“ ORDINE PUBBLICO?” – il ruolo delle polizie locali

 

Polizia Municipale e Polizia di Stato per una manifestazione .jpg

Viene inserito quest’illuminante intervento di Walter Montella (delegato sindacale della CGIL Polizia Localetenutosi nel 2009 su: 

– “ ORDINE PUBBLICO?” -il ruolo delle polizie locali – 

MILANO SABATO 7 FEBBRAIO

ORE 09.30 – 13.00 

CRAL COMUNE DI MILANO – 

  
a fronte dello scatenarsi di accuse fatte reciprocamente tra i candidati sindaci meneghini e nella speranza che li porti a migliori consigli.  

Questo mio breve intervento vuole essere una personale lettura di alcune contraddizioni che oggi la nostra categoria, quella della Polizia Locale, sta vivendo con il susseguirsi dei cambiamenti politici in atto.

 Fino a pochi anni fa, questa categoria, sapeva dove e come collocarsi nell’ambito funzionale/istituzionale; sapeva districarsi nei compiti da assolvere ed aveva chiaro, soprattutto, come porsi rispetto ad alcune pressioni provenienti dal mondo politico.

Sapeva, in buona sostanza, tenere quell’equilibrio istituzionale/funzionale che gli era proprio, dato dalle leggi in vigore e previsto dalla Legge 65 del 1986. 

 Tutto ciò è cambiato con l’intervento massiccio delle proposte federaliste da parte di  forze politiche che hanno “minato”, più o meno consapevolmente, quelle che sono le funzioni della categoria della ex Vigilanza Urbana.

 Persino il nome (Polizia Municipale o Locale) ha assunto prerogativa diversa da quella che aveva in origine questa categoria, diventando un’appendice, se non addirittura sostitutiva, di compiti della Polizia di Stato. Non sono pochi gli esempi di investigazioni, indagini ed arresti che sarebbero propri di altre Forze di Polizia. Per non parlare dell’ultima e lo dico, purtroppo, con ironia, funzione di tutore dell’Ordine Pubblico – funzione tipicamente statale e non contemplata in nessun articolo di legge – né tanto meno, dalla nostra carta costituzionale.

 La responsabilità di alcune forze politiche è quella di aver “stiracchiato” a proprio favore alcune modifiche di legge ponendo la categoria della Polizia Locale a sovresporsi a rischi di:

a)      dequalificazione professionale;

b)      privazione dell’autonomia decisionale;

c)      restrizione delle funzioni proprie;

d)      privazione di diritti dei lavoratori della Polizia Locale.

 Queste forze politiche hanno usato strumentalmente quello che era il malcontento popolare – gonfiato ad arte – derivato dal vuoto politico e leggi contrastanti tra loro ed in disarmonia con la Costituzione, per modificare sempre più i compiti della Polizia Municipale. Si sono, in buona sostanza, creati un’ulteriore forza di Polizia con finalità, dicevo, sempre più simili alle Forze dell’Ordine statali con l’obiettivo, da parte di alcuni, di inserirle nel Comparto Sicurezza – previsto dalla Legge n. 121/1981 – ma con maggior dipendenza dai politici di turno; facendo venire meno quello che era, da una parte, il mero indirizzo politico e dall’altra l’applicazione delle leggi.

Molti politici hanno voluto, tra l’altro, sovrapporre,  ad una funzione civile come quella della Polizia Locale, una sovrastruttura propria della cultura militare.

 Hanno cominciato a scopiazzare il regolamento militare adattandolo a quello del Corpo della Polizia Locale; non sono pochi i richiami punitivi e di sudditanza psicologica – quale quello, ad esempio non costituzionale, del taglio dei capelli – sia verbali che scritti che hanno previsto decurtazioni economiche, con ripercussioni sulle progressioni verticali.

Poi, sappiamo tutti che questa prerogativa dell’aver introdotto logiche militari, è stata fatta per “ammorbidire” chi si espone maggiormente battendosi per i diritti, per vedere il loro riconoscimento nella Pubblica Amministrazione e, guarda caso, sono sindacalisti od esponenti politicamente impegnati a sinistra. Per non parlare dell’introduzione dei gradi di riconoscimento delle funzioni, simili a quelli della Pubblica Sicurezza che fanno perdere del tutto la connotazione civile della Polizia Municipale. Questa politica reazionaria, camuffata da innovazione democratica, ci sta portando ad avere un’accelerazione al federalismo di fatto – con sovrastrutture già definite – e con pericolosi richiami all’autoritarismo.      

