CStreet Washington….

 

Stupak Michigan.jpg

la Repubblica

21 novembre 2010

pagina 36

POLITICA ESTERA

di FEDERICO RAMPINI

 

«La prima regola di C Street – spiega Bart Stupak – è che non devi parlare di C Street». Stupak è   il deputato democratico del Micihgan celebre per aver tenuto in   ostaggio al Congresso la riforma sanitaria di Barack Obama,   finché non strappò l’ emendamento che proibisce i finanziamenti federali agli ospedali che praticano l’aborto.

«È una questione di efficienza – spiega il grande maestro di C Street, Doug Coepiù l’ organizzazione   è invisibile, più forte è la sua influenza».

C Street è il nome della via di Washington che ospita The Fellowship. La Compagnia. La misteriosa   organizzazione, di matrice religiosa, influenza i vertici degli Stati Uniti per imporre la sua visione reazionaria. Nella sede sulla C Street la Compagnia gestisce un “ostello”. È il pensionato riservato ad una élite molto selezionata di senatori e deputati. Per poche centinaia di dollari al mese hanno diritto a vitto e alloggio, corsi di formazione, sedute di preghiera, assistenza spirituale. E protezione contro gli avversari.

I suoi segreti sono stati svelati per la prima volta da un reporter del New York Times, Jeff Sharlet, esperto di sette fondamentaliste. Unico “infiltrato” esterno, Sharlet racconta il più esclusivo club della capitale. Il suo viaggio in quel mondo è al centro del libro-inchiesta C Street (Little, Brown and Company), appena uscito negli Stati Uniti. Svela una realtà stupefacente, che supera le più paranoiche “teorie del complotto”. Il sistema messo in piedi dalla Fellowship non s’ identifica con fenomeni come il fondamentalismo religioso predicato alle masse. Lei vola molto più in alto. Semmai cerca di pilotare gli integralismi di popolo verso i   propri fini.

La sua storia ha origini anteriori rispetto ai neocon, ai teocon, al Tea Party. I suoi affiliati sono ovunque, in posti di comando. La Compagnia ha una missione divina ma sa essere a suo modo ecumenica: accoglie membri delle più diverse chiese protestanti. Ha una forte impronta di destra   eppure include repubblicani e democratici. Ha frequentato le sue Preghiere del Mattino perfino la democratica Hillary Clinton, segretario di Stato. Il proselitismo della Compagnia permea le forze armate, influenza il generale David Petraeus comandante capo in Afghanistan. La tutela che offre è preziosa. Due suoi membri, ultraconservatori, moralisti e bigotti, di recente sono stati al centro di scandali sessuali che avrebbero distrutto qualsiasi politico americano. Mark Sanford, governatore della South Carolina, sparito ufficialmente «per un pellegrinaggio di meditazione spirituale sui monti   Appalachi», era in realtà con la sua amante clandestina a Buenos Aires. John Ensign, senatore repubblicano del Nevada, aveva una relazione extraconiugale con la moglie del   suo più fidato assistente. Per loro è scattata la rete di difesa della Fellowship: Ensign e Sanford sono ancora ai loro posti. Per gli ospiti della C Street non valgono le regole normali. «Anche Re Davide nella Bibbia è un grande peccatore – spiega Doug Coe – ma è un eletto del Signore. La volontà di Dio va oltre la morale». Jeff Sharlet si imbatte nella Compagnia quasi per caso. Già autore nel 2004 di Killing the Buddha, un viaggio tra le sette più eccentriche degli Stati Uniti, il reporter del New York Times   riesce a penetrare in una comunità cristiana chiamata Ivanwald, un convento laico in un sobborgo di Washington.

Partecipando agli esercizi spirituali, scopre che dietro Ivanwald c’è un’ altra organizzazione. Gli adepti la chiamano The Family. Ivanwald è uno dei tanti centri-satellite che servono per selezionare nuove reclute, da inserire nella «più segreta struttura del potere conservatore americano». Solo i migliori, avviati alla carriera politica, entrano nella sede centrale a C Street. La Compagnia «li assiste e li aiuta a capire meglio gli insegnamenti di   Cristo, perché li applichino nel loro lavoro».

Nel   pensionato di C Street alloggiano regolarmente, durante le sedute del Congresso, pezzi da novanta del partito repubblicano come i senatori Tom Coburn e Jim Inhofe dell’Oklahoma. «Fanno a gara – scrive Sharlet – a chi sorpassa l’ altro sull’ estrema   destra dello spettro politico. Coburn ha proposto la pena di morte per i medici che praticano l’aborto. Inhofe ha difeso i torturatori del carcere di Abu Ghraib».

Ambedue militano nell’ esercito dei “negazionisti” che contestano ogni effetto delle emissioni carboniche sull’ambiente. Nello stesso club vive Jim De Mint, il senatore repubblicano della South Carolina  secondo il quale «la Bibbia ci insegna che non possiamo servire sia Dio che lo Stato».

