Dal “caso italiano” di “democrazia più avanzata” del mondo e modello di “democrazia sociale”, al “caso italiano” di post-democratico “liberismo più avanzato” e “democrazia più regressiva”

 

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da Angelo Ruggeri

L’europeizzazione costituzionale del “modello greco” di BCE e Unione Europea, nell’epoca della democrazia e delle Costituzioni regressive.

Gli “spiriti animali” di Monti-Fornero-Napolitano(etc.), che attorno all’articolo 18 cercano di fare il deserto e tagliargli/le con le modifiche elettorali e costituzionali: sia quelle già in atto che quelle concordate verticisticamente dalle camarille di destra-centro e “sinistra”.

Cosa significa e come si è arrivatialla modifica in corso dell’articolo 81della Costiuzione. Dal MES al “fiscal compact”, alla costituzionalizzazionedel criterio aziendalisticoprivato del “pareggio di bilancio”.

Tra crisi di sovraproduzione, recessione, bolle speculative, crisi creditizia, crescita esponenziale della corruzione e della criminalità economica, boom inarrestabile in tutti i paesi capitalistici del debito da “Stato che fa la spesa al capitalismo” e, quindi, crisi della valorizzazione del capitale tramite uno “Stato che fa la spesa al capitale” in misura inferiore, anche se solo di poco, rispetto al passato – spese per guerre, sistemi d’arma che pure crescono persino in Grecia e negli USA, primi al mondo.

Allora cosa decide di fare il capitale? Semplice.

Di fronte alla crisi ed impasse del capitale, il capitale decide di agire ponendo mano alle riforme del “non-capitale”, ovvero del lavoro, e di istituzioni e Costituzioni, che seppur solo in forma residuale, non sono ancora del tutto sottoposte direttamente ai poteri e alla governance del capitale. Quindi pongono mano alla forma sia sociale che democratica della “forma di governo” (parlamentare) e la “forma di stato” (di democrazia sociale) e quindi a tutto ciò che pur se è “dipendente” è “fuori” dal capitale: lavoratori, pensionati, giovani, risparmiatori, automobilisti, consumatori, insomma tutti i cittadini in genere e tutto ciò verso cui deve ancora essere completato l’assogettamento totale ai poteri e alle istituzioni di mercato nazionali e sovranazionali.

Sull’articolo 18 era già tutto fatto. E’ bastato già il primo giorno di sollevazione e lotta dal basso come quelle di una volta, per mettere in agitazione e in movimento “quislini” e “petanisti”. Ma non basta. Ecco infatti che spunta la proclamazione di uno sciopero per le calende greche. Annunciato da una Camusso stravaccata proprio come lo era (ce la ricordiamo) quando, parlottando su come fare a difendere il “decreto taglia scala mobile” di Craxi e corrispondere ai “desiderata” del craxismo, si appartava con i “sodali” socialisti della Cgil regionale in un tavolo un poco defilato della mensa della federazione regionale Cgil-Cisl-Uil di Sesto San Giovanni.

Bisogna riuscire a resistere ed organizzarsi. Lotta e mobilitazione dal basso, come quelle di una volta,, bisogna che continuino e non solo per l’art.18 ma contro le “riforme” di tutto il non-capitale, contro il “sovversivismo dall’alto” di “riforme” elettorali e della Costituzione che fanno il vuoto e tagliano le radici dell’art.18.

La sottoscrizione e il recipimento  di quanto viene sancito dal Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, o c.d. Fiscal Compact, con la modifica dell’art. 81 e il “pareggio” di bilancio in Costituzione rafforza ulteriormente quell’eccesso di vincolo estero che in questo nuovo “ventennio” ha stravolto il nostro assetto costituzionale fondato sulla centralità del lavoro, e ha spostato l’asse dei principi fondativi sull’opposto terreno della centralità del mercato. Ovvero con tale modifica costituzionale, l’Italia regredisce ancor piu gravemente di tutti gli altri Paesi europei che non hanno una Costituzione di  “democrazia  avanzata” identificata come “caso italiano”, autoespropriandosi della propria “Carta” per equipararsi a quelle di “mercato” recependo il c.d. Fiscal Compact in base al quale l’Italia e tutti i Paesi diventano come la Grecia e tutti i popoli ad essere trattati alla stregua di quello greco.

