Dens dŏlens 140 – “Renzi-show”

di MOWA

Sostenere che la politica sia uguale allo spettacolo è, decisamente, improponibile, ingiusto ed offensivo, soprattutto, nei confronti di chi si batte, con onestà, per cambiare le cose, inoltre, che qualcun altro faccia diventare spettacolo la politica è veramente inaccettabile.

Spettacolo, nel vero senso della parola e, quindi, con tutti i crismi che lo show utilizza per ingraziarsi gli spettatori.

Questo processo degenerativo che, guarda caso, arriva dai talk-show anglosassoni ha cominciato a proliferare massicciamente nel nostro paese con l’avvento della televisione commerciale che, sotto l’ingannatrice sostantivo/parola d’ordine d’accompagnamento “libera” dal canone televisivo ha, di fatto, “sdoganato” i metodi di reclamizzazione, anche, per i politici. Infatti, non esiste programma televisivo (ma potremmo ampliarlo a quello radiofonico) dove non intervengano soggetti professionalmente specializzati a dare quell’“aiutino” per far aumentare l’audience.

Lavoro nobile di chi sta dietro le quinte, ci mancherebbe altro, se fosse fatto, solo, per uno spettacolo d’intrattenimento in cui vi siano comici o attori e non politici perché, altrimenti, sorge, obbligatoriamente, il dubbio sulla genuinità dell’intervento di questi ultimi.

Tutto ciò, per introdurre chi legge, alla spiegazione su come sia effimera l’asserzione, fattaci passare dai media, che Renzi sia rappresentativo della politica degli italiani. In realtà, scopriamo che questo “signore”, durante le assemblee, si comporta non da politico puro ma da “showman” facendosi accompagnare da specialisti dell’esortazione alla claque tra il pubblico. (vedi il breve filmato)

Una cosa del genere ci spinge ad obiettare sulla veridicità delle parole profferite, in quelle occasioni, dal giovane rampante e, ovviamente, a credere che tutto sia artificiale partendo dalla sua figura.

Siamo propensi a pensare che artefare gli eventi non faccia sentire a proprio agio i partecipanti alle convention e che, una volta finito l’incontro e tornati con i “piedi a terra”, si affliggano ulteriormente ripensando all’uso strumentale adottato a scapito loro.

Ed in effetti, quante mortificazioni della ragióne ci sono stati nei discorsi di Renzi alla Leopolda 5, visto che veniva sostenuto dagli specialisti dell’esortazione della claque, favorendo, così, la retorica ed il populismo?

Quanta “induzione” al consenso è stata ottenuta con l’“effetto Franklin”, meglio conosciuto come “yes set” (costruzione di un campo affermativo)?

Tra i primi politici ad usare questa tecnica, fu (guarda caso!) un massone: Benjamin Franklin.

Franklin, infatti, sosteneva che: “colui che vi ha rivolto una gentilezza sarà più disposto a farvene un’altra rispetto a chi l’ha ricevuta da voi”.

In questa frase la massoneria racchiude tutti i suoi principi che sono funzionali all’uso strumentale delle persone e che l’organizzazione di “fratelli e grembiulino” ha saputo imporre come regola universale… E, visto che, anche, il signorRenzi s’intende di massoneria (vista che era di casa con papà Tiziano) non possiamo pensare altrimenti sui suoi proclami.

Per realizzare ciò, quindi, diventa necessaria la psicologia della persuasione che si concretizza attraverso tre principi: “yes set”, finta umiltà e dissonanza cognitiva, tutti guarniti, ben bene, con l’“arma” segreta della simpatia. Tutto avviene con l’ennesimo espediente psicologico che è quello del toccare gli interlocutori prima, durante e dopo gli eventi. Il tocco può essere utilizzato in forme diverse e può comunicare varie e differenti emozioni. Infatti è stato provato nello studio specifico di Nancy Henley che: “Coloro che tendono a toccare gli altri (rispetto a coloro che ricevono il tocco) hanno generalmente incassi più elevati. Si può dire che le persone che toccano gli altri hanno più potere nella società”. (Vedi foto sotto)

Ci sono, poi, le continue “richieste d’aiuto per migliorare” di Renzi suggerite ai partecipanti della Leopolda 5, (ovviamente, opportunistiche e frutto dello studio della scienza del comportamento), rientrano negli schemi sopra descritti perché lo fanno risultare meno “pesante” e più simpatico nascondendo, in realtà, la sua infida essenza di affabulatore.

