Gramsci contro il vendolismo e la “sinistra” federale

 

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di Angelo Ruggeri

Collegare l’ieri all’oggi, la teoria e la prassi, la filosofia politica e generale alla stotria, il particolare e il generale, il materiale e lo spirituale, la scienza e la coscienza, ed ogni problema e contenuto alla questione del potere e alle sue forme,  è sempre stato e rimane il tratto distintivo dei comunisti e che manca del tutto alla sedicente “sinistra” che passata dall’utopia al nulla non sa coleggare niente di niente.

 

Gramsci, che come ogni teorico marxista genuino non può essere classificato solo come appartenente ad una delle tradizionali partizioni del sapere (filosofico, storico, politologico, giurista, economista)  e per la “sinistra” in defaillance cronica e per la borghesia di destra e sinistra del Paese in guerra, vale il monito e la previsione fatta da Gramsci (nel processo voluto da Mussolini perchè “bisogna impedire a questo cervello di funzionare“):

“VOI PORTERETE L’ITALIA ALLA ROVINA E ALLORA SAREMO NOI COMUNISTI A SALVARLA”

ANTONIO GRAMSCI, IL DIRIGENTE COMUNISTA CARCERATO CONSIDERATO NEL MONDO “IL PIU’ GRANDE STUDIOSO DEL POTERE DAI TEMPI DEL MACCHIAVELLI”, DENUNCIA L’INQUIETANTE SOSTANZA “ANTIPARTICA” E “L’INDIVIDUALISMO ANIMALESCO” DEL VENDOLISMO E DELLA “SINISTRA” FEDERALE.

In tal modo, dice Gramsci, SI E’ PASSATI DA UNA FASE DI DISGREGAZIONE PARLAMENTARE E ALLA SOLUZIONE “BUROCRATICA” DEL COMPITO DEI PARTITI DEL “CAPO” CHE DI FATTO “MASCHERA” UN REGIME DI PARTITI “DELLA PEGGIOR SPECIE IN QUANTO OPERANO NASCOSTAMENTE, SENZA CONTROLLO E SONO SOSTIUITI ‘DA CAMARILLE’ E INFLUSSI ‘PERSONALI’ NON CONFESSABILI” (Q 15, pag. 1809)

Una visione lapidaria, quella di Gramsci, che condanna oggi le culture tradizionali delle forze piu conservatrici, sopravanzate in una disdicevole gara alla distruzione della democrazia da parte dei gruppi che hanno gettato alle ortiche la cultura marxista della trasformazione della società e dello stato, diventati neofiti sfrenati ed ebbri di “innovazione”, di “cambiamento”, di “modernizzazione” e di “governabilità” che vanno cercando “capi” e “soluzioni antipartitiche” e antiparlamentari ai problemi di una complessità della società e del mondo moderno che in quanto tale richiedeva e richiede accrescimento e non riduzione della democrazia a cui si è dato corso col maggioritario, e quindi ad una antiproporzionalista “Seconda Repubblica” ispirata dalla P2 e a capo della quale e non per caso  non è mai nemmeno stata candidata e non c’è una grande donna della Repubblica democratica e antifascista   come Tina Anselmi. emarginata per aver combattuto sul serio la P2 subendo minacce ed ostracismi.

Parole e pagine, dense di significato, che mai avrebbero potuto immaginarsi così appropriate – oltre che alla fase storica in cui Gramsci osservava l’affermarsi del fascismo –  alla specifica congiuntura politica odierna in cui è maturata – con il concorso di una sinistra che ha perduto più che la memoria storica (Psi e Pds) – la cultura delle cosiddette “riforme istituzionali” nel segno della critica alla “partitocrazia” che deriva da teorie contrarie al pluralismo e favorevoli all’unità e quindi all’autoritarismo se non addirittura al totalitarismo (non prospettabile se e fino a quando hanno una sufficiente tenuta i principi della democrazia sociale).

