Cristianesimo, socialismo e marxismo

 

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di Angelo Ruggeri

“La missione della Chiesa e il Regno di Dio sono la reale liberazione degli uomini da ogni male. E fin quando il processo di liberazione dell’uomo è e resta incompiuto non si può ridurre Marx ad un ideologo della prima rivoluzione industriale, in quanto il marxismo pensa all’uomo e al mondo concreto non con i piedi per aria, è filosofia della prassi, ortoprassia per la reale liberazione e critica di un processo storico a cui aderisce e si rinnova seguendo i processi storici in corso”. Giuseppe Pirolas.j (da Epistolario con Angelo Ruggeri)

(Nessuno nella c.d. “sinistra” potrebbe dire meglio, neanche chi fa della filologia marxista, o fa l’esegeta delle parole di Marx e del marxismo letterarioanziché il marxismo politico sociale, cadenzato sulla critica del processo storico – e dell’economia e del diritto dello Stato – a cui aderisce applicandolo ai processi storici che sono oggi in corso.)

Ma dove sono ormai i marxisti meglio i marxiani, con cui ho lavorato per una vita? Figure esemplari di uomini tanto onesti quanto poveri per sobrietà di vita… Sono diventati tutti… cardinali… Sedie e non idee proprie e critiche. Il programma di destra ve lo facciamo noi, i prodi di… Prodi. Che compagnia né di Gesù, né di Marx… Ma noi non molliamo, vero? Continua a tenere duro. Ciao e buon lavoro e buon Anno. Giuseppe Pirola s.j. (Epistolario, idem)

Eh, sì, caro Angelo è proprio vero e chiaro. Ci vuole la sinistra al potere perché la politica sia di destra in modo efficace, cioè comandi la “destra rosa bolognese”… Così gli operai filano… Siamo tutti occidentalisti… specie dopo che papa Giovanni XXIII aveva posto fine all’Occidentalismo della Chiesa. Sempre in anticipo… inutilmente… Giuseppe Pirola

Wednesday, May 11, 2005

La destra s’è desta. CGIL-DS rilanciamo il classismo e pure l’Occidentalismo (col segretario PD Fassino).

Classismo reazionario e “occidentalismo”. La destra s’è desta, a “sinistra”. E Fassino impazza sulla stampa “libera” per chi la possiede.

Ci è stato chiesta da parte di tre autori: Roberto Sidoli, Massimo Leoni e Daniele Burgio (…ti chiediamo gentilmente di leggere lo scritto e se puoi di darci una tua
critica”) una valutazione critica del loro libro intitolato “Ratzinger o Fra Dolcino?” – di cui ci hanno fatto pervenire la prefazione e il capitolo intitolato “Cristianesimo, socialismo e marxismo”.

Alcuni titoli dei capitolati sono: “Gesù di Nazareth, il “primo socialista”. Le comunità politico-religiose degli esseni e di Qumran, basate entrambe su un modo di vita e produzione collettivistico. Amos e Isaia, profeti “rossi” dell’Antico Testamento. Fra Dolcino e T. Muntzer, rivoluzionari comunisti e cristiani. Le organizzazioni “eretiche” cristiane, dagli eroici marcioniti agli anabattisti rivoluzionari della Comune di Munster, con la loro scelta di campo allo stesso tempo comunista e religiosa. I cristiani per il socialismo, il cristiano-marxista Chavez, ecc.”

Come si può capire già da questi titolati, il libro compie un’analisi storica e filologica identificando una perenne lotta ed interconnessione interna al cristianesimo tra una “linea rossa collocata agli antipodi del processo di accumulazione di ricchezze portato avanti negli ultimi millenni dalle religioni dominanti nelle società classiste” ed una linea nera filo classista  svolta dagli apparati e vertici ecclesiastici parallelamente alla forte “linea nera” che, dall’interno del pensiero laicista-scettico e fino ad arrivare a Nietzsche ed ai suoi emuli, si è sviluppata anche con una particolare forma di ateismo che, più o meno apertamente, ha sostenuto i rapporti di produzione e distribuzione basati sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Una tale ricostruzione storica è indubbiamente utile anche per lo sviluppo di un dibattito in quanto offre i presupposti, non astratti e pur sempre da sottoporre ad analisi secondo le incalzanti dinamiche dei processi in corso sulla lettura del ruolo della religione, in particolare del cristianesimo e della chiesa cattolica, in relazione agli aspetti della vita (anche attuale e quotidiana) regolati nella vita economica, sociale e civile dagli ordinamenti politici ed istituzionali dello Stato (nazionale e delle sue proiezioni sovranazionali) che, in quanto forma storica della “questione sociale”, è “sovrastruttura” dei rapporti sociali e di produzione storicamente determinati, quindi della questione del rapporto tra struttura e sovrastruttura anticipata da Marx e sviluppata al massimo grado da A. Gramsci.

