LA PROCURA DI PALERMO NON SI TOCCA!

 

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In questi giorni stiamo assistendo a un esplicito tentativo di delegittimare il prezioso lavoro svolto dalla Procura di Palermo che sta indagando sulla ormai certa Trattativa tra Stato e mafia, vera causa politica della morte di Falcone e Borsellino.

Tra i principali attori di questo accanimento mediatico e istituzionale troviamo direttamente coinvolto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Noi crediamo che l’agire della Procura di Palermo sia in linea con i principi costituzionali e con le leggi vigenti.

Siamo altresì convinti che il ruolo assunto dal presidente Giorgio Napolitano sia più simile a quello del capo di Stato di una Repubblica presidenziale, nei fatti un monarca, piuttosto che a quello di presidente di una Repubblica democratica e parlamentare.

Nel nostro ordinamento l’unico sovrano è il popolo che attraverso i partiti, il voto e il Parlamento esercita il potere di fare i governi e le leggi. Compito del presidente è quello di vigilare sull’attuazione della Costituzione.

Quest’ordine delle cose è già stato in parte stravolto, durante la Trattativa, con l’introduzione dei principi maggioritari, espressione di quella seconda parte del disegno eversivo, che ha lavorato per incrementare la degenerazione politica. La prima fase era stata quella di craxiana memoria: la corruzione come grimaldello per attaccare i partiti e il ruolo del Parlamento.

Oggi, grazie alla trattativa mai finita, abbiamo un governo Monti da nessuno eletto, ed espressione di quel capitalismo che usa la grande speculazione finanziaria come leva contro le conquiste del mondo del lavoro e della democrazia sociale.

Che il capo dello Stato abbia espresso in tempi passati e recenti la volontà di modificare nella sostanza sociale, la Costituzione fondata sul lavoro, trasformandola in una basata sulla proprietà è cosa ben nota.

Nella Costituzione del 1948 c’è un forte spirito egualitario per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge; ma questo a banchieri, imprenditori, politici maggioritari e ai mafiosi non piace. Questa è la ragione per cui hanno abolito l’articolo 18 e attaccano la Procura di Palermo. Per la stessa ragione fanno leggi per dismettere i beni sociali, come l’acqua, la sanità pubblica, ecc. che poi si dimostrano anticostituzionali.

Ad attaccare la Procura di Palermo sono i nuovi nobili che, grazie alla servizievole opera dei partiti nati dopo la Trattativa, stanno trasformando la Repubblica democratica italiana in una monarchia costituzionale dove sarà sicuramente incoronato, ovviamente in modo non palese, re Giorgio I.

A questo disegno eversivo occorre fare argine in difesa della nostra libertà collettiva e individuale, se non vogliamo perdere definitivamente i valori e le libertà democratiche contenute nella Costituzione, per cui si sono battuti  gli antifascisti.

Massima solidarietà quindi alla Procura di Palermo e a tutti i magistrati che applicano in modo imparziale ed egualitario le leggi.

Come comunisti ribadiamo che vogliamo la verità sulla morte di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e per gli uomini e le donne della scorta, come vogliamo la verità su tutte le morti avvenute nelle stragi, da Piazza Fontana al delitto Moro, a quello di Pio La Torre.

Crediamo che a salvaguardia dei principi di giustizia sociale e di egualitarismo contenuti nella nostra Costituzione, occorra riaprire nel Paese una forte discussione e una grande mobilitazione, per contrastare chi vuole far passare delle leggi utili per scaricare la crisi capitalistica sulle masse popolari.

Noi comunisti ci saremo e faremo la nostra parte

Circolo PRC Enrico Berlinguer di Pisa

Pisa 21 luglio 2012

LA PROCURA DI PALERMO NON SI TOCCA!ultima modifica: 2012-08-13T08:30:00+02:00da iskra2010
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