Dens dŏlens 265 – La spirale di Curcio & C

di MOWA

Non saremo mai abbastanza grati nei confronti di coloro che hanno approfondito le ricerche su alcuni aspetti della nostra vita politica, quella politica che, “grazie” ad alcuni personaggi, ha prodotto, lo sfacelo che viviamo oggi.

Ricerche (su alcuni personaggi) che hanno contribuito a rendere più chiare le ragioni del perché stiamo vivendo, in questo paese, un tempo “invivibile” (quasi) privato di ogni senso di collettivizzazione, socializzazione e, men che meno, senso della misura, tempo in cui viene istillato scientemente in intere generazioni un concetto anti-socialista (e, quindi, non in sintonia con la Costituzione) ma libertario nel senso più deteriore del termine.

Personaggi reazionari, nel vero senso della parola, che hanno assolto il loro compito di servitori della borghesia, che si sono infiltrati militarmente (e, spesso, manifestati tramite pezzi rilevanti istituzionali come i servizi segreti) in onesti movimenti o partiti per inquinarne le idee e assecondare i desideri dei poteri forti.

Finti compagni o compagne che, passando opportunisticamente, da un movimento ad un’altro (come avvenne nel caso, ad es. dei provos di Mondo Beat – la cui rivista Mondo Beat veniva stampata grazie all’aiuto tecnico ed economico della sezione anarchica Sacco e Vanzetti – dove vi fu un tal Antonio “Nino” Sottosanti – detto Nino il Fascista – ripreso in una foto, nel novembre 1966, su un giornale olandese, durante una sommossa di piazza) si sono rivelati, solo nel tempo, quello che erano realmente: fascisti.

Reazionari fascisti che si sono prestati su diversi livelli d’intervento a portare, in un freddo calcolo dei poteri forti, a disintegrare potenziali nuove generazioni per non migliorare le aspettative di vita anche attraverso progetti orribili come l’Operazione Blue Moon degli anni ’70, che prevedeva:

diffondere l’uso di droghe pesanti, in particolare l’eroina, tra i giovani attivisti dei movimenti giovanili di contestazione, in modo da renderli dipendenti e distoglierli dalla lotta politica. La strategia si attuò mediante una sapiente operazione di “lancio” del prodotto: dapprima vennero bruscamente tolte dal mercato clandestino tutte le altre droghe allora diffuse, in particolare marijuana, hashish e anfetamine, al contempo si iniziò una capillare diffusione di piccole dosi di eroina vendute a bassissimo prezzo, così da indurre i consumatori – in particolare giovani e giovanissimi, in buona parte appartenenti alla galassia di gruppi politici di sinistra extra-parlamentare nati nel post-sessantotto – a passare alla nuova sostanza, sfruttando anche la diffusa ignoranza sui gravissimi effetti collaterali in termini di dipendenza che essa comporta. Gli esiti sociali di questa operazione furono un aumento vertiginoso del numero dei tossicodipendenti e delle morti da overdose: il numero degli eroinomani passò da zero nel 1970 agli oltre 300.000 nel 1985…”

Così come ben documentato, anche, nei vari passaggi della ricostruzione della vita di Massimo Carminati, fatta dalla trasmissione di La7, Speciale Bersaglio Mobile – L’uomo nero, di qualche giorno fa, in cui si evidenziano le alte coperture di cui disponevano certi reazionari e di come venivano ammazzate le persone considerate scomode.

Personaggi che vanno e vengono (proprio come si richiamano i militari riservisti) nella storia del nostro paese con l’obiettivo di impedire la ricomposizione sociale di un’ossatura duratura e stabile e, come abbiamo anticipato, con valenza socialista. Infatti, in questi anni vengono richiamati alla ribalta a presenziare, tra i giovani, personaggi come Toni Negri, Renato Curcio, ecc. per continuare quello per cui, ai tempi, sono stati “assoldati”.

Dimostrazione del grado di infiltrazione e dell’ovvio inquinamento delle idee sono i documenti che vengono fuori, dopo anni, nei vari processi che ci sono stati e che rivelano quello che diciamo da sempre sulla necessità della conoscenza e della relativa vigilanza su chi ci avvicina prima di ritrovarsi in tutt’altra direzione da quella auspicata.

Emblematici alcuni documenti messi a disposizione dalla Casa della Memoria di Brescia che parlano di quello stesso Renato Curcio che si è spacciato, ed è stato spacciato, per anni come un autentico comunista ma che, in realtà, era tutt’altro come si ha modo di leggere nell’atto documentale riportato integralmente a seguito [1].

Stessa cosa, per tal Giovanni Melioli (leggeremo i documenti chi con rabbia perché si è/era fatto infinocchiare e chi con disgusto) che si rivela essere portatore di idee reazionarie avanguardiste [2] in seno a movimenti che si credevano rivoluzionari e che in realtà erano eterodiretti da altri come viene dimostrato in altro documento (riportato sotto [3]) in cui viene disvelata la pianificazione a tavolino di un mondo non fatto di regole solide e certe ma di ben altro, molto altro di cui non avremmo mai voluto scoprire l’esistenza e, men che meno, avere a che fare ma, soprattutto, vivere.

