Dens dŏlens 364 – “La rana dalla bocca larga”

di MOWA

Rosso: Devo dirne qualcuna delle solite,
padrone mio, che fanno sempre ridere
gli spettatori?
Dioniso: Sí, quella che vuoi,
tranne: mi schiaccia! Questa te la puoi
risparmiare: oramai fa proprio rabbia.
Rosso: Neppure un’altra fine fine…
Dioniso: Tranne:
mi stritola!
Rosso: Di’ un po’: ne dico una
proprio tutta da ridere?
Dioniso: Coraggio!
Basta che poi non dica…
Rosso: Che?
Dioniso: Mutando
spalla alla forca, che te la fai sotto.
[Aristofane Le rane]

Perché un “bamboccione” della politica (che non ha mai lavorato – nel senso etimologico del termine – nella sua vita) si accanisce con così tanta veemenza contro una componente delle ONG che sta salvando vite umane?

Non saremmo sorpresi se tanta volgarità “giuridica” fosse pronunciata dall’avventore del bar all’angolo, dopo aver trincato diversi bicchierini di liquore, invece, sentirla arrivare da una carica importante delle nostre Istituzioni pubbliche, fa proprio effetto. Come, d’altronde, ci saremmo aspettati un atteggiamento più istituzionale, sempre da quella stessa persona, nel rispondere (si badi bene, in qualità di Ministro della Repubblica ove è d’obbligo il contegno ed il decoro), ad un onorevole che pone educatamente domande legittime nella sede del Parlamento, invece di replicare capziosamente e mimare l’invio di baci al disputante politico.

Atteggiamenti, linguaggio, mimica da perfetto anonimo avventore da bar ma non, sicuramente, da Ministro. Questo, proprio, no!

Perché, se passasse tra le persone la linea del non rispetto della forma, si legittimerebbe la legge della giungla, quella della prevaricazione del più forte di turno e le regole da rispettare sarebbero in balia del “potente” di turno. La cosa è ben più grave se il non rispetto istituzionale arriva, proprio, da quel ministro che dovrebbe applicarlo proprio per mandato e obbligato a mantenere la convivenza pacifica della Repubblica.

Si potrebbe pensare che le delusioni giuridiche e politiche che, costui, sta accumulando una sull’altra, bellamente, nascondano la sua personale incompletezza intellettuale in quella che nelle scienze umane, viene chiamata privazione dell’inculturazione, ovvero: “l’assimilazione della cultura d’appartenenza durante il processo di socialilzzazione (o fase infantile del processo d’integrazione sociale) dell’individuo”.

Perché l’aver prodotto un linciaggio linguistico nei confronti della capitana della Sea Watch farebbe sorgere il dubbio di una nascosta misoginia che “fatica” ad emergere completamente dal soggetto e, probabilmente, viene camuffata da continue storie “sentimentali”. Che, tutto ciò, sia, magari, un probabile sintomo di un necessario intervento psichiatrico non sta a noi dirlo, anche se, qualche medico che ha le dovute competenze, come Gino Strada, inizia a suggerirlo con insistenza.

Offendere e straparlare con l’impulso coatto a ripetere una determinata parola (o a richiamare alla memoria un determinato nome o ritornello), chiamando, ingiustamente, la capitana della Sea Watch “criminale”, benchè non abbia avuto nessuna sentenza giudiziaria in tal senso, ha prodotto dei fanatici, ignoranti, salviniani e la necessità, da parte dell’autorità, del trasferimento “in un luogo sicuro” di Carole Rackete… Persino il magistrato (donna) che non ha riscontrato motivazioni valide per l’incarcerazione della capitana non è stato risparmiato ed è (e sta) passata sotto la gogna mediatica dei pro-Salvini tanto da dover essere tutelata dall’autorità Tutto ciò non fa ben sperare in una Repubblica che dovrebbe avere ministri equilibrati ed in sintonia con la propria Costituzione, invece il comportamento attuale ne richiederebbe, come è giusto che avvenga, la rimozione a tutela e rispetto dell’Italia e degli stessi italiani.

Dens dŏlens 364 – “La rana dalla bocca larga”ultima modifica: 2019-07-06T05:48:33+02:00da iskra2010
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