The Fellowship fornisce una formazione che va oltre le questioni etico-religiose. Nella sede sulla C Street si tengono seminari che preparano la legislazione in campo energetico, le votazioni al Congresso sulla politica   estera, le strategie da applicare a livello mondiale nel «conflitto di civiltà» contro l’Islam. Viene ad abbeverarsi a queste dottrine il giudice più reazionario della Corte suprema, Clarence Thomas – anche lui   miracolosamente scampato alle denunce di abusi sessuali della sua assistente Anita Hill. Nell’esercito l’organizzazione gemella si chiama Officers’ Christian Fellowship, il cui scopo secondo il   colonnello Dick Kail è «conquistare a Gesù Cristo un territorio dentro le forze armate». Ha un manuale di campo, giustamente intitolato “Sotto gli ordini” (Under Orders: A Spiritual Handbook for Military Personnel). Scritto dal colonnello William McCoy, teorizza che «la fede religiosa è essenziale per l’efficienza bellica». Quel manuale reca in copertina un elogio autorevole: «Under Orders dovrebbe essere nello zaino di ogni soldato, per i   momenti in cui ha bisogno di energia spirituale». Firmato: generale David Petraeus.

The Fellowship ha caratteri che la distinguono da altre congregazioni di potenti. Non riconosce autorità religiose a lei superiori (a differenza dell’Opus Dei verso il papa). Non pretende la segretezza totale di certe logge massoniche, più che clandestina preferisce essere «discreta». Nel suo documento più   recente, intitolato Otto aspetti fondamentali di visione e di metodo, è citato un passaggio degli Atti degli Apostoli:«Quest’uomo è lo strumento che ho prescelto per difendere il mio nome presso i Gentili e i loro re». La Famiglia lo interpreta così: «Lavoriamo non per   risvegliare le masse ma attraverso relazioni private coni re, i leader del nostro mondo».

Di un eclettismo sorprendente, il capo della Fellowship Doug Coe cita fra i suoi modelli Adolf Hitler e Mao Zedong. «Gesù ci insegna che dobbiamo metterlo al di sopra di nostra madre e di nostro fratello – dice Coe – ed è quello che Hitler, Lenin, Mao insegnarono ai ragazzi. Mao riuscì a convincere delle giovani Guardie rosse a giustiziare i loro genitori. Non era assassinio, era la   costruzione di una nuova nazione. Il nuovo regno».

Ciò che Sharlet trova sconcertante, è che nessun giornalista prima di lui abbia indagato fino in fondo su questa organizzazione, la cui storia è tutt’altro che recente. La genesi della Fellowship risale addirittura agli anni Trenta. La fonda Abraham Vereide, che teorizza un «capitalismo biblico» intriso di simpatie per il fascismo. Tra i suoi adepti c’è Henry Ford, che dalla Fellowship viene incoraggiato a reprimere le lotte operaie. Nel dopoguerra, aiutato dal tele-evangelista Billy Graham, Vereide crea il   National Prayer Breakfast. A quella Preghiera del Mattino aderiscono presidenti repubblicani come Gerald Ford, Ronald Reagan, George W. Bush, spesso con l’esecutivo al gran completo.   Occasionalmente, brandelli di verità appaiono sui giornali. Nel 1952 il Washington Post rivela che il ministro   della Difesa mette a disposizione aerei militari per gli spostamenti della Famiglia. Dopo lo scandalo del Watergate il New York Times cita una Preghiera del Mattino tenuta da Gerald Ford alla Casa Bianca per decidere il perdono presidenziale a Richard Nixon. Nel 1975 Playboy pubblica un reportage che descrive The Fellowship come una banca-ombra che eroga prestiti a parlamentari amici. Il ruolo della Compagnia affiora dietro l’aiuto fornito ad alcuni «fratelli stranieri» come il dittatore Suharto in Indonesia, Ferdinando Marcos nelle Filippine, la legge anti-gay in Uganda.

Ma nessuno prima di ora aveva messo insieme i tasselli del mosaico. La curiosità dei mass media non aveva varcato il portone sulla C Street. Ora che il velo è stato rotto da Sharlet, altri hanno deciso di muoversi. L’Unione  delle Chiese metodiste ha presentato una denuncia. «Nel cuore della capitale – si legge nell’esposto – un residence per politici potenti si spaccia per una chiesa, e usufruisce   abusivamente di esenzioni fiscali riservate ai veri luoghi di   culto».

L’ Internal Revenue Service, l’agenzia federale dell’entrate, ha aperto un’inchiesta. Dopo settant’anni di congiure indisturbate, questa venerabile rete di potere può davvero scivolare sul banale reato di evasione   fiscale? Col vento politico che soffia di nuovoa destra, e il Tea Party in guerra contro tutto ciò che sa di tasse, c’è da scommettere che The Fellowship ha ancora un futuro   davanti a sé.

 

CStreet Washington….ultima modifica: 2010-12-03T00:13:00+01:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento