Falcone era un comunista…aderiva alla peculiarità del comunismo italiano distinto da quello dell’EST

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di Angelo Ruggeri

“FALCONE AVEVA ABBRACCIATO I PRINCIPI DEL COMUNISMO ITALIANO” DEL COMUNISMO SOCIALE DEL PCI E DI BERLINGUER NEL LIBRO DELLA SORELLA I LATI MENO CONOSCIUTI, GLI AMICI E I NEMICI DEL GIUDICE AMMAZZATO

Falcone conferma la validità della categoria concettuale della “diversità” del PCI dagli altri partiti e della DISTINZIONE tra il “caso italiano e l’esperienza del “soviettismo” dell’Est.

Ideologia socialista e crisi universale della democrazia”.

E’ il titolo “premonitore” e comunque “ANTICIPATAROIO” della “crisi della democrazia” (anche a causa dell’abbandono delle questioni del socialismo e del loro rapporto con la democrazia) di un documento-bozza del dicembre 1999 messo a punto per una discussione ed iniziativa del Centro Il Lavoratore, sulla questione del socialismo erroneamente abbandonata da tutte le dirigenze politiche e culturali eredi del PCI, documento che tempestivamente poneva l’obiettivo di rilanciare tale prospettiva – di cui oggi nella crisi generale delle classi dirigenti e della democrazia si avverte ancor più la necessità – ricollegandolo all’avvio di una precisa DISTINZIONE TRA L’ESPERIENZA “SOVIETTISTA” DELL’EST – “esperienza sulla quale Togliatti non ha mai speso né scritto una sola parola in proposito” ha ben ricordato allora Rossanda in un suo libro – E IL “CASO ITALIANO” arbitrariamente LIQUIDATO in nome della critica , in sé fondata, del “compromesso storico” e della “solidarietà nazionale” (tra l’altro non coincidenti e su cui la vulgata di una lettura distorsiva del primo non corrisponde a quanto pensava Berlinguer e la seconda risulta essere il suo opposto), DELIBERATAMENTE IGNORANDO LA PECULIARITA’ DI FORZE INTERNE AL PCI E ALLA CGIL, RISULTATE MINORITARIE MA CAPACI DI PROSPETTARE, ANTICIPANDOLE, LE CRITICHE AGLI EFFETTI DELLA “RIVOLUZIONE TECNOLOGICA” E ALLA COSIDETTA “GLOBALIZZAZIONE” CHE ERA GIA’ IN CORSO NEL PERIODO DEGLI ANNI ’60-’70 (per non dire di quella analizzata già da Marx e da Lenin), PERIODO CHE E’ STATO AZZERATO NELLA CULTURA DELLA SINISTRA, CON IL PRETESTO CHE TALI FORZE “MINORITARIE” NON HANNO “VINTO”, PER COSTRUIRE COSI’ L’ALIBI DEI SUCCESSIVI E ATTUALI CEDIMENTI TEORICI E QUINDI ANCHE STRATEGICI.

Il fatto che UNO COME FALCONE che per capire e combattere con efficacia i fenomeni criminali e la loro intersezione con le forme e gli interessi del capitalismo finanziario e dei poteri istituzionali (occulti e palesi) preposti alla sua difesa e garanzia doveva necessariamente ricorrere ed essere armato di teoria e cultura di cui la sua adesione ai principi del comunismo italiano mostra e ci spiega che erano quelli del metodo di analisi organica del sistema economico e dei poteri capitalistici del metodo del materialismo storico o marxiano CI CONFORTA confermando che quanto prospettato da minoranze interne al PCI e alla CGIL che non hanno “vinto”, non solo era valido e rimane l’unica possibilità di “uscita” dal tunnel combinato di crisi capitalistica e crisi della democrazia che non sia quella revanscista e reazionaria di forze che sono in marcia e che senza quella “peculiarità” del comunismo italiano non troverebbe contrasto come non ha trovato ostacoli e contrasti in questo “ventennio”: E AIUTA A CAPIRE OGGI COME COMBATTERE con la stessa efficacia mostrata da Falcone, L’EVERSIONE CRIMINALE DI OGNI TIPO E TRA LORO COLLEGATE, A FRONTE DI FATTI CHE PREANNUNCIANO UN RITORNO ALLA STRATEGIA DEL “DESTABILIZZARE PER STABILIZZARE”. (a.r.)

Falcone era un comunista…aderiva alla peculiarità del comunismo italiano distinto da quello dell’ESTultima modifica: 2012-05-25T08:00:00+02:00da iskra2010
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