DOBBIAMO FERMARLI RILANCIANDO IL PROPORZIONALE INTEGRALE E L’ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 18 NEL SUO VERO SIGNIFICATO.

 

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di Angelo Ruggeri

MENTRE SONO IN CORSO MANOVRE SOTTERRANEE, O MENO, SIA SUL SISTEMA ELETTORALE CHE SULLA MANOVRA DELLA BANCHIERA FORNERO DOVE NELLA SEPARAZIONE TRA LAVORO ED ECONOMIA E QUINDI TRA MERCATO DEL LAVORO E POLITICA ECONOMICA PER L’OCCUPAZIONE, SI VUOLE ARRIVARE AD UNA SOLUZIONE GRECA CON RICADUTA TOTALE DELLA CRISI SUI LAVORATORI E SULL’OCCUPAZIONE (nel segno di una nuova vittoria della TRIADE e del L BILDERBERG che MONTI vorrebbe mettere in capo anche alla RAI con il BERANBEI uno dei 130 potenti del BILDERBERG di cui è un “potente” evidentemente perché è “capo” della Telelcom, centrale di smistamento delle informazione dei servizi segreti americani e occidentali) .

TALE RICADUTA TOTALE DELLA CRISI SUI LAVORATORI E SULLE MASSE POPOLARI è la conseguenza logica della gravità del ventennale “revirement” teorico, misurabile con il fatto che, a distanza di un secolo e mezzo dagli albori dello stato moderno , si è venuta determinando una situazione che vede sostanziale equivalenza tra gli effetti del suffragio “censitario” che delegittimava dalla titolarità dei diritti politici il proletariato ottocentesco, e gli effetti del regime di suffragio universale sinanco esteso alle donne e con un allargamento della fascia d’età prevista per l’esercizio del diritto di voto. Con ciò conseguendo alla progressiva autoesclusione dal voto – con l’astensionismo –, da parte di un elettorato popolare che, escluso dall’arena politico-istituzionale, rifiuta di dare fiducia ad un sistema nel quale i processi di democratizzazione, risultano sviliti da parte dei vertici istituzionali e delle formazioni politiche diventate interpreti di un nuovo tipo di trasformismo.Vertici che “occupano” un posto di privilegio nel “palazzo”, incuranti che la “sconfitta”, in termini reali, sia solo e interamente posta a carico dei gruppi sociali, in nome dei quali solo verbosamente dichiarano di partecipare al “gioco” parlamentare e a quello delle istituzioni della “democrazia”di cui sono a capo e di cui tradiscono il ruolo di “garante” assegnato loro dalla Costituzione

 

da Angelo Ruggeri,

dal sito Rete28aprile

Dobbiamo fermarli

di Giorgio Cremaschi

Se fossi stato in piazza Sintagma avrei anch’io applaudito i black block. Quello che si sta facendo alla Grecia è una violenza autoritaria senza precedenti per l’Europa occidentale, dal ‘45 ad oggi. Il solo paragone che viene a mente è quando nel 1938, a Monaco, le grandi potenze europee umiliarono la piccola Cecoslovacchia costringendola a cedere la regione dei Sudeti a Hitler. Allora si disse che l’Europa aveva scelto il disonore per evitare la guerra e avrebbe avuto entrambe. Oggi i governi europei e le banche scelgono il massacro sociale per evitare il fallimento e avranno entrambi.
Oramai è chiaro che è criminalità economica quella che viene imposta dalla Troika (Fondo monetario internazionale, Banca europea e Commissione europea), in alleanza con i governi di destra dell’Europa, da Merkel a Monti. Questa linea provoca terribili devastazioni ma non ha alcuna possibilità di rilanciare la tanto decantata crescita, in questo senso andrà a un clamoroso fallimento. Questa linea distrugge senza produrre alcunché, se non i guadagni grondanti di sangue delle Borse, che oggi festeggiano il massacro greco.
Pare che adesso, non contenti, i burocrati e governi europei chiederanno ai partiti greci di sottoscrivere gli impegni, votati da un parlamento totalmente delegittimato, anche per dopo le elezioni. E se il voto dovesse, come è quasi sicuro, cancellarli questi partiti servi dell’Europa delle banche? Allora cosa chiederà l’Europa, un governo tecnico dei colonnelli?
Le barricate greche sono il segno della sconfitta dell’Europa della finanza e delle banche, i loro stupidi guadagni hanno vita corta. Certo si vuole colpire la Grecia per far pensare agli italiani che in fondo la rinuncia all’articolo 18 è un prezzo tollerabile, visto quello che è successo in quel paese. E può darsi anche che in un parlamento italiano, asservito e delegittimato come quello greco, questa stupidaggine trovi largo consenso. Ma la sostanza è che la rivolta greca è solo l’annuncio della rivolta europea contro la dittatura finanziaria che sta distruggendo democrazia e stato sociale. E’ solo questione di tempo e la rivolta in Europa crescerà e travolgerà i governi tecnici e chi li sostiene. Dobbiamo fermarli. Cominciamo ora.