Antonio Gramsci oggi è l’italiano più letto nel Mondo e meno letto in Italia. Ed è l’unico grande pensatore della storia dell’umanità che seppe fare di semplici quaderni – scritti in carcere in condizioni proibitive e malsane e di una durezza difficile persino da immaginare – un’opera di almeno pari livello di quelle che i maggiori pensatori della storia scrissero in condizioni agiate, di benessere abitativo e con la piena disponbilità di bibioteche pubbliche e private.

Un’opera senza precedenti e senza paragoni un patrimonio dell’umanità e dell’Italia, dei comunisti e di tutti gli uomini di buona volontà, per il quale non può che suscitare INDIGNAZIONE la dimenticanza in cui l’ha gettato una “sinistra” di varia specie che nella sua somma inintelligenza e totale mancanza totale di cultura e di teoria politica l’ha abbandonato e maramaldeggia la sua lezione e il suo pensiero. A tal punto che oggi, essa “sinistra,  si organizza ed esprime forme e posizioni politiche che sono quellle stesse che Antonio Gramsci con dovizia di analisi della storia specie d’Italia e quindi con l’analisi effettuale della realtà, ha sommamente identificato e denunciato come malaffare politico, cricca, conventicole, notabilato e forme autoritarie del potere che dall’antipartitismo portanoe alla degenerazione della politica e fino anche al fascismo e totalitarismo.

Il pensiero di Gramsci è talmente concentrato (non solo perchè doveva nascondere e fare uscire quanto scriveva anche su carta igenica e per mancanza di carta) si che ogni rigo dei Quaderni é praticamente un libro (che in tal senso intendeva sviluppare uscendo dal carcere) con cui Gramsci, se non viene visto, come si fa spesso, solo come politologo, fornisce gli strumenti acconci all’analisi del passaggio di fase rapportabile alla nascita dei partiti organizzati e in cui già allora Gramsci parlava del male corrosivo che attaglia il vendolismo, del vero e proprio cancro che distrugge dall’interno tutti quelli che sono tornati a ricostituirsi come  “sinistra”  del tipo di quella liberale e individualista ottocentesca e del pre-fascismo (che portò appunto al fascismo).

In particolare, ma non solo, laddove Gramsci   sottolinea che lo “spirito statale” si può reperire in ogni movimento serio che non sia l’espressione arbitraria di “individualismi“, contrapponendo perciò lo “spirito di partito” – quale elemento fondamentale dello spirito statale – all’individualismo che diventa e viene inteso comeapoliticismo animalesco“, che assume le forme sia del “settarismo” che è una forma di “clientela personale“, sia dell’ “antipartito” o della “negazione dei partiti“, ad opera di quando si è uomini di partito ma si vorrebbe essere “capi-partito per grazia di dio o dell’imbecillità di chi li segue (Q 15, pagg.1752-1755).

Lucidamente critico dello stato inteso come governo (come appunto lo si intende anche oggi) denuncia lo stato-governo dei funzionari, quindi burocrazia e anche “polizia” nazionale e internazionale, stato gendarme-guardiano notturno-carabiniere-poliziotto, cogliendo anche una, apparentemente sottile e in verità macroscopica, differenza tra stato “lberale” e stato “democratico” nel quale, lungi dall’affermarsi un nuovo “liberalismo”, potrebbe darsi l’inizio di un’era di “libertà organica” (Q 6, pagg.763-4; Q 26,pag. 2302).

La cultura del leader comunista carcerato rivela non solo la grande raffinatezza ma anche il grande acume giuridico scarsamente utilizzato da una cultura giuridica (anche dei c.d. giuristi democratici della “sinistra”) che viene separata dalla filosofia e dalla storia.

