Cremaschi: “Landini-Airaudo, scelte sbagliate” condividiamo e aggiungiamo “pericolose e manovrate”

da Angelo Ruggeri

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Landini-Airaudo, scelte sbagliate

29.5.2012

di Giorgio Cremaschi

Se le intenzioni di Maurizio Landini e Giorgio Airaudo sono quelle annunciate dai giornali, in particolare da Il Fatto, bisogna dire che il gruppo dirigente della Fiom ha preso una via completamente sbagliata, che va combattuta con forza e rigore.

Il 9 giugno dovrebbe esserci un incontro promosso dalla Fiom con i partiti del centrosinistra. A quell’incontro avrebbero dato la conferma della partecipazione sia Bersani, sia Vendola, sia Di Pietro. Domandiamo subito: qual è lo scopo reale di quell’incontro? Se la Fiom vuole proporre le sue opinioni sulle elezioni e sui programmi di governo credo che la strada debba essere un’altra. Quando si interviene nella politica lo si fa con piattaforme, e i contenuti di queste piattaforme devono essere discusse, verificate e decise con ampia democrazia. Questa è l’indipendenza sindacale scritta nello Statuto della Fiom. Tutto questo manca. Finora in Fiom si è parlato genericamente delle proposte della Fiom ma, almeno fino a quando sono rimasto presidente del Comitato centrale, non ho vissuto una riunione nella quale si definissero i punti precisi da presentare ad un incontro con le forze politiche. D’altra parte è abbastanza singolare la coincidenza tra l’avvio di un’offensiva di Vendola e Di Pietro verso Bersani per stringere un patto elettorale e di governo, e l’incontro promosso dalla Fiom. Può darsi che tutto sia casuale, ma si fa fatica a crederlo, anche perché i giornali parlano di incontri preparatori di cui nessuno sa nulla. Infine c’è la sostanza. Cosa vuole la Fiom dalle forze politiche? Leggendo i giornali, risulta un insieme di richieste confuse e generiche, fatte apposta – direbbe un malizioso – per far andare tutti d’accordo. Domanda secca: se la Fiom incontra Bersani gli chiede di non votare la controriforma sull’articolo 18? E se la Fiom parla di prossime elezioni, chiede che uno dei primi punti del programma da sostenere sia la cancellazione, non la attenuazione, della controriforma Fornero sulle pensioni assieme a quella del lavoro? Il fiscal compact si accetta o si respinge? Il pareggio di bilancio in Costituzione resta così o viene rimesso in discussione?

Finora dovrebbe essere scontato che la Fiom chiede queste cose. E dovrebbe quindi essere scontato che le posizioni attuali di Bersani sono radicalmente diverse da quelle del sindacato dei metalmeccanici. E, tuttavia, quest’incontro viene presentato come quello che darebbe un contributo alla piattaforma unitaria del nuovo centrosinistra. Si vuole forse inserire qualche faccia della Fiom nella foto di Vasto? Non so se sarebbe una bella cosa sul piano elettorale, ma per i lavoratori sarebbe un disastro.

E’ bene allora che nella Fiom si apra una discussione a fondo, su dove si vuole andare. Da troppo tempo in quell’organizzazione l’immagine e lo spettacolo televisivo prendono il posto di una reale discussione politica. Questo mentre la situazione sociale del paese degrada e i metalmeccanici ne subiscono, come tutti, le drammatiche conseguenze. Pensare di affrontare questo con una mossa del cavallo, cioè con uno sparigliamento di carte per cui la Fiom si butta in politica, può certo piacere a chi sente in Italia il vuoto di una sinistra politica, ma non è una soluzione né per il sindacato né per la sinistra. Il gruppo dirigente della Fiom ha rinunciato in questi ultimi mesi a una battaglia contro la deriva moderata del gruppo dirigente della Cgil. Adesso si mette a fare politica in proprio, mentre la Cgil lascia passare l’attacco all’articolo 18. No, non ci siamo proprio.

Così la Fiom, anziché essere quel modello sindacale positivo, che ha suscitato tante speranze nel mondo del lavoro, rischia di essere parte della crisi della Cgil e persino di aggravarla. Le lotte eroiche dei metalmeccanici di questi ultimi anni non meritano di finire nel teatrino della politica italiana.

IMG_3604+logoMOWA.jpg foto MOWA

Tardo-pansindacalismo e scelte “sbagliate” e “pericolose” di Landini.

di Angelo Ruggeri

Ci associamo alle considerazioni di Giorgio Cremaschi. A motivazione delle critiche ripetutamente e tempestivamente avanzate da noi e dal Centro Il Lavoratore, per la mancanza di strategia e di analisi e “spessore” culturale di classe nella gestione delle lotte da parte di Landini: che ha persino equiparato la condizione del lavoratore, che vive la specifica condizione dell’ organizzazione capitalistica del lavoro, a quella di un qualsiasi cittadino nei rapporti civili, invocando “i diritti della persona” e “piangendo” e “lamentando” come cattivi i padroni che li violano.

