A Milano il giorno 17 alle ore alle ore 17,17 riunione Cobas scuola con Oreste Scalzone incontro Cobas scuola Milano-Varese e altri personaggi

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Oreste Scalzone




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Don Luigi Maria Verzé

 


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Giorgio Napolitano, con alle spalle inquietanti personaggi come lui con 
cappello nero




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Giorgio Napolitano

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Il banchiere e massone della Comit Raffaele Mattioli

di Eloisio Giraldi




capitalisti per paura che i proletari capiscano come devono organizzarsi contro le politiche della Trilateral-Monti-Napolitano, oggi al governo del nostro paese, rimettono al lavoro gli stessi soggetti che negli anni Settanta hanno distrutto i movimenti anticapitalisti in Italia e poi, lavorandolo dall’interno, il Partito Comunista. 
Oreste Scalzone, Franco Piperno, Franco “bifo” Berardi, Renato Curcio, Paolo Persichetti sono ancora degli interlocutori? Ricadere continuamente negli stessi errori è una manifestazione di immaturità personale e politica.

L’invito all’iniziativa di Milano è scritto usando un linguaggio prolisso, datato e utilizzando categorie non marxiste ma dei ben noti nietzscheani come Deleuze, Foucault e Guattari.


L’insistente richiamo al 17 ci fa comprendere esattamente chi sono e a chi parlano: il 17 è un numero caro alla massoneria riformata nel 1717 in chiave borghese
Inoltre il 17 febbraio è l’anniversario dell’esecuzione di Giordano Bruno, la spia anglosassone, che per conto della regina Elisabetta I girava per l’Europa con il nome di Henry Fagot (che in inglese significa «fascine per rogo») ad ordire trame per gli emergenti padroni del mondo, e i massoni lo celebrano sempre vistosamente essendo loro in maggioranza, spie dell’imperialismo anglo-americano. Poi quel «la rosa fiorisca ancora» – una citazione che Google trova solo in questo comunicato dei Cobas di Milano e che fa pensare piuttosto ai Rosa Croce che sono un tutt’uno con nobili e borghesi.  Il simbolo dell’ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa.


Per capirne di più vedi anche: 
Marx-EngelsCritica dell’anarchismo


Lenin Che fare


Lenin –  L’estremismo malattia infantile del comunismo


Jan Rehmann – I nietzscheani di sinistra. Deleuze, Foucault e il postmodernismo: una decostruzione, Odradek Edizioni


Sergio Flamigni La tela del ragno, Kaos Edizioni

Sergio Flamigni – La sfinge  delle Brigate rosse – Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti, Kaos Edizioni


Giuseppe De LutiisIl golpe di via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro, Sperling & Kupfer


Giovanni Fasanella Mario Josè CereghinoIl golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell’Italia, Chiarelettere


http://iskra.myblog.it/archive/2011/10/01/la-massoneria-il-vero-e-unico-partito-della-borghesia.htmlhttp://iskra.myblog.it/archive/2011/04/26/cosa-sono-le-rose-riformiste.htmlhttp://iskra.myblog.it/archive/2010/08/06/biografia-di-toni-negri-prima-parte-toni-negri-potere-operai.html

http://lombardia.indymedia.org/node/43993

17 febbraio, ora puntuale 17,17

Venerdì (un colpo di dadi…)

Incontro Pubblico

per l’apertura di una discussione di fondo

La giornata del 15 ottobre a Roma – giornata anche “transnazionale”, “pluri-metropolitana”… – ha fatto emergere, più che in precedenti circostanze, tensioni e contraddizioni, sino a forme – potremmo dire – di psicodramma etico-sociale tra anime e aree svariate, e anche radicalmente diverse e in conflitto, ma che si considerano e dichiarano tutte del Movimento. Questo si è dato prima, nelle controversie della sua preparazione, durante, nei comportamenti contrastanti, dopo, nella ridda di ricostruzioni, interpretazioni, giudizi che ne sono seguiti, e nelle conseguenze trattene.

Come cobas scuola di Milano (e Varese), a più titoli implicati, coinvolti, abbiamo già ritenuto di reagire con un testo di spirito “Not in my name!” alla deriva giunta fino alla legittimazione, quando non prescrizione, della delazione.

“Centogiorni dopo… ” leggiamo una riflessione (Oreste Scalzone con Alessandro Scalondro: “Considerazioni inattuali sul 15 ottobre” – BlackBlog O.S.-):

“ … La giornata del 15 ottobre a Roma ha rappresentato un tornante deciso per quell’insieme di “soggettività”, “situazioni di lotta”, pratiche, territorî esistenziali, e anche forme di vita, che chiamasi d’ordinario Movimento: insieme variegato che si vorrebbe fosse confluenza, coalescenza, arcipelago – cioè “insieme d’isole unite da ciò che le separa” – di resistenze (sempre più), di espressioni d’opinione (e potremmo dire, criticamente, di “Opinione morale”), e di qualche rivendicazione offensiva (queste, purtroppo, sempre più rare).