A noi che non siamo “NE’ TEISTI NE’ ATEISTI” (come ebbe a dire una volta anche E. Berlinguer), né storici della religione né filologi, compete maggiormente il compito (per quanto ci è possibile), di rapportare e riportare quella che è la ricaduta politica e sociale che hanno avuto e mantengono le religioni in generale e la Chiesa Cattolica in particolare, intesa come comunità, e non solo, ma anche come istituzione, nella prospettiva storica dei fatti, degli avvenimenti e dell’incidenza che ha avuto sugli sviluppi della cultura e sulla capacità di fornire un’identità ai valori nell’evoluzione della civiltà e dei processi attualmente in corso.

In tal senso, vorremmo procedere per gradi e, nei limiti del possibile ripercorrere brevemente, il nesso tra passato e futuro, già assunto a suo tempo da Novalis per stabilire un nesso tra continuità degli eventi biblici e storia moderna della verità sia religiosa che storica.

Inoltre ci sembra utile, viceversa, anziché dal passato all’oggi procedere a ritroso, dall’oggi al passato prossimo. Quanto meno arrivare a quel passato, tuttora attuale, della definizione della base teorica marxiana a proposito della religione, di cui i sopra citati autori del libro sono tra i pochi a dimostrare di aver capito e giustamente inteso, ciò che ha veramente detto Marx a proposito della religione. Ciò che ha veramente detto è l’opposto di quello che, invece, viene generalmente citato, come se Marx avesse detto che la religione è l’oppio “per” il popolo (qualcosa cioè per cui il popolo viene narcotizzato dall’esterno), mentre viene del tutto silenziato e trascurato il passo che precede, in cui Marx dimostra di vedere più acutamente e più in profondità dei giovani hegeliani (che aspettavano dall’ateismo la liberazione dell’uomo). Quindi Marx concepisce la critica della religione “come la premessa di tutte le critiche”, capendo perfettamente che il problema sta nella liberazione dalla prigionia terrena, e non da quella celeste, ma vede nella religione tanto “l’espressione della vera miseria” quanto “la protesta contro la vera miseria”.

La religione è il gemito della creatura oppressa, l’anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di situazioni senza spirito”(…). Marx, (Critica delle filosofia del diritto di Hegel).

L’ateismo come negazione di questa mancanza di essenza (della natura e dell’uomo) non ha più senso, poiché l’ateismo è una negazione di Dio e pone con questa negazione l’esistenza dell’uomo…” Marx, (Manoscritti economico-filosofici)

Per cominciare, ci sembra proficuo “approfittare” ed introdurre (anche per coinvolgere le persone che mi hanno inviato diversi messaggi e verso i quali siamo debitori) uno scritto di Leonardo Boff (inviatoci da M. Tamborini che ringrazio), col quale, confrontarsi implica riconoscere ancora l’attualità dell’analisi marxiana, seppur sia indispensabile superare la visione eurocentrica del marxismo “ortodosso”, a proposito del quale ci sembra di concordare con Roberto Sidoli, Massimo Leoni e Daniele Burgio, là dove scrivono:

… risulta ormai necessario modificare una parte consistente dell’ormai consolidata analisi marxista sulla pratica religiosa, presa nella globalità…” pur ritenendo, certamente, “ancora valido il nucleo fondamentale della valutazione espressa dal marxismo “classico” sia rispetto alla genesi della religione, da intendersi come il prodotto dell’azione umana…”sia per l’uso che attribuendola a Marx, è stato fatto della definizione della religione come “oppio dei popoli” nella “sua particolare versione, quale quella fornita dagli apparati ecclesiastici collegati strettamente al potere politico e agli organi statali, a partire dalla teocrazia sumera”.

In tal modo, per un verso, si è occultato, intanto, che “il cristianesimo nei duemila anni non è mai stato uguale a se stesso” (…) “e che le vicende storiche hanno un peso rilevante sulle mutazioni dottrinali stesse” (G. Pirola, Fenomenologia e società, 2003, n.2); nonché quella identificazione del proletariato con le comunità messianiche dell’Apocalisse, richiamata, in tempi recenti, da Taubes (Escatologia occidentale, 1997) per – come ha osservato salvatore d’Albergo in Cristianesimo ed Europa, Fenomenologia e società – quella lettura di Marx sul salto dal regno della “necessità” al regno della “libertà” che culmina nella conclusione che l’uomo trova il suo centro in Dio quale misura del sacro inteso come “lo scandalo che scuote le strutture del mondo” (Taubes, idem)

Cito dall’”Epistolario” con Padre Giuseppe Pirola:

NB: I primi capitoli (2-3) della Bibbia non narrano l’origine del mondo fisico, ma l’origine della condizione umana nella sua tragicitàche diventa scandalo, impossibilità di credere che l’uomo vive in un mondo creato da Dio che ama l’uomo e non da un Dio geloso della libertà umanacome suggerisce il serpente. Quanto dico – e i preti né lo dicono né lo sanno- è dottrina approvata dall’ex Sant’Uffizio quando Ratzinger lo presiedeva”.

