SE NON C’È DEMOCRAZIA IN FABBRICA NON C’È NEMMENO NELLA SOCIETÀ

Con la fine del 2011 va a scadenza il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) dei metalmeccanici. Ccnl firmato da tutte le sigle sindacali e votato dai lavoratori nel 2008. La logica vorrebbe che si procedesse ad una discussione per arrivare alla stesura di un nuovo contratto e alle votazioni su una piattaforma condivisa e quindi al relativo rinnovo, ma la logica sembra aver perduto l’orientamento. Di fatto con l’accordo separato 2009 – firmato da Federmeccanica e le altre sigle complici e “asservite” fra cui FIM e UILM – la scadenza si protrarrà fino alla fine del 2012 e non vedrà la partecipazione della FIOM in quanto non firmataria.

Questa questione per noi lavoratori evidenzia almeno tre ordini di problemi:

1) una profonda volontà di divisione nei confronti dei lavoratori, infatti non a caso si sono già svolte assemblee separate.

2) Un sovvertimento di quella parvenza di democrazia in fabbrica (il sindacato maggiormente rappresentato viene escluso dalla funzione di rappresentanza).

3) Per ultimo, ma non in termini di importanza, la maggioranza dei lavoratori vengono esclusi – come al solito – dalla discussione che dovrebbe vederli al centro; in quanto proprio di loro si parla.

Sì, la maggioranza e non relativa, ma assoluta, tenendo conto che la somma degli iscritti alle sigle sindacali raggiunge il 30% (nelle grandi fabbriche), quindi il 70% non ha voce in capitolo.

Il compito di un sindacato di “classe” “dei lavoratori” in questo momento è di evidenziare queste contraddizioni – che sono tutte egualmente deprecabili – dando voce a tutte le componenti lavorative compreso quel 70% senza tessera in nome della vera unità, rilanciando con forza e determinazione quei modelli di rappresentanza che hanno portato alle conquiste sindacali degli anni ’70 come i Consigli di Fabbrica e di Zona, per ribaltare la condizione odierna mettendo in crisi il modello di rappresentanza attuale studiato ad hoc per depotenziare e dividere la forza della classe operaia, (le attuali RSU) nate dagli accordi del luglio 1993 che hanno fatto indietreggiare molto il movimento operaio e dei lavoratori tutti. Dobbiamo opporci a chi vuol farci credere che i Consigli di Fabbrica sono strumenti ormai superati adducendo la scusa che il mondo è cambiato, perchè sì è vero che il mondo è cambiato, ma a favore dei padroni, che hanno attuato e stanno portando avanti loro la lotta di classe contro di noi e la stanno vincendo. Ed è per questa ragione che dobbiamo riappropriarci degli strumenti idonei e non degli ammennicoli che ci hanno messo a disposizione: RSU, e quei partiti di stampo liberale come Pd e PdL o laburista che dicono di fare i nostri interessi, ma poi si rifanno ad idee interclassiste, atte a coniugare gli interessi dei proletari con quelli dei borghesi-padroni.

 

Circolo comunista Enrico Berlinguer     via Santi Efisio e Potito 13 - Pisa.jpgCircolo comunista Enrico Berlinguer

via Santi Efisio e Potito 13 – Pisa

SE NON C’È DEMOCRAZIA IN FABBRICA NON C’È NEMMENO NELLA SOCIETÀultima modifica: 2012-07-16T12:10:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo