LA SANTA ALLEANZA

«Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi». Karl Marx

 

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1 dicembre 2011  

 

LA SANTA ALLEANZA

 

 

Gran maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, con barba  e occhiali, alle spalle del presidente del Parlamento europeo Buzek e del presidente della Commissione Barroso_da la Repubblica.jpg

Nella foto pubblicata da la Repubblica si vede il gran maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, con barba e occhiali, alle spalle del presidente del Parlamento europeo Buzek e del presidente della Commissione Barroso

 

Dal nostro inviato Federico Rampini

 

LA SANTA Allenza delle sei maggiori banche centrali  è scesa in campo con un intervento eccezionale. L’offensiva ha tamponato il collasso del credito in Europa che  era ormai imminente. I banchieri centrali di Usa, Eurozona, Inghilterra, Giappone, Svizzera e Canada si sono consultati nella  notte fra lunedì e martedì.

 

WASHINGTON

UN’OPERAZIONE che ricorda tempi bui, le fasi più  drammatiche della crisi del 2008. “Pompare dollari nelle banche  europee”: questo il segno dell’operazione d’emergenza. Successo  pieno, nell’immediato, anche perché i tesorieri del pianeta  hanno sfruttato l’effetto sorpresa. I mercati non se  l’aspettavano, l’attenzione e l’attesa erano rivolte ad altri  aspetti della stessa crisi: il problema del finanziamento del  debito pubblico nei Paesi a rischio come l’Italia, la ricerca di  nuove soluzioni come gli eurobond, il rafforzamento del fondo  salva-Stati Efsf, l’eventuale contributo del Fondo monetario  internazionale. Invece c’era un’altra emergenza, ancora  più urgente da affrontare, ed era quella che stava  assillando i banchieri centrali, la Casa Bianca, Wall Street, le  agenzie di rating: i sinistri scricchiolii di cedimento dell’intera struttura del credito in Europa. Un disastro  annunciato, ma la cui rapidità si stava accelerando  spasmodicamente, richiedeva un tampone immediato. L’origine  è la stessa: la montagna di titoli pubblici dal valore  sempre più ridotto, e forse dubbio, sono una mina vagante  non solo peri governi, non solo per i risparmiatori, ma prima  ancora per le banche europee che di quei titoli hanno strapieni i  loro bilanci. Perciò da settimane i grandi istituti  americani negano prestiti alle consorelle europee. Donde una vera  e propria penuria di dollari, nel sistema del credito europeo. La  diffidenza era giunta a livelli parossistici: da JP Morgan Chase a Bank of America, da Citigroup a Goldman Sachs, ciascuno dei  colossi americani guardava la Deutsche Bank, Bnp Paribas o Banca  Intesa come dei potenziali moribondi, possibili candidati a un  crac. Il “rischio controparte” veniva percepito come eccessivo,  intollerabile: quindi sportelli chiusi alle banche europee. A  cascata, questo rendeva impossibile alle banche europee la  normale attività di finanziamento delle imprese che hanno  bisogno di dollari per i loro scambi mondiali. Di più: il  dollaro in quanto moneta più globale e liquida, resta la  linfa vitale per tutto il mercato monetario, quel sistema di  finanziamenti a brevissima scadenza senza i quali le banche si  trasformano davvero in “foreste pietrificate”. A Wall Street l’eurozona veniva ormai descritta come un lazzaretto di  appestati. Barack L’EURIBOR A CONFRONTO CON L’OIS La differenza  tra i due tassi, espressa in punti base, è salita a 98,2  per via delle forti tensioni sui mercati Obama aveva lasciato  trasparire qualcosa lunedì annunciando al vertice con  l’Unione europea: «L’America farà la sua  parte». La vicepresidente della Federal Reserve, Janet Yellen, aveva parlato di «momento critico»,  annunciando la «necessità di una cooperazione  internazionale». Il colpo decisivo per precipitare i tempi  dell’operazione è venuto quando Standard & Poor’s  martedì ha declassato tutte le maggiori banche americane:  un segnale che nonostante il rifiuto di prestare all’eurozona,  non avrebbero comunque retto al contagio di una catena di default  nei grandi istituti europei.

A confermare l’eccezionalità del momento è  giunta anche la spettacolare inversione di rotta nella politica  monetaria della Cina, con la banca centrale di Pechino che ha  smesso di preoccuparsi dell’inflazione ed ha riaperto i rubinetti  del credito per la seconda economia del mondo, anch’essa in preda  a un pericoloso rallentamento.

E’ il remake di un film che conosciamo: “Salvare le  banche. Parte II”. Fu nel dicembre 2008, dopo che il crac Lehman aveva  portato al collasso sistemico del credito per un’analoga  diffidenza totale tra le banche, che scattò la prima  operazione di questo genere. Salvare le banche, non salvare i  banchieri, sembra affrettarsia precisare il comunicato congiunto:  «Lo scopo è attenuare la tensione dei mercati  finanziari e quindi mitigarne gli effetti sull’offerta di credito  alle famiglie e alle imprese». I sei governatori vogliono  chiarire che stanno pompando liquidità per il bene di  tutti. Decisivo è il ruolo della Fed: l’unica che ha il  sovrano potere di stampare dollari, e quindi può risolvere  la penuria nell’eurozona. Ma anche l’Invincibile Armada delle sei  banche centrali ha dei limiti. La Fed deve parare le accuse della  destra americana, ostile a ogni intervento di aiuti all’Europa,  contraria a politiche di moneta facile che possono generare inflazione. Anche l’utilizzo dei “swap”, i prestiti che la Fed fa  alla Bce perché a sua volta offra dollari agli istituti di  credito ordinari, hanno un costo: pochissimo in interessi, tanto  in immagine. Se nelle prossime settimane le banche europee  dovessero esagerare nell’attingere al rubinetto di salvataggio, i  mercati troverebbero conferma della loro fragilità. Va  ascoltato il governatore della banca centrale del Giappone,  Masaaki Shirakawa, quando dice che l’offensiva scattata ieri  serve a «comprare tempo, perché le nazioni europee  lo usino per le loro riforme economiche e fiscali».

LA SANTA ALLEANZAultima modifica: 2011-12-10T08:30:00+01:00da iskra2010
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