Rare, salvo forse su un terreno di affermazione e al contempo rivendicanti «diritto», esigibile, dunque inscritto in mutazioni della costituzione materiale, di quelli che son stati – in origine, da Deleuze & Guattari, cfr. Mille plateaux, “Mille piani” – «divenire minoritarî». I quali a noi sembrano comunque sempre in bilico fra radicalità – si potrebbe dire – “culturale-antropologica”, e rischio di “corporativizzazione”, d’inscrizione nella forma assimilatrice dei «diritti civili» nelle peripezie del “voto di scambio” sul mercato della rappresentanza, e cioè di un’incessante superfetazione della «società politica» e d’inflazione della legalità (prima o poi fatalmente affermantesi anche nel risvolto di un’ipertrofia del penale, secondo l’illusionismo e autoincantamento delle sirene della sequenza identitarismo-legittimismo vittimario e memoriale-risentimento-indignata denuncia-reclamo di risarcimento a mezzo di ritorsione punitiva-”giustizialismo” – sorvegliare e, sorvegliare è, punire.

Questioni: – ambivalenza della rivendicazione di una legificazione che affermi diritti; – doppio taglio… noi non diciamo “Grazie No!” univocamente; certo però occorre un’attenta vigile riflessività, onde evitare che l’ambivalenza scivoli, proprio perché occultata, in ambiguità…

Potremmo chiederci cosa ne direbbero e scriverebbero militanti delle pratiche teoriche radicali – ci viene in mente, ad esempio, un Mario Mieli…

Fine del ciclo della “compagnia di giro” che ha istituzionalizzato la formidabile rottura di Seattle?

Le mobilitazioni annunciate, il sopravvento dello Spettacolo, dell’Opinione (e Opinione Pubblica), la ripetizione fino alla nausea dell’occasione del sofisma “semo nonvioenti, ergo chi rompe ‘na vetrina ghe spaccamo il crranjo!”, e di tutte le altre code abiette e comunque stucchevoli.

Questione: gli Indignados vanno visti come cominciamento di un ciclo diverso, adeguato al carattere colossale delle crisi in corso, o non piuttosto come, prevalentemente, ‘coda’ dei movimenti no/new global oggi giustamente a fine-corsa?

Limiti (per essere eufemistici): -la sineddoche che critica le politiche economiche, e al massimo sfiora la critica dell’economia politica e della politica; -il legalitarismo, che è estraneo e ostile, e alla violenza necessaria, e alla radicalità dell’azione diretta illegale non violenta;

-la subalternità a mitologie di diversione: “Ci rubano il futuro… ”, mentre  confiscano il presente; una certa acquiescenza alla “bojata pazzesca” della guerra inter-generazionale e della solfa “garantiti/non garantiti”, usata alla rovescia rispetto al 77, ma con gli stessi fini. Evidentemente questi tecnocrati oligarchi sono dei veri misantropi su base di classe: per loro i vecchi operai sono “mangiapane a tradimento” e scialacquatori”, e i giovani inoccupati e precari, “bamboccioni”, “sfigati”, “mammoni”. Quelli che restano, poi, sono “terroristi”, disumani e variamente pericolosi!

°   °   °

«Il fondo dell’aria è rosso», titolava un film-cult di Chris Marker sull’«indimenticabile Sessantotto» – annessi, connessi, prodromi e prolungamenti tracimati, anzi, esondati nel decennio successivo, e prolungatisi come concatenamento di eruzioni, lunga onda d’urto, lavica dunque anche fertilizzante, di una sovversione sociale, di una persistenza senza precedenti nella metropoli capitalistico-statale mondiale.

Oggi, sarebbe difficile dire che l’air du Temps, lo “spirito del tempo”, Zeit-Geist, sia solare, o aurorale. Se non nell’uso corrente, nel dizionario, «crepuscolo» designa il momento di sospensione epocale dell’ “ora blu”, sia al tramonto sia ai primi lucori dell’aurora; oggi invece, il senso è diventato, nella percezione comune, anche se da punti di vista e per motivi diversi ed anche opposti, fino all’inimicizia, univoco: il crepuscolo è quello del tramonto.

Si dice spesso «No future». E il farsi ritornello, nella coazione a ripetere degli effetti di moda e della messa in spettacolo inflaziona e banalizza la portata dell’espressione, usura la parola, la consuma semanticamente. Resta però che la sua pregnanza è forte: anche al di là di un significato più profondamente filosofico e di una rivendicazione di consistenza immanente, di rifiuto dell’alienazione nel sempre differito, l’orizzonte comunque è percepito come “livido e stregato”.

Difficile bollare come “fantasmi millenaristi” (come apocalittismo più o meno psicopatologico, oppure strumentale a una qualche utilità, profezia a rischio d’autorealizzazione) i discorsi su un non solo possibile, ma anche probabile, e da tante parti annunciato, a tratti anche “dalle regìe”, concatenamento di catastrofi – sociali, ambientali, antropologiche, variamente combinate in sinergismi che determinano una sorta di “caduta a vite”.