Si che Gramsci dimostra quanto era ed è apodittica la tesi – ispirata da Bobbio e dai bobbiani o bobbisti di cui è pervasa la “sinistra” – secondo cui non esisterebbe  una teoria marxista dello stato, quando il contributo essenziale sul “moderno principe” non è solo una teoria del partito ma una vera e propria teoria del potere e dello stato in cui Gramsci ha saputo collocare -come deve essere e come non fanno oggi i sinistri e gli stessi che si dicono “marxisti” solo per la critica dell’economia – le questioni isittuzionali in una connessione intima e coerente con l’elaborazione teorica relativa ai rapporti tra le forze sociali olktre e non solo che tra le forze politiche.

Gramsci, in modo profetico rispetto a ciò che vediamo e abbiamo oggi sotto gli occhi, con dovizia di analisi dimostra che il diritto ha la funzione di rendere omogeneo il gruppo dominante e tende a creare un conformismo sociale che sia utile allo sviluppo del gruppo dirigente. Per cui IL GRUPPO DIRIGENTE NON ESPRIME TUTTA LA SOCIETA’ MA LA CLASSE DIRIGENTE CHE “IMPONE A TUTTA LA SOCIETA’ QUELLE NORME DI CONDOTTA CHE SONO PIU’ LEGATE ALLA SUA RAGION D’ESSERE E AL SUO SVILUPPO” (Q 6, PAG.773)…

Per cui – per brevita stringendo e saltando alcuni passaggi – solo con uno stato che non sia inteso come governo-dei funzionari e quindi apparato, si rende possibile superare la “statolatria” propria di tutta la società politica di destra e sinistra che “nel linguaggio comune è la forma di vita statale a cui si da il nome di stato e che volgarmente è intesa come tutto lo stato (Q6, pag.801); notazione decisiva se tuttora persino i gruppi dirigenti di oggi che si dicono comunisti o della Federazione di sinistra o del vendolismo, tendono ad identificare lo stato con il governo e quindi con la buorocrazia e con gli intellettuali disorganici, ed anzi, addirittura, come esemplifica il  caso del governatore del “Regno delle Puglie”, tendono a farsi e ad essere in prima persona e con la propria persona di “capo” e di governatore, funzionari del governo-apparato.

Insomma da parte di coloro che per “sinistra” intendono il sedersi alla sinistra degli scranni delle assemblee elettive, una volta che hanno perso l’autonomia culturale che gli derivava da una propria teoria critica del diritto dello stato e dell’economia capitalista, hanno introiettato un realismo conservatore che ha fatto breccia persino nella cultura di  chi dice di richiamarsi al “marxismo” e che in reltà forgiano nel migliore dei casi solo un “semi-marxismo” o un marxismo agnostico.

“Vendola rottama il vendolismo” (parte di un articolo -con qualche nostra n.d.r  – apparso su rivoluzione democratica, con nota sotto)

(…) Se Sallusti (su Il Giornale, ndnr) ha mostrato il corpo di Vendola come madre natura l’ha fatto, La Repubblica del 16 febbraio ha fatto di peggio, ha messo a nudo il corpo politico del vendolismo, lasciando scoprire, in una botta sola, di che inquietante sostanza esso sia fatto. Colpisce l’analogia tra l’istantanea del Vendola giovane e l’intervista da egli concessa a La Repubblica. Se nella prima egli esibisce il suo corpo nudo ad uno scatto amico, nella seconda ostenta senza pudore alcuno la sua idea che occorra «una coalizione d’emergenza» che comprenda, oltre al Pd, Casini, Fini, e i rottami della destra, e che a capo debba esservi Rosy Bindi (vedi nota sotto)

Il manifesto di ieri esprime stupore e stizza per quella che chiama, con eufemismo, “mossa del cavallo” di Vendola, e non si esime dal criticare la sua proposta come… d’alemiana. Conoscendo un poco come vadano le cose dalla parti de il manifesto, si capisce che si è data voce ai malumori di quell’area vasta di sinistrati che negli ultimi mesi aveva considerato Vendola il proprio ultimo Messia.                                                                                                 Un’area che si era esaltata con americanate del tipo «Obama bianco», «Primarie sempre» e altre amenità. Gente che adesso si scopre essere stata infinocchiata, abbindolata, tradita; che aveva creduto non solo al feticcio vendoliano sulle «primarie» — questo mezzo d’importazione scambiato per fine in sé, come massima tecnologia democratica —; che aveva creduto che Vendola facesse sul serio quando contrastava, chiedendo elezioni anticipate, la tendenza del Pd all’inciucio con Casini e Fini.