Il Renzi-show, però, non è immune da stridenti contraddizioni che partono da quello che propugna sul risparmio del paese Italia.

Infatti, prima o poi, dovremo arrivare a chiederci quanto costa uno staff così ben oliato per produrre, come nel cinema, un minuto di successo.

Chi paga queste figure dietro le quinte che lo sostengono nell’esortare i partecipanti ad applaudire?

Lui personalmente?

E, se sì, da dove arrivano, esattamente, i soldi?

O sono, addirittura, soldi pubblici?

Si avvale di queste figure specialistiche perché non ritiene, quindi, serie e percorribili le sue proposte?

Bello show ma incomprensibile nei progetti… se c’erano progetti di futuro.

Nei vari Renzi-show, ed in modo particolare nell’ultima Leopolda, abbiamo assistito alla stessa tecnica degli spettacoli televisivi dove lo spettatore “non è mosso dall’attrazione morbosa verso il litigio o l’aggressività, come spesso viene detto, bensì è colpito dall’atmosfera di spontaneità e di naturalezza di queste trasmissioni: è sedotto dal politico incollerito e che si lascia andare perché dà l’impressione che dica quello che realmente pensa, senza nascondersi dietro formule di circostanza o le belle parole.” […] “una forma scenografica e una di tipo dibattente. In quella scenografica, l’audience si limita a essere presente come parte della scenografia, un elemento dello sfondo e della cornice della trasmissione: circonda con la sua presenza, seduta e composta, gli ospiti e il conduttore. Tuttavia, tranne pochissime eccezioni, non si tratta di una presenza passiva: il pubblico scenografico non è da intendere come una mera comparsa, perché può comunque partecipare, anche se essenzialmente attraverso forme di azione collettiva – applausi, risa, esclamazioni, fischi etc.. Il pubblico e le sue attività costituiscono insomma parte integrante della trasmissione. Ad esempio, sono una risorsa visiva fondamentale per la creazione dell’“effetto diretta” di cui si pregiano molti talk show: le reazioni del pubblico presente in sala producono una percezione di svolgimento spontaneo delle interazioni di cui è fatta la trasmissione (Eriksson 2009, 901), contribuiscono cioè a crearne la specifica atmosfera comunicativa. Senza trascurare che le reazioni del pubblico presente offrono utili modelli di riferimento e criteri interpretativi per gli spettatori a casa: è un po’ come se il pubblico in sala sia presente non solo per sé stesso ma anche per conto del pubblico che segue da casa.” […] “al parlare dell’oratore fanno da contrappunto le reazioni del pubblico compresente in termini di azioni collettive come gli applausi e risate (Atkinson 1984; Caniglia 2011). Gli applausi sono un esempio di “effervescenza collettiva”, di manifestazione-esibizione di una condivisione di emozioni (apprezzamento) fra i membri di un gruppo: la loro natura ritmata – il battito ripetuto e scandito delle mani – fa sì che le persone possano via via unirsi all’azione e svolgerla collettivamente. Il ruolo dell’oratore è però fondamentale. Le ricerche hanno evidenziato come gli applausi scattino in particolari punto del discorso e precisamente al verificarsi di due condizioni: i) quando l’oratore ha attribuito una enfasi particolare – attraverso tono, ritmo e gesti – a quanto ha appena detto rispetto al resto del suo discorso, e ii) quando ha reso riconoscibile un punto di completamento del suo ragionamento e ciò avviene attraverso l’ausilio di diversi formati retorici (Heritage e Greatbatch 1986, 116).[1]

Si è cercato, in buona sostanza, di trasmettere agli spettatori a casa, immagini di un pubblico che era tutt’uno con Renzi alla Leopolda senza che vi fosse finzione scenografica ed invece…

Varrà, forse, l’affermazione del politico conservatore inglese di due secoli fa, Benjamin Disraeli il quale diceva : “Ci sono tre specie di bugie: le bugie, le sfacciate bugie, e le statistiche”.

Note:

[1]

Enrico Caniglia – Talk-show e politica televisiva

Dens dŏlens 140 – “Renzi-show”ultima modifica: 2014-11-10T01:18:12+01:00da iskra2010
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