Una domanda viene obbligatoria, dopo aver avuto a disposizione queste altre conferme documentali su questi personaggi:

Come dovremmo definire coloro i quali li difendono e li reclamizzano nei centri sociali e così via?

Ingenui solamente o ben altro?

 

CASA DELLA MEMORIS 28 maggio 1974 Brescia

[1]

Casa della Memoria di Brescia, Relazione 37 del ctu Aldo Giannuli e del prof. M. Canali, pag. 334-336 file H-A-4

Una parentesi: Renato Curcio

Senza alcuna pretesa interpretativa si forniscono di seguito alcuni particolari inediti sulla biografia di Renato Curcio.

In una riservatissima-raccomandata del 19 aprile 1963 (allegato n. 115) diretta, dalla Prefettura di Savona, al Gabinetto del Ministero dell’Interno e alla Direzione Generale Pubblica Sicurezza (e che reca, in oggetto, «Savona – Giovane Nazione – Organizzazione», si legge: «Sabato 6 aprile, presso la “Biblioteca Civica” di Albenga, ha avuto luogo, a cura del “Gruppo Studi Albenganesi”, una pubblica conferenza, la cui organizzazione è stata affidata allo studente CURCIO Renato, dell’Istituto Tecnico Ferrini di Albenga»; più oltre l’informativa specifica che erano presenti all’assemblea e presero la parola Bruschi e Claudio De Stefanis rappresentanti del movimento italiano «Giovane Nazione» facente capo all’organizzazione internazionale di estrema destra «(Jeune Europe» di Jean Thiriart, di cui il Bruschi era segretario; la riservatissima continua: (al termine della conferenza due esponenti della predetta associazione hanno raccomandato al Curcio e ad altri studenti presenti di intensificare l’attività propagandistica, al fine di divulgare i concetti della “Giovane Europa”»; e poco oltre è scritto «(dagli accertamenti che sono stati svolti, non è emerso che sinora esista in questa provincia una sede ufficiale della “Giovane Europa”; e però si è accertato che detto movimento ha il recapito presso Della Pietra Giuseppe – Casella Postale – Varigotti (ex esponente della locale federazione provinciale del M.S.I.) e Curcio Renato – Casella Postale n. 54 – Albenga».

Non appare inutile confrontare tale documento con una successiva riservata del 10 novembre 1967 del Commissariato del Governo della Regione Trentina Alto Adige; la missiva (allegato n. 116), che reca in oggetto «VERONA – Periodico mensile marxista-leninista “Lavoro Politico”» (pubblicazione, quella citata, che aveva negli studenti universitari Renato Curcio, Duccio Berio e Pitta Cesare propri corrispondenti per la città di Trento).

Si legge a proposito del Curcio:

CURCIO Renato di ignoto e di Curcio Iolanda nato a Monterotondo (Roma) il 23 settembre 1941, abitante in località Renchi di Mattarella di Trento, studente universitario presso il locale Istituto Universitario di Scienze Sociali. In data 18 marzo 1967 è stato deferito dalla locale Questura all’Autorità Giudiziaria, perchê responsabile, unitamente ad altri 68 studenti, della violazione degli artt. 633 e 650 del C.P., e condannato, con decreto penale del Pretore di Trento, in data 10.6.1967, a lire 10.000 di ammenda. Risulta inscritto al P.S.I.U.P.. Svolge intensa attività propagandistica in favore di detto partito nell’ambiente studentesco. Fino a due anni fa era iscritto al P.S.I.

Il Curcio è sempre presente alle varie manifestazioni organizzate dai partiti dell’estrema sinistra, sia a sfondo culturale che politico, e di sovente è solito prendere la parola.

Raffrontando due documenti citati si nota immediatamente l’incongruo passaggio del Curcio dall’estrema destra di «Giovane Nazione» alle organizzazioni dell’estrema sinistra extraparlamentare studentesca. Giova ricordare che nel periodo in questione non sono comunque infrequenti trapassi ideologici di questo tipo, sovente spiegati attraverso una transizione, in realtà concepibile, all’interno di opposti estremismi: dal nazi-maoismo al maoismo. Nel caso del Curcio però una tesi di questo tipo sembra dover essere abbandonata, considerando la sua adesione per «due anni» al Psi: se il Curcio nel 1963 ai tempi della «Biblioteca Civica» di Albenga aveva quasi ventidue anni, a partire dal 1965, cioè a ventiquattro anni, fu iscritto al Psi e poi al Psiup. Senza alcuna forzatura interpretativa, si vuol tentare di mettere in evidenza che nel giro di quattro anni il fondatore delle Brigate Rosse (1969), attraverserà l’intero orizzonte politico da estremismo ad estremismo passando però per una forza politica come il Psi, schieramento da sempre inserito all’interno delle dinamiche parlamentari.