 

La Fiom sciopera e la Cgil tratta, non è proprio la stessa cosa

di Giorgio Cremaschi

Quando ancora si facevano le trattative per i contratti nazionali, era uso sia dei padroni che dei sindacati mettere il salario in fondo (quasi sempre negli accordi il veleno si trova in fondo, n.d.r) . Prima si affrontavano tutte le questioni normative, poi, alla fine, si faceva l’affondo finale sul salario. Questo quando si voleva andare all’accordo.

La ministra Fornero, con il consenso di tutti, ha proposto di affrontare l’articolo 18 alla fine della trattativa sul mercato del lavoro. Nello stesso tempo, il presidente del Consiglio annuncia che, in ogni caso, sull’articolo 18 interverrà. Questo significa che il tavolo delle parti sociali è segnato dal ricatto del governo, e che dentro quel confronto la modifica dell’articolo 18 è inevitabile.

Per questo lo sciopero della Fiom deciso per il 9 marzo, che formalmente ha il sostegno della Cgil, in realtà va contro la trattativa in corso. Questo anche al di là delle dichiarazioni ufficiali dell’organizzazione. E’ evidente, infatti, che questo sciopero ha un senso solo e se riesce a precipitare sulla trattativa che si sta preparando a tagliare l’articolo 18. In questo le logiche della Fiom e della Cgil non sono le stesse, anche se Landini e Camusso continuano a dichiarare il contrario. Infatti la Cgil è segnata dalla paura di sottrarsi al tavolo, mentre la Fiom spera che quel tavolo salti. D’altra parte se la Cgil fosse davvero d’accordo con lo sciopero, lo farebbe suo e lo estenderebbe, visto che l’articolo 18 non riguarda solo i metalmeccanici. Invece, nulla di tutto questo.

La sostanza è che sul tavolo del mercato del lavoro non c’è nulla di positivo per i lavoratori, anche per i più precari, se non qualche formuletta e qualche buona intenzione. Mentre invece di negativo c’è la flessibilità che si deve generalizzare e non solo nella forma del ridimensionamento della funzione del’articolo 18, ma in quella della cosiddetta libertà di licenziamento economico, cioè nella possibilità delle aziende di saltare la Cassa integrazione e andare direttamente ai licenziamenti con mobilità nella crisi. E’ la ricetta greca e spagnola. Per questo i padroni sono convinti di strappare qualcosa e tutto l’impianto del confronto porta in quella direzione.

Come nei vecchi tavoli contrattuali alla fine l’accordo sul salario arrivava perché lo si voleva fare, così alla fine il nuovo massacro di diritti, l’estensione della libertà di licenziare ci sarà. E se a quel punto la Cgil si sottrarrà al consenso, non sottoscrivendo quella parte dell’intesa, questo non cambierà molto la sostanza. Già sulle pensioni Cgil, Cisl e Uil hanno subito una secca sconfitta praticamente senza lottare, cosa che ogni lavoratore ancora ricorda e rimprovera. Se passerà la libertà di licenziamento non ci saranno scusanti per chi non ha fatto tutto per impedirlo.

15 febbraio 2012

DOBBIAMO FERMARLI RILANCIANDO IL PROPORZIONALE INTEGRALE E L’ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 18 NEL SUO VERO SIGNIFICATO.ultima modifica: 2012-03-02T08:32:00+01:00da iskra2010
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