Il diritto alla gravidanza non è più un diritto…

Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer

per la ricostruzione del P.C.I.

 

 

di Domenico Marino

Il recente emendamento della Lega dedicato alle politiche della famiglia o meglio alle politiche sulla gravidanza approvato dalla Commissione bilancio della Camera è tanto inutile quanto dannoso. E sono le dirette interessate a dirlo. Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di genere della Cgil, afferma: «La flessibilità introduce una finta libertà. Una parte delle donne può avere l’impressione di gestire meglio la maternità, ma le statistiche ci ricordano che il lavoro femminile è sempre più precario e privo di tutele. In una situazione del genere si è più facilmente sottoposte al ricatto del datore di lavoro. Abbiamo chiesto che il testo sia modificato, non vogliamo che le donne tornino indietro di settant’anni». Le critiche arrivano anche da donne legate al mondo della destra.

Sicuramente per la forma e i contenuti sarà stato pensato e scritto da un maschio visto che stabilisce, sul corpo della donna, che una madre, nei mesi delicati prima del travaglio, debba mantenersi al lavoro…magari in una catena di montaggio rumorosa e polverosa a stare in piedi per 8 – 10 ore; e se poi il figlio dovesse nascere in azienda poco male lo chiameremo col nome della ditta stessa…

Il sarcasmo nasce spontaneo anche leggendo una parte del testo che recita:

è riconosciuta alle lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro”.

L’incipit è già un programma, come se le donne avessero lottato strenuamente per aver RICONOSCIUTA una facoltà di cui farebbero invece largamente a meno.

Il nuovo sistema, ribattezzato maternità agile (per il padrone…) viene proposto come alternativa all’attuale sistema, già penalizzante, che impone invece la sospensione dall’attività lavorativa nei due mesi prima del parto e nei 3 successivi o 1 mese prima e nei 4 successivi (maternità flessibile).

Come le donne ben sanno, essere obbligate di fatto a lavorare fino a quando non “si sono rotte le acque” è un obbligo più che barbarico.

Ciò fa capire che schieramenti politici come la Lega, che si protendono a strenui difensori della famiglia, di cui la donna, soprattutto suo malgrado, rimane l’elemento portante e sacrificato a tutti i livelli, fanno solo demagogia di bassa lega – è proprio il caso di dirlo – visto che allo stato attuale la donna vive anche una condizione lavorativa ancora discriminata rispetto agli uomini, con salari, condizioni di lavoro e possibilità di carriera ridotti rispetto all’altro sesso; e la decurtazione dello stipendio al 30% per i sei mesi che succedono ai cinque mesi di astensione ancora obbligatoria è oltremodo penalizzante.

Naturalmente ciò è omogeneo con la cultura destrorsa, piccolo-borghese, sessista, per non dire fascista, di cui questo schieramento è portatore.

Quello che servirebbe invece sono tempi più lunghi di astensione retribuita dopo il parto, almeno fino allo svezzamento, seguito da un aumento al 120% dello stipendio, viste le maggiori spese che oggi sono collegate alla nascita di un figlio. Servono servizi di sostegno alla famiglia, come gli asili nido gratuiti (come erano in origine in Italia) anche aziendali; serve una flessibilità oraria sui posti di lavoro reversibile (cioè che si possa tornare al tempo pieno una volta che non serva più il part-time); serve un riconoscimento sociale della genitorialità che si estenda anche a congedi sostanziosi per i padri, non i ridicoli cinque giorni attuali; infine servono posti di lavoro non precari e qualificanti.

A mio parere questi sarebbero i migliori incentivi per risollevare l’asticella delle nascite. Decisamente meglio di un terreno paludoso o roccioso dato “in dote” dallo Stato ad un eventuale terzo figlio (sic!).

Ma il sistema di produzione capitalistico basato sull’intensificazione dello sfruttamento, sull’incremento del profitto estratto sulla pelle di chi lavora, soprattutto se è donna, non può dare tempo per far nascere e accudire un figlio.

Quindi un partito “padronale” come la Lega non può che favorire queste posizioni reazionarie.

Questa norma non è che l’ultimo tassello di un percorso di peggioramento sociale, della libertà di autodeterminazione della donna e dei suoi diritti (vedi anche ridiscussione della legge 194 sull’aborto), che sta avvenendo in generale in quel mondo democratico (leggi dittatura della borghesia) autodefinitosi il migliore del mondo.

A Cuba invece, dove è obbligatoria la parità salariale tra uomo e donna, che è una Democrazia dove vige la dittatura del proletariato, le neo mamme possono avere 18 settimane di congedo al 100% del salario, e ulteriori 40 settimane al 60%.

Sempre a Cuba madri e padri, poi, per legge devono contribuire in modo paritario alle faccende domestiche e alla cura dei figli. Questo è uno degli esempi migliori al mondo di rispetto della donna e del suo compito nella società.

Questo stato di cose deve darci lo spunto per capire che ogni forma di violenza e coercizione sulle donne non sia solo una questione legata al singolo ma soprattutto sia legata al sistema socio/culturale che supporta e nutre tali atti di sopruso, figli diretti di un intendimento privato del “corpo e dello spirito” delle donne. Inevitabilmente se questo sistema classista prevarrà non riusciremo nemmeno a scalfire l’uso sistematico e politico di questa violenza.

La violenza di genere ad oggi è una delle più palesi, vergognose e spesso sottovalutate violazioni dei diritti umani. Quanto più una donna cerca, come è nel suo diritto inalienabile, di essere pari in dignità, considerazione, valore e abilità nel lavoro, tanto più l’uomo tende a reagire in modo violento.

Ciò è dovuto alla paura folle del “maschio” di perdere quel finto potere che si è costruito in millenni di dominio attraverso la volgarità, il sopruso e l’aggressività.

La violenza non è mai la soluzione del problema ma è sempre il problema.

Una cosa sola però può essere a volte peggiore della violenza : l’indifferenza sociale. Da quest’ultima non puoi difenderti. Maggiori e migliori diritti, specchio dei bisogni materiali e morali, nei confronti della donna possono solo migliorare la condizione dell’umanità tutta.

La maternità non è la paternità. Nella maternità la donna abbandona il proprio corpo al bambino. E i bambini le stanno sopra come su una collina, come in un giardino, la mangiano, la picchiano, ci dormono sopra e lei si lascia divorare e qualche volta dorme mentre loro le stanno addosso. Niente di simile avverrà mai nella paternità.” (Marguerite Duras, scrittrice)

 

Il diritto alla gravidanza non è più un diritto…ultima modifica: 2018-12-08T06:33:00+01:00da iskra2010
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