Dens dŏlens 101 – “Facciamo due conti e poi ditemi se non ci si deve arrabbiare”

di MOWA

Quante volte ci siamo sentiti apostrofare da amici o conoscenti: “Siamo in crisi, bisogna rimboccarsi le maniche, si deve tirare la cinghia.” Oppure: “Siamo tutti sulla stessa barca”. O altre amenità di questo genere.

I politici ci hanno sempre raccontato che i sacrifici vanno spalmati su tutta la popolazione.

Ma… facciamo due conti veloci.

Partiamo da uno studio recente del Politecnico di Zurigo che sostiene che 147 multinazionali (strettamente connesse tra loro) sono in maggioranza banche (Unicredit, BNP Paribas, Credite Suisse, Deutsche Bank, JP Morgan, Mehrril Lynch, Barcloys, Goldman Sachs, Bank of America, UBS) e che le stesse dominano la rete economica mondiale capitalista e fanno capo a 737 maggiori azionisti.

Un altro studio spiega che 21 mila miliardi di dollari (cash) è depositato dai super ricchi in conti correnti ed in strutture finanziarie segrete, nascoste nei paradisi fiscali.

Tale cifra diventa 32 mila miliardi di dollari se si aggiungono yacht, ville, ecc.

Di questa cospicua somma ne sono proprietari 10 milioni di persone ma solo 91 mila di essi ne posseggono la metà.

La ricchezza privata in Italia (costituita da denaro contante, case, titoli e azioni) si aggira sui 9.000 miliardi netti; quasi quattro volte il debito pubblico che è di 2.000 mila miliardi mentre il debito pubblico viene spalmato su tutti i 60 milioni di abitanti, invece, la ricchezza è di pochi. Quindi a ciascuno spettano 32.000 euro mentre per la ricchezza nazionale, che corrisponde alla metà di essa (4.000 miliardi), appartiene al 10% della popolazione (6 milioni di persone) al rimanente 90% spetta l’altra metà.

A questo punto dite se il titolo è eccessivo.

Partendo dall’assunto che la ricchezza mondiale delle famiglie ammonta a 150 mila miliardi di dollari e quelle italiane ne possiedono il 5,7% nonostante siano solo l’1% della popolazione del pianeta con il 3,4% del proprio PIL capite che si potrebbe affermare che l’Italia sia un paese ricco abitato da poveri!

Chi sono, allora, in Italia, i “benefattori” del (proprio) benessere?

Prendiamo i dati dall’indagine biennale della Banca d’Italia: 600 mila persone (240 mila famiglie) possiedono un patrimonio di, circa, 5 milioni di euro, e la somma delle prime 10 vale 50 miliardi, da soli, costoro, possiedono l’equivalente di 3 milioni dei loro concittadini.

Ora facciamo qualche nome in ordine di ricchezza per non rimanere nel vago:

a)     Famiglia Ferrero con 19 miliardi di dollari di patrimonio personale;

b)    Leonardo del Vecchio con 11 miliardi di dollari;

c)     Giorgio Armani con 7,2 miliardi di dollari;

d)    Miuccia Prada con 6,8 miliardi di dollari;

e)     Fratelli Rocca con 6 miliardi di dollari;

f)     Silvio Berlusconi con 5,9 miliardi di dollari.

E stiamo parlando del dichiarato.

Abbiamo, poi, un 2° livello di 2,5 milioni di famiglie (corrispondente a 6.250.000 persone) con un patrimonio pari a 1,7 milioni di euro.

Un 3° livello di 9,6 milioni di famiglie (corrispondente a 24 milioni di persone) con un patrimonio di 400.000 euro a testa.

Un 4° livello di 12 milioni di famiglie più povere con un patrimonio medio di 72.000 euro ciascuno.

Un 5° livello di 3,2 milioni di famiglie (corrispondente a 8 milioni di persone) che non posseggono nemmeno la cifra considerata minima indispensabile per la sopravvivenza: 1.011 euro.

In ultimo troviamo 1,4 milioni di famiglie (corrispondente a 3,5 milioni di persone) che non arrivano a 500 euro al mese.

Se noi facessimo una semplice divisione equa dei 9.000 miliardi (corrispondente alla ricchezza privata nazionale) e li ripartissimo fra le 24 milioni di famiglie italiane scopriremmo che ciascuna avrebbe 360 mila euro.

Invece, l’1% della popolazione ha un patrimonio 65 volte superiore alla media e si spartisce il 13% del reddito che è pari a 1.120 miliardi di euro.

Ultimi dati per non confondere.

Com’è composta la ricchezza nazionale?

Metà da case in proprietà che accomunano l’80% della popolazione italiana.

Il complessivo patrimonio immobiliare che vale 5 mila miliardi, però, per il 25%, è concentrato nelle mani del 5% dei proprietari.

I restanti 4.000 miliardi sono in parte depositati su conti correnti delle banche o poste (1.000 miliardi). Mentre il 90% degli italiani (per un valore di 1.500 miliardi) li ha “messi” in investimenti finanziari (obbligazioni, titoli di Stato, azioni).

Vorrei ricordare che, secondo l’Eurostat, la soglia di povertà relativa per una famiglia composta da due persone è di 1.011 euro mensili e che la media degli stipendi è di 1.286 euro.

Sulla base di queste cifre, visto che “siamo tutti sulla stessa barca”, i sostenitori del capitalismo non si lamentino, poi, se uno diventa comunista!

 

Note:

dati estrapolati dal documento politico del CSP-Partito Comunista (http://issuu.com/pc-agitprop/docs/documento_politico_congresso_csp-pc)

Dens dŏlens 101 – “Facciamo due conti e poi ditemi se non ci si deve arrabbiare”ultima modifica: 2013-10-30T09:32:14+01:00da iskra2010
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