Per l’altro verso, con tale definizione attribuita al marxismo, si è ostacolato il dialogo serio tra cattolici e marxistiche – per dirla ancora con un punto di vista cattolico – è stato reso possibile solo, o soprattutto, quando “ci si è chiariti sulla critica di Marx alla religione, troppo in fretta e confusamente battezzata ateismo” – borghese? No, vero?” (Pirola)

Il fatto ora, però, è che in una fase caratterizzata, non solo dalla crisi politica dell’esperienza comunista, ma anche – e soprattutto – dalla caduta dell’egemonia del comunismo come conseguenza dell’abbandono (quando non anche del tradimento) della concezione marxiana della realtà, ad un comunista e un marxista “italiano” serve, od occorre, ormai, ricorrere a scritti “stranieri”, come quello di Boff, per poter parlare liberamente ed, immediatamente, andando in “esilio”. Tutto questo, appunto, dopo che il PDS-DS-PD e la CGIL (ma senza escludere neanche la maggior parte dei “sinistri” cosiddetti “radicali”) hanno passato il confine del rapporto tra democrazia e capitalismo, in totale subalternità alle idee-forza della “linea nera” dei potentati dell’impresa nazionale e internazionale a cui sembrano, parallelamente, appaiarsi la “linea nera” dei finanzieri e i banchieri vaticani di cui in questi gironi si parla con lo “scandalo” sollevato da inchieste televisive e pubblicazioni di lettere. Quello che a noi non sfugge è il riserbo e il silenzio del Papa, che ben sa quanto sia stato pericoloso per un suo predecessore, e lo sarebbe anche per lui, intromettersi “troppo” nella rete del capitalismo finanziario italiano e vaticano, in presenza di una CEI che si affida (e confida) ad un governo espressivo dei centri di potere oscuri del capitalismo finanziario euroamericano e che, Papa Ratzinger stesso, ha denunciato come “capitalismi finanziari anonimi” (cioè delle società anonime per azione), che ha messo al primo posto tra “i sei pericoli che minacciano il mondo”.

Del resto Papa Ratzinger, con “L’ultima enciclica (Spe Salvi), fa passi avanti ma, a mio parere, segnati ancora da… freni e titubanze. In altre parole: c’è una teologia della liberazione ( Gutierrez) da filtrare e proseguire”(…) Solo che “ora i marxisti sono spariti, non sanno che l’opera di Marx è “Critica del capitale, del diritto e dello stato (borghese) non è teoria generale di…” perché è filosofia della prassiche libera il mondo, ortoprassia, perché libera la filosofia dall’ideologia e quindi pensa al mondo concreto e non con i piedi per aria ( come quell’uomo astratto, quindi ideologico, che abbiamo rilevato essere oggi quello di Vendola come di tanti, e che è l’opposto dell’uomo concreto di Marx), cambiando i cieli dell’astrazione e la testa dell’uomo sulla terra dove né cammina né cambia nulla. E non sanno che il marxismo è la critica di un processo storico che aderisce e si rinnova seguendo i processi storici in corso!? Nulla! L’eterno Marx, ha detto tutto una volta per sempre, ma, con Gramsci, con Bloch, ecc. il capitalismo trasforma l’organizzazione sociale del lavoro, con la trasformazione scientifico-tecnica, che non riguarda solo la conoscenza della natura o delle risorse sfruttabili e dei mezzi e modi di produzione, ma la scienza dell’organizzazione della società, del diritto, dello Stato ecc., per conservarsi cambiando: bisogna che tutto cambi affinché nulla cambi ed il papa tedesco (che pure ha fatto una svolta e passi in avanti con la Spe Salvi) non conosce ancora a sufficienza. Questo perché, anche se fa una revisione critica della passata posizione assunta dalla Chiesa nei confronti di Marx e del marxismo, se, e fino a quando, il processo storico reale di liberazione dell’uomo sulla terra sarà incompiuto non si potrà ridurre Marx ad un ideologo della prima rivoluzione industriale, e bisognerà pensare alla globalizzazione economica perché finché c’è spazio mondiale di sfruttamento c’è spazio di sopravvivenza del capitalismo.