Come si è arrivati a quello che anche molti analisti ed economisti imparziali definiscono “il colpo di stato bianco in tutti i paesi dell’eurozona” chiamato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) ed ora al “colpo di grazia” che porta ad una nuova era di povertà, vera e a tappeto? Ovvero al “colpo di grazia” già programmato da mesi e patrocinato da Mario Draghi, che viene denominato Fiscal Compact (cosa compatterà e comprimerà ed in favore di chi, dovrebbe essere ormai chiaro a tutti!).

Con la modifica dell’art. 81 della Costituzione diventa illegale e anti-costituzionale ogni spesa a deficit di bilancio (fosse pure per investimenti sia sociali che produttivi, ricerca, infrastrutture, istruzione, sanità, ecc.) e come minimo lo Stato dovrà fare il pareggio di bilancio (cioè non investire e non restituire sotto alcuna forma ai cittadini quanto viene prelevato, dando 100 per poi togliere subito 100 e meglio ancora se farà un surplus di bilancio togliendo 120 o 150), ovvero impoverire ulteriormente tutti per regola inserita nelle Costituzioni degli Stati europei.

È la cancellazione di ogni criterio di “economicità pubblico-sociale”, cioè dell’uso delle risorse per fini di interesse generale, collettivo, pubblico-sociale di tutti e quindi di ogni residuo di democrazia sociale dalla nostra Costituzione fondata sul lavoro e sul sociale, trasformata in “liberale” e fondata sul mercato, attraverso l’instaurazione come in quella tedesca, nata in presenza delle truppe anglo-americane dell’esclusivo regime della “economicità privata” dell’impresa capitalistica: criteri di “economicità” che rispondono a principi e criteri esattamente opposti a quelli della “economicità pubblico-sociale”, che non può esimersi dall’obbligo di interventi per garantire fini e obiettivi delle funzioni pubblico-sociali. Così si finisce col concepirelo Stato come un’impresa privata, con i suoi criteri di economicità che non corrispondono ad alcun obbligo di fine generale e sociale, bensì esclusivamente al principio secondo il quale “intervengo e faccio una cosa solo se non ci perdo ed anzi guadagno e faccio profitti”.

Gli approdi attuali del c.d. Fiscal Compact si configurano come naturale prosecuzione e sviluppo di una storia avviata da tempo. Ora assistiamo alla escalation dei processi di regressione della democrazia e delle costituzioni, che possono spiegare perché oggi, sul sovvertimento dell’art. 81 della Costituzione, non si danno informazioni e non si fanno discussioni, ma vi sono solo silenzi, anche da parte di coloro che vestono i panni di “sinistri”.

Il potere politico-economico della Banca Centrale Europea

La Grecia è l’esempio del successo dell’euro”.Vero! La Grecia di ieri e di oggi è l’Italia del domani che inizia nell’oggi. Questa dichiarazione di Monti del dicembre scorso non ci disturba tanto, quanto ci inquietano invece i vuoti nel discorso del segretario della Fiom Landini. Perché Landini?  Perché Landini ha avuto il merito di fare della Fiom il punto più alto di resistenza alla modifica dell’at 18 con gli effetti di trascinamento sulla Cgil e sul Pd con le conseguenze politiche che ci stanno davanti.E dunque ci inquieta di più il fatto che proprio lui che è espressione di una organizzazione che è la “punta più avanzata” di lotta, nel discorso conclusivodello sciopero fatto il 9 marzo, abbia ignorato la dimensione mondiale della crisi e dimenticato di sottolineare che egemonizzati e subalterni sono stati anche tutti i governi “di sinistra” non diretti da Berlusconi, come lo sono ancora tutte le “sinistre”. Che abbia parlato dell’Italia e delle misure del governo ignorando cosa sia e rappresenti la UE, addirittura portando l’esempio di altri paesi europei che – a suo parere in modo diverso dal governo Monti – scelgono la competitività d’impresa puntando sugli investimenti: come se le misure del governo italiano non ricalchino quelle di altri e non abbiano a che fare col sistema comunitario e autoritario dei poteri capitalistici governati da BCE e UE, a cui neanche ha accennato. Come non ha nemmeno accennato alle misure di sovversione della Costituzione che sono in atto, o alla necessità di una legge elettorale fondata sul sistema proporzionale integrale.

Con tali premesse, gli obiettivi di lotta indicati dalsegretario della Fiom diventano inadeguati e incapaci sia di aggregare tutte le forze emerse nei diversi movimenti, sia di disaggregare il blocco sociale e politico dominante.