[2]

Casa della Memoria di Brescia -Giannuli, Relazione 1 Allegato 63 pag. 246-247 file H-B-4

Bologna 24 magio 1988

APPUNTO

Fonte attendibile d’ambiente, ha recentemente riferito che la rapina compiuta il 16 c.m. a Padova sarebbe inquadrabile in un’azione di “autofinanziamento” posta in essere da un gruppo di estrema destra già facente capo, nel passato, al noto Massimiliano FACHINI.

Questi infatti avrebbe compiuto, tra il ’78 e l’80, varie rapine ad Uffici Postali del Veneto, insieme con CAVALLINI Gilberto che avrebbe così compiuto il proprio apprendistato “militare” ed altri tra cui FERRARESE Nicola, MELIOLI Giovanni, FIGNAGNANI Dario e ROMANO Roberto.

Il gruppo avrebbe avuto anche la disponibilità di numerose divise della Polstrada, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, nonché i giubbotti antiproiettile e le pistole mitragliatrici M12 sottratte ad Agenti di PS uccisi rispettivamente a Siena e a L’Aquila.

La fonte avrebbe constato direttamente che il MELIOLI deteneva parte del suddetto materiale che, dopo una perquisizione infruttuosa da parte della Polizia nell’abitazione del predetto, venne suddiviso tra un gruppo di Roma ed uno di Milano, facente capo a CALVI Andrea.

La fonte ritiene che il giubbotto indossato dal BADANO nel corso della rapina, provenga da tale materiale.

Vengono infine segnalati numerosi recenti viaggi del MELIOLI a Padova.

La fonte ha inoltre riferito che il gruppo MELIOLI-FACHINI-FERRARESE, si sarebbe reso responsabile, nel gennaio 1978, durante la c.d. “notte dei fuochi”, di due attentati perpetrati ai danni della Questura e della sede della DC di Rovigo.

Entrambi gli attentati riuscirono solo parzialmente a dispiegare i loro effetti, in quanto l’esplosivo “sordo” deflagrò in modo incompleto perché era stato utilizzato un solo detonatore, in luogo dei due occorrenti. L’esplosivo, contenuto in entrambi i casi in una scatola di scarpe, fu poi rinvenuto in parte sul luogo.

Il MELIOLI ed il FERRARESE si sarebbero resi responsabili altresì di un attentato alla sede della CGIL.

A tale gruppo era collegato anche GARIBALDI Renato, facente parte a sua volta del gruppo patavino di FACHINI.

Il MELIOLI si sarebbe vantato nel passato di avere avuto in disponibilità due auto rapinate a Mestre e a Venezia dalle BR, che poi, successivamente non vennero utilizzate per delle azioni.

Il medesimo sarebbe altresì in contatto attualmente con tale SUCCI di Ferrara (che manterrebbe contatti con ambienti mafiosi di Palermo), DECAMINADA di Milano e ZAPPATERRA, non meglio identificati.

Infine, il MELIOLI ed il FERRARESE sarebbero coinvolti in un traffico di armi, in articolare missili, con l’Iran.

[3]

Casa della Memoria di Brescia, Giannuli Relazione 1, Allegato 62 pag 4 file H-B-4

APPUNTO

RISERVATO

“AUTONOMIA OPERAIA – ORDINE NUOVO”

Ex aderenti al disciolto movimento eversivo di estrema destra ORDINE NUOVO, fondato dal deputato del Movimento Sociale Italiano Pino RAUTI, stanno intensificando la loro azione di infiltrazione nei movimenti di estrema sinistra, a tutti i livelli.

A questo proposito stanno sorgendo in Italia vari gruppi, che sotto sigle diverse, magari apparentemente di estrema sinistra, in realtà sono manovrati, se non addirittura composti da personaggi di tutt’altro colore politico.

Lo scopo è quello di creare disordini a qualsiasi livello, sia di piazza, sia con azioni di guerriglia.

C’è da aggiungere che elementi influenti di organizzazioni di estrema sinistra, che gravitano tra l’area dell’AUTONOMIA OPERAIA e le BRIGATE ROSSE, sono al corrente di tutto questo, e naturalmente agevolano queste manovre eversive.

In merito quanto sopra, una persona sarebbe disposta a prendere contatti con funzionari del Ministero dell’Interno per raccontare quello che sa in proposito, poiché la stessa persona è in contatto con gli appartenenti al succitato movimento di destra.

La stessa persona ha dichiarato che conosce, per esempio le tipografie ove si stampano manifesti che, firmati da un sedicente gruppo di sinistra, sono in effetti prodotti da elementi di estrema destra.

11.4.1978/AS.

[a penna] Pervenuto da Lens [?] con il noto opuscolo “Alternativa”

Dens dŏlens 265 – La spirale di Curcio & Cultima modifica: 2017-05-31T01:00:10+02:00da iskra2010
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