Per tale “esilio” e via di confronto con testi “stranieri” quali quelli della “Teologia della liberazione”, occorre avere coscienza che si riapre un discorso interrotto a metà negli anni 70, durante i quali sono avvenuti fatti sconvolgenti per gli interessi dominanti del capitalismo, che potevano essere messi in disparte, e poi, in un dimenticatoio “organizzato” solo mediante il rovesciamento di posizione dei gruppi “dirigenti” del PCI e della CGIL – per stare alla sede italiana di un’esperienza avanzatissima e non confondibile con quella dei Paesi e regimi dell’Est Europa -, che sono ormai interlocutori petulanti della Confindustria ed “alleati” dei c.d. “poteri forti” del capitalismo bancario ed industriale che non hanno esitato ad allearsi, prima, con i governi Prodi ed oggi con il governo della Trilateral di Napolitano-Monti e dei banchieri Passera, Fornero, Profumo (già marito della On. Barbara Pollastrini segretaria della federazione del PDS di Milano) ecc.; del figlio di papà Martone e così via, passando per tutti i ministri e sottosegretari.

Una “sinistra” petulante e servizievole interlocutrice della borghesia capitalistica, dotata dello spirito parossistico del “neofita” che ha fretta di recuperare il tempo perduto. Nel terrore oltretutto di non fare in tempo ad accreditarsi ancor di più presso quelli che nel nuovo “ventennio” non hanno esitato e non esitano a chiamare i “vincitori”.

La “Teologia della liberazione” come esperienza rivoluzionaria e scelta della fede come impegno per la trasformazione della realtà, richiama le “pratiche plurimillenarie e proteiformi, concrete ed innegabili, su cui il materialismo storico ‘classico’ si è confrontato e rapportato solo di sfuggita e, con un certo imbarazzo, mentre invece richiedono sia un processo accurato di analisi che un criterio generale d’interpretazione e di comprensione in grado di spiegare perché – a determinate condizioni – la religione si sia potuta, e si possa tuttora, trasformare in positiva, liberatoria e sovversiva – anfetamina dei popoli -. Anche Engels, nella sua  notevole opera “La guerra dei contadini in Germania”, riconobbe che l’azione del religioso, credente  cristiano e rivoluzionario Thomas Müntzer era ispirata da principi – guida che, come minimo, si avvicinavano al comunismo, ma, purtroppo, da tale fatto innegabile, indiscutibile e testardo non derivarono le necessarie conseguenze teoriche” (Roberto Sidoli, Massimo Leoni, Daniele Burgio (idem)

Tutto questo comporta che si riprenda sia il discorso interrotto a livello teorico e che i problemi di orientamento, di chiarezza e rinnovato rigore, ancora più decisivi di quelli affrontati dai teorici del marxismo nelle fasi storiche successive al lancio del “Manifesto del Partito comunista”, poiché non era mai successo, come ora, che si dovesse, non solo, affinare la teoria rispetto allo svolgersi della dialettica sociale, ma, addirittura, demistificare le posizioni di quanti – con il pretesto di bandire (come era per altro indispensabile) il marxismo “dogmatico” – hanno finito per nascondere dietro i cosiddetti “vari” marxisimi, la scelta di negare poi la validità stessa del marxismo. Come se, in definitiva, il marxismo non potesse coincidere altro che con quello dogmatico imposto dal “partito”, e da chi, di volta in volta, lo incarna.

Riprendere a discutere con Boff, allora, comporta, anzitutto, riconoscere che il marxismo era ed è vivo, perché esso costituisce un criterio indefettibile di analisi e di lotta per porre il proletariato europeo e i poveri di tutto il mondo, nella condizione di resistere e di contrattaccare il sistema di potere dello stato e delle imprese capitalistiche che, inevitabilmente, apre anche dentro le religioni e la Chiesa cattolica una rinnovata contraddizione tra quella che gli autori del libro, di cui sopra, hanno, appunto, definito “linea rossa” e linea nera” la quale ultima si riallaccia alla ”linea nera” della “Teologia laica” dei chierici d’impresa e del laicismo borghese e capitalista.

Più che mai oggi i processi di mondializzazione del capitalismo (che non significa affatto che allora è inattaccabile e irraggiungibile come pensa la “sinistra” sindacale e politica, perché la mondializzazione non avviene in cielo ma sempre su un territorio-sociale) renderebbero attuabile l’internazionalismo proletario (che in passato era una poco concreta aspirazione), in un mondo in cui la diffusione e la crescita delle povertà non ha quasi precedenti e per cui la “linea rossa” che percorre la storia della religione e del cristianesimo trova nuove possibilità di manifestazione in quanto la povertà è sempre conflittuale, come ben comprende e si intende con la Teologia della liberazione. 

Cristianesimo, socialismo e marxismoultima modifica: 2012-02-14T08:30:00+01:00da iskra2010
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