Ci inquieta che forme di comunicazionestudiate a tavolino e fatte apposta per disorientare, come quella di cui sopra ed altre di un Monti, passino tra i silenzi diventati assordanti in questi giorni in cui si votano manovre sovversive della Costituzione, del ruolo dello Stato e della giurisdizione rispetto alle imprese (che è il vero significato dell’art.18, che con “manutenzione” si finge di lasciare in essere), della democrazia sociale, e via dicendo, rendendo più cogente una nuova fase di comando dall’alto, di sovranità degli apparati tecnocratici e burocratici sovranazionali e nazionali.

Al dunque, la vera “Costituzione europea”,alla quale si sono prostrati i poteri delle gerarchie tecnocratiche e politiche delle istituzioni europee, è quella “economica”: oltre al rispetto dei vincoli finanziari (deficit annuale di bilancio e debito pubblico) e alla mercificazione di tutti gli ambiti della vita collettiva prima sottoposti ai su citati criteri di economicità pubblica, fondamentali sono i poteri relativi alla politica monetaria e alla moneta unica assegnati alla Banca Centrale Europea (BCE).

Bisognerebbe interrogarsi di più sulle finalità e le rispondenze di questa istituzione.

Significativo è, ad esempio, quanto scrisse Paolo Savona(Corriere della Sera, 25 aprile 2001) in risposta ad un articolo di elogio della BCE di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi(Corriere della Sera, 23 aprile 2001), in cui, da allievi, alfieri ed epigoni di Monti,ricordavano che“l’indipendenza della BCE è uno dei cardini dei trattati europei”. Paolo Savona,nel dare atto ai due economisti di aver attirato “l’attenzione su un punto della nuova costituzione economica, quella implicita nel trattato di Maastricht, che l’elettore italiano non ha mai votato” (ma a cui prima Ciampi e il centrosinistra e poi il PD e Napolitano invitavano ed invitano ad aderire ugualmente), criticava le loro proposte di “estendere la cessione di sovranità monetaria includendo la vigilanza bancaria”. “Tutte le organizzazioni sovranazionali, BCE compresa, portano avanti lo slogan – perché altro non è – secondo il quale se si dà loro maggiore potere, possibilmente senza vincoli democratici, le cose andranno meglio”, scriveva Savona, definendo questa tesi “una pia illusione” ed aggiungendo clamorosamente che “l’euro è dominato dagli andamenti del dollaro e del mercato globale, e la sua sovranità è già espropriata senza che la BCE o il sistema europeo delle banche centrali abbiano saputo dare una risposta al problema”. Parole che dovrebbero far meditare, ma che sembrano non essere recepite non solo da chi auspica un superamento del capitalismo e dell’imperialismo, ma persino dagli stessi esponenti delle classi dominanti nostrane.

Si provi a leggere, ad esempio, ciò che dichiarò al Corriere della SeraTommaso Padoa Schioppa, quando era rappresentante italiano (come il suo omologo Mario Monti) della BCE, per difendere il patto di stabilità e il vincolo di bilancio del 3%, che Germania e Francia furono le prime a violare per investire al fine di rilanciare l’economia. Cosa che è riuscita alla Germania, che però oggi, per conto e tramite della “triplice” BCE-FMI-Commissione UE, è la vessillifera dell’impedimento della spesa anche per investimenti di rilancio economico e dell’occupazione tramite l’imposizione del Fiscal compact che obbliga ad uno “sforamento”di bilancio del valore massimo dello 0,5% rispetto al Pil. Questa “regola aurea” deve assumere la forma di una legge costituzionale o equivalente, con esproprio della sovranità popolare di ogni Paese a favore di tecnocrati non eletti, che, come ampiamente dimostrato, rispondono alle lobby finanziarie di Bruxelles. Le quali, come sancito dal Fiscal Compact, se uno stato non iscrive nella Costituzione l’obbligo di impoverire il popolo attraverso il pareggio o il surplus di bilancio, hanno il potere di giudicarlo tramite laCorte Europea di Giustizia, che emana sentenze sovranazionali, vincolanti per tutti gli Stati aderenti, mettendo sotto accusa automaticamente lo stato “indisciplinato”. Indi tale stato dovrà presentare, come già si è fatto con la Grecia, un piano dettagliato di povertà e famigerati tagli – piano rubricato ed edulcorato come “austerità” – ai burocrati non eletti della Commissione UE, che valuteranno e detteranno le correzioni: le modalità di imposizione autoritaria di misure distruttive applicate nei confronti della Grecia sono estese a tutti i Paesi dell’Europa dei liberisti e dei riformisti di destra e di “sinistra”, uniti nel blocco storico transnazionale del capitalismo finanziario, formatosi, sin dall’inizio, sotto l’egida degli Stati Uniti”, sulla base di “un ritorno alle caratteristiche sociopolitiche essenziali stabilite durante la rivoluzione britannica del 1688, quando la politica è stata subordinata al potere della proprietà e del capitale espresso nelle forme di uno stato minimalista“. Se l’Unione europea è una nova polity, è certamente una nuova forma di dominazione […] in cui l’aspetto istituzionale esprime il carattere incorporato dell’architettura istituzionale europea nel modo di produzione capitalistico in questa fase” (A ruined fortress? : neoliberal hegemony and transformation in Europe / edited by Alan W. Cafruny and Magnus Ryner. – Lanham [etc.] : Rowman & Littlefield, 2003).