 A questi politici milanesi che si sono distinti per aver spinto verso modifiche regionali che implementassero la svolta verso una cultura securitaria della Polizia Locale, dando a questa categoria indirizzi di mera repressione dei fenomeni di disagio sociale invece di trovare soluzioni riparatrici e di nobiltà istituzionale, direi che hanno stravolto quel rapporto equilibrato tra regione e Stato; esempio è la Legge regionale n. 4 del 2003 di “Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana”dove sono stati inseriti, surrettiziamente, elementi destabilizzanti quali:

a) centralizzazione regionale delle scelte con la creazione di una struttura di coordinamento delle funzioni e dei compiti della Polizia Locale, privando di fatto i cittadini di quella municipalità di cui hanno maggior bisogno e seppellendo dalle scelte i comuni più piccoli;

b) competenze a nuovi soggetti quali guardie giurate (private) e volontari che andranno a svolgere compiti di spettanza della Polizia Locale. D’altronde, creare dei buchi vuol dire che qualcuno dovrà riempirli e visto l’indirizzo di molti politici, oggi, la risposta viene da sé!

c) dotazione di strumenti discordanti sull’uso e sulla funzionalità d’indirizzo. Il pestaggio, con i manganelli, da parte di agenti del Corpo della Polizia Municipale parmense è la dimostrazione pratica delle distorsioni interpretative e giuridiche del perché non dovremmo averle. Oltretutto portatori di una cultura razzista, fenomeno di un primo liberalismo che torna regolarmente alla ribalta durante i periodi di crisi sociale. Razzizzazione – citando Domenico Losurdo nella critica a Nietzsche – che può dapprima innescarsi in modo “trasversale” contro i poveri delle metropoli e delle eventuali colonie per essere poi trasposta sulle nazioni vicine. Questo pensiero aristocratico nietzschiano che fu la premessa della nazificazione o dell’ascesa del fascismo trasformò le richieste rivoluzionarie del proletariato, quali la lotta di classe, in prerogative etniche.

Vorrei ricordare che:

a)    concezione razziale dell’umanità;

b)    concezione elitistica, gerarchica e inegualitaria della società e dell’umanità;

c)    primato della forza, della potenza, della lotta guerriera, dell’istinto e della “qualità vitale”;

d)    naturalismo, vitalismo e immanentismo;

e)    valorizzazione della pratica, delle passioni, dell’azione e della creazione;

sono i principali valori che afferiscono ai fondamenti propri e specifici di una ideologia fascista e che, sempre, Nietzsche ha sviluppato nelle sue teorie.

 * Si può azzardare dire che l’internazionalizzazione dell’economia si sta effettuando attraverso una forte regionalizzazione con ripercussioni di frantumazione delle fasi produttive. Questa decentralizzazione produttiva sottolinea l’importanza delle città per il suo funzionamento come fenomeno di coordinamento (tempi / finanza) in cui i servizi occupano un ruolo centrale; accompagnato da robuste innovazioni nelle istituzioni… l’importante è che portino ad un maggior profitto alle imprese trasnazionali.

Affermava lo studioso Harvey che il capitalismo sta diventando sempre meglio organizzato attraverso la dispersione.    

 L’aver prodotto un Robocop negli enti locali, tutto muscoli e niente cervello, pantomima in stivaloni di corpi statali, asservito ai politici che si alternano nella P.A. e malati di autorità o ai poteri più perversi, non servirà a dare risposte alle esigenze dei cittadini che chiedono sì convivenza civile ma non al prezzo della perdita di democrazia.   

 Bisogna spingere affinché il servizio della Polizia Locale raggiunga le zone più periferiche della città, solitamente corrispondenti al maggior degrado sociale, dando l’opportunità al cittadino di sentire che la presenza dell’istituzione locale, è quella del prendersi a cuore il destino dei propri abitanti dando risposte che vadano verso una coesione sociale e non facendoli sentire di serie B ma con pari dignità di quelli che abitano in zone più centrali e, abitualmente, più servite.

 Questa è, forse, la circostanza dove la sinistra ha più opportunità di riprendersi il suo elettorato naturale e portarlo via alla destra e ai suoi richiami demagogici che portano a frustrazione. Destra che invece, predilige la conservazione di zone elitarie per non perdere consensi politici.

 La Polizia Locale, in quanto servizio civile, deve avere maggiore opportunità di preservare questo status aumentando il dialogo con le forze sociali interne quali i sindacati per poter interagire sinergicamente con le esperienze di chi vi lavora quotidianamente.

 Emblematiche sono state le battaglie di questa categoria degli anni scorsi a Milano sul tema dell’inquinamento che ha prodotto sensibilità cittadina sul tema ambientale oltre ad aver individuato la pericolosa incisività sulla salute di alcuni elementi nell’aria metropolitana.

Questa battaglia che, a mio parere non è terminata, dovrebbe farci riflettere su quale impatto provocherebbe sulla nostra salute l’estensione di una città metropolitana –  sempre più senza confini certi – con altri milioni di m³ di cemento che privano di vivibilità il cittadino, dando una nuova dimensione alla vita dei futuri abitanti di questa città e direi che l’EXPO, invece, va proprio in questa direzione.