La crisi, nei suoi caratteri relativamente “oggettivi”, cioè derivanti da inerzie incontrollabili, da autodinamiche dei processi sistemici e delle reazioni a catena, interagisce sinergicamente con la percezione soggettiva, si potrebbe dire, “psico-sociale” di essa: gli effetti di catastrofe antropologica, o comunque di ‘male di vivere’, non solo si cumulano, ma crescono in modo esponenziale.

Rassegnarci al fatto che “è andata così” (certo, risolvendo il disincanto non in una figura del moderno cinismo, ma in senso “nobile”: “mi rivolto, dunque sono” …), oppure – con tutta la correzione del disincanto lucido-critico rispetto allo spirito dell’“Unica soluzione: rivoluzione!” – si dà una linea direttrice (in senso foucauldiano): cioè la pensabilità teorico-pratica della radicale trasformazione, del poter fuoriuscire, “saltar fuori dal treno che corre fuoricontrollo”, attraverso concatenamenti di “secessioni”, esodi, apertura di brecce, sperimentazione di forme di vita-lotta radicalmente altre, autodeterminate?… ”

Sulla scorta di queste considerazioni, sembrano potersi individuare taluni “nodi” tematici:

– Crisi economica (economico-finanziaria), crisi energetica e ambientale, crisi geo-strategica, sociale, politica; crisi mentale, etica, complessivamente esistenziale… Crisi economica, cioè nell’economia (come critica delle politiche economiche), o crisi dell’economia (della ragione economica, «economia politica»)? Crisi politica, cioè crisi nella politica (da cui… “politica critica”…) o crisi della politica?

Ha o no, oggi, una sua drammatica attualità l’alternativa tra catastrofe della civilizzazione capitalistico statale e catastrofe della specie?

È da ritenersi ormai necessario il tentativo di connettere, mettere in sinergìa, la critica dell’economia politica e quella dei suoi sottobasamenti antropologici?

Connettere il comunismo nel senso marxiano di comune autonomizzazione, di autodeterminazione di una co-esistenza, comune esistenza, comunanza, e forme di vita libere dal delirio della crescita infinita la quale procede dalla coniugazione del principio attivo della gerarchia e dell’avidità che informa l’autodinamica della specie?

Si possono immaginare, porre in atto pratiche (seppure, certo, la montagna sembrerà sempre partorire il  topolino…, specie se ci si appiattisce su déjà vu falliti o abortiti), di costruzione di forme di vita-lotta d’ispirazione “comunarda”, indipendente, che si sottrae, in termini di “secessione”, e su questo va allo scontro con la volizione dei poteri costituiti di sussumerle o schiacciarle?

Qualche esempio possibile? l’idea degli “antimercati”, dell’assicurarsi la mobilità (trasporti…), l’abitazione, la cura (salute, infanzia, vecchiaia…), lo smaltimento di rifiuti, le forme di “con-ricerca”, condivisione di saperi, la prevenzione intelligente rispetto al prodursi di relazioni di sopraffazione, sopruso, predazione, e in generale nocività nei rapporti interumani, “jungla tra/dei poveri”…

Attorno a questi nodi e snodi,

le compagne e i compagni cobas della scuola di Milano

organizzano

un primo Incontro Pubblico,

con Oreste Scalzone

Venerdì 17 febbraio dalle ore 17.17

in Viale Monza, 160 –sede cobas-(MM1 Gorla)

Su questi stessi temi, o affini e contigui, che potremo via via definire, arricchire con chi troveremo disponibile, vorremmo avviare un ciclo d’incontri a più voci.

[Cominciando a pensarci, abbiamo sinora ipotizzato: Massimo Cappitti, Franco Piperno; compagne e compagni di Napoli, L’Aquila, Pomigliano, Val di Susa, NonostanteMilano, Parigi, su esperienze di lotte e forme di vita; e ancora, proseguendo nel lavoro di “co-ricerca”, Gaspare De Caro, Nicoletta Poidimani, Franco “bifo” Berardi, Renato Curcio, Enzo Modugno, Carlo Amore, Marco Clementi, Paolo Persichetti, Alessandro Scalondro, Giuseppe Aragno, Emilio Mentasti, Detlev Harmann, Valentina Sacchetto […] “Salvo errori d’omissione”, ci fermiamo qui, per ora, sollecitando proposte e sperando che la rosa fiorisca ancora…]

Verificate disponibilità e possibilità, definiremo al più presto, e renderemo pubblico, un calendario.

A Milano il giorno 17 alle ore alle ore 17,17 riunione Cobas scuola con Oreste Scalzone incontro Cobas scuola Milano-Varese e altri personaggiultima modifica: 2012-02-15T10:21:00+01:00da iskra2010
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