Ma tutto questo non lo si può scoprire e non ci si può “lamentare” solo adesso.

In fieri, l’approdo a cui si perviene, è quello stesso dei vincoli di Maastricht, è l’esito ottenuto col consenso o il silenzio assenso rispetto alla subordinazione-cancellazione dei principi della nostra Costituzione con quelli di Maastricht, della cultura di Maastricht con cui è stato spiegato – come si continua a fare – che tali vincoli erano (sono) “virtuosi”, nel mentre costringevano a privatizzare e tagliare la spesa sociale (sanità, pensioni, eccetera, quelli che il banchiere chiama “sprechi”) e soprattutto ad aumentare la quota di risorse “spostata” dalle entità economiche di diritto pubblico sanitarie e pensionistiche alle entità economiche di diritto privato: cioè al sistema di intermediazione capitalistica dei fondi privati. Perché il sistema di accumulazione dei capitali e la Borsa, di fatto dominata da istituti finanziari anglo-statunitensi, ne avevano bisogno. Tanto più, si disse, che a farsi garanti degli interessi dell’Europa rispetto agli USA, sono i funzionari della BCE e delle Banche centrali nazionali, rispetto ad una economia che ristagna in tutti gli Stati europei con l’euro che balla al ritmo voluto dal dollaro.

Con esponenti del “grande capitale” di tal fatta, non deve meravigliare che il Trattato di “Costituzione europea” sia stato ogni giorno “santificato” dalla “sinistra” e dai presidenti della Repubblica, a partire dall’ex governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, senza mai esprimere alcun ripensamento su come le normative europee abbiano spinto allo smantellamento dell’apparato produttivo statale (e di imprese anche strategiche) e privatizzato-svenduto al “grande capitale” privato estero, come ha confermato il giornale filo-ciampista e filo-europeista la Repubblica (27 dicembre 2004) parlando di oltre 600 aziende italiane acquisite da multinazionali estere (anglo-americane e di Francia e Germania in particolare).

Mentre Stati membri dell’Unione Europea come Francia e Germania, pur sempre anch’essi in funzione degli interessi d’impresa e del liberismo e del mercato capitalistico, sono andati in deficit di bilancio ben al di là del 3% stabilito dalle norme comunitarie, provando a seguire una propria politica economica, industriale e commerciale (soprattutto, ultimamente, senza concordanza con alcuna comune politica europea), i governi italiani, invece, pur sempre ed anch’essi in nome del liberismo, hanno abbandonato ogni politica industriale ed economica in nome del liberismo europeista e di una mistificata ed inesistente Europa.

La conflittualità intercapitalistica, lungi dall’essere superata, ha portato l’Italia ad essere penetrata e “colonizzata” dal grande capitale dell’Europa continentale e da quello statunitense,appoggiati dai rispettivi Stati.

Viceversa, la “sinistra” politica e sindacale italiana, in parallelo al proprio abbandono di ogni concezione classista e di lotta al potere d’impresa, ha non solo abrogato ogni teoria e analisi del capitale, ma persino dimenticato che il capitalismo esiste solo nella forma obbligata della concorrenza. Ma qui torniamo al punto della incultura e inintelligenza politica della “sinistra” per mancanza di teoria, oltre che di identità sociale.

 

Dal “caso italiano” di “democrazia più avanzata” del mondo e modello di “democrazia sociale”, al “caso italiano” di post-democratico “liberismo più avanzato” e “democrazia più regressiva”ultima modifica: 2012-04-20T08:45:00+02:00da iskra2010
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