 Il tema ambientale darebbe, alla sinistra milanese ulteriori argomenti rispetto alle politiche errate di chi ha governato sinora, politiche basate su bisogni fittizi e non corrispondenti alle esigenze della pluralità dei cittadini, schiavi dei progetti di confindustria e della grande borghesia.

Si deve, invece, costruire il presupposto per arrivare ad uno spirito di una cosciente autodeterminazione  come “ricchi individui sociali” (diceva Marx) capaci di interazione metabolico-sociale fra loro e la natura.

 Bisogna istituire, come forze comuniste attente ai cambiamenti sociali, un osservatorio politico permanente specifico sull’operato della Polizia Locale, che abbia la possibilità di monitorare periodicamente gli interventi, le modalità, i risultati ottenuti, oltreché l’economicità, per evitare che si creino situazioni di degenerazione delle istituzioni. Esempio sono i fatti accaduti in Via Paolo Sarpi o al parco Forlanini dove si è usata la forza bruta e non la conciliazione quale mezzo di soluzione alle controversie.

 * Facendo credere che la forza bruta era l’unica soluzione possibile in quella situazione “anarchica” e che poteva essere eliminata solo da un potere forte paventando una scuola di pensiero realista o nazionalista alla Hobbes. Generando nelle persone un processo mentale che per aumentare la propria sicurezza bisogna aumentare l’insicurezza dell’altro incoraggiandolo a comportarsi nello stesso modo.

 È importante verificare se ci siano nella Polizia Locale soggetti esaltati, con grilli per la testa ed affetti da bullismo in divisa, se non addirittura da nostalgie fasciste, ed intervenire con tempestività perseguendoli, in quanto non allineati alle scelte democratiche di questo paese. E sarebbe anche auspicabile sottoporre questi soggetti a visite psicologiche/corsi guidati di rieducazione democratico-istituzionale.

 Vorrei finire ricordando che tenere monitorata la Polizia Locale, è un sistema preciso per conoscere dove vuole andare questo paese: se verso una progressione democratica delle istituzioni, o verso la militarizzazione del territorio (quest’ultima poco conciliante ed antitetica alla prima).

 Il perchè certe scelte politiche reazionarie passino con estrema disinvoltura è facilmente individuabile: instabilità politica, in quanto manca un soggetto sociale che sia capace di mantenere la barra su prerogative costituzionali certe e capace di dare indirizzo anche alle OO.SS.

 Le OO.SS. hanno perso quel ruolo dirompente degli anni passati. Hanno, a mio parere, preferito concertare con la controparte su basi minimaliste senza vedere dove avrebbero portato tali scelte e quali ricadute avrebbero prodotto nella società.

Colpa, forse per ignoranza, impreparazione o connivenza? O forse tutte e tre?!

 Fatto grave è che stiamo andando in controtendenza al superamento della divisione verticale e gerarchica del lavoro.

 Il periodo di involuzione che stiamo vivendo è, oserei dire, storico, in quanto o la società evoluta e democratica reagisce a questo stato di cose, oppure, nell’arco di pochissimo, c’è il rischio di ritrovarsi, ulteriormente, in un sistema basato sul dominio del potente censore contro chi non ha mezzi e strumenti per contrastarlo, facendo saltare il principio di pari dignità davanti alla legge, saggiamente voluto dai padri costituenti di questa Repubblica.

 Azzarderei dire che il popolo italiano si stia avviando a subire il liberalismo minando di fatto il tassello più importante della nostra Costituzione: la solidarietà.

Ma perchè i cambiamenti involutivi si realizzino occorrono alfieri. E chi sono questi alfieri?

 Tutti quelli che indossano la divisa e che hanno, o avranno, una cultura scevra da possibili critiche sul proprio operato – che hanno, o avranno, regole draconiane per i dissidenti.

 Bisogna affrettarci a ricostruire un tessuto sociale critico – qualcuno diceva “massa critica” – in ogni dove, compreso quello di chi veste la divisa – civile o militare che sia – che porti verso uno sviluppo ulteriore dei diritti; elemento per il quale sono nate le pagine più belle della nostra storia contemporanea.

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A supporto di quanto sostenuto qui sopra rimandiamo ad alcuni link:

http://www.webalice.it/raffaele.simonetti/archives/segnalazioni2008_11.html#I20081101

http://www.webalice.it/raffaele.simonetti/archives/Milano_City_Angels_e_Krav_Maga.html

http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/sindaco/sindaco-milano+moratti+in+israele+incontro+con+shimon+peres

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“ ORDINE PUBBLICO?” – il ruolo delle polizie localiultima modifica: 2011-05-23T00:05:00+02:00da iskra2010
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