Best-seller o carta per accendere il fuoco?

di Domenico Marino

Ho visto una marea di film tratti da romanzi o racconti di Stephen King e ho letto qualche suo libro (visto che ne ha scritti una enormità), l’ultimo in ordine di tempo “The Shining“. Alla luce di questa lettura posso affermare tranquillamente, e chi lo ha letto lo può confermare, a meno che non sia un fan-atico di King, che il film di Kubrick è dieci spanne superiore al libro. Anzi non mi rendo conto come si sia potuto fare un film così eccezionalmente terrificante da una storia così noiosa, priva di “suspense” e scontata. O meglio lo capisco: poiché Kubrick è stato un grandissimo regista.
Molte scene raccapriccianti del film, infatti, sono un’invenzione del regista; una su tutte l’ascia con cui il superbo e diabolico Jack Nicholson squarcia la porta del bagno. Nel libro non c’è nessuna ascia bensì una stupidissima mazza da croquet (una specie di martellone di legno, SIGH!). Inoltre non esiste nessun labirinto.
All’epoca del film King e Kubrick ebbero un dissidio perché quest’ultimo avrebbe a detta di King stravolto il libro: E MENO MALE!!! – dico io.
Ora è uscito il remake, di una miniserie uscita all’epoca (1990) per la TV, del monumentale IT.
Bene, o male dipende dai punti di vista, il film, al di là di qualche effetto speciale (d’altronde i remake odierni si fanno solo alla luce dei ritrovati della computer grafica) a mio parere è peggiore del film precedente e anche del libro; si salva solo l’interpretazione di qualcuno dei ragazzi. Penny Wise il clown ballerino nonostante gli occhi da cerbiatto non tiene testa all’interpretazione di Tim Curry nel primo It. Un mega polpettone insomma, di cui ci saranno altri due seguiti (sob!), come solo la noiosa Hollywood può confezionare. Film industrialmente fatti in serie senza anima, creatività e originalità soprattutto.
Ormai siamo allo stucchevole e al ridicolo – per inciso – con film tratti dai fumetti, non se ne può davvero più.
Oggi si può notare mestamente come il cinema da arte sia diventato generatore di (pseudo)eventi.

Ritornando a King, non voglio dire sia uno scrittore pedestre, poiché se non altro ha dimostrato in tutti questi anni tanta fantasia (manca solo il cetriolo assassino è abbiamo chiuso la casistica dei mostri..) – Misery ad esempio è un gran bel libro – ma eccessivamente prolisso sì.
A volte leggendolo hai come l’impressione di pagine su pagine inutili che pur saltando non vanno a inficiare la comprensione finale della storia…

Il fatto che abbia venduto 500 milioni di copie nel mondo, più di qualsivoglia autore contemporaneo, devo dire che mi lascia alquanto perplesso. Però capisco anche che oggi gli editori non pubblichino tanto in base alla qualità ma quanto ai potenziali di vendita basati sopratutto su un nome famoso.
Infatti si parla di “Best Seller” (meglio venduti) e in questo termine è racchiusa tutta la sciatteria e l’inutilità di buona parte della letteratura contemporanea; tiranneggiata dal marketing teso come è alla la ricerca spasmodica della vendita e del profitto e non della qualità appunto.
Ma un libro che si vende bene quasi sempre finisce con non essere più un libro, ma una stufa, un televisore, un armadio, un soprammobile da far vedere in ultima analisi…

Best-seller o carta per accendere il fuoco?ultima modifica: 2017-10-22T04:51:29+02:00da iskra2010
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