A nessuno infatti è sfuggito che con la sua intervisa, in poche righe, Vendola ha rottamato il vendolismo. Egli ha infatti, in un colpo solo, cancellato la sua opposizione alle “larghe intese”, ritirato la richiesta di elezioni anticipate ed infine, candidando Rosy Bindi alla guida del grande inciucio, seppellito le «primarie».

Ad essere sinceri non ci viene alcun sentimento di pietà verso gli infinocchiati. Più che altro ci pare inutile. Come è inutile spiegare la musica ai sordi e i colori ai ciechi. Vendola infatti non è l’ultimo arrivato della politica italiana. Ha sfidato il PD e, non senza sfrontata presunzione, si è candidato a premier di un centro-sinistra che più padronale non si può, dopo aver voluto l’operazione Arcobaleno che ha affossato la sinistra. Dopo aver deliberatamente spaccato e quindi distrutto ciò che restava del Prc. Dopo essere stato, ed è ancora, Presidente presidenzialista di una Regione come la Puglia, ammorbata dalla corruzione, infiltrata di concussori e ladruncoli ed egli stesso patrocinatore di affari loschi, non solo con la Marcegaglia.

Solo degli stolti potevano aver scambiato Vendola per il Messia della nuova sinistra. Solo dei disperati potevano scambiare la sua retorica forbita per una linea politica, per quanto neanche lontanamente antagonistica, sinceramente democratica.

Adesso essi scoprono che Vendola bluffava, che era un demagogo, che è un uomo senza principi, che non diceva la verità. Essi sono orfani per l’ultima volta.

Rivoluzione Democratica

Nota nostra. Vendola accetta cioè quella che è una delle  figure politicamente spregevoli del PD e del centrosinistra, non solo perchè la Bindi ha sostenuto la “cesaristica” revisione autoritaria della forma di governo, forma di stato e forma della magistratura della Costitzione elaborata dalla Bicamerale d’Alema ma ancora oggi e la piu ardente sostenitrice del revisionismo costituzionale tanto convinta da arrivare a polemizzare e a “rompere” col gruppo dei c.d. giuristi democratici ex dosettiani che, bontà loro, hanno avuto un ripensamento sulla validità e utilità di proseguire sulla strada di un modifica della Costituzione e della sua Seconda Parte che inevitabilmente diventa una revisione autoritaria e che favorisce la destra qualunque sialo schieramento elettorele in cui si colloca. Un personaggio oppostto a quella che avrebbe Lei si dovuto essere eletta a capo dello stato per tutto quello che ha dimostrato nella vita e non con le chicchiere alla Rosy Bindi, di essere garante vero della Costituzione, e alla quale invece si è permesso che fosse attaccata e sabotata dai piduisti e dagli amici di destra e sinistra della P2 contro cui lei seppe condurra una Comissione d’inchiesta senza cedere ai continui ricatti e minacca a cui fu gi allora sottoposto.Lei grande donna della Reistenza e della Repubblica, prima donna a diventare ministro e già Presdiente della Commissione d’inchiesta parlamentare della p2 sovversiva della Repubblica democratica nata dalla resitenz: LEI, LA ONOREEVOLE VERAMENTE ONOREVOLE TINA ANSELMI, fatta dimenticare e lasciata nel dimenticatoio dai partito che dall’arco costitzionale sono passati TUTTI all’arco anticostituzionale.

 

Gramsci contro il vendolismo e la “sinistra” federaleultima modifica: 2011-05-07T01:00:00+02:00da iskra2010
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