capo dell’esecutivo” (detto: “premierato” in inglese, “cancellierato in tedesco”, e “regime del capo del governo” nel ventennio); e dall’altro lato, trasformando l’attuale ruolo paritario di Camera e Senato, con un Senato “delle autonomie” (sic) che coroni il pluriverticismo federalista, avviato nel 2001, e che ora si vorrebbe completare anziché respingere in nome della costituzionale “Repubblica delle autonomie” libere di sviluppare il potere territoriale e dal basso, e non imbrigliate da un Senato burocratizzato e di notabili estraniati dal potere di indirizzo politico esclusivo della Camera.
E cosi, estraniando ancora una volta le masse dei cittadini – salvo un loro risveglio “referendario” – si sta affiancando, in conventicole separate dalla discussione sui Dico, l’Afganistan e la base USA di Vicenza, le liberalizzazioni, le pensioni e la Telecom privatizzata dalla “sinistra”, un cumulo di iniziative che puntano a coordinare (anche con la spinta di Napolitano):
1) un referendum (patrocinato da costituzionalisti dei due poli di governo e di opposizione) volto a ritagliare dalla legge elettorale del 2005 un “maggioritario” che ripudi ancora una volta il principio “proporzionale” e quindi il “pluralismo” sociale, oltre che politico (col pretesto di ridurre la frammentazione provocata dalla abolizione del proporzionale);
2) una proposta, a fianco della legge elettorale, che viene da un “costituzionalismo” trasversale ai due poli, per riprendere quanto avviato nelle “Bicamerali” di De Mita-Jotti e di D’Alema in nome dell’ideologia della c.d. “razionalizzazione” (autoritaria) della forma di governo;
3) l’invocazione di “un’altra riforma costituzionale”, per completare il federalismo (che, non si dimentichi, è anticostituzionale) prima osteggiato nel segno, ambiguo, di una c.d “regione forte” e che ora, convergendo col leghismo, si vuole attuare a costo di spezzare il coordinamento unitario dei principi e valori etico sociali della C. e l’unità della sovranità popolare (che è tale solo se Camera e Senato sono dotate di eguale potere legislativo) col bicameralismo, rinunciando al monocameralismo.
Tale manovra a tenaglia, opera di DS e Rifondazione con a capo gli ex demo-proletari (sic), mentre il ministro Chiti (uomo di Napolitano) lavora per una legge elettorale e un bicameralismo federale alla tedesca, si presenta come un rigurgito di idee elaborate dall’apparentemente “neutro” mondo dei giuristi di varie tendenze, dove in nome dell’ideologismo giuridico è facile convergere su revisioni pseudodemocratiche: per l’elezione del presidente del consiglio; per l’obbligo di eleggere un successore con la c.d. “sfiducia costruttiva” alla tedesca; per dare al presidente del consiglio (come voleva Berlusconi) il potere di revoca dei ministri; per la riduzione dei parlamentari che è una tradizionale richiesta dei poteri di vertice e dei conservatori.
Viene così messo a nudo la mistificazione di quanti puntano a cementare la “governabilità” contro la “democraticità” del sistema socio-politico, rafforzando tutti i poteri di vertice centrali e decentrati nella logica anticostituzionale del federalismo. Nel contempo mistificando le aspirazioni ad una spinta sociale “dal basso” con la istituzionalizzazione dei c.d. “bilanci partecipati” (sic) come appendice della rete diffusa del “presidenzialismo” comunale, provinciale e regionale. Per assicurare un antidemocratico “consenso passivo” di quanti sono chiamati a supportare con le “primarie” populiste e “codiste” una generale verticalizzazione del potere imposta non da Berlusconi, ma dall’Ulivo già negli anni 90 e oggi anche dai vari Russo Spena che allora vi si opponevano.

Revisionismo costituzionale di PD-Sel. Primarie/baccanali contro il ruolo del Parlamento e la Costituzione.ultima modifica: 2012-12-02T08:12:00+01:00da iskra2010
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