Questa mancanza di analisi e cultura di classe ha comportato la rinuncia all’autonomia culturale, della “sinistra” politica-sindacale, per non dire del florilegio di “posizioni” arretrate e sbagliate espresse da Landini (che abbiamo persino indicato come un primo prototipo di sindacalista all'”americana” interfaccia dell’“americano” Marchionne) e dal suo entourage (rinaldiniano?) che ha abbandonato quella strategia di riforme sociali e potere socialedei lavoratori per attuare la democrazia sociale della Costituzione, in nome della quale, fino alla fine degli anni ’70, permise di ottenere “diritti” (che oggi si perdono) senza mai parlare di “diritti” ma sempre e solo di POTERI, ed oppose valido impedimento alla strategia dei poteri industriali-finanziari di cui oggi vediamo la escalation di tale strategia che – non ci stancheremo di ripeterlo – fu messa a punto allora, in quel ‘900 che l’entourage, per così dire “rinaldiniano” e del quale l’iniziativa dei Landini e Airaudo ci sembra un riflesso di certo ed ora tardo “pansndacalismo”, ha invitato a dimenticare e a “rompere” con “tutto il ‘900” e sottolineiamo “tutto“, non meno dell’entourage toninegriano (dei Casarini e dei “controlacrisi”).

Donde che la strategia padronale di allora continua la sua escalation, mentre, viceversa la strategia sociale e politica che la contrastava validamente è stata abbandonata, non c’è più. Dalla sua ripulsa deriva la mancanza di autonomia culturale (che porta Landini ad applicare i “diritti” liberali “della persona” in fabbrica, parificando la persona dell’operaio alla persona del proprietario o dirigente d’impresa) CHE E’ LA CAUSA, PRIMA DEL POTENZIARSI DI UNA LOTTA DI CLASSE “UNILATERALE” A FAVORE DI UN POTERE D’IMPRESA CHE STRACCIA DIRITTI SOCIALI E POTERI SOCIALI DEI LAVORATORI MA NEI CONFRONTI DEL QUALE CI SI E’ LIMITATI A CONCLAMARE LE DRAMMATICHE CONSEGUENZE DEL PRECARIATO E DELLA C.D. FLESSIBILITA’, e poi ad inginocchiarsi e a piangere, chiedendo che per “favore” si rispettino i “diritti” del lavoratore come semplice “persona” (SIC!).

Nell’escalation della strategia dei poteri d’impresanon più contrastata da una strategia di poteri sociali e di democratizzazione e socializzazione dello stato e dell’economia, abbiamo la contemporanea modifica, in senso autoritario, sia dei poteri e dei rapporti sociali e di lavoro, sia dei poteri e delle istituzioni: finanche con modifiche Costituzionali che, come per l’art. 81 e di conseguenza anche il 18 (di cui Landini non ha saputo cogliere il nesso) spostano l’asse dei poteri dalla centralità del lavoro, propria della democrazia sociale, alla centralità del mercato e del bilancio-mutuato dall’aziendalismo d’impresa e dell’economicità privata, in negazione dell’economicità pubblica.

Di Airaudo che, anche senza conoscerlo non abbiamo sbagliato a giudicarlo criticamente quando condivise l’ultimo testo Fornero come una qualsiasi Camusso e, come lei, ignorando il vero significato dell’art. 18 é quindi incapace di cogliere che le “modifiche” mirano a rimuovere proprio i punti in cui si qualifica tale significato del 18 (segno che Monti e chi per lui sa quel che sappiamo anche noi, mentre non lo sanno Airaudo e la Camusso ).

MA FORSE, a questo punto, OCCORRE (e CHIARAMENTE) DIRE DI PIU’.

Molte di tali posizioni sono fecondate dall’entourage dei “controlacrisi” penetrati egemonicamente dal toninegrismo e figlie di sofisticate elaborazioni preparate con strumenti di tipo”privato” da soggetti del capitalismo finanziario e poi veicolate anche tramite intellettuali di destra e di sinistra accomunati nel pensiero e nell’azione. Come Toni Negri (non per caso ben visto e valorizzato dagli apparati del businessamericano) impegnato assieme ad intellettuali della destra e della sinistra (da De Benoist a Latouche, al promo-leghismo Aldo Bonomi e neofascista Marco Tarchi) a diffondere paradigmi volti a “sovvertire” e confondere quelli socio-politici della classi e del ‘900 (forse per questo si fanno abbacinare i Carlo Rinaldini e Landini) che occorre RICORDARE hanno trovato PRIMARIO impulso (e finanziamenti) nei think tankdi destra promossi dai finanzieri e fratelli Goldsmith, (compreso “l’Attila della finanza” tanto apprezzato da M. Thatcher e fondatore di una delle maggiori riviste ambientaliste, The Ecologist: per approfondire si veda A. Montella, “Goldsmith o Goldfinger?” 1), che dettando la linea alla borghesia sono stati i propulsori (anche finanziari) dei movimenti leghisti e consimili dei vari Paesie (si noti bene) di alcuni settori no global, col Goldsmith Edward ben noto ed amato negli ambienti sia della destra che della “sinistra” italiana.

Donde che le scelte di Landini e Airaudo, oltre che sbagliate, appaiono ancor più “pericolose” e finanche “manovrate” (forse od anche forse indirettamente) a noi che i fatti di questo “ventennio” non ci hanno mai dimostrato di avere sbagliato nelle valutazioni tempestivamente e criticamente anticipate. 

http://iskra.myblog.it/archive/2011/02/16/exor-nuova-organizzazione.html

Cremaschi: “Landini-Airaudo, scelte sbagliate” condividiamo e aggiungiamo “pericolose e manovrate”ultima modifica: 2012-06-11T08:27:00+02